“Lodate Dio, schiere beate del cielo, lodate Dio, genti di tutta la terra”

Ogni anno torna la Festa di Tutti i Santi per ricordarci la nostra grande dignità di figli di Dio. Il Battesimo ci ha resi santi, la vita di Dio è stata a noi donata gratuitamente. Viviamo nella riconoscenza verso il Signore che ha fatto grandi cose per noi e ha fatto di noi una meraviglia. La nostra risposta è la riconoscenza. È una risposta non fatta soltanto di suoni verbali ma di gesti concreti. Gesù ci va modellando secondo la sua immagine. Il suo volto ha i tratti della misericordia di Dio. La nostra vocazione è già scritta nei nostri cuori. È una chiamata alla santità. ”Cristiano, diventa quel che sei!” (Tertulliano). E’ l’invito pressante che il Signore rivolge a ciascuno di noi. L’anno giubilare è una occasione per prendere maggiormente coscienza della nostra identità e della nostra vocazione. La lettera pastorale del nostro Arcivescovo in preparazione del prossimo Giubileo ci esorta a vivere le opere di misericordia.

Le opere di misericordia corporale: Dar da mangiare agli affamati. Dar da bere agli assetati. Vestire gli ignudi. Alloggiare i pellegrini. Visitare gli infermi. Visitare i carcerati. Seppellire i morti.

Le opere di misericordia spirituale: Consigliare i dubbiosi. Insegnare agli ignoranti. Ammonire i peccatori. Consolare gli afflitti. Perdonare le offese. Sopportare pazientemente le persone moleste. Pregare Dio per i vivi e per i morti.

Sono possibilità offerte a noi da varie situazioni esistenziali perché sappiamo rispondere a Dio che ci ha resi santi e che ci chiama  a dare corpo alla sua santità presente in noi. Siamo chiamati a far risplendere la sua santità nei modi che ci sono più a portata di mano. Sono tante le modalità. Basta scegliere il sentiero su cui camminare. Auguro a tutti di poter e saper trovare il sentiero su cui muovere i propri passi sulla grande via della santità che Gesù ha aperto davanti a noi. Ci precede la “Tutta Santa”…… come diciamo nel canto: “Santa Maria  del cammino sempre sarà con Te”. Vedo in questa immensa processione anche i miei cari, mio padre e mia madre con i loro pregi e difetti, i miei sacerdoti che mi hanno accompagnato col loro insegnamento, i miei maestri, i superiori del seminario di Castellerio e di Udine, le suore che mi hanno preparato alla prima Comunione, i miei confratelli Renzo, Lorenzo, Valeriano con i quali ho condiviso i lunghi anni di preparazione al sacerdozio, vedo Maria che all’inizio di ogni anno scolastico mi dava qualche soldo per prendere un quaderno, Luigia che pregava il Rosario per la santificazione dei sacerdoti, Valentino che frequentava la Messa ogni giorno e mi dava il buon esempio….. vedo…. vedo tanta gente …. neppure io la so più contare.  E tu chi vedi?

Don Luciano

Riprendiamo la riflessione settimanale cogliendo lo spunto  dal Vangelo di Luca che ascolteremo quest’anno nella S. Messa.

 Cristiani o farisei? La risposta è nell’amore.

 (Lc  11, 37-54)

Quando ero ragazzo, purtroppo ormai molti anni fa, mi capitava a volte di discutere animatamente con i miei genitori. Quando il tono della discussione si alzava un po’ troppo, una delle osservazioni che mi facevano e che più mi infastidiva, era “bella roba, e vai anche in Chiesa”.

Le parole del Vangelo di Luca mi hanno riportato alla mente quel periodo della mia vita e mi hanno fatto pensare a quante volte non si dia testimonianza dell’essere cristiani, pur proclamandosi tali; anzi, a volte ci si comporta in maniera diametralmente opposta!

