INFORMAZIONI DALL’ARCIDIOCESI (qui)
PREGHIERA ALLA MADONNA DELLE GRAZIE
O Beata Vergine delle Grazie, clemente Madre nostra, come i nostri antenati, torniamo ad inginocchiarci davanti a Te, mentre la nostra salute e serenità sono turbate da un virus subdolo e invisibile. Donaci la grazia di ritrovare in noi la fede che non ci fa sentire soli nella prova ma accompagnati ogni giorno dalla Provvidenza di Dio che ci ama come Padre e dall’intercessione del tuo cuore di Madre. Rinnova in noi la coscienza che più grave in noi è il male dell’anima e facci sentire il desiderio di essere liberati e perdonati dai tanti nostri peccati. Rafforza la speranza che questa nostra preghiera possa essere esaudita. Per questo affidiamo alla tua protezione i fratelli e le sorelle malati, tutti coloro che si stanno curando di loro con coraggio e dedizione, le famiglie e la comunità friulana, la chiesa e tutta l’umanità. Fàisi dongje, o cjare Mari, cun chel vuestri biel Bambin. Amen.
(+ Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine)
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal primo libro di Samuele
1Sam 16,1b.4.6-7.10-13
In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 22 (23)
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. R.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.
Seconda Lettura
Ef 5,8-14
Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».
Parola di Dio
Acclamazione al Vangelo
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita. (Cfr. Gv 8,12)
Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38
In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.
Parola del Signore
L’ECO DELLA PAROLA
Quando si è ciechi (Gv. 9,1- 41)
Quella di oggi è una delle pagine più dense del Vangelo di S. Giovanni. Rendendo la vista a colui che era cieco dalla nascita, Gesù si manifesta come la luce che illumina ogni uomo, ma senza imporsi. La fede è un cammino personale e libero.
Grazie a Gesù, quell’uomo non è più costretto a mendicare, riprende il suo cammino, ritrova la sua dignità, scopre il volto delle persone, la bellezza del mondo e la voglia di vivere. Ed anche mente, occhi e cuore si illuminano in un orizzonte più grande: ora sa di chi può fidarsi e qual è il suo destino.
Nel racconto ci sono due linee: la linea ascendente, dal buio verso una luce sempre più ampia e la linea discendente: dalla luce alla cecità, all’indurimento del cuore, fino a negare l’evidenza, fino alla violenza.
Gli atteggiamenti e lo slancio di colui che era cieco: (dal buio alla luce)
– obbedienza. Gesù vede il cieco, si ferma, gli mette il fango sugli occhi e gli dice: va’ a lavarti. “Egli andò, si lavò e tornò che ci vedeva” Questo atto di fede, di fiducia piena, di obbedienza al Signore Gesù è il punto di partenza della rinascita.
– sincerità. Quando il cieco guarito sente dire dai farisei che Gesù non veniva da Dio, ma era un peccatore. Avrebbe potuto rispondere con opportunismo: “Io non so chi sia, non mi interessa, mi basta aver riacquistato la vista”. Invece con grande coraggio proclama: «Per me è un profeta». È un atto di onestà intellettuale, di schiettezza.
– non teme il giudizio altrui. La cattiveria dei farisei diventa disprezzo: «Tu sei suo discepolo. Noi siamo discepoli di Mosè. E lo cacciarono fuori». Egli sopporta insulti e subisce una sorta di persecuzione per la propria fede.
– la proclamazione profonda della fede è il momento più alto della vicenda di colui che era cieco: «Egli disse: “Io credo, Signore!” E si prostrò dinanzi a Lui»
I percorsi contrari: (dalla luce alla cecità e all’indurimento del cuore)
– i vicini. Alcuni dicevano: “È lui quello che era cieco”; altri: ”No, ma gli assomiglia”. Egli però diceva: “Sono io!”. Sono coloro che vedono, che fanno finta di non sapere perché non vogliono avere noie.
– i parenti, che vedono e non vedono, sono sempre un po’ nella nebbia, non hanno il coraggio di esprimersi, preferiscono vivere nella propria tranquillità: “Come ora ci veda non lo sappiamo e neppure chi gli abbia aperto gli occhi. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé.”
