Carissimi fedeli,

mercoledì scorso abbiamo ricordato nella liturgia S. Rita da Cascia, una santa così popolare e amata da tante persone che tutti gli anni accorrono nella nostra chiesa di S. Pietro martire per manifestare la loro devozione, accogliere la sua testimonianza di vita, chiedere la sua intercessione in particolare nelle necessità.

Ma dove sta la fonte della santità? Chi fa i santi?

La Pentecoste che abbiamo celebrato domenica scorsa ce lo ha detto in tutti i modi, con la liturgia, i canti i segni, la cresima degli adulti. È Dio stesso, che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Appunto è lo Spirito che Gesù ci ha donato nel Battesimo che ci ha resi santi, gratuitamente. Ha permeato la nostra vita della sua stessa vita, come la vite manda la linfa ai tralci perché portino frutto. Credo che noi, finché siamo qui sulla terra, non potremo comprendere fino in fondo questa grande dignità di figli di Dio, poiché ancora non tutto ci è stato rivelato di noi stessi.

Lo sapremo quando incontreremo la Trinità santa e contempleremo faccia a faccia il nostro Dio. Intanto nel cammino della vita accogliamo il suo amore, superiamo le resistenze dei nostri egoismi con la sua grazia e testimoniamo, pur con i nostri limiti, il suo amore infinito ed eterno.

Guardando ai santi, ci sentiamo incoraggiati, perché anche loro hanno faticato, hanno peccato come noi ma hanno aperto il loro cuore ed il Signore, della loro vita, ha fatto una meraviglia. Sono gli amici del nostro cammino, che ora sono in comunione perfetta con Dio. Quella a cui noi aspiriamo, ma già viviamo, grazie al Battesimo.

Diceva un grande teologo tedesco: “La Trinità non è un mistero da contemplare ma da vivere”.

Buona domenica e giornate serene auguro a tutti.

Don Luciano, parroco

Molti pensano che la chiesa sia sostenuta dal Vaticano… in verità non è così.

La chiesa dipende totalmente ogni anno dalle offerte della propria comunità, in particolare dai fondi provenienti dall’8xmille. Fondi che negli ultimi anni sono in costante diminuzione a causa del calo delle persone che firmano a favore della chiesa cattolica. Pensate che il 45% delle persone che partecipano alle funzioni domenicali non firmano!  Infatti, sono in tanti che non lo fanno perché non sanno che ne hanno la possibilità o perché non sono tenuti a presentare la dichiarazione dei redditi (come tanti anziani pensionati della nostra comunità). Pochi sanno che i contribuenti esonerati dall’obbligo di presentazione della dichiarazione possono ugualmente effettuare la scelta per la destinazione dell’8xmille dell’IRPEF. È un gesto semplice, che non costa niente, che non toglie nulla dalle tasche di chi lo compie, eppure è tanto prezioso. È una firma che fa bene.

È una firma che fa il bene

È destinata a sostenere le attività pastorali della chiesa, la carità verso tutte le forme di povertà, la custodia del patrimonio artistico e culturale delle nostre parrocchie. La chiesa ogni anno finanzia migliaia di progetti in tutta Italia a sostegno delle comunità, come la nostra. Anche noi abbiamo avuto un contributo dalla C.E.I. per il restauro della pieve più antica di Udine che è S. Maria di castello.

La chiesa ha bisogno di noi oggi più che mai! Perché con la nostra firma potremo continuare ad essere protagonisti nel sostenere i valori e l’attività della chiesa cattolica in Italia.

Con la nostra firma permetteremo alla chiesa di fare migliaia di gesti d’amore.

Ricordiamoci di firmare e di invitare a firmare: quest’anno sarà possibile farlo fino al 15 di ottobre. Impegniamoci in prima persona a far firmare per l’8xmille alla chiesa cattolica. Ricordiamolo ai nostri famigliari, agli amici, ai conoscenti, ai membri delle associazioni o dei movimenti e a tutti coloro che riconoscono l’attività della nostra chiesa cattolica.

