GIOVANI CHIEDETE: MAESTRO DOVE ABITI?

 5 marzo 2017, direzione Jesolo, evento?! La FESTA DEI GIOVANI, organizzata dalla Pastorale Giovanile Salesiana del Triveneto.

 

 

La giornata è cominciata alle 7 del mattino quando noi animatori del Duomo e delle altre parrocchie della nostra città, ci siamo presentati ancora pieni di sonno davanti al Tempio Ossario e, successivamente, saliti in corriera, siamo partiti verso Jesolo. Il viaggio è stato un momento di risate e di chiacchiere… anche se qualcuno ha provato a recuperare il sonno perso nei giorni precedenti. Arrivati al Pala Arrex e preso posto sugli spalti gremiti di gente (eravamo più di 7 mila giovani, provenienti da tutto il Triveneto), abbiamo partecipato, durante la mattinata, a molti balli di gruppo e assistito allo spettacolo teatrale “Maestro dove abiti?” che ci ha accompagnati nel tema di questa edizione. Lo spettacolo era ambientato in un villaggio azteco impegnato con la costruzione di una piramide rovesciata, al fine di riprendere il contatto con Dio, che subirà molte difficoltà strutturali. Lo spettacolo riprendeva il brano biblico della Torre di Babele, per farci riflettere sul fatto che se vogliamo metterci in contatto con Dio, per ascoltare la Sua voce, non bisogna costruire grandi templi o costruzioni lussuose per avvicinarci al cielo ma bisogna invece rientrare in noi stessi per comprendere che Dio abita il nostro cuore e ci aspetta e dialoga con noi nel nostro intimo. Abbiamo ascoltato inoltre la testimonianza di un complesso rock: “I REALE” che, dopo la conversione, dopo aver ritrovato il dialogo con il Signore, annuncia Dio attraverso i testi delle loro canzoni. Al termine della la santa Messa, vissuta assieme ai tanti giovani presenti, ci siamo diretti alla spiaggia dove abbiamo mangiato, fatto foto e passeggiato in riva al mare.

Nel pomeriggio, dopo aver fatto un giro tra i vari workshop presenti e seguito il secondo atto dello spettacolo che concludeva la festa con un messaggio di speranza, abbiamo ripreso la corriera in direzione Udine, con la gratitudine nel cuore per una giornata vissuta in pienezza, avendo respirato un clima di spensieratezza e al contempo di profondità spirituale, stile che contraddistingue la Chiesa giovane sull’esempio di Don Bosco.

Simone Carlini

 

 

 

LA VIA CRUCIS CON I GIOVANI

 

Alcuni anni fa è nata questa esperienza spirituale, durante la Quaresima, per i giovani. Inizialmente si è svolta in luoghi diversi, mentre un altro gruppo di persone si radunava presso l’Ospedale civile di Udine per vivere questo momento in ideale sintonia con coloro che stanno portando la croce della malattia. Ricordo di aver proposto ai giovani: Perché non celebriamo insieme questo cammino dell’amore di Dio proprio là dove sembra che Dio sia lontano, condividendo così almeno attraverso la preghiera una croce che per i malati è pesante da portare? L’accoglienza della proposta è stata immediata da parte del gruppo di coordinamento della pastorale giovanile guidato da don Marcin Gazzetta e da Massimo Filippo. Da 3 anni la partecipazione è sempre numerosa alla Via Crucis, animata dalle riflessioni, dai canti e dalle preghiere dei giovani. Quest’anno si è voluto meditare sulla Parola del Signore: “Siano una cosa sola… perché il mondo creda”. È facile intuire la proposta. È un invito alla comunione nella chiesa, nella scuola superando difficoltà, pigrizie e mode. Si tratta di essere responsabili, di saper ascoltare, di accogliere anche le croci che si incontrano sul cammino della vita e di saper dire grazie a quanti ci vogliono bene. Ad andare contro corrente si fa fatica, distogliere lo sguardo dalla sofferenza è facile, perdonare è difficile. Tutto questo fa parte del cammino di comunione che siamo chiamati a fare, in vista della riuscita della vita seguendo Gesù che, passando attraverso la croce, è giunto alla resurrezione. Queste sono state le riflessioni proposte dai giovani venerdì scorso durante la Via Crucis, presieduta dall’Arcivescovo, che si è tenuta lungo i viali dell’Ospedale S. Maria della Misericordia a Udine.

