Giornata del settimanale del Friuli

“La Vita Cattolica”

 

Oggi, nelle Parrocchie dell’Arcidiocesi di Udine, si celebra la Giornata del settimanale diocesano “La Vita Cattolica”. Si tratta di uno strumento di comunicazione che guarda alla vita del nostro Friuli con uno sguardo di speranza ispirato al Vangelo. Tra le sue pagine e nella rinnovata edizione digitale si possono approfondire notizie, informazioni e riflessioni su tematiche di cultura, eventi, economia, sport, salute e società, con un occhio di riguardo alla vita delle comunità cristiane del nostro Friuli.

È uno strumento, pertanto, che va sostenuto con simpatia e concretezza: la sottoscrizione dell’abbonamento annuale a “La Vita Cattolica” – nella versione cartacea o digitale – è una delle forme per diffondere la “buona stampa” locale, a maggior ragione se ispirata ai valori cristiani.

In occasione di questa Giornata, in fondo alla chiesa sono disponibili alcune copie del settimanale diocesano in omaggio.

“LA VITA CATTOLICA È UNA VOCE DIFFERENTE”

“La sua differenza dagli altri strumenti di informazione, infatti, è proprio il suo essere un settimanale di comunità. La sua identità, cioè, non lo rende un giornale intento a inseguire la cronaca a tutti i costi (non che sia un aspetto negativo, ma non fa parte della nostra missione) né è uno strumento che vive di scoop o gossip. Essere un giornale di comunità significa che chi lo realizza (giornalisti, impiegati, ma anche collaboratori e “semplici” lettori) sta fisicamente tra i membri della comunità stessa, ne è parte attiva, le vuole bene, la nutre di pensiero critico e si mette a disposizione per aiutare l’intera rete a riconoscersi continuamente in quella voce comune (che nel nostro caso, fuori di metafora, riconosciamo essere la Voce che scaturisce dal Vangelo). In altri termini, questo giornale è un collante per tenere unita la comunità – civile in generale e cristiana in particolare – del nostro Friuli. Mons. Corgnali, di tutto questo, è stato un formidabile promotore. Non è certamente un caso – potremmo parlare di “Dio-incidenza” – se ci ritroviamo a vivere la Giornata del Settimanale nei giorni di saluto terreno al caro don Duilio. È come se il ricordo che ne facciamo in questo numero – pennellando i suoi tratti di uomo, prete, giornalista e divulgatore di cultura – diventasse il suo personale imprimatur nella celebrazione di questa giornata. Per ricordarci di continuare sui passi delineati nei decenni passati.

«La Vita Cattolica vive con te», recita lo slogan che abbiamo scelto per la Giornata del settimanale di quest’anno. E poi prosegue: «…e per te». Il settimanale è per te, per i tuoi amici, per i tuoi parenti e vicini di casa. Lo trovi in fondo alla chiesa (casa della comunità cristiana) ma anche sui banchi dell’edicola (una delle case della comunità civile). Lo trovi aprendo Facebook (qui parliamo di community, e potremmo spenderci ore) così come a casa, sul tavolino vicino al divano o nel tablet sulla poltrona.

La presenza di un giornale di comunità è ancora più importante se la sua comunità soffre, quando cioè le distanze tra i suoi membri aumentano così tanto da creare estraneità reciproca, fenomeno oggi estremamente accentuato: meno persone, molta incertezza sul futuro, tanta frenesia che rosicchia i tempi delle relazioni e della profondità. Ecco la preziosità di questo settimanale: oltre a ricordarci ciò che fa bene, esso stesso è uno strumento che – in virtù del suo essere comunitario – è fatto apposta per essere sfogliato e soprattutto richiuso. Dire «Lu ai let su la Vite Catoliche» è far nascere il dialogo con chi si riconosce, anche solo occasionalmente, nella comunità di cui La Vita Cattolica è strumento, una comunità che – parafrasando la sua testata – guarda alla Vita buona dei suoi membri con lo sguardo Cattolico che comprende ognuno di loro, traendo i passi dall’evento cristiano.