Al contribuente non costa nulla. Possono porre la firma tutti coloro che concorrono al gettito IRPEF: Chi presenta il 730 o il Modello Redditi, ma anche chi dispone soltanto del Modello CU, perché possiede unicamente redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati e non è obbligato a presentare la dichiarazione. La decisione di chi si esprime serve a stabilire la destinazione dell’intera quota da assegnare, supplendo dunque anche alla mancata espressione di una preferenza di chi non firma.

La ripartizione nello scorso anno: 410 milioni di euro destinati a mantenere i circa 32.000 sacerdoti che operano nelle diocesi, di cui 300 missionari “fidei donum” in paesi poveri.  150 milioni di euro stanziati a sostegno delle iniziative di carità delle diocesi italiane: mense, centri di ascolto, soccorsi ai disoccupati ecc… 80 milioni di euro destinati a progetti di sviluppo nel sud del mondo, come ospedali, scuole, centri di avviamento professionale.

Grazie a tutti coloro che sono solidali con la chiesa cattolica che è in Italia.

Maggio è il mese tradizionalmente dedicato alla Madonna.

Siamo invitati a recitare il S. Rosario nelle nostre famiglie oppure:

Ore 10.30: Chiesa di S. Giacomo (dopo la S. Messa)

Ore 18.30: Oratorio della Purità (prima della S. Messa)

Preghiamo anche per i Seminaristi

Aiuta, o Gesù, i nostri seminaristi: sono Tuoi, e la loro vita arderà un giorno davanti a Te. Custodiscili, perché sono nel mondo e devono vivere separati dal mondo. Cerchino sempre un rifugio nel Tuo cuore. Confortali nell’ora della lotta e dello scoraggiamento. Guardali nei loro studi e nella loro formazione. Rendili forti e perseveranti contro il male. Si preparino a rivelare il tuo volto di Buon Pastore. Benedici i loro pensieri, le loro azioni, i loro sacrifici. Amen.

Sabato 25 Maggio 2024

Ore 16.00 Tanti giochi in “piazza duomo” proposti dagli adulti ai bambini.

Ore 19.00 S. Messa con i bambini che hanno frequentato il catechismo nella nostra Parrocchia e con i loro genitori.

“COLLABORATORE DELLA VOSTRA GIOIA”

Carissimi,

giovedì scorso, tutti i sacerdoti della Arcidiocesi sono stati convocati dall’Arcivescovo Riccardo nel Seminario di Castellerio per un incontro di conoscenza e di condivisione del cammino che siamo invitati a compiere insieme in questi anni futuri.

L’Arcivescovo ha presentato le esperienze della sua vita, passando da una all’altra dove il Signore, tramite i suoi superiori, le circostanze, le necessità pastorali lo hanno chiamato ad operare. Una vita segnata da vari impegni, in situazioni diverse che hanno richiesto competenza, pazienza, capacità di adattamento e donazione di sé. Infine ha accolto, con sorpresa, la chiamata ad essere il segno concreto di Gesù Buon Pastore in mezzo a noi, nell’Arcidiocesi di Udine.

Ha ringraziato tutti per la calorosa accoglienza ricevuta dai friulani, considerati poco espansivi, ma dotati da un cuore che sa amare.

Dopo aver parlato di sé con molta semplicità, ha manifestato il desiderio di conoscerci per comprendere la complessità della nostra Diocesi e di condividere insieme le linee della collaborazione pastorale per testimoniare il Regno di Dio nel nostro tempo. Ha commentato un brano del Vangelo di Giovanni ed ha posto l’attenzione sulla necessità di una vita spirituale intensa per essere testimoni del Signore, immagine di Lui, icone del suo amore. Si è soffermato poi su una frase di San Paolo, mutuando il desiderio ardente dell’apostolo: Noi non intendiamo far da padroni sulla vostra fede; siamo invece i collaboratori della vostra gioia, perché nella fede voi siete già saldi” (2Cor1,24). “Vorrei essere collaboratore della vostra gioia” ha affermato.