(don Luciano)

 

  

UNITALSI

 

L’Associazione UNITALSI, che da tanti anni compie il servizio di accompagnamento dei malati a Lourdes e altri Santuari in Italia e all’estero, propone l’acquisto di una bottiglia di olio sul sagrato della chiesa, quale aiuto per continuare a compiere quest’opera di vicinanza ai malati.

BUEN CAMINO  

Risultati immagini per buen caminoDomenica prossima saranno a disposizione ancora delle copie del libro “Buen Camino” scritto da don Luciano, il quale racconta l’esperienza  del suo pellegrinaggio compiuto fino a Santiago di Compostella in Spagna. Il Parroco augura una piacevole lettura a quanti vorranno percorrere idealmente lo stesso itinerario che è immagine del cammino della vita verso la meta della Pasqua.

Chi desidera, le potrà ritirare in fondo alla chiesa lasciando una piccola e libera offerta o anche gratuitamente, come un omaggio del Parroco alla comunità in occasione della Pasqua.

SABATO 25 MARZO

SOLENNITA’ DELL’ANNUCIAZIONE DEL SIGNORE

Festa di S. Maria Annunziata Patrona della nostra Parrocchia

 

Ore 7.30: S. Messa presso l’Oratorio della Purità

Ore 9.00: Canto delle Lodi e recita dell’Ora Terza assieme ai canonici in cattedrale

Ore 19.00: S. Messa solenne presieduta dall’Arcivescovo. Cantano i Pueri Cantores e l’Aquileiensis Chorus. Dopo la S. Messa prosegue la festa nell’Oratorio della Purità.

DAL MESSAGGIO DELL’ARCIVESCOVO PER LA QUARESIMA 2017   

«ASCOLTINO MOSÈ E I PROFETI» (LC 16, 29)

La Quaresima: tempo favorevole per riordinare la nostra vita 

Cari Fratelli e Sorelle,

di tanto in tanto sentiamo l’esigenza di fare una pulizia generale in casa passando a fondo, con detersivi adatti, tutti gli ambienti e rimettendo in ordine ogni cosa. Quando l’abitazione è pulita e ordinata si vive meglio e più serenamente.

C’è un altro luogo dentro il quale viviamo ogni giorno; Gesù la chiama la nostra «camera segreta».…. Sappiamo mettere ordine anche dentro il nostro cuore?  Sappiamo da dove si comincia e quali strumenti usare?… Il Papa ci invita a meditare la parabola evangelica del ricco e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31).

Meditare la Parola di Dio. Ecco la prima indicazione che ci offre la parabola: la necessità di meditare la parola che Dio ha rivelato per mezzo di Mosè e dei profeti e, alla fine, per mezzo di Gesù. Se quel ricco avesse ascoltato la Parola di Dio non avrebbe sbagliato completamente l’impostazione della sua vita. Il Vangelo è come la mappa che ci guida nelle scelte della vita …. Durante questa quaresima proviamo a trovare il tempo per fermarci e leggere con attenzione qualche pagina della Sacra Scrittura.

Il passo misterioso della morte. La parabola, poi, ci ricorda che la nostra esistenza è divisa in due tempi, separati tra loro dal passo misterioso della morte.…….

Capita anche a noi di vivere dimenticando che stiamo andando verso la morte oltre la quale si aprirà il secondo atto della nostra vita? Gesù, ci ricorda che ci troveremo a faccia a faccia davanti a lui per il giudizio finale sulla nostra esistenza terrena il quale ci introdurrà ad una condizione eterna di gioia o di tormento. (Mt 25, 31-46).