– gli avversari, che, fin dall’inizio, negano l’evidenza: «Noi sappiamo che l’uomo che ti ha guarito è un peccatore…Come ti ha aperto gli occhi?» E l’uomo guarito: “Ve l’ho già detto e non mi avete ascoltato. Volete diventare anche voi suoi discepoli?” …E lo cacciarono fuori. Non avendo più argomenti, i farisei passano alla violenza, la ragione del più forte.
Anche per noi è difficile credere quando si fa buio, quando ci ritroviamo smarriti nelle prove della vita e gridiamo come Pietro nel lago in tempesta: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”( Mc. 4, 38). Il Signore sa tutto e non vuole il nostro male. Ci manda il buon Samaritano. E’ l’esperienza di questi giorni tristissimi. I medici, gli infermieri, gli uomini e le donne del soccorso, della sicurezza, delle istituzioni, sono migliori di quanto pensavamo…. La mano dell’infermiera è premurosa verso la persona sola e smarrita come una madre, una moglie, una figlia… il suo sguardo è lo sguardo di Dio. E noi vediamo quanto grande è il cielo, quanto sono belli i fiori della primavera e quanto importanti le piccole cose di ogni giorno! La pandemia ci fa aprire gli occhi sul positivo, sulla bellezza del mondo, ci fa riscoprire il volto del Padre e delle persone nelle quali possiamo confidare.
“Signore, dov’è tristezza, fa che io porti la gioia,
dove sono le tenebre, fa che io porti la luce!” (san Francesco)
Mons. Giulio Gherbezza
A seguito delle misure adottate dalle Autorità competenti in materia di COVID-19, che prevedono anche il prolungamento della chiusura delle scuole,
gli incontri di catechismo per i bambini delle elementari, i ragazzi delle medie e i cresimandi
SONO SOSPESI
Verranno forniti tramite email dei supporti affinchè bambini e ragazzi, possibilmente con l’aiuto dei genitori, possano mantenere la continuità.
«La Vita Cattolica» mette on line il pdf gratuito e «Radio Spazio» arricchisce la programmazione
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Carissimi fedeli,
mi è gradito porgere un breve saluto attraverso questo foglio domenicale che ci tiene in comunicazione e favorisce la nostra comunione nella fede in Cristo. Non possiamo incontrarci in chiesa ma possiamo pregare gli uni per gli altri, specialmente alla domenica, cogliendo le occasioni e le modalità che ci vengono offerte e di cui potete prendere atto negli avvisi. Abbiamo l’occasione di riscoprire la preghiera in famiglia e di fare alcune riflessioni, costretti dal tempo che stiamo vivendo. Non siamo onnipotenti ma conosciamo e riconosciamo i nostri limiti. Siamo responsabili del bene comune, in prima persona. Non di solo pane vive l’uomo. La salute di tutti è importante, per cui ci vogliamo bene anche osservando le norme che ci sono state date. La nostra vita terrena ha una speranza di eternità e si apre all’infinito. Il Signore ci è vicino anche ora, soprattutto ora, perché Lui stesso ha subito il male del quale è il primo nemico. Egli lo ha vinto con la sua morte per nostro amore e la sua resurrezione e dal male ci ha liberati. Lui stesso ha avuto paura e ha pregato il Padre. Anche noi preghiamo insieme. Lascio a voi altre considerazioni opportune. Ci affidiamo anche alla protezione della Vergine Maria con la preghiera composta dal nostro Arcivescovo, che potete trovare sul foglio di domenica scorsa e che vi invito a recitare ogni giorno. . Cordialmente. Don Luciano Nobile
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro dell’Èsodo (Es 17,3-7)
In quei giorni, il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?». Allora Mosè gridò al Signore, dicendo: «Che cosa farò io per questo popolo? Ancora un poco e mi lapideranno!». Il Signore disse a Mosè: «Passa davanti al popolo e prendi con te alcuni anziani d’Israele. Prendi in mano il bastone con cui hai percosso il Nilo, e va’! Ecco, io starò davanti a te là sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà». Mosè fece così, sotto gli occhi degli anziani d’Israele. E chiamò quel luogo Massa e Merìba, a causa della protesta degli Israeliti e perché misero alla prova il Signore, dicendo: «Il Signore è in mezzo a noi sì o no?».