Dopo che ebbe finito di parlare, un fariseo lo invitò a pranzo. Egli entrò e si mise a tavola. Il fariseo si meravigliò che non avesse fatto le abluzioni prima del pranzo. Allora il Signore gli disse: «Voi farisei purificate l’esterno della coppa e del piatto, ma il vostro interno è pieno di rapina e di iniquità. Stolti! Colui che ha fatto l’esterno non ha forse fatto anche l’interno? Piuttosto date in elemosina quel che c’è dentro, ed ecco, tutto per voi sarà mondo. Ma guai a voi, farisei, che pagate la decima della menta, della ruta e di ogni erbaggio, e poi trasgredite la giustizia e l’amore di Dio. Queste cose bisognava curare senza trascurare le altre. Guai a voi, farisei, che avete cari i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo».

Ci sentiamo tutti bravi cristiani: andiamo a Messa tutte le domeniche, facciamo la Comunione (e qualche volta persino ci confessiamo!), mettiamo il nostro soldino nella cesta delle offerte, sappiamo a memoria canti, preghiere e litanie. E ancora: mandiamo i soldi alle missioni, ci indigniamo di fronte agli abusi che la televisione ci porta ogni giorno in casa. Tutto bello. Tutto giusto.

Ma…. Usciamo dalla Messa domenicale: e parte il commento acido su quella signora che “ha anche il coraggio di farsi vedere in chiesa”, il pettegolezzo su questo e su quello, magari su colui col quale si è scambiato un segno di pace non più di cinque minuti prima! A volte sembra che certi sentimenti negativi, dopo essere stati repressi per i tre quarti d’ora passati davanti all’altare, vengano fuori ancora più forti di prima, come una bibita agitata dentro una bottiglietta. Per non parlare poi dell’ incomunicabilità, dell’incapacità di vedere chi, per strada, nel vicinato, persino all’interno del nucleo familiare, ci chiede di tendergli una mano, sia in senso materiale che figurato.

Siamo bravi, magari bravissimi a rispettare le regole. Ma il Cristianesimo non è la religione delle regole: Gesù non ebbe paura di dare scandalo stravolgendo le regole del suo tempo.

Uno dei dottori della legge intervenne: «Maestro, dicendo questo, offendi anche noi». [46]Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito! Guai a voi, che costruite i sepolcri dei profeti, e i vostri padri li hanno uccisi. Così voi date testimonianza e approvazione alle opere dei vostri padri: essi li uccisero e voi costruite loro i sepolcri. Per questo la sapienza di Dio ha detto: Manderò a loro profeti e apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perché sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dall’inizio del mondo, dal sangue di Abele fino al sangue di Zaccaria, che fu ucciso tra l’altare e il santuario. Sì, vi dico, ne sarà chiesto conto a questa generazione. Guai a voi, dottori della legge, che avete tolto la chiave della scienza. Voi non siete entrati, e a quelli che volevano entrare l’avete impedito».

Quando fu uscito di là, gli scribi e i farisei cominciarono a trattarlo ostilmente e a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie, per sorprenderlo in qualche parola uscita dalla sua stessa bocca. Il Cristianesimo è la religione della “caritas”, dell’amore. Il Signore ci ama, e ci chiede di amare come Lui ha amato (e ama) noi. Di tanto in tanto guardiamoci da soli, in silenzio, davanti ad uno specchio e domandiamoci: “Ma io, oggi, ho amato?” Se la risposta è affermativa, bene, continuiamo così, la strada è quella giusta. Se la risposta è negativa, affidiamoci al Signore: se lo desideriamo veramente, Egli ci darà tutti gli strumenti per realizzare il Suo progetto di amore. Tutto il resto viene dopo.

Carmelo Intersimone

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VOCE ALLA PAROLA

UN NUOVO ANNO PASTORALE

Si dice così… perché si riprendono tutte le attività parrocchiali che durante l’estate hanno subito un rallentamento per l’assenza di varie persone che hanno lasciato la città per raggiungere altre località e riposare un po’ oppure scoprire le bellezze artistiche o naturali di altri paesi. Abbiamo ripreso a pieno ritmo la nostra vita comunitaria per una crescita nella vita cristiana. Ma non tutto è tranquillo. Sentiamo di guerre che si protraggono, emigranti che raggiungono i nostri paesi e città, il Papa che ci esorta all’accoglienza, i Vescovi italiani che ci offrono modalità che impegnano il cuore e l’intelligenza. Il Giubileo della misericordia sta davanti a noi come un faro che emana una luce non violenta, una luce soffusa che avvolge tutto con rispetto, dolcezza e tenerezza. È un dono che ci viene offerto in un tempo di freddezza e di grandi preoccupazioni.