La cecità interiore. Pensando solo a se stesso il ricco era diventato cieco. Dice il Papa che Lazzaro per lui era come “invisibile”…. Aggiunge Papa Francesco: «Quando non esiste che il proprio io, le persone che ci circondano non entrano nel nostro sguardo». Solo purificando la nostra coscienza noi torniamo a vedere con gli occhi e col cuore il fratello che elemosina il nostro aiuto. Cari Fratelli e Sorelle, concludo qui il mio messaggio sperando che le tre brevi indicazioni che ho ricordato aiutino ognuno di noi a vivere la quaresima come tempo favorevole per portare ordine e pulizia nella stanza interiore del proprio cuore. Rinnoveremo così la vita nuova iniziata in noi col battesimo e che è fonte della vera gioia, la gioia pasquale.                                                               + Andrea Bruno Mazzocato – Arcivescovo

 

MUSICA E CANTO NELLA LITURGIA

La Liturgia Eucaristica e i canti di Comunione

 

Nell’ordinamento antico i musicisti componevano i cinque brani della Messa (Kyrie-Gloria-Credo-Sanctus-Agnus Dei) considerandoli tutti ugualmente importanti, eliminando le singole differenze, con risultati eccellenti dal punto di vista artistico, ma dimenticando la loro diversa funzione: espressione di grido, di supplica, di inno, di litania, di lode.             In questi decenni sono stati fatti dei progressi ma c’è ancora bisogno di comprendere il vero ruolo dei singoli canti all’interno della celebrazione. Ogni canto non deve interrompere l’azione rituale ma la deve favorire perché è elemento costitutivo di tale azione. “Il canto all’offertorio accompagna la processione con la quale si portano i doni; esso si protrae almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull’altare. È sempre possibile accompagnare con il canto i riti offertoriali, anche se non si svolge la processione con i doni.” Con il dialogo iniziale e il prefazio prende l’avvio la Preghiera Eucaristica. E’ il solenne rendimento di grazie per le meraviglie che il Signore continua ad operare nella storia della salvezza. Il sacerdote lo recita o lo canta da solo e conclude: “Uniti agli angeli e ai santi cantiamo a una sola voce.” L’assemblea risponde con l’inno: Santo, Santo,…. che non può essere sbrigativo: è il canto più importante di tutta la celebrazione. E’ adorazione, proclamazione, espressione di entusiasmo e, come tale, richiede vivacità ed espressione gioiosa. La dossologia che conclude la preghiera eucaristica esprime la glorificazione di Dio ed è seguita con l’acclamazione del popolo: AMEN! Il canto sottolinea e rafforza le parole. L’invito e la preghiera del Padre nostro rappresentano il passaggio ai riti di comunione. Tutta l’assemblea partecipa al Padre nostro. Il canto, anche in latino, può meglio esprimere la cattolicità della Chiesa. L’Agnello di Dio accompagna il gesto della frazione del Pane: è Cristo che si fa nostro cibo e si dona per la vita del mondo. La forma è una litania, un’invocazione che si può alternare fra il solista e l’assemblea. Non si può cantare in forma di mottetto, magari polifonico: sarebbe fuori luogo, non rispettoso del rito.

“Mentre il sacerdote assume il Sacramento, si inizia il canto di Comunione: con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario” della processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia. Il canto si protrae durante la distribuzione del Sacramento ai fedeli.”

Importante è che tale canto abbia riferimento al tema eucaristico, mentre il collegamento con il tema liturgico del giorno può non essere così forte. Durante la Comunione si possono scegliere varie soluzioni. Si può inserire dopo ogni strofa un intervento strumentale oppure la strofa può essere eseguita dalla Schola, a più voci, con la ripresa del ritornello da parte dell’assemblea. Altre volte si potrebbe mantenere il silenzio, con delicato brano organistico, e cantare l’inno di ringraziamento quando tutti sono seduti. Anche un mottetto polifonico potrebbe risultare adatto a creare un clima di devoto raccoglimento. Non ci si deve preoccupare di riempire tutto lo spazio con canti: utile anche il silenzio che favorisce l’adorazione e il ringraziamento.

Il canto finale non è prescritto dalle rubriche ma neppure vietato. A volte è bene conclude-re con una festosa toccata d’organo, in altre occasioni si può eseguire un canto assembleare, un’antifona o canto in onore della Madonna. In alcune solennità un mottetto polifonico antico o moderno della schola potrebbe essere quanto mai felice.                                                  Mons. Giulio Gherbezza

IL MESSAGGIO DEL PAPA

La parabola dell’uomo ricco e del povero Lazzaro (Lc 16,19-31).