Rendendo più vivo (e più conosciuto, più diffuso, più sfogliato e richiuso) questo nostro settimanale, rendiamo più viva la nostra comunità. Interpretando anche il pensiero di mons. Corgnali, pensiamo che questa sia, oggi, una delle sfide più urgenti. Buona Giornata del settimanale, buona lettura e buon dialogo.”

                                                                                      Don Daniele Antonello e Giovanni Lesa

 

«Rimanete nella mia Parola» (Gv 8,31).

Dalla Lettera Apostolica “Aperuit illis” di Papa Francesco, con la quale è stata istituita la domenica della Parola di Dio

“La Sacra Scrittura svolge la sua azione profetica anzitutto nei confronti di chi l’ascolta. Essa provoca dolcezza e amarezza. Tornano alla mente le parole del profeta Ezechiele quando, invitato dal Signore a mangiare il rotolo del libro, confida: «Fu per la mia bocca dolce come il miele» (3,3). Anche l’evangelista Giovanni sull’isola di Patmos rivive la stessa esperienza di Ezechiele di mangiare il libro, ma aggiunge qualcosa di più specifico: «In bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza» (Ap10,10). La dolcezza della Parola di Dio ci spinge a parteciparla a quanti incontriamo nella nostra vita per esprimere la certezza della speranza che essa contiene (cfr 1Pt3,15-16). L’amarezza, a sua volta, è spesso offerta dal verificare quanto difficile diventi per noi doverla vivere con coerenza, o toccare con mano che essa viene rifiutata perché non ritenuta valida per dare senso alla vita. È necessario, pertanto, non assuefarsi mai alla Parola di Dio, ma nutrirsi di essa per scoprire e vivere in profondità la nostra relazione con Dio e i fratelli.”

 

MA COSA VANNO A FARE?

La società di oggi ci pone delle sfide

Oggi gli operatori pastorali della nostra parrocchia (catechisti, ministri della Comunione Eucaristica, operatori della carità e della comunicazione, rappresentanti della famiglia, giovani e bambini) si trovano insieme nel Seminario di Castellerio. Domenica scorsa abbiamo partecipato alla S. Messa con la benedizione dei bambini e alla breve rappresentazione della venuta dei Re Magi. È stato molto bello anche un po’ di folclore. Tanti segni ci possono parlare per condurci ad un buon fine. Come mai tanti genitori coi bambini? Per curiosità? Per tradizione? Per fede? Potremmo farci tante domande e discutere all’infinito. Ma dopo aver discusso, torneremmo a casa, come prima. Prendiamo atto che esistono varie famiglie che desiderano educare cristianamente i loro figli, come tante non hanno la pazienza della crescita e abbandonano subito l’opera che il Signore ha iniziato in loro nel battesimo. Una parte del popolo cristiano ha abbandonato praticamente la chiesa. I matrimoni in chiesa non sono più così frequenti ma diversi sposi cercano di dare un senso più profondo alla loro unione.

La stanchezza spirituale dell’occidente è davanti agli occhi di tutti. Però credo che una certa sensibilità, una ricerca sincera di spiritualità ed una disponibilità alla solidarietà siano presenti anche nelle nuove generazioni. Vanno intercettate e aiutate a trovare la vera fonte che è Gesù di Nazareth, figlio di Dio, contemplato anche nella sua umanità proprio nel tempo di Natale appena terminato.

Noi cristiani formiamo la chiesa visibile, abbiamo la missione di proclamare la parola di Dio nel mondo, di celebrarla nei sacramenti come azioni di Dio nella nostra vita e di testimoniarla nella carità. La nostra presenza nel mondo in questo cambiamento d’epoca deve essere umile. Può essere riconosciuta o meno, ma “fa storia” se seguiamo Cristo ponendo i nostri passi sulle sue orme, concretamente. È Lui che dà forza alla missione e rende efficace il nostro impegno. Tutto questo ci provoca e ci stimola a fare un cammino insieme per accogliere le sfide dei nostri giorni.

