30^ Domenica del Tempo Ordinario
VOLGIAMO LO SGUARDO A GESÙ CRISTO NOSTRA SPERANZA
Dalla Lettera pastorale per l’anno 2024-2025
Prima parte
CRISTO NOSTRA SPERANZA
2. La speranza che non delude
La speranza per noi cristiani non è allora un concetto astratto, né un’emozione più o meno passeggera, né un’utopia giovanile destinata ad affievolirsi negli anni con l’accumularsi delle esperienze dolorose della vita.
La nostra speranza non si fonda neppure sul fatto che personalmente viviamo una condizione di sostanziale benessere psicofisico o sul fatto che in questi ultimi anni godiamo di una certa stabilità nella struttura della società civile.
La nostra speranza nasce dal Battesimo, grazie al quale, innestati in Gesù Cristo Risorto dai morti, siamo diventati figli di Dio e coeredi della sua stessa vita immortale.
La nostra speranza si alimenta, poi, nell’ascolto della Parola di Dio e nell’attingere alla Grazia dei Sacramenti, incontro con il Signore Gesù, della cui amicizia e del cui amore incondizionato possiamo fare esperienza nella comunità dei fratelli e sorelle che condividono con noi la stessa fede.
La nostra speranza è confortata dalla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore».
Nella vita di Gesù, nella Sua opera e nei Suoi insegnamenti, noi abbiamo la possibilità di conoscere l’Amore del Padre e l’inizio del Regno di Dio in mezzo a noi. All’estensione e alla piena realizzazione del Regno di Dio, Gesù ci invita attraverso la Sua sequela e l’annuncio del Vangelo, ma soprattutto attraverso l’insistente invocazione «Venga il tuo Regno!», nell’attesa che si compia la beata speranza ed Egli venga alla fine dei tempi per redimere dalla morte anche il nostro corpo mortale.
In questa attesa, colma di speranza, siamo invitati a corrispondere con gioia e generosità al mandato “missionario” affidato da Gesù a tutti nella Chiesa: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
La missione della Chiesa non ha nulla a che vedere né con una svogliata trasmissione di un patrimonio culturale (di cui spesso non si è neppure più capaci di apprezzare adeguatamente il significato), né con uno sterile sforzo di proselitismo ideologico, né con un imbarazzante tentativo di commercializzazione del trend cristiano, magari avvalendosi dei più evoluti sistemi di comunicazione sociale e utilizzando anche la cosiddetta intelligenza artificiale, ma è unicamente motivata dall’intenzione di promuovere l’incontro e l’amicizia di uomini e donne di tutte le culture con il Figlio di Dio, il Signore nostro Gesù Cristo, che nello Spirito Santo ci rivela l’Amore di Dio Padre e ci rende partecipi della Sua stessa vita immortale.
Ecco perché San Pietro nella sua prima lettera si esprime così: «Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime».
E ancora: «adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo».
Allora davvero noi cristiani possiamo condividere quanto dice Sant’Ambrogio di Milano:
«In Cristo abbiamo tutto. Ognuno si avvicini a Lui:
chi è ammalato a causa dei peccati, chi è come inchiodato dalla sua concupiscenza,
chi è ancora imperfetto ma desideroso di progredire con intensa preghiera,
chi è già cresciuto in molte virtù.
Ognuno di noi è nelle mani del Signore e Cristo è tutto per noi.
Se desideri risanare le tue ferite, egli è il medico; se eri arso dalla febbre, egli è la fonte;
se ti trovi oppresso dal peccato, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è la forza;
se hai paura della morte, egli è la vita; se desideri il paradiso, egli è la via;
se fuggi le tenebre, egli è la luce; se cerchi il cibo, egli è nutrimento.
“Gustate”, dunque, “e vedete quanto è dolce il Signore. Felice l’uomo che spera in Lui».
(Dalla Lettera Pastorale di Mons. Riccardo Lamba, Arcivescovo di Udine)