(Viene pubblicato un estratto del Messaggio del Papa per la Quaresima 2017)

 

  1. L’altro è un dono

Lazzaro ci insegna che l’altro è un dono. La giusta relazione con le persone consiste nel riconoscerne con gratitudine il valore. Anche il povero alla porta del ricco non è un fastidioso ingombro, ma un appello a convertirsi e a cambiare vita. Il primo invito che ci fa questa parabola è quello di aprire la porta del nostro cuore all’altro, perché ogni persona è un dono, sia il nostro vicino sia il povero sconosciuto. La Quaresima è un tempo propizio per aprire la porta ad ogni bisognoso e riconoscere in lui o in lei il volto di Cristo. Ognuno di noi ne incontra sul proprio cammino. Ogni vita che ci viene incontro è un dono e merita accoglienza, rispetto, amore.

  1. Il peccato ci acceca

La parabola ci mostra poi che la cupidigia del ricco lo rende vanitoso. La sua personalità si realizza nelle apparenze, nel far vedere agli altri ciò che lui può permettersi. Ma l’apparenza maschera il vuoto interiore. La sua vita è prigioniera dell’esteriorità, della dimensione più superficiale ed effimera dell’esistenza (cfr ibid., 62).

Il gradino più basso di questo degrado morale è la superbia. L’uomo ricco si veste come se fosse un re, simula il portamento di un dio, dimenticando di essere semplicemente un mortale. Per l’uomo corrotto dall’amore per le ricchezze non esiste altro che il proprio io, e per questo le persone che lo circondano non entrano nel suo sguardo. Il frutto dell’attaccamento al denaro è dunque una sorta di cecità: il ricco non vede il povero affamato, piagato e prostrato nella sua umiliazione.

  1. La Parola è un dono

Solo tra i tormenti dell’aldilà il ricco riconosce Lazzaro e vorrebbe che il povero alleviasse le sue sofferenze con un po’ di acqua. I gesti richiesti a Lazzaro sono simili a quelli che avrebbe potuto fare il ricco e che non ha mai compiuto. Nell’aldilà si ristabilisce una certa equità e i mali della vita vengono bilanciati dal bene.

In questo modo emerge il vero problema del ricco: la radice dei suoi mali è il non prestare ascolto alla Parola di Dio; questo lo ha portato a non amare più Dio e quindi a disprezzare il prossimo. La Parola di Dio è una forza viva, capace di suscitare la conversione nel cuore degli uomini e di orientare nuovamente la persona a Dio. Chiudere il cuore al dono di Dio che parla ha come conseguenza il chiudere il cuore al dono del fratello.

 

MUSICA E CANTO NELLA LITURGIA

 

La Liturgia della Parola

“Le letture scelte dalla sacra Scrittura con i canti che le accompagnano costituiscono la parte principale della Liturgia della Parola; l’omelia, la professione di fede e la preghiera universale o preghiera dei fedeli sviluppano e concludono tale parte.… Il popolo fa propria questa parola divina con il silenzio e i canti, e vi aderisce con la professione di fede.” La Parola del Signore va proclamata. Significa che vanno messe in atto tutte le premesse per una buona lettura: tono di voce, pause, espressività, rispetto dei segni di interpunzione. La previa conoscenza del testo facilita la lettura e l’ascolto…!

E’ possibile cantare le letture, in particolare il Vangelo. Lo si faceva nelle Messe solenni fino alla riforma del Concilio Vaticano II. Oggi il rischio sta nel sommergere il testo con una cantillazione “gregorianeggiante” fuori posto, derivata da modi precipitosi e improvvisati che di certo non conferiscono nobiltà al testo sacro.

Il salmo responsoriale

Ha grande valore liturgico e pastorale, è intermezzo poetico e lirico tra le due letture, perciò musicalmente va trattato come tale. Non dimentichiamo che i salmi sono la base della preghiera cristiana e che Gesù stesso li ha pregati nella sua vita terrena.

Il salmo è risposta alla Parola ascoltata ed è meditazione. Va eseguito in canto, almeno in parte. La forma indicata è quella responsoriale, cioè l’alternanza tra il ritornello melodico eseguito dall’assemblea e i versetti affidati alla schola o al solista. In alcune solennità il coro potrebbe eseguire il ritornello a più voci. E’ opportuno che le melodie siano semplici ma non banali, da memorizzare con facilità dai fedeli dopo la proposta del solista.