Cosa andiamo a fare a Castellerio?

Andiamo a pregare insieme, riflettere sulla parola di Dio e sulla situazione della nostra Parrocchia, che è piuttosto complessa.

Ma in questa complessità oggi dobbiamo vivere e testimoniare il Vangelo. Andiamo a farci delle domande: Che tipo di comunità siamo? Una comunità che giudica, bacchetta, esclude? O una comunità che accoglie, piccoli e grandi, ricchi e poveri, malati e sani? Una comunità gioiosa e serena che sa trasmettere la speranza del vangelo? O una comunità asfittica che si perde nel pettegolezzo, nelle rivalità, nella sete di piccoli poteri o una comunità solidale che si pone a servizio di quanti l’accostano? Non fa male un piccolo esame di coscienza, per crescere come comunità mature.

Ci chiediamo come avvenga la preparazione dei genitori al Battesimo dei bambini e se accompagniamo poi le famiglie perché crescano nella vita cristiana. Sarebbe un impegno anche dei laici, non solo dei sacerdoti. Le SS. Messe nella nostra parrocchia si celebrano con nobile semplicità, curando i riti che vedono come protagonista il Cristo? La carità e l’accoglienza di chi è nel bisogno sono dei segni che danno sostanza al nostro vivere insieme l’Eucaristia? Noi possediamo tante opere d’arte che potrebbero essere strumento di catechesi per quanti, turisti o fedeli, vengono a visitare le nostre chiese ed il museo del trecento e del settecento.

Cercheremo di dare risposta a diverse domande per migliorare il nostro modo di essere cristiani in una società ormai scristianizzata e favorire l’incontro delle persone con Cristo. A noi spetta dissodare il terreno, preparare i solchi e deporre il seme. Il Signore darà fecondità alla nostra buona volontà di servirlo e Lui convertirà le persone. È opera di tutti i cristiani, sacerdoti e laici, religiosi. Ognuno nel suo stato di vita e coi suoi carismi. Nella gioia, non nella continua e inutile lamentela. Questa “Domenica della Parola di Dio” credo sia un invito per tutti perché la possiamo vivere con gioia, sapendo che Dio non mente e mantiene le sue promesse di felicità per chi lo segue passo, passo, con qualche inceppamento ma col desiderio di camminare dietro a Lui, condividendo il suo mistero pasquale.

Auguro a tutti una buona domenica ed una operosa settimana. Il Signore vi benedica.

                                                                                                          don Luciano, parroco

 

UNA BELLA ESPERIENZA NEL TEMPO DI NATALE

 

Cari parrocchiani,

diverse persone si erano preoccupate, non vedendomi in chiesa, come al solito, alla fine dell’anno per il canto di ringraziamento “Te Deum laudamus” e a capodanno per invocare “Veni Creator Spiritus” a fianco dell’Arcivescovo che presiedeva la solenne Liturgia Eucaristica per la pace nel mondo. Temevano che io fossi malato. Tutt’altro! Ho goduto quattro belle giornate romane! Comunque ringrazio per l’interessamento.

A Roma coi “Pueri cantores del Duomo”

Ho avuto la fortuna di poter partecipare al congresso internazionale dei Pueri cantores a Roma dal 28 dicembre scorso al 1° gennaio di quest’anno. Io posso raccontare soltanto alcune mie sensazioni perché più diffusamente potranno esprimersi i ragazzi stessi nel prossimo bollettino parrocchiale che verrà corredato anche di alcune fotografie più significative. Innanzitutto ricordo la gioia di questi bambini e adolescenti, di poter viaggiare insieme col treno in uno scompartimento tutto per loro e per alcuni genitori e per gli educatori. I canti e le partite a carte sono stati il passatempo durante il viaggio fino a Roma. Ciò che ho ammirato fin da subito e potuto poi constatare durante la permanenza nella città eterna, è stato l’interessamento dei più grandi nei confronti dei piccoli, per intrattenerli, per evitare che corressero qualche pericolo, per tenerli d’occhio. Si sentivano responsabili alla pari dei ”responsabili” del gruppo. E’ stata bella questa collaborazione. L’apertura del congresso ha dato un ampio respiro a tutta l’assemblea. Vedere quasi quattromila ragazzi in aula Nervi, con i loro labari, sentire cantare le medesime melodie in varie lingue, investe le persone di un gioioso brivido di commozione che ripaga abbondantemente l’impegno profuso durante gli anni di preparazione, impiegati per giungere a vivere questa esperienza. Lo dico in modo particolare per la maestra Annamaria Dell’Oste, l’organista Andrea Toffolini, i genitori ed il consiglio direttivo col suo presidente prof. Savino Paiani, acclamato più volte dai nostri Pueri nei vari incontri. Grazie a tutti.