Considerando la missione del vescovo, del quale ogni prete è collaboratore nella vita pastorale, e gli impegni e le responsabilità più grandi delle nostre, mi è sembrato opportuno rispondergli che anche noi vorremmo essere collaboratori della sua gioia, spero col consenso di tutti.

Dopo egli ha invitato i vicari a presentare la vita pastorale delle loro Foranie e delle Collaborazioni, le problematiche del nostro territorio con le sue peculiarità, punti di forza e povertà. Sono emerse anche le fatiche della evangelizzazione, la ricchezza della fede vissuta e la presa di coscienza della scristianizzazione ormai evidente in diverse frange del popolo friulano. L’impegno dei sacerdoti e dei laici è notevole, ma è la grazia del Signore che feconda le fatiche di chi evangelizza. Ci troviamo di fronte ad una società complessa e la complessità crea sempre disagio e forse anche paura. Allora si incorre in alcune tentazioni: Il rifiuto della realtà cercando qualche via di uscita con l’arroccamento su posizioni fuori tempo e desuete che danno però una certa sicurezza oppure con il ricorso a soluzioni molto semplicistiche e immediate di problemi che sono impegnativi. Dobbiamo invece vivere dentro questa complessità, con una proposta che ci supera perché è divina, offerta senza alcuna prepotenza ma con grande umiltà. Il “se vuoi” ripetuto da Gesù più volte nel vangelo, è il primo approccio del vangelo stesso. La buona notizia si accoglie nella libertà, non nella costrizione. Ed allora sentiamo Gesù che dice a Paolo in prigione ed a noi proprio in questi giorni in cui stiamo leggendo gli Atti degli apostoli durante le Sante Messe: “Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma” (Atti 23,11). Anche noi siamo dei mandati. La nostra testimonianza dipende dalla relazione più o meno profonda che abbiamo col Signore. Da questa proviene il coraggio.

Al nostro Arcivescovo auguriamo una buona permanenza nella nostra Diocesi ed una buona riuscita della sua missione. Camminiamo insieme con sincerità, con affetto e con fede.

Per lui la nostra costante preghiera.

Il Parroco Don Luciano Nobile

Riccardo Lamba è nato a Caracas, in Venezuela, il 30 novembre 1956, da una famiglia di emigrati italiani originari di Castellammare di Stabia, in Campania. Con la sua famiglia rientrò in Italia nel 1965: l’azienda in cui lavorava il padre, infatti, propose un incarico in un nuovo stabilimento che avrebbe aperto a Roma. Nella capitale Riccardo Lamba proseguì gli studi, conseguendo nel 1982 la laurea in Medicina e Chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore; alla laurea seguì un anno di specializzazione. Ma oltre alla cura del corpo, il Signore stava chiamando quel giovane medico a una cura più profonda, quella dell’anima: così nel 1983 Riccardo Lamba entrò al Pontificio Seminario Romano Maggiore. Al termine degli studi fu ordinato presbitero per la diocesi di Roma: era il 6 maggio 1989. Successivamente conseguì il Baccalaureato in Teologia e la Licenza in Psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana nel 1991.

Il primo incarico di Lamba da giovane prete fu, dal 1989 al 1991, l’animazione vocazionale in qualità di assistente del Pontificio Seminario Romano Maggiore. Successivamente iniziò per “don Riccardo” un lungo ministero di assistente spirituale della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, che gli permise di vivere per nove anni accanto agli studenti dei corsi che lui stesso frequentò. Nel 2000 a don Riccardo Lamba fu affidato il primo ministero di parroco, nella Parrocchia di Sant’Anselmo alla Cecchignola. Fu un ministero breve, perché nel 2002 giunse per don Lamba la nomina a parroco della Parrocchia di Gesù Divino Lavoratore, a sud di Trastevere, servizio che svolse per sedici anni. Nel 2018 fu assegnata a don Lamba la guida della Parrocchia di San Ponziano, a nord-est di Roma, dove Lamba trascorse quattro anni contraddistinti dal dramma della pandemia. Il servizio a San Ponziano fu breve: il 27 maggio 2022 Riccardo Lamba fu nominato Vescovo ausiliare di Roma, ricevendo l’ordinazione episcopale nella Basilica di San Giovanni in Laterano il 29 giugno 2022 (giorno dei Santi Pietro e Paolo, patroni della capitale). Gli fu assegnata la sede titolare di Medeli ma, soprattutto, fu Vescovo ausiliare per il settore Roma est, il più popoloso della Diocesi romana. A Roma mons. Lamba è stato delegato per il Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili e responsabile dell’Ambito della Chiesa ospitale e “in uscita”. Tutto fino al 23 febbraio scorso, quando Papa Francesco ha nominato Riccardo Lamba Arcivescovo metropolita di Udine.