Prevedendo le difficoltà, è buono il suggerimento: “Perché il popolo possa più facilmente ripetere il ritornello, si possono scegliere alcuni testi comuni di ritornelli e di salmi per i di-versi tempi dell’anno; questi testi si possono utilizzare al posto di quelli corrispondenti alle letture ogni volta che il salmo viene cantato. Se il salmo non può essere cantato, venga proclamato nel modo più adatto a favorire la meditazione della parola di Dio. Immediatamente prima del Vangelo, si canta l’Alleluia o un altro canto stabilito dalle rubriche, come richiede il tempo liturgico. Tale acclamazione costituisce un rito o atto a sé stante, con il quale l’assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per parlare e con il canto manifesta la propria fede. Viene cantato da tutti stando in piedi, sotto la guida della schola o del cantore, e se il caso lo richiede, si ripete; il versetto invece viene cantato dalla schola o dal cantore.”

Il Credo, essendo professione di fede, va proclamato. Si tratta di un testo teologico e non lirico. In occasione dell’Anno della fede è stata data l’indicazione di cantare il Credo III, gregoriano, Lo si può eseguire lodevolmente in occasione di raduni e di celebrazioni particolari. Inoltre è prevista la possibilità che l’assemblea ripeta un breve ritornello, anche cantato, nel corso della professione di fede proclamata dal celebrante.                                                                                                                                                                 Mons. Giulio Gherbezza

 

 

OPPORTUNITA’ DI BENE IN QUARESIMA

 

Solitudine a Udine: Una persona ha aderito all’iniziativa di donare un momento di tempo a qualche persona sola nella nostra parrocchia…Si incomincia così, sempre col numero uno….. ma poi i numeri continuano all’infinito…Chiunque può partecipare!

I bambini aiutano i bambini: Questa iniziativa ha incontrato l’entusiasmo dei nostri bambini del catechismo, i quali si sono impegnati a compiere qualche sacrificio per dare la possibilità ai bambini siriani di un campo profughi a Beirut (Libano) di poter usufruire di libri, matite, penne, quaderni ed altro materiale di cancelleria nella scuola che stanno frequentando. La cassetta per la raccolta delle offerte è in fondo alla chiesa.

Carissimi fedeli, davanti a noi è sempre aperto il cammino della vita ed il Tempo della Quaresima ci viene offerto come una opportunità di ripresa del cammino della vita cristiana, cioè della vita secondo lo Spirito.

Sono valide anche oggi le tradizionali e bibliche pratiche quaresimali: la preghiera per un rinnovato rapporto con il Signore che continuamente ci rimanda ai fratelli, il digiuno che ci sprona ad una vita sobria, la carità che ci apre alle necessità degli altri.

Sono delle proposte che ci richiamano e ci facilitano il nostro cammino dietro a Gesù e la nostra conformazione a Lui fino a raggiungere la sua statura. Si tratta della vita battesimale. Non penso che ci vengano richieste mortificazioni corporali ma di purificare il nostro amore, di crescere nella fede e nella speranza. È la fatica del cammino di conversione. S. Paolo ci esorta a far “morire l’uomo vecchio”, quello che vive per se stesso, prigioniero di una logica egoistica, antievangelica. Riconosciamo con umiltà di portare in noi qualcosa che ci può nuocere interiormente, ma trasformati dalla grazia battesimale collaboriamo con Gesù per essere sempre di più discepoli suoi e testimoni del suo mistero di morte e resurrezione.

Al di là di alcune pratiche tradizionali, io esorterei ad essere più fedeli ai doveri del proprio stato, ad affrontare assieme agli altri le difficoltà della vita, a praticare le virtù ordinarie, quelle di tutti i giorni, ad associarci al mistero di Cristo per compiere un cammino anche di lotta interiore. Così si permette alla nostra vita di far fiorire i fermenti buoni e la dignità della persona che cresce piano piano fino alla statura del Figlio di Dio. Auguro a tutti un fecondo cammino di Quaresima, mentre vi propongo alcune opportunità comunitarie di bene.