L’incontro con Papa Francesco

L’incontro col Papa, nella stessa aula è avvenuto due giorni dopo, penso sia stato il momento più toccante per tutti i Pueri perché Egli si è rivolto proprio a loro, dettando alcuni nobili atteggiamenti nel servizio che essi compiono. Cosa ha detto loro il Papa? Ha riassunto il suo discorso in tre parole:

Gioia: “Quando mettete il vostro entusiasmo nel cantare, voi fate un grande dono a quelli che vi ascoltano. C’è tanto bisogno di gioia nel mondo! Molte persone, anche giovani, sono prigioniere dell’angoscia, o della noia; il canto e la musica possono toccare i cuori, regalare bellezza, e restituire gusto e speranza per la vita. Questa è la gioia”.

Preghiera: “Voi aiutate gli altri a pregare con la vostra preghiera. Allora è importante per ognuno di voi tenere il cuore vicino a Gesù non solo quando cantate, ma sempre, e questo si fa nella preghiera”.

Umiltà: “Il canto è una scuola di umiltà, perché il cantore, anche nelle parti solistiche, è sempre inserito in un coro che è più grande di lui ed in cui tutti sono al servizio di tutti, anche il maestro che dirige. Il vostro canto poi è ancora più umile, perché è al servizio di Dio e dunque, mentre aiuta gli altri a incontrare il Signore, sa anche farsi da parte al momento giusto, per lasciare spazio al silenzio dove ognuno può ascoltare nel segreto, le parole che Gesù sa dire a ciascuno di noi”.

Poi il Papa ha concluso dicendo che avevano cantato bene perché avevano studiato le parti, fatto le prove, si erano impegnati. Anche questo è un messaggio. Tutto questo costa fatica ma “voi con l’armonia delle vostre esecuzioni, con la luce dei vostri volti, la bellezza delle vostre voci, ci aiutate a capire che ne vale la pena”.

Potrei continuare a scrivere sul concerto tenuto con altri gruppi nella basilica di S. Paolo, la S. Messa celebrata nella Parrocchia di S. Maria Liberatrice al Testaccio assieme ad un gruppo francese e poi la S. Messa celebrata dal Papa in S. Pietro… Non mi dilungo oltre perché gli interessati stessi vorranno raccontare la loro esperienza sul Bollettino che sarà pubblicato a Pasqua.

I nonni, sostenitori speciali        

Sì, c’erano anche loro, i nonni, e per di più ospiti nella Domus di S. Marta, dove abita il Papa. Hanno seguito sempre i Pueri nei loro appuntamenti ma alla sera si concedevano una passeggiata in Borgo Pio o in piazza S. Pietro per fare qualche considerazione su Roma e altri argomenti di interesse, per sorbire una camomilla onde favorire il sonno della notte. Li potete ammirare su questa foto scattata nella notte, mentre stanno rientrando a Casa S. Marta, per riposare le stanche membra dopo una giornata impegnativa.