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 94 (95)
R. Ascoltate oggi la voce del Signore: non indurite il vostro cuore.
Venite, cantiamo al Signore,
acclamiamo la roccia della nostra salvezza.
Accostiamoci a lui per rendergli grazie,
a lui acclamiamo con canti di gioia. R.
Entrate: prostràti, adoriamo,
in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.
È lui il nostro Dio e noi il popolo del suo pascolo,
il gregge che egli conduce. R.
Se ascoltaste oggi la sua voce!
«Non indurite il cuore come a Merìba,
come nel giorno di Massa nel deserto,
dove mi tentarono i vostri padri:
mi misero alla prova pur avendo visto le mie opere». R.
Seconda Lettura
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (Rm 5,1-2.5-8)
Fratelli, giustificati per fede, noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo. Per mezzo di lui abbiamo anche, mediante la fede, l’accesso a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo, saldi nella speranza della gloria di Dio. La speranza poi non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato. Infatti, quando eravamo ancora deboli, nel tempo stabilito Cristo morì per gli empi. Ora, a stento qualcuno è disposto a morire per un giusto; forse qualcuno oserebbe morire per una persona buona. Ma Dio dimostra il suo amore verso di noi nel fatto che, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi.
Parola di Dio
Acclamazione al Vangelo
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Signore, tu sei veramente il salvatore del mondo;
dammi dell’acqua viva, perché io non abbia più sete. (Cfr. Gv 4,42.15)
Lode a te, o Cristo, re di eterna gloria!
Vangelo
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 4, 5-15.19b-26.39a.40-42)
In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?».
I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: Dammi da bere!, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua. Vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare».
Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa».
Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te». Molti Samaritani di quella città credettero in lui. E quando giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».
Parola del Signore
L’ECO DELLA PAROLA
INCONTRO AL POZZO
“Buon giorno”, disse il piccolo principe.
“Buon giorno”, disse il mercante. Era un mercante di pillole perfezionate che calmavano la sete. Se ne inghiottiva una alla settimana e non si sentiva più il bisogno di bere. “Perché vendi questa roba?” disse il piccolo principe.
“E’ una grossa economia di tempo”, disse il mercante. “Gli esperti hanno fatto dei calcoli. Si risparmiano cinquantatre minuti alla settimana”.
“E che cosa se ne fa di questi cinquantatre minuti?”
“Se ne fa quel che si vuole….”
“Io”, disse il piccolo principe, “se avessi cinquantatre minuti da spendere, camminerei adagio adagio verso una fontana…” (Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe)
Ricordate quel giorno, dopo quella faticosa salita sotto il sole, deposto lo zaino, vi siete dissetati a quella sorgente, al fresco, guardando estasiati il mondo che si apriva dinanzi a voi e gustando il sapore di quell’acqua, ‘ molto utile et humile et pretiosa et casta’?
“Il popolo soffriva la sete per mancanza d’acqua” (Es. 17,3)
E’ problema mondiale anche oggi. Come il popolo d’Israele attraverso il Sinai, anche oggi c’è chi deve fare chilometri, attraversare deserti e paludi per prendere acqua e sopravvivere…E noi ci permettiamo di sprecarla e di inquinarla….
E c’è un’altra sete, profonda, in ogni cuore:
il bisogno di vita, di conoscere, di amore, di felicità,… e la nostra vita non è troppo spesso un inghiottire pillole perfezionate per colmarla? La società dei consumi l’ha ben capito e mille mercanti sono all’opera per preparare quelle pillole, propagandarle e venderle a tutte le ore del giorno e della notte (i luoghi di ritrovo e di sballo, le tante droghe in circolazione, le macchinette diaboliche…), realtà che dilatano la sfera del desiderio e rubano denaro, affetti e vita ….