L’amore misericordioso di Dio ci fa rinascere.
Immesso nei nostri cuori, cambia il nostro sguardo ed i nostri atteggiamenti. Dio ci rende simili a sé. Contemplando il volto di Cristo, vediamo l’amore del Padre e riceviamo il dono dello Spirito che trasforma la nostra vita. Da qui parte la forza del nostro cammino comunitario che conosce fatiche, entusiasmi, gioie. Siamo partiti con l’incontro dei vari collaboratori che, stimandosi a vicenda, danno un segno di comunione nella parrocchia. L’accoglienza dei bambini al catechismo, anche di quelli che non sono del territorio della nostra parrocchia, manifesta le braccia spalancate della madre chiesa che tutti accoglie lasciando le porte aperte per entrare ed uscire, con libertà. Per alcuni anni questi bambini e ragazzi saranno tra di noi con le loro famiglie. Facciamo sì che si possano trovare bene, si sentano in famiglia, facciano una esperienza buona di parrocchia. In questi anni, quante volte nelle varie parrocchie di Udine ho incontrato persone adulte che si sono formate alla vita nell’associazione scouts cattolici d’Europa! Sorpreso ho chiesto: “Che cosa fai qui?” “Sono nel consiglio pastorale”. “E tu?” “Faccio il catechista”. Eppure non erano del territorio della mia parrocchia…… ma nella parrocchia erano stati accolti. E l’accoglienza ha dato i suoi frutti. Anche i ragazzi di oggi non dimenticheranno più questo tempo bello ed efficace della loro vita. I giovani che si allontanano dopo la Cresima, sappiano che altri giovani continuano il loro percorso accogliendo quelle proposte di formazione che la pastorale giovanile della città va continuamente offrendo. Per tutti la porta resta sempre aperta, anzi spalancata.

L’amore misericordioso di Dio ci fa crescere.
Penso che quest’anno dovremmo crescere nella carità coinvolgendo le persone in qualche iniziativa, sia pure umile e modesta, che esprima il cuore di una comunità. Già ci sono persone impegnate su questo settore ma altre potrebbero essere più sensibili alle sfide che questo tempo ci propone.
È un tempo difficile….. ma quale tempo è stato facile? Noi viviamo un piccolo segmento della storia, è minimo. Col nostro sguardo così limitato non possiamo giudicare la storia. La storia è molto più grande di noi e noi poniamo il nostro tassello nel magnifico mosaico che il Signore va costruendo. È un mosaico splendido, come solo lui sa comporre. Non era uno spettacolo bello a vedersi quello che appariva sul Calvario in quel venerdì santo… eppure proprio lì è apparso l’amore del Signore. Questo sentimento di umiltà davanti alla storia e questa fiducia nella presenza del Signore che guida la storia, ci dona quella serenità che è necessaria per vivere questo tempo così complesso donando con coraggio la nostra testimonianza concreta, sapendo di collaborare all’avvento del regno di Dio. Senza questa speranza ci scoraggiamo. La certezza di poter offrire la gioia del vangelo nelle nostre situazioni di vita è la ricchezza che possiamo portare ancora in questo mondo.

Don Luciano, parroco

Chiesa udinese in festa domenica 11 ottobre: in Cattedrale a Udine, alle ore 17, l’arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato, presiederà l’ordinazione di un nuovo diacono permanente. È Marco Soranzo della Parrocchia udinese di San Marco.

«Il diacono permanente nella Chiesa è “per il servizio” e la sua figura è strettamente legata al vescovo: questi, infatti, impone le mani e trasmette il dono dello Spirito all’eletto durante la liturgia dell’ordinazione – spiega don Dino Bressan, delegato arcivescovile per il diaconato permanente -. Ad immagine di Cristo, “servo” dell’umanità, il diacono è chiamato a esercitare in primo luogo il servizio della carità nelle infinite forme che la vita odierna domanda e suggerisce (nel mondo del lavoro, della scuola, negli ospedali, nelle carceri), ma anche il servizio della liturgia assistendo il vescovo e i presbiteri durante le celebrazioni e quello dell’annuncio evangelico in tutte le sue modalità».