Ma vi voglio raccontare anche questo simpatico episodio, per me divertente nella sua semplicità. Eravamo nella basilica di S. Paolo fuori le Mura per il concerto. Anche i nostri Pueri avrebbero eseguito due canti, uno dei quali in friulano. Tutti eravamo seduti in ascolto e al momento opportuno, io alzo le braccia verso l’alto tenendo tra le mani il mio cellulare per registrare col video l’intervento canoro dei nostri Pueri. Per me andava tutto bene, convinto di fare un bel servizio da poter poi mostrare ad altri con una certa soddisfazione, per la mia prestazione tecnologica. Ad un certo punto, spunta una manina da dietro le mie spalle e col ditino tocca (tic) il mio cellulare sulla parte    sorride… con occhietti furbi e svegli, manifestandomi la sua soddisfazione di essere stato di aiuto ad un nonno che credeva di registrare il concerto ma … senza far sentire le voci! Non ho potuto far altro che dirgli ”Danke” e sorridergli divertito, rendendomi conto che io sono di un’altra epoca!

Pueri cantores…semper cantores

Ma infine vorrei fare un appello ai genitori perché propongano ai loro figli questo gruppo dove si può cantare e, divertendosi, imparare la buona musica, abituarsi a scegliere le cose belle, rispettarsi ed aiutarsi vicendevolmente. Vari genitori che, da bambini sono cresciuti tra i Pueri, hanno indicato ai loro figli la medesima esperienza perché per loro è stata bella e formativa. Si cerca di trasmettere ciò che per noi è stato bello nella vita.  Pueri cantores… semper cantores!

Un cordiale saluto a tutti.                                                      Il Parroco, don Luciano Nobile

 

Video Messaggio dell’Arciprete Parroco monsignor Luciano Nobile in occasione del Santo Natale 2023

 

Carissimi fedeli che frequentate le chiese della nostra Parrocchia di S. Maria Annunziata,

