,

PIEVE DI SANTA MARIA DEL CASTELLO


Carissimi,

        con gioia vi annuncio che domenica 5 ottobre alle 18.00, dopo lunghi lavori di restauro, verrà benedetta la Pieve di Santa Maria di Castello (Ecclesia Sanctae Mariae de castro), prima e più antica chiesa di Udine. Ci prepareremo a questa festa con una settimana di animazione spirituale nella nostra parrocchia, con il servizio pastorale del Padri della Missione di Udine (Padri Vincenziani).

È anche una felice coincidenza con l’anno giubilare che stiamo vivendo e pertanto abbiamo scelto questo tema:

Con Maria, pellegrini di speranza

 Vi invito a partecipare agli incontri di preghiera, in modo particolare ad aprire le vostre case per la visita e la benedizione delle famiglie che avverrà nella settimana precedente (29 settembre-4 ottobre).

Nelle giornate precedenti vi giungerà l’avviso con l’indicazione della data e dell’orario della visita. Se qualche famiglia non potesse essere presente, potrà concordare la data e l’ora più opportuna, telefonando all’Ufficio Parrocchiale ogni mattina dalle 10.00 alle 12.00 (Tel. 0432-505302) oppure scrivendo una mail a info@cattedraleudine.it

Grazie per l’accoglienza cordiale dei Padri della Missione.

Auguro a tutti ogni bene.

Il Parroco, Mons. Luciano Nobile

Domenica 05 ottobre ore 18.00

Benedizione della Pieve, presiede l’Arcivescovo S.E. Mons. Riccardo Lamba

Processione aux flambeaux, accompagnata dai canti della Cappella Musicale della Cattedrale e dalla Filarmonica di Colloredo di Prato. Partecipa la croce della Chiesa-Madre di Aquileia seguita da alcune croci delle Pievi storiche dell’Arcidiocesi e delle Parrocchie della città di Udine.

S. Messa in Cattedrale

Mercoledì 08 ottobre ore 20.30

Mercoledì dell’Angelo

“I giovani incontrano un uomo cambiato da uno sguardo” intervento di Pietro Sarubbi, attore interprete di Barabba nel film “The Passion” di Mel Gibson.

Domenica 12 ottobre

ore 12.00: S. Messa con i genitori e i fanciulli del catechismo. Canta il Coro dei Pueri Cantores. Pranzo al sacco.

ore 14.30: l’Angelo scende ad incontrare i bambini: lettura teatrale con la Compagnia del Teatro del Silenzio (da un’idea di Maria Beatrice Bertone. Interpreti: Federica Sansevero, Gioele Lodolo)

ore 15.30: giochi sul prato del piazzale del castello.

Martedì 14 ottobre dalle ore 18.00 alle ore 19.00

Veglia di preghiera alla Regina Pacis, presieduta dall’Arcivescovo S.E. Mons. Riccardo Lamba

Chi desidera potrà restare in preghiera fino alle 20.00, quando la chiesa verrà chiusa.

Giovedì 16 ottobre ore 10.30

Incontro per i sacerdoti: ” La Pieve di S. Maria di Castello, madre delle chiese di Udine” (relazione di Mons. Sandro Piussi)

Sabato 18 ottobre ore 16.30

“Noi ministri dell’amore di Dio”

S. Messa con le coppie che in questa chiesa si sono sposate o celebrano i lustri di matrimonio (5-10-15-…60 anni). Presiede S.E. Mons. Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo Emerito di Udine, canta il coro dei Juvenes Cantores del Duomo.

Non potendo rintracciare le coppie interessate, tutti sono pregati di diffondere questa iniziativa. Le coppie che vi aderiscono sono pregate di inviare un cenno di partecipazione a questa mail info@cattedraleudine.it oppure di telefonare all’Ufficio parrocchiale 0432-505302 ogni giorno dalle 10.00 alle 12.00, oppure scrivere il proprio nome e numero di telefono sul foglio nella sagrestia del Duomo, al fine di poter preparare la festa. Grazie a quanti vorranno collaborare a questa iniziativa.

Domenica 19 ottobre ore 17.00

Concerto musicale per organo e coro della Cappella Musicale della Cattedrale diretta dal M° Davide Basaldella:

“Maria, icona della nostra storia”

VISITE GUIDATE ALLA CHIESA

Venerdì 10 ottobre ore 11.00

Venerdì 17 ottobre ore 17.00

Venerdì 24 ottobre ore 17.00

Chiesa aperta per restauri:

VISITE AL CANTIERE DI RESTAURO DELLE OPERE LIGNEE

Martedì 11 novembre ore 11.00

Martedì 18 novembre ore 15.00

(si chiede di comunicare la presenza scrivendo una email a: museo@cattedraleudine.it)

Lunedì 15 dicembre ore 19.00

Inizio della Novena del S. Natale presieduta dall’Arcivescovo S.E. Mons. Riccardo Lamba.