I diaconi permanenti, che non sono preti, non possono presiedere l’Eucaristia, tuttavia possono amministrare il battesimo, distribuire la comunione, benedire il matrimonio cristiano, proclamare il Vangelo e predicare oltre che presiedere le esequie; possono essere ordinati tra i battezzati celibi e anche tra coloro che sono sposati. Con l’ordinazione di Marco Soranzo, i diaconi permanenti nella Chiesa udinese raggiungono il numero di 31.

Ma conosciamo più da vicino l’ordinando.
Sessantun anni, originario di Padova, ma da sempre residente a Udine, di professione architetto, Marco Soranzo è cresciuto e ha maturato la sua fede nella parrocchia di San Marco e da oltre due anni presta servizio in quella del Carmine, impegnato nel servizio liturgico e con il gruppo degli anziani e quello della Parola. La sua è da sempre una presenza attiva nella comunità ecclesiale diocesana, a partire dagli anni del terremoto ha collaborato con diverse istituzioni, dalla Caritas alla Commissione liturgica, a quella di Arte sacra del Nordest, e anche con il settimanale diocesano “la Vita Cattolica”. Marco Soranzo è stato inoltre uno dei fondatori dell’UTE, l’Università della Terza età, assieme al cognato Paolo Naliato.

Arcidiocesi di Udine

Lutto nella Chiesa udinese per la morte di mons. Rinaldo Fabris, spirato oggi, venerdì 9 ottobre, nel Seminario interdiocesano di Castellerio, dopo una lunga malattia.

Insigne biblista di rilievo internazionale, mons. Fabris aveva ricoperto, dal 2002 al 2010, il prestigioso ruolo di presidente dell’Associazione biblica italiana. Docente dello Studio Teologico interdiocesano e dell’Istituto superiore di Scienze Religiose di Udine, dal 2003 al 2013 era stato, inoltre, moderatore del Consiglio presbiterale diocesano. Forte anche il suo impegno pastorale nella comunità di Remanzacco dove svolgeva il servizio di cooperatore parrocchiale sin dai primi anni Settanta.
«È con sincero dolore – ha dichiarato l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato appreso della morte del sacerdote – che accogliamo la notizia della scomparsa del carissimo don Rinaldo Fabris che ha dato un grande contributo a questa Chiesa diocesana di Udine, specialmente nell’approfondimento della parola di Dio, accompagnandola nel suo cammino. Ci raccogliamo attorno a lui comunitariamente, il Signore lo ricompensi come maestro e servo della sua parola».
Nato a Pavia di Udine il 1º dicembre 1936, mons. Rinaldo Fabris, fu ordinato sacerdote a Udine nel 1960, anno in cui conseguì la licenza in Teologia alla Pontificia Università Lateranense. Proseguì gli studi al Pontificio Istituto biblico, conseguendo, nel 1963, la licenza in Sacra scrittura e il dottorato in Teologia. Dal 1963 al 1964 frequentò inoltre lo Studium Biblicum di Gerusalemme e nel 1973 conseguì anche il dottorato in Sacra Scrittura sempre al Pontificio Istituto biblico.
Nel 1965 venne nominato direttore spirituale del Seminario di Udine, per poi iniziare nel 1967, ad insegnare Sacra Scrittura allo Studio teologico interdiocesano, del quale diventò preside nel 1968. Dal 1981 era direttore del la Scuola cattolica di cultura e, dal 1984, guidava anche la Commissione diocesana per l’Ecumenismo e il dialogo. Dal 1995 al 2005 fu direttore della Rivista Biblica Italiana. L’11 novembre del 1988 fu nominato Prelato d’onore di Sua Santità.
È autore di numerosissimi commentari biblici, studi monografici di storia dell’esegesi, di teologia e di spiritualità biblica. Solo lo scorso 26 settembre era stata presentata a Milano la nuova collana delle Edizioni Paoline, da lui co-diretta, dal titolo «I libri biblici», nella quale era stata pubblicata l’edizione ampliata ed aggiornata del suo «1-2 Tessalonicesi». Tra le sue ultime pubblicazioni, hanno riscosso particolare successo «Gesù il Nazareno» (Cittadella Editrice, 2011) e «Corpo, anima e spirito nella Bibbia. Dalla creazione alla risurrezione» (Cittadella, 2014).
Nel 2014 era stato uno dei protagonisti, intervistato dal Franco Fabbro, del documentario di Marco D’Agostini «I Volti Spirituali del Friuli. Sentire, meditare, esistere», un viaggio di scoperta e riscoperta della profondità spirituale del Friuli nella quale mons. Fabris racconta la sua vita spirituale di sacerdote.
Sabato 10 ottobre sarà recitato, alle ore 18.30, un Santo Rosario nella chiesa parrocchiale di Remanzacco e alle ore 20 a Pavia di Udine; domenica 11 ottobre alle ore 19 nella chiesa nel Seminario interdiocesano di Castellerio, a Pagnacco. I funerali saranno celebrati dall’Arcivescovo, lunedì 12 ottobre alle ore 15 in Cattedrale a Udine, la salma sarà lì esposta dalle ore 14.30. A conclusione delle esequie la salma sarà portata a Pavia di Udine, dove, alle 17 ci sarà un momento di preghiera in Chiesa. Mons. Rinaldo Fabris sarà poi sepolto proprio a Pavia di Udine, suo paese natìo.
Arcidiocesi di Udine