vorrei con voi contemplare il Natale di Gesù come il grande e misterioso segno della pace che il Padre ci ha donato. È grande e misterioso perché passa attraverso una vita che nasce, che morirà atrocemente e che risorgerà come una piccola e potente luce che rischiara le tenebre del mondo. Infatti è dalla Pasqua che nasce l’anno liturgico che noi stiamo vivendo e che attraversa il tempo seminando speranza. Abbiamo vissuto l’Avvento come una progressione verso la luce che di domenica in domenica è cresciuta fino a raggiungere Colui che è la luce del mondo: Gesù, la nostra pace.
Contempliamo la pace.
Dove? Nella croce di Gesù. Non per nulla alcune icone antiche presentano la culla come una tomba e i panni che avvolgono il Bambino Gesù come le tele ritrovate nel suo sepolcro. Allora contempliamo oggi la pace messa in croce là dove imperversano la guerra, la miseria, l’odio, la violenza, la cattiveria, dalla minimaalla più grande. Quel palo verticale che va dalla terra al cielo ci chiama forse a guardare in alto, ad un umanesimo aperto al trascendente.
“Ed uscimmo a riveder le stelle…Puro e disposto a salire alle stelle….L’amor che move il sole e le altre stelle…” (Dante).
La preghiera, come incontro personale e comunitario con Dio, ci apre all’eterno, indirizza e dà senso al nostro faticoso camminare sulla terra, bisognoso di speranza. La pace è dono suo. Va pregato, accolto e testimoniato.
Costruiamo la pace
Nella croce c’è un palo orizzontale, che stende le sue braccia per raggiungere tutti. È l’abbraccio affettuoso di Gesù al mondo che si realizza anche attraverso tutti gli abbracci nostri in famiglia, con i vicini di casa, nel volontariato, nell’assistenza ai malati, nella comunicazione della fede, negli esempi di bontà che compiamo e che alle volte costano quanto una croce. Così ha fatto Gesù. In tutti gli ambienti. Nella case dove entrava, lungo le strade che percorreva in Palestina.
Uno sguardo al Presepio
Il presepio che ammiriamo in chiesa vuole indirizzarci a questi pensieri. La terra soffre la sete, la freddezza, l’aridità del deserto umano. Ha sete di amore, realizzato come stile di vita donata, non possessivo ed invadente, di pace che non si accontenta soltanto del silenzio delle armi, di giustizia che non divide i beni in parti eguali tra diseguali, di felicità che è gioia condivisa, non chiasso provocato ad arte per confondere i cuori, di luce che non acceca ma aiuta a vedere anche le altrui necessità e a fare il bene. Questa nostra umanità cerca ansiosamente l’acqua fresca che zampilla ed il fuoco che riscalda, la luce che illumina le nostre notti. È il forte richiamo delle scene del presepio.
“Il Verbo si fece carne” in una famiglia, diventata realtà di salvezza perché aiuta a vincere la solitudine, la paura del futuro e dona forza per lottare e condividere la vita. Da quando il Figlio di Dio si è fatto carne anche noi siamo sua carne. Destinati alla vittoria attraverso la croce che è dono di sé nel mondo, per amore.
“Venne ad abitare in mezzo a noi”. Dio è solidale con noi e cammina con noi, ci sostiene e ci unisce in un unico corpo che è la chiesa. Restiamo perciò uniti in modo costruttivo, facciamo rete in famiglia, nelle realtà lavorative, nelle istituzioni, nelle associazioni. E tra le nazioni.
La tenda di Dio tra gli uomini
La capanna del presepio è la tenda di Dio tra gli uomini. I Magi si fermano in una tenda che non è lontana. Si consultano, cercano, leggono, dialogano, dubitano, scrutano i cieli, credono, e finalmente si fidano di una stella che li conduce fino alla misteriosa e vera tenda di Dio tra gli uomini, che è Cristo stesso. Lo incontrano. Lo adorano. Gli offrono i loro doni. Ma è Lui, il Signore, che offre se stesso, come ai Pastori. È il nostro cammino, il cammino dell’uomo che cerca felicità, che cerca la pace. L’angelo che sta a destra di chi guarda il presepe, sembra essere il tramite tra l’Amore infinito che riposa sul grembo di Maria e quello stesso amore che si manifesta nel dono della vita e riposa sul legno della croce. Questo mistero di amore nasce dalla Trinità, la cui immagine, dipinta da Gian Battista Tiepolo, è collocata sull’altare della cappella alle spalle di chi guarda la nascita di Gesù. Allora, con i personaggi che appaiono nel presepio, andiamo tutti verso la capanna di Betlemme, dove risplende la luce del mondo e risuona ancora il canto degli angeli al quale ci uniamo implorando: “Et interra pax”.
Carissimi, l’augurio più bello che vi posso rivolgere, anche a nome dei confratelli e dei collaboratori parrocchiali in occasione del Santo Natale, è questo: “Pax vobis”.

                                                                                                                 Mons. Luciano Nobile, parroco

 

IL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO

“Creati per vivere nella luce”

 

Cari fratelli e sorelle,

si stanno accendendo anche quest’anno belle decorazioni luminose nelle case, nei negozi, nelle piazze e lungo le strade. Sono segni di festa che ricordano che ci siamo avviati nel cammino delle quattro settimane dell’Avvento verso il Santo Natale.

Anche il vangelo, annunciando la nascita di Gesù, con le parole dell’antica profezia di Isaia, parla di luce: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”. E prosegue: “Hai moltiplicato la gioia; hai aumentato la letizia” (Isaia 9,1-2). Chi ha visto quella luce, di cui parla il profeta, ha provato un sentimento spontaneo di liberazione e di gioia. Sappiamo per esperienza che il buio appesantisce e soffoca; una fiammella, anche piccola, che si accende è come una liberazione che ci attira perché gli uomini sono fatti per vivere nella luce.

Ascoltando tante persone avverto che c’è una diffusa sensazione di vivere un tempo sul quale sono calate pesanti e preoccupanti ombre di male e di morte. I mezzi di comunicazione, oltre ad alcune informazioni di politica o di economia, abbondano di quelle che chiamiamo “notizie di cronaca nera”; sia locali, come la tristissima uccisione della giovane Giulia che ha scosso l’Italia, che internazionali, come gli eccidi perpetrati su persone inermi nelle guerre che si sono scatenate. Un’ombra di morte è calata anche sulla Terra Santa.