Stemma dell’Arcivescovo Riccardo Lamba

Nei primi due quarti, in alto, troviamo rispettivamente la figura dei Santi Patroni aquileiesi Ermacora e Fortunato – vestiti di rosso e con in mano la palma del martirio – e l’aquila d’oro su sfondo blu, eredità patriarcale dai tempi di Bertrando di Saint Geniès. Sono due insegne consuete per gli Arcivescovi di Udine, presenti negli stemmi di tutti i pastori della Chiesa. Nei due quarti inferiori sono presenti quattro insegne: nella sua araldica personale mons. Riccardo Lamba ha voluto richiamare gli incontri che hanno maggiormente influito la sua crescita nella fede e nel servizio e, nel passaggio da Roma a Udine, ha voluto mantenere inalterate.

Il sole radioso con il monogramma JHS (Jesus Hominum Salvator), simbolo cristologico diffuso da San Bernardino da Siena, accompagnato dai tre chiodi della Passione; per mons. Lamba il simbolo indica il suo incontro con la spiritualità gesuitica. La seconda insegna è un libro aperto, riferimento alla Parola di Dio da cui la fede e la vita dei credenti sempre hanno origine, nutrimento e forza. Vi è poi il Sacro Cuore di Gesù, un richiamo a quella mitezza e umiltà di cuore che è il modello di ogni pastore nella Chiesa, ma anche un richiamo alla “Pentecoste” del santo romano Filippo Neri, figura cara a mons. Lamba. L’ancora presente nell’ultima insegna è presente anche nello stemma della Società di San Giovanni Bosco e richiama quindi la spiritualità salesiana, oltre a veicolare il contenuto simbolico di speranza, insieme all’idea di fermezza e fedeltà. Accanto all’ancora una stella fa riferimento a quelle che campeggiano sullo stemma carmelitano, richiamando così anche la mistica del Carmelo, altro incontro decisivo nella vita di mons. Riccardo Lamba. Inevitabilmente la stella contiene in sé ed esprime anche l’idea della luce della fede, che sempre deve brillare come guida nella vita del vescovo e di ogni cristiano.

UN CALOROSO RINGRAZIAMENTO

Carissimi,

una cosa ho toccato con mano in questi giorni di forte impegno e relativa e sana tensione. Ho visto tutti soddisfatti, contenti per la riuscita dell’ingresso dell’Arcivescovo Riccardo. Ancora una volta abbiamo esperimentato la necessità del coordinamento, che già nel termine esprime ordine, quando si desidera con sincerità raggiungere un fine.

È facile intuire perché le cose riescono bene. Ognuno porta a termine il suo mandato con passione, dopo le decisioni concordate. Le decisioni si prendono nel confronto, nel rispetto reciproco e nella concordia, alle volte rinunciando al proprio parere o piacere. Un passo in avanti o indietro è indice di saggezza e di umiltà, è segno di collaborazione sincera al di là delle proprie idee. Lo diceva anche l’Arcivescovo: ”insieme c’è meno rischio di sbagliare”. Visto che le cose non vengono da sé, ma riescono perché qualcuno “ci ha messo del suo”, cioè tempo per le riunioni, contatto con le autorità, pazienza, gestione delle piccole tensioni che nascono naturalmente quando si devono prendere le decisioni, è doveroso un ringraziamento. Vorrei chiamare per nome tutte le persone che si sono lodevolmente impegnate. Non lo posso fare, soltanto perché non c’è spazio e perché senz’altro dimenticherei qualcuna. Stringo la mano ad ognuna, con gratitudine. Alziamo il bicchiere e auguriamoci l’un l’altro: “Prosit” cioè “ci faccia bene” anzi “ci ha fatto bene” operare insieme. Così sia anche nel futuro, insieme, con entusiasmo, pur con sacrificio, con l’unico fine di annunciare il Vangelo.