La donna di Samaria al pozzo di Sichem (Gv. 4, 5-42)
Va ad attingere acqua a mezzogiorno (ora insolita per una donna di casa ma opportuna per evitare chiacchere e commenti malevoli), ora propizia per incontrare quel ‘giudeo’, affaticato per il viaggio, seduto presso il pozzo, che le chiede da bere e inizia un dialogo con lei. Lo straniero ascolta con attenzione e la conduce con le sue parole, pian piano, dall’acqua del pozzo alla sorgente d’acqua viva, dalla ricerca di quell’acqua al bisogno di felicità e al desiderio di una vita bella.
E quel Gesù, riconosciuto come Signore, diventa il profeta che legge nel cuore, conosce le esperienze infelici della donna, i suoi brevi amori, i canali inquinati, incapaci di placarle la sete di felicità e di amore vero. E il Messia, il Cristo che deve venire, fa trasalire la samaritana che, emozionata, abbandona la sua anfora, corre in città e racconta quel che è successo. “E molti samaritani di quella città credettero in Lui e Lo pregarono di fermarsi da loro”.
Gesù legge la nostra vita, ci conosce da sempre, senza che altri gli parlino di noi: conosce i nostri slanci e le nostre debolezze, le pigrizie e le generosità.
Il percorso della donna di Samaria è quello di ognuno di noi: un giorno qualcuno con il suo entusiasmo e i suoi modi, ci ha condotti da Lui, il Signore: lo abbiamo incontrato, conosciuto e abbiamo iniziato a parlarci e ad amarlo.
Dopo l’umiliazione delle nostre sconfitte, dei vicoli ciechi che talvolta percorriamo, Gesù sa suggerirci strade nuove perché la Buona Notizia del suo amore arrivi a noi. Mons. Giulio Gherbezza
LITURGIA DELLA PAROLA
Prima Lettura
Dal libro della Gènesi
Gen 12,1-4a
In quei giorni, il Signore disse ad Abram: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione. Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra». Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.
Parola di Dio
Salmo Responsoriale
Dal Sal 32 (33)
R. Donaci, Signore, il tuo amore: in te speriamo.
Retta è la parola del Signore
e fedele ogni sua opera.
Egli ama la giustizia e il diritto;
dell’amore del Signore è piena la terra. R.
Ecco, l’occhio del Signore è su chi lo teme,
su chi spera nel suo amore,
per liberarlo dalla morte
e nutrirlo in tempo di fame. R.
L’anima nostra attende il Signore:
egli è nostro aiuto e nostro scudo.
Su di noi sia il tuo amore, Signore,
come da te noi speriamo. R.
Seconda Lettura
2 Tm 1,8b-10
Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo. Egli infatti ci ha salvati e ci ha chiamati con una vocazione santa, non già in base alle nostre opere, ma secondo il suo progetto e la sua grazia. Questa ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità, ma è stata rivelata ora, con la manifestazione del salvatore nostro Cristo Gesù. Egli ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo.
Parola di Dio
Acclamazione al Vangelo
(Cfr. Mc 9,7)
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dalla nube luminosa, si udì la voce del Padre:
“Questi è il mio Figlio, l’amato: ascoltatelo!”.
Lode e onore a te, Signore Gesù!
Vangelo
Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 17,1-9
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».
Parola del Signore
L’ECO DELLA PAROLA
I sandali di Abramo
Dal libro della Gènesi ( 12,1-4 ss.)
“In quei giorni, il Signore disse ad Abram: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò.
Farò di te una grande nazione e ti benedirò, renderò grande il tuo nome e possa tu essere una benedizione… Allora Abram partì, come gli aveva ordinato il Signore.”
Sono passati circa 4000 anni eppure tra i credenti il ricordo di Abramo è sempre vivo. Per ebrei, cristiani e mussulmani egli è il padre della fede, l’amico di Dio, e i fedeli sostano in venerazione dinanzi alla sua tomba, nel cuore della Città Vecchia, in Hebron. Abramo è nomade, uomo fragile, e Dio stringe con lui un rapporto speciale, un patto di amicizia. Abramo vivrà la sua esistenza in compagnia di Dio, nella ricerca della sua volontà, nell’obbedienza alla sua parola. Abramo stava bene a Ur, la sua città, vivace e prosperosa. Era sposo felice di Sara, ricco di beni, di greggi e di pascoli, rassegnato a rimanere senza figli, come pianta senza frutti. La chiamata di Dio lo raggiunge. Deve abbandonare le sicurezze, iniziare una nuova avventura attraverso il deserto ostile. E per lui non sarà il tramonto ma l’alba di una storia nuova: padre di una moltitudine in una terra promessa e benedetta da Dio.