Come uscire da queste tenebre che pesano su tutti noi? Come arginare il dilagare di questo male? Ben venga un’instancabile azione diplomatica, nella quale si distingue anche Papa Francesco, per far tacere le armi e riaprire spiragli di pace. Ben vengano leggi più severe per contrastare azioni di violenza mortale, in particolare sulle donne.

Ma non basta, perché questi interventi benemeriti non arrivano a toccare il luogo dove si annidano le tenebre del male; cioè, il cuore dell’uomo, l’intimo della sua coscienza. È da lì che poi esse escono e si diffondono con l’obiettivo sciagurato di sopprimere la vita e seminare sofferenze e morte.

Oltre a Dio, chi è in grado di penetrare nella nostra coscienza è satana, nemico della vita e dell’amore. Con le sue tentazioni disorienta la mente e il cuore dell’uomo come dentro una notte di pericolosa confusione che lo porta a desiderare di fare il male e lo spinge a compiere peccati contro Dio, contro sé stesso e contro i suoi simili.

In questo modo il demonio si crea degli alleati che escono allo scoperto con azioni, a volte terribili, di male; alcune, note a tutti, le ho appena ricordate.

Gesù è il Figlio di Dio Padre che è venuto tra gli uomini per portare la sua luce dentro le loro coscienze. È questa la luce preannunciata dal profeta Isaia che ho citato all’inizio.

Gesù ha acceso la luce della Compassione di Dio su noi uomini che, con il cuore oscurato dal peccato, diventiamo nemici di Dio, estromettendolo dalla nostra vita, e ostili se non nemici gli uni degli altri, fino anche alle estreme conseguenze.

Con umiltà e sincerità dobbiamo confessare che ognuno ha nel suo cuore delle ombre, più o meno dense di peccato. Il tempo dell’Avvento sia l’occasione provvidenziale per tornare ad aprire la nostra coscienza alla luce di Gesù che viene dal Cielo per portare la vera pace, come hanno cantato gli angeli la notte della nascita del Signore.

Buon Avvento in cammino verso il Santo Natale.                    + Andrea Bruno Mazzocato

 

 

LA CANDELA DI BETLEMME

 

La candela di Betlemme di questa settimana di Avvento indica la chiamata alla Salvezza che Dio offre a tutti. La prima chiamata di ogni cristiano si attua nel Battesimo attraverso cui riceviamo la Grazia che ci rende santi e veniamo accolti come figli di Dio nella Chiesa che è Madre.

 

 

 

Solennità dell’Immacolata Concezione della B.V. Maria.

SS. Messe con orario festivo (anche la Messa della Vigilia)

Ore 10.30 S. Messa in Cattedrale: Benedizione e consegna della veste e della Croce ai nuovi Pueri Cantores. Apertura ufficiale del Presepio, allestito dagli artisti Mirella Canciani e Lorenzo Chiavone.

Ore 17.00 nella Chiesa della Purità: I Pueri Cantores offrono un concerto di musiche natalizie .

Ore 19.00 in Cattedrale: l’Arcivescovo celebra la Messa ricordando il suo XXIII anniversario di Ordinazione Episcopale.

Ore 20.30 nella chiesa di S. Pietro martire: Concerto organizzato dagli “Amici di don De Roja” per la Casa dell’Immacolata di via Chisimaio.

 

Si accende una luce che cresce nel cuore

 

Carissimi fratelli e sorelle,

la nostra vita è fatta di tanti inizi. Ogni giorno si incomincia una nuova giornata, ogni mese, ogni anno si riprende il cammino. Dopo ogni incontro con la misericordia del Signore ci si rialza e si prosegue, sapendo che forse sarà sempre così, un continuo ricominciare con nuovi propositi, sinceri ma non sempre mantenuti.  Così il tempo di Avvento segna l’inizio del nuovo anno liturgico. È un itinerario che percorriamo insieme, vivendo i misteri di Cristo che ci accompagna sempre, perché possiamo assumere il suo stile di vita ed essere riconosciuti dal Padre come figli, animati dall’amore delle Spirito Santo.