Non mi è mai piaciuta la gente che sta alla finestra a criticare ciò che non riesce bene ma non muove un dito per “dare una mano”. Mi sembra dicesse don Milani: “A che ti serve avere le mani pulite se le hai tenute sempre in tasca”. Detto questo, sento l’obbligo di ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla riuscita dell’accoglienza calorosa dell’Arcivescovo Riccardo, al quale fin d’ora offriamo la nostra collaborazione per un cammino che facciamo insieme, come chiesa di Udine, con serenità e con gioia.

Buona domenica e buon cammino. 

Mons. Luciano Nobile

ARRIVA L’ARCIVESCOVO RICCARDO

“Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua,

ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18)

Carissimi fratelli e sorelle,

Oggi arriva tra noi l’arcivescovo Riccardo che fa un bel balzo da Roma a Udine. Porta con sé la sua esperienza, la sua cultura, la sua umanità, la sua spiritualità ed i limiti umani, come tutti. Viene con la missione di essere “guida” e noi sappiamo che la grazia di Dio darà la sua assistenza. Lo accogliamo con fede e amore, condividendo il cammino che farà con noi in questi anni, come pastore di una diocesi grande, che conosce fragilità ed entusiasmi, fecondità nelle opere buone, difficoltà e debolezze. Lo accogliamo nella cattedrale dove si trova il segno visibile del suo servizio come annunciatore del Vangelo, appunto la cattedra.

Un clima di attesa accompagna sempre i cambiamenti. Penso che “il pastorale” sia come “il testimone” che l’arcivescovo Andrea Bruno gli consegna per il cammino col gregge che gli viene affidato. Non è una immagine idillica, è il segno di un servizio che egli assume nel nome del Signore.

Tutti conosciamo la meta del nostro cammino di Chiesa, insieme percorreremo la strada con la nostra identità friulana, con entusiasmo, ognuno con le sue responsabilità.

Noi conosciamo la nostra storia, fatta di luci e di ombre. Ci rendiamo conto delle sfide che la storia ci presenta nel nostro tempo. Abbiamo bisogno di dedicare tempo alla preghiera, alla riflessione per lasciare sedimentare e poter vivere nel continuo confronto il progetto pastorale che per anni abbiamo preparato. Ora è necessario continuare a calarlo nella realtà concreta, con calma, con fiducia, con capacità inventiva, con qualche verifica periodica delle varie iniziative che prenderanno l’avvio o già avviate  nelle 54 Collaborazioni pastorali della nostra Arcidiocesi.

Penso che l’Arcivescovo si porrà in questo cammino del popolo di Dio, dove i ministeri sono servizi vissuti con umiltà, con un occhio di predilezione per chi è debole ed in particolare per le famiglie che sono una ricchezza per la Chiesa e la via più naturale per la trasmissione della fede.

Ci sono ancora tante forze che vanno scoperte e valorizzate, c’è un popolo che cammina, con passo cadenzato. Sappiamo che nella vita pastorale è naturale incontrare anche difficoltà, ma sappiamo anche di poter camminare con serenità, perché il mondo è nelle mani di Dio. Noi siamo semplicemente servi di un Regno, di cui la Chiesa è soltanto un segno.

Tante sono le nostre attese in vista dell’arrivo del nuovo Arcivescovo, ma in questo momento importante per la nostra Chiesa diocesana poniamoci anche qualche domanda: quali saranno le attese del nostro nuovo pastore? E noi, siamo pronti a collaborare con lui e ad aiutarlo?

Il Parroco,  Mons. Luciano Nobile