Canto del “Missus” a tre voci di Jacopo Tomadini. Cappella Musicale della Cattedrale, diretta dal M° Davide Basaldella.

Mercoledì 24 dicembre ore 22.00

Notte Santa del Natale di Gesù

S. Messa della notte. Cantano i Pueri Cantores, Direttrice M^ Anna Maria Dell’Oste.

NB.  Si ricorda che per salire al piazzale del castello è disponibile l’ascensore in Via Sottomonte, vicino alla piazza Marconi.


La Pieve restituita alla città

Carissimi, mi è gradito pubblicare questo intervento che ho avuto l’o­nore di leggere nel giorno della inau­gurazione della Pieve di Udine, do­menica 5 ottobre alle ore 18.00.

Reverendissimo Padre Arcivesco­vo, sacerdoti, diaconi, Autorità, Benefattori, quanti a vario titolo hanno operato qui in questi anni, parrocchiani e cittadini di Udine e del Friuli, è con gioia ed una certa emozione che oggi, assieme alla comunità di S. Maria Annunziata nella Chiesa Metropolitana, dopo lunghi e radicali lavori di restau­ro, mi è gradito salutarvi e pre­sentarvi questo gioiello di fede e di complessa arte che è la Pieve di S. Maria di Castello, prima e più antica chiesa di Udine.

La nostra parrocchia, dopo aver portato a termine la torre campa­naria con l’angelo nel 2011, si è impegnata, in questi anni, a resti­tuire questo monumento alla città, incontrando certamente difficoltà, alle volte impreviste, ma anche il sostegno profuso da enti, istituzio­ni pubbliche e private, da aziende del territorio, privati cittadini, che desidero qui ricordare e ringrazia­re di cuore: la Conferenza Episco­pale Italiana (CEI) che ha eroga­to una somma proveniente dall’ 8X1000 che, immagino, sia frutto anche della vostra scelta circa la chiesa cattolica nella dichiarazio­ne dei redditi, la Regione Autono­ma Friuli Venezia Giulia, Danieli & C. Officine Meccaniche Spa di Buttrio, la Fondazione Friuli, la Fondazione Gruppo Pittini, la So­lari spa, la Glp srl Famiglia Petraz, il Comune di Udine, i benefattori privati. la Soprintendenza ai Beni culturali, l’ufficio diocesano per i beni culturali ecclesiastici, il Con­siglio parrocchiale per gli affari economici, la direzione del Museo del nostro Duomo assieme agli Amici della cattedrale che faran­no un servizio di volontariato e di accoglienza tenendo aperta que­sta chiesa per la preghiera e per i numerosi visitatori. Non poteva restare solitaria la torre con l’an­gelo Gabriele che ormai da secoli fa parte integrante del panorama di Udine, con la chiesa di s. Maria chiusa.

Non abbiamo coperto tutte le in­genti spese ma ho piena fiducia che la generosità della città e del territorio si esprima ancora in fu­turo anche con piccole offerte che contribuiscano al completamento dei restauri, all’arredo e alla cura della chiesa, che resterà a memo­ria della fede dei secoli passati e del presente, come testimonianza di un popolo che ancora annuncia il Vangelo con la semplice nobiltà della liturgia che qui si continuerà a celebrare e a vivere e con la bel­lezza dell’arte religiosa che pre­senta i misteri della nostra fede.

Infine, ma in primis, ringraziamo il Signore per quest’opera por­tata a termine perché resti una “dignitosa casa di Dio tra gli uo­mini” di questo tempo, così com­plesso, e della comunità che qui si ritrova per accogliere la forza della “speranza che non delude” come abbiamo meditato e me­ditiamo in questo anno giubilare mentre contempliamo Colei che è chiamata “Máter spéi, et máter grátiæ, máter pléna sanctæ lætítiæ. O María!” e che oggi ammiriamo nell’abside centrale, Madre torna­ta bambina, portata in braccio dal Figlio e da Lui incoronata regina del cielo e della terra. Vorremmo lodarla in coro con la musica del nostro caro don Oreste Rosso e con le parole di don Antonio Ros­sitti, sacerdoti della nostra dioce­si che ho conosciuto da giovane: “Sei celeste creatura che portavi in te la vita quando fosti concepi­ta risplendente di beltà. A te l’in­no Immacolata nel tuo fasto se­colar, della terra friulana, giù dai monti sino al mar. L’angiol d’U­dine raggiante, ti ripeta il grande amore che il Friuli porta in cuore già nei secoli per te”.