L’inizio di un cammino, della vita, di un nuovo impegno è sempre gioioso, ricco di attese, pieno di speranza e di sogni. Iniziamo così il Tempo di Avvento. È un tempo forte, che richiede una certa decisione per la conversione, dopo il tempo ordinario vissuto nella perseveranza, costanza e pazienza, ma anche con la tentazione della stanchezza. Il tempo di avvento ci mette entusiasmo perché si accende una umile luce, fioca, debole che aumenterà di giorno in giorno, simboleggiata anche dalle 4 candele che accenderemo di domenica in domenica. Invochiamo oggi insieme il ritorno di Dio che ci risponde invitandoci alla vigilanza e alla conversione.

Venerdì si accenderà una stella nel firmamento della storia dell’umanità. È l’Immacolata che illumina il nostro cammino. Ella accoglie la presenza misteriosa del Figlio di Dio nel suo seno, per rallegrare con i suoi colori anche i nostri inverni, e dona gioia ed entusiasmo. “Il fiore della radice di Jesse si aprì, per accogliere Colui che la creò”.

È il breve commento della pittrice di questo quadro che ha per titolo: “La notte del desiderio”. È il desiderio della salvezza, anelito di ogni uomo. Mi è gradito, in questa occasione, pubblicare questa tela dipinta a olio da suor Wiltraud List, che ho conosciuto in Austria, diversi anni fa. Mi pare che ella abbia rappresentato con delicato sentimento e dolce realismo la terzina di Dante, posta come preghiera sulla bocca di S. Bernardo nel XXXIII canto del Paradiso:

“Nel ventre tuo si raccese l’amore,
per lo cui caldo ne l’etterna pace
così è germinato questo fiore.”

Sostenuti da Maria Vergine e dal suo esempio di fedeltà e collaborazione col Signore, proseguiremo il nostro cammino gustando la promessa di consolazione e di perdono per le nostre infedeltà. La domenica “Gaudete” annuncerà la gioia per la liberazione ormai vicina. Poi prenderemo coscienza dell’agire misterioso di Dio che giunge ad abitare in mezzo a noi come luce che rischiara le nostre tenebre. Ed è Natale. Festa di luce. Luce nei cuori.

Buon cammino di Avvento a tutti in nomine Domini.                               Il vostro Parroco don Luciano

 

Il nostro cammino di Avvento sarà segnato da alcune iniziative che possono facilitare la nostra conversione e dare significato alla nostra attesa di Gesù che sempre viene nei sacramenti che riceviamo, viene a Natale, viene al termine della nostra vita e alla fine dei tempi. Egli sempre viene perché mai se ne è andato. È continuamente presente nella nostra vita.

Preghiera liturgica: Ogni giorno recitiamo le Lodi (ore 7.30) ed i Vesperi (ore 19) nella chiesa della Purità.

Ascolto della Parola di Dio: Ogni lunedì dalle ore 18.30 alle 19.30 Lectio Divina sul Vangelo della domenica seguente, nell’ Oratorio della Purità.

Carità: Visite ai parrocchiani nelle Case di riposo; visita ad un vicino di casa che ha avuto un lutto o una malattia recente; visita o telefonata ad una persona che vive sola… Una carità creativa che sa inventare strade nuove con l’intelligenza, con il cuore e con la fede. Raccolta di offerte per un istituto di bambini sordi del Congo, per le Suore Apostoline in Polonia, per le famiglie bisognose delle nostre parrocchie.

 

LA CORONA DI AVVENTO

Il significato della prima candela

 

Oggi, all’inizio della prima settimana di Avvento, accendiamo la prima candela, quella della speranza, chiamata “del Profeta”, perché ricorda le profezie sulla venuta del Messia.  È ancora una piccola luce, ma già arde della “più piccola delle virtù ma la più forte”, come Papa Francesco definisce la speranza, che è nascosta, ma tenace e paziente.  Ci dà la certezza che il buio scomparirà nella luce.