Aver fede significa mettersi i sandali di Abramo e camminare nelle vie del Signore. Sono sandali da portare ogni giorno attraverso i prati verdeggianti e sui sentieri pietrosi.
Pietro, Giacomo e Giovanni sul santo monte (Mt. 17,1-9)
Anche i tre discepoli hanno lasciato la pianura e con i sandali polverosi salgono il monte di Dio. Gesù li accompagna. Il panorama si allarga pian piano, nel silenzio si respira l’immensità del cielo e il mistero di Dio. Il tempo si ferma. I discepoli, estasiati, contemplano Gesù. Su di lui risplende la luce e la Sapienza che viene dall’alto (Ascoltatelo!), la gloria del Figlio diletto del Padre e lo splendore della Pasqua futura. I tre si prostrano a terra, stupiti. Quella sarà solo una sosta. Risvegliati dalla voce e dal tocco del Maestro, si rimettono in cammino, sandali ai piedi, direzione Gerusalemme. Non c’è tempo da perdere: le folle degli umili e dei sofferenti attendono.
Il cristiano è chiamato a seguire Gesù
Anche per noi il cammino non è mai finito, anzi la nostra condizione più vera è proprio quella dei pellegrini alla ricerca della città futura. “Il Signore ci ha chiamato con una vocazione santa” (II Tim. 1,9) sulle vie del Vangelo. Al centro della nostra fede, della nostra liturgia, nel nostro cuore, deve brillare sopra tutti e sopra tutto il volto di Cristo: Egli deve offuscare i facili sentimentalismi, deve confondere le degenerazioni delle sette, deve guidare lontano da ogni forma di superstizione. Con Lui al nostro fianco, ritroviamo la speranza, affrontiamo le sfide del quotidiano per donare al mondo parole di vita e di coraggio.
L’apostolo Pietro, ricordando quella visione abbagliante di Dio sul Santo Monte, esortava i fedeli del suo tempo: “A quella voce fate bene a volgere attenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro finché non spunti il giorno e la stella del mattino si levi nei vostri cuori.” (2 Pt 1,18-19)
Quella lampada è stata accesa anche per noi, per sempre. Mons. Giulio Gherbezza
CHIARA LUBICH
Il 2020 segna i cento anni dalla nascita di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari e figura carismatica del XX° secolo che, con il suo pensiero e la sua azione in favore della fraternità e della pace, ha lasciato un’eredità diffusa in tutto il mondo. Una donna che ha preso il Vangelo come punto di riferimento aprendo strade nuove e impensate nel dialogo fra fedi, popoli e culture.
“Celebrare per incontrare” è il titolo che si è voluto dare a questo centenario che vedrà numerose iniziative in tutti i continenti, in particolare in Italia e a Trento città di origine di Chiara.
Questi eventi sono occasioni per riscoprire il carisma di questa “donna capace di vedere lontano” e rappresentano anche il momento favorevole per permettere a molti altri di incontrare Chiara viva oggi nella sua Opera”.
In questi giorni, a causa dell’emergenza mondiale che stiamo vivendo, molte manifestazioni vengono sospese o rinviate come quella culturale in programma a Udine.
A seguito delle disposizioni intervenute il 08.03.2020
la Messa presieduta dall’Arcivescovo Mons. Andrea Bruno Mazzocato in ricordo di Chiara Lubich prevista per sabato 14 marzo alle 19 nella Cattedrale di Udine è SOSPESA.
Parrocchia di S. Maria Annunziata
Piazza del Duomo
33100 Udine (UD)
SEGRETERIA PARROCCHIALE
33100 Udine (UD)
Aperta dal lunedì al venerdì
dalle ore 10:00 alle ore 12:00
Tel. centralino: +39 0432 505302
Email (entro 24h): info@cattedraleudine.it
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