Con questa gratitudine che sgor­ga dai nostri cuori, oggi imploria­mo la benedizione di Dio su que­sta casa di preghiera e su quanti la frequenteranno non solo per motivi turistici o di interesse ar­tistico ma soprattutto per motivi religiosi in sintonia con quanti, nei secoli passati, hanno costruito e ricostruito dopo varie calamità na­turali questa chie­sa, segno di una chiesa che vive e ritrova sempre le sue radici.

L’ angelo Gabrie­le, che svetta sulla torre campanaria, possa indicare non solo la direzione dello spi­rare del vento ma soprattutto il soffio dello Spirito che è Signore e ancora dona vita a questo mon­do, dove, nonostante violenze e guerre, ancora scorre il Regno di Dio, Regno di pace e di giustizia che tutti noi, come pietre vive, siamo chiamati a custodire e a promuovere.

Erano questi i sentimenti che vo­levo parteciparvi, con emozione e soddisfazione in questo giorno di festa di cui ora tutti godiamo per quanto insieme abbiamo portato a termine, ad majorem Dei gloriam.

Il Parroco, Mons. Luciano Nobile

Ad majorem Dei gloriam

Con queste parole mons. Luciano No­bile ha chiuso il suo discorso inaugurale, affidando alla mag­gior gloria di Dio e all’abbraccio della comunità gli impo­nenti restauri della Pieve di Santa Ma­ria di Castello. È un gioviale promemoria: tutto ciò che si fa per la casa del Signore supera la nostra misura, va in alto a Dio e avanti nel tem­po, dono e memoria per chi verrà.

Domenica 5 ottobre alle 18.00, la Pieve, chiesa più antica di Udine, s’è vista tanto gremita che non è ri­uscita ad ospitare al proprio interno tutti i fedeli giunti per la sua inau­gurazione.

Dopo otto anni è stata restituita al culto con la solenne benedizione dell’arcivescovo, mons. Riccardo Lamba. Una processione, accompagnata dalle croci delle pie­vi storiche dell’Arcidiocesi, ha quin­di guidato il popolo alla Cattedrale per la Messa…La Pieve torna così a essere luogo vivo di memoria, cul­to e incontro, restituendo al popolo di Dio ciò che gli è stato affidato. Ha ricordato: “I muri respirano la fede dei nostri padri: la comunità cristiana cittadina l’ha conservata, ampliata e ricostruita.”

La Pieve di Santa Maria di Castello ci parla di un tempo che ci precede, di fatiche e cure che a stento immaginiamo, di generazioni che hanno conse­gnato a Dio e alla comunità ciò che possedevano. La chiesa tutta, come gli affreschi al suo interno, parla di una devozione semplice, popolare. Non è l’opera di qualche mecenate, un grande committente, è qualcosa di più: colleziona la cura di genera­zioni e generazioni, delle moltitudi­ni di fedeli che si sono susseguite in questa città.

La nostra vita, ci viene da osservare, è una breve visita in un mondo che non ci appartiene; sia­mo ospiti e visitatori, non detentori ultimi, e il nostro compito non con­siste nel trattenere per noi stessi ma nel custodire, restituire e migliorare ciò che ci è stato affidato, secondo misura, proporzione e gratitudine Anche oggi, osservando la Pieve restaurata, possiamo riconoscere lo stesso principio: il tempo, le ener­gie, le competenze e la dedizione che vengono impiegate nella cura dei beni materiali e spirituali della comunità sono parte di un disegno più grande, un invito a vivere con misura, proporzione e attenzione, a interrogarci, come ha fatto l’Ar­civescovo nell’omelia, su “quanto tempo dedichiamo alla lettura delle Scritture, alla preghiera, al servizio degli altri, e quanto invece lasciamo scorrere nell’effimero e nelle distra­zioni quotidiane”.

Come osservava san Giovanni Criso­stomo: “Chi raccoglie, custodisce e trasmette, partecipa alla vita eter­na più di chi possiede e accumula”. Benché i nomi di questi no­stri predecessori sia­no spesso sconosciuti, essi vivono attraverso l’opera che hanno la­sciato, e ci ricordano che la vera grandezza consiste nel riconoscere la fragilità del proprio tempo e nell’affidarsi alla Prov­videnza, sapendo che nulla di ciò che facciamo ci permette di dire: “ci siamo guadagnati il Paradiso”. Benedetto XVI scriveva: “I santi e i giusti della storia non sono stati i potenti o i grandi della terra, ma coloro che hanno saputo vivere se­condo la misura del dono ricevuto, generando vita e speranza per gli altri”. Gli affreschi della Cappella di San Nicolò, il restauro della Pie­ve ci parlano della stessa lezione: la misura del dono, la gratuità, la responsabilità e la cura del futuro.

