Battesimo del Signore
Carissimi,
la Festa del Battesimo del Signore conclude il Tempo di Natale presentandoci Gesù mandato dal Padre per la nostra salvezza. Egli inizia la sua missione di amore per noi, quell’amore che vorremo contemplare con particolare interesse e fede in quest’anno giubilare, aiutati per qualche tempo da un grande santo dei primi tempi della chiesa, Sant’Agostino (Tagaste, 13 novembre 354 – Ippona, 28 agosto 430). Le sue reliquie sono conservate nella chiesa di S. Pietro in ciel d’oro a Pavia.
È stato un filosofo, vescovo, teologo, monaco e mistico. Dottore e santo della Chiesa cattolica, è detto anche Doctor Gratiae (“Dottore della Grazia”). «Agostino non è soltanto un pilastro della cultura, della teologia e della spiritualità, ma anche l’uomo vivo che parla, da cuore a cuore, agli uomini del nostro tempo.» In questo cammino che vorrei chiamare proprio “Da cuore a cuore”, ci aiuta un giovane parrocchiano, Francesco, che ha approfondito qualche testo di sant’Agostino mettendolo in relazione anche con altri autori. Questo contributo, che ci viene donato da un giovane, alimenta la nostra speranza che è il tema del Giubileo di quest’anno: “La speranza non delude”. Anche questo per noi è un segno da leggere quando parliamo dei giovani, i quali chiedono agli adulti ma anche sanno offrire segni di speranza.
Buona lettura e buon proseguimento nel nuovo anno.
Il Parroco d. Luciano Nobile
“Da cuore a cuore”
“Ama e fa’ ciò che vuoi”
“Ama e fa’ ciò che vuoi. Se taci, taci per amore; se parli, parla per amore; se correggi, correggi per amore; se perdoni, perdona per amore. Sia in te la radice dell’amore, perché da questa radice non può procedere che il bene.”(Sant’Agostino, In epistulam Ioannis ad Parthos, 7,8)
Con queste parole, Sant’Agostino esprime la profonda convinzione che l’amore è il cuore pulsante della vita cristiana. È un messaggio che non si limita a essere un richiamo morale ma diviene la chiave interpretativa della vita e delle scelte di fede.
Fondamento e meta del cammino cristiano
In epistulam Ioannis ad Parthos è una raccolta di omelie che rappresenta uno dei commenti più intimi e spiritualmente intensi scritti dal Vescovo di Ippona. Esplora il messaggio contenuto nella Prima Lettera di Giovanni, la natura di Dio come amore e le sue implicazioni per la vita del credente. Nel settimo libro, da cui è tratta la celebre frase “Ama e fa’ ciò che vuoi”, Agostino non propone un amore generico o sentimentale, ma quell’amore radicato in Dio, che trasforma le intenzioni e purifica le azioni. È insieme fondamento e meta del cammino cristiano. Non è solo un commentario esegetico, ma una guida spirituale per chi desidera vivere l’autenticità del Vangelo.
Il messaggio agostiniano rimane di sorprendente attualità: le sue parole ci invitano a considerare che, nel cuore della vita cristiana, non vi è solo il desiderio di essere buoni, ma la sete di amare e di essere amati in Cristo, poiché “chi rimane nell’amore rimane in Dio, e Dio rimane in lui” (1 Gv 4,16). Questa verità trova eco nella tradizione cristiana. Origene, uno dei più grandi teologi dei primi secoli, spiegava che “amare Dio con tutto il cuore significa non lasciare nel nostro cuore spazio per qualcosa che non sia l’amore di Lui” (Commento al Cantico dei Cantici, I,1). Anche qui, l’amore si manifesta come totalità: un dono che consuma e che, al contempo, rigenera. Non è una costrizione, ma un fuoco che illumina e purifica, come il roveto ardente che non si logora (Es 3,2).
Forza viva e operante
In particolar modo, non è un semplice sentimento, ma una forza viva e operante. Il card. Cantalamessa sottolinea che “l’amore cristiano è l’unico legame che, mentre unisce, libera. Chi ama non è mai prigioniero dell’altro, ma vive in quella libertà che è il segno distintivo dello Spirito Santo” (Sete di Dio, p. 95). In questo, l’amore cristiano si differenzia radicalmente da ogni forma di possesso o di egocentrismo. E non è solo un ideale: è una realtà concreta, che si manifesta nella quotidianità. Teresa d’Avila, in uno dei suoi scritti più celebri, ci ricorda che “l’amore si misura dalle opere, non dai sentimenti” (Il castello interiore, IV, 1,7). Questo ci spinge a riflettere: quanto il nostro amore si traduce in gesti reali? Quanto siamo pronti a perdonare, a servire, a mettere da parte noi stessi per il bene degli altri? “Ama Dio e tutto ciò che vuoi sarà ciò che Dio vuole” (Confessioni, XIII,9), scrive Agostino, l’amore autentico non è mai separato dalla volontà divina. Qui troviamo un paradosso meraviglioso: la libertà cristiana, che sembra lasciare spazio a ogni possibilità, è in realtà il compimento perfetto di un vincolo d’amore. Come afferma San Bernardo di Chiaravalle, “l’amore non conosce misura se non l’amore stesso” (De diligendo Deo, 1,1). Anche nella modernità, voci autorevoli hanno insistito sull’importanza di radicare le nostre scelte nell’amore. Il teologo Dietrich Bonhoeffer scrive: “La vita cristiana è azione, ed è azione motivata dall’amore. Senza amore, anche l’azione più nobile perde il suo significato” (Etica, cap. 3). Non è mai una teoria o un principio astratto: è una vita vissuta, un cammino che si compie ogni giorno. E non è privo di lotte. Sant’Agostino stesso lo testimonia; egli conosceva bene il dramma della divisione interiore, dell’amore combattuto tra Dio e il mondo. “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova!” (Confessioni, X,27), scrive, esprimendo il rimpianto per un tempo perduto inseguendo piaceri vuoti. Questo grido non è solo il lamento di un uomo, ma la condizione universale di ogni cuore che, come dice Pascal, è un “abisso che solo Dio può colmare”.
Cosa significa per noi oggi?
Ma cosa significa per noi, oggi, vivere secondo l’insegnamento di Agostino? Significa riconoscere che l’amore non è un’opzione, ma l’essenza stessa della nostra vocazione cristiana. Ogni scelta, ogni parola, ogni silenzio dovrebbe nascere dall’amore che perdona, che accoglie, che si dona. È l’amore che ci rende simili a Cristo, che ci trasforma in “un unico cuore e un’anima sola” (At 4,32). Nella preghiera, chiediamo al Signore di insegnarci ad amare come Lui ama. La nostra fede, senza amore, diventa sterile; le nostre opere, senza amore, perdono il loro valore, solo così possiamo portare frutti che rimangono. “Ama e fa’ ciò che vuoi” non è una licenza per fare ciò che ci piace, ma un invito a lasciarci guidare dall’amore che viene da Dio, un amore che non sbaglia mai.
Concludiamo allora con le parole di un altro grande maestro spirituale, Carlo Carretto: “Quando ami, sei già nella gioia eterna. Non devi aspettare il cielo: il cielo è già dentro di te.”
Francesco Palazzolo