OPPORTUNITA’ DI BENE NEL TEMPO DI QUARESIMA

Per gli adulti: Solitudine a Udine

Ci sono delle persone sole nelle nostre case, nei condomini. È vero che tutte hanno la badante, per cui sembra che abbiano già una assistenza adeguata. Può essere vero. Ma forse una visita di una persona diversa che va gratuitamente a tenere un’ora di semplice compagnia può diventare un momento atteso, un momento diverso, un momento di comunicazione, un momento di vita serena. È in programma, nella nostra Parrocchia, la formazione di un piccolo gruppo di persone che compiano questo gesto di carità, iniziando da questa Quaresima. Chi desidera partecipare, avverta direttamente il Parroco.

Per i bambini: Una porta che si apre

A Beirut nel Libano esiste una casa gestita dalla Caritas che ospita mamme e bambini profughi della Siria. I bambini hanno bisogno di quaderni, zainetti, matite, penne, colori, materiale di cancelleria per frequentare la scuola. Papà e mamme, nonni e nonne, vogliate insegnare ai figli o ai nipoti a fare qualche “fioretto”…, cioè qualche piccola effettiva rinuncia per aiutare questi bambini. Non è una cosa banale, ma è un modo per educare a guardare al di là delle proprie comodità, ad aprire il cuore, ad essere sensibili, concretamente. In fondo alla chiesa c’è una cassetta per la raccolta delle offerte: “I BAMBINI AIUTANO I BAMBINI”. Quando venite alla Messa domenicale accompagnando i bambini, passate con loro davanti a questa cassetta ed abituate i loro occhi a vedere la realtà, il loro cuore a prendere coscienza, la loro volontà ad agire concretamente. Forse qualche moneta, frutto di un sacrificio effettuato durante la settimana precedente, cade nella cassetta come una goccia che dona refrigerio a chi ha sete, come la possibilità di una porta che si apre ed accoglie un bambino nella scuola. E la cultura cambia la vita.     Cordialmente.                                       don Luciano, parroco

 

MUSICA E CANTO NELLA LITURGIA

I riti d’introduzione

I riti d’inizio predispongono i cristiani ad entrare nel clima di raccoglimento, e di preghiera. “La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività e accompagnare la processione dei sacerdote e dei ministri”

Il canto prevede una forma completa e solenne, di natura litanica o, come succede più spesso, di carattere corale, eseguito dalla Schola e dal popolo insieme, o in modo alternato, oppure dalla sola Schola. Deve essere in sintonia con il rito del giorno e la sua solennità. In alcuni casi una introduzione strumentale può supplire e introdurre bene la celebrazione.

“Dopo il segno di croce e una breve monizione introduttiva, ha luogo l’atto penitenziale” Il Kyrie è una litania, una serie di tre invocazioni proposte dal diacono o dal cantore con risposta costante dell’assemblea. E’ di forma dimessa, umile, essenziale.

Bisogna rispettare la forma binaria per rendere vero il senso rituale: un abuso eccessivo di melodie o di parole non aiuta in questo momento. Anche i tanti Kyrie eleison della tradizione classica preconciliare (Tomadini, Candotti, Perosi, Pigani, ecc..) mal si adattano ad essere inseriti in questo momento perché non rispettano la forma della litania ma sono stati sviluppati come mottetti e la loro durata è eccessiva, pregiudicando l’equilibrio della celebrazione. Da notare che quando la celebrazione è preceduta da altro rito d’accoglienza o penitenziale (v. aspersione dei fedeli) si omette il Kyrie eleison.

“Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello. Il testo di questo inno non può essere sostituito con un altro. Viene iniziato dal sacerdote o, secondo l’opportunità, dal cantore o dalla schola, ma viene cantato o da tutti simultaneamente o dal popolo alternativamente con la schola, oppure dalla stessa schola. Se non lo si canta, viene recitato da tutti, o insieme o da due cori che si alternano.” E’ inno di lode e pertanto va cantato, altrimenti non è inno. Sarebbe utile che una comunità conoscesse diverse melodie del Gloria in modo da evidenziare i diversi gradi di festività nel corso dell’anno liturgico. Questi riti vengono conclusi con l’orazione (Colletta) da parte del sacerdote. E’ bene valutare l’opportunità di cantare questa preghiera in modo che l’assemblea possa rispondere con un Amen convinto e deciso.

E’ cosa buona non sovraccaricare questi riti d’inizio con interventi cantati eccessivi perché rimanga il giusto spazio all’ascolto della Parola e alla Liturgia Eucaristica.                                                                                                                        Mons. Giulio Gherbezza