La nostra generazione più giova­ne, come quelle che ci precedono, è chiamata a custodire e migliorare ciò che riceve, a piantare alberi per lasciare ombra e frutti a chi verrà dopo di noi, senza arro­ganza, senza pretese di gloria per­sonale, sempre consapevoli che tutto ciò che realizziamo è parte di un mistero più grande, che ci pre­cede, ci accompagna e ci chiama.

(Francesco Palazzolo)

Responsabilità verso il futuro

La Pieve, così come si presenta oggi, risale ai primi decenni del XII secolo, benché reperti lapi­dei indichino presenze sacre già in epoca longobarda. All’interno, gli affreschi medievali dell’abside maggiore narrano la tenera imma­gine di Gesù che porta in braccio la Madre-Bambina e l’Incoronazione della Vergine e altri episodi della sua vita, offrendo ai visitatori una testimonianza visiva della devo­zione dei secoli passati. Gli inter­venti di restauro sono iniziati nel 2017 (a quasi un secolo dai prece­denti) e hanno interessato conso­lidamento strutturale, rifacimento di tetto e pavimento, recupero de­gli intonaci, restauro della facciata e degli affreschi, e l’installazione di nuovi impianti. L’opera è stata resa possibile da una cooperazione tra istituzioni pubbliche e private, che mons. Nobile ha voluto elencare nei suoi ringraziamenti: la Regione, il Comune di Udine, fondazioni, imprese locali, singoli benefattori e la CEI tramite l’8×1000. Soffer­mandosi su quest’ultimo contribu­to, ha voluto ringraziare i presenti, che attraverso i propri contributi individuali hanno in qualche mi­sura collaborato al finanziamento dei lavori, in un “gesto che appar­tiene a tutti noi”. Le giornate pre­cedenti avevano visto momenti di preghiera e animazione spirituale, mentre il calendario successivo prevedeva visite guidate, incontri e liturgiche…

Il nostro stesso duomo ci fornisce questa riflessione in più esem­pi. Gli affreschi della Cappella di San Nicolò, nel Battistero, furono finanziati dalla Corporazione dei Fabbri di Udine: uomini modesti, probabilmente pochi e non ricchi, che scelsero di mettere insieme i loro mezzi per un bene che li su­perava, per glorificare Dio e lascia­re traccia tangibile ai posteri. Non si trattava di vanità o ostentazione, poiché a noi non è rimasto neppu­re un nome, ma di un atto di fede e di responsabilità di cui possiamo ancora oggi percepire l’eco. Come annota Giuseppe Ricciotti nella sua storia delle corporazioni: “Il senso della costruzione e del so­stegno di queste opere non risie­de nella ricchezza dei singoli, ma nella consapevolezza della loro partecipazione al bene comune, nella capacità di riconoscere che ogni gesto, ogni pietra posata, ogni pennellata, diventa testimo­nianza di una fede che sopravvi­ve alla povertà e al tempo”. E se contempliamo i grandi affreschi dipinti da Vitale da Bologna, così come la bellezza della nostra Pieve restaurata, possiamo quasi perce­pire l’orgoglio misurato nel lavoro, la silenziosa vocazione, di tanti fedeli di buona volontà. Capiamo che ciò di cui oggi godiamo è il frutto di un’enorme collettività del passato, travolgente, che trascen­de la nostra vita e ci chiama a fare lo stesso: a piantare alberi perché le generazioni future possano vi­vere all’ombra dei nostri sforzi. San Francesco, nella Regola non bollata, scrive: “La povertà, che noi dobbiamo osservare, finisca ai pie­di dell’altare; perché non è degno che noi trattiamo alcuna cosa per nostro conto, ma tutto quello che possediamo sia offerto per il servi­zio di Dio e dei fratelli; e chi dona tutto senza riserva, costui non per­de nulla, perché ciò che è dato a Dio ritorna in abbondanza nella sua vita spirituale”. Francesco ci indica che la vera misura del dono non è nel possesso materiale, ma nella disposizione interiore, nel­la generosità libera, nel coraggio di affidarsi alla Provvidenza e alla storia. Analogamente, guardando agli affreschi della Chiesa di Santa Maria di Castello, comprendiamo che i nostri antenati non avevano ricchezze straordinarie, eppure il loro contributo concreto, umile e determinato, ha lasciato un segno eterno: non un merito acquisi­to, non una gloria da vantare, ma una testimonianza di fede, gratu­ità e responsabilità verso il futuro. San Paolo ammonisce i Corinzi: “Ognuno dia secondo ciò che ha deciso nel cuore, non con tristez­za né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2 Cor 9,7). La misura del dono non risiede nel­la quantità, ma nella sincerità e nell’apertura del cuore.

(Matteo Carota)