Ancora una volta l’Arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, inizia l’Anno pastorale incontrando i giovani della Diocesi, sul territorio, nelle diverse macro-zone.

Tutti gli appuntamenti prendono avvio alle ore 20.30 e prevedono una meditazione sul Vangelo del Buon Samaritano, seguita da un momento di Adorazione eucaristica guidata da mons. Mazzocato.

L’Appuntamento fissato per i giovani del Vicariato Urbano di Udine e della forania di Variano è:

Sono mille i catechisti ed animatori dei gruppi di ragazzi e giovani dell’Arcidiocesi di Udine attesi venerdì 2 ottobre, in Cattedrale a Udine, per un incontro speciale con l’Arcivescovo, mons. Andrea Bruno Mazzocato.

L’appuntamento,che sarà incentrato sul tema «Sorpresi dalla misericordia», è alle 20.00 ed è stato pensato dall’Ufficio diocesano di Pastorale Giovanile e dall’Ufficio per l’Iniziazione Cristiana e la Catechesi per pregare e ripartire insieme, con la forza e la luce dello Spirito, nel nuovo anno pastorale incentrato sul tema della Misericordia.

A conclusione della celebrazione l’Arcivescovo consegnerà a tutti i presenti il testo della sua nuova Lettera Pastorale dal titolo «Eterna è la sua misericordia».

Nell’incontro, posto a conclusione dell’itinerario formativo realizzato congiuntamente dai due uffici diocesani nel mese di settembre, i catechisti e gli animatori dei gruppi giovanili saranno sollecitati da mons. Mazzocato a vivere con intensità il proprio ruolo che, in questo anno giubilare, assume particolare rilevanza: nella sua Lettera, infatti, l’Arcivescovo illustra «cinque vie per vivere, sia personalmente che comunitariamente, l’Anno Santo», indicazioni utili per tutti, ma in modo particolare per chi si pone in relazione con le nuove generazioni e dunque rappresenta per i più giovani, e non solo, un tramite per innamorarsi del Signore.

In particolare l’Arcivescovo sottolineerà – come fa nella sua Lettera pastorale – «l’importanza di educare i fanciulli, gli adolescenti e i giovani al sacramento della Riconciliazione a cominciare dalla “prima confessione” che introduce all’incontro con Gesù nel sacramento dell’Eucaristia con la “prima comunione”». «Il sacramento della Riconciliazione vissuto con fedeltà – scrive ancora mons. Mazzocato – guida i nostri figli a formarsi coscienze delicate perché insegna loro a distinguere il bene dal male e li apre all’azione dello Spirito Santo che, come Maestro interiore, plasma i loro cuori secondo il Cuore di Gesù. Naturalmente ai sacerdoti e ai catechisti è chiesta sensibilità spirituale per far scoprire e vivere nelle diverse età l’incontro con la misericordia di Gesù in questo sacramento».