Video messaggio dell’Arciprete della Cattedrale di Udine, mons. Luciano Nobile, in occasione della S.Pasqua 2018.

Un augurio a tutti!

 

 

 

QUANTO COSTA UNA MESSA?

 

Carissimi fedeli che frequentate le celebrazioni in cattedrale e nelle altre chiese della Parrocchia di S. Maria Annunziata, mi sembra opportuno ribadire, con questo intervento, alcune precisazioni perché non si cada negli errori che una certa stampa cavalca più o meno coscientemente e ad arte.

La S. Messa non si compra e non si paga perché non è in vendita.

È il memoriale della morte e della Resurrezione di Cristo, è fonte e culmine della vita cristiana, effettua l’unità del popolo di Dio ed edifica continuamente la chiesa. Si celebra sempre per tutti i vivi e per tutti i defunti. Nessuno può appropriarsi della Messa perché Dio è di tutti.

Perché si dona allora una offerta?

È segno di partecipazione al sacrificio di Cristo ed un gesto di solidarietà col sacerdote. Serve al sostentamento del clero e alle opere di ministero. Ogni sacerdote può ricevere soltanto una offerta per ogni Messa che celebra. Se celebra due o tre nella stessa giornata, deve consegnare una parte (circa ¾) in Curia per sostenere le opere pastorali della diocesi. Il sacerdote che è parroco, alla domenica e nelle feste, celebra la Messa parrocchiale per tutto il popolo di Dio che gli è affidato, senza ricevere alcuna offerta. Se un fedele dona una offerta più piccola di quella stabilita in Diocesi o chiede di celebrare gratuitamente per uno stato di indigenza, il Sacerdote non farà alcun problema.

E quando ci sono tante intenzioni, si accumulano le offerte?

Assolutamente no! Il celebrante riceve solo una offerta. Le altre offerte con le relative intenzioni vengono inviate ad altri sacerdoti (poveri, anziani, malati, missionari) i quali sono tenuti a celebrare altrettante Messe quante sono le intenzioni richieste dai fedeli. Così, oltre che far celebrare le Messe per i defunti o per i vivi, i fedeli danno un aiuto concreto a chi è in stato di necessità.

La Messa non si può accaparrare.

La Messa è sempre di tutti. Qualcuno, pochissimi veramente, si infastidisce se accanto ai suoi defunti si ricordano altri di un’altra famiglia. Siamo tutti la famiglia di Dio. Si celebra sempre per tutti i vivi e per tutti i defunti. Non si può dividere la Messa per l’uno o per l’altro come non si può dividere l’amore di Dio, come non si può dividere l’infinito in parti finite. Porto un esempio che non è esaustivo ma può essere illuminante. Credo che tutti i papà e tutte le mamme amino i figli in egual misura. L’amore dato ad un figlio gratuitamente non impoverisce l’amore offerto all’altro. È tutto l’amore che viene donato all’uno e all’altro. Così è l’amore di Dio. È infinito ed è gratuito. È offerto tutto ad ognuno dei vivi e tutto ad ognuno dei morti, gratuitamente. Questo avviene anche nella celebrazione della S. Messa.

L’amore condiviso risplende nella Messa.

Questo amore si manifesta ancor maggiormente quando più famiglie si incontrano nella preghiera, nella stessa Messa. Ed è anche più bello e significativo trovarsi numerosi in chiesa ed unirsi nel canto e nella gioia dell’incontro con Dio e con i fratelli. L’ offerta per la Messa diventa un atto libero di solidarietà non solo col sacerdote celebrante ma con altri sacerdoti sconosciuti, poveri, missionari, malati.

È mettere in pratica il comando di Gesù: Amatevi come io ho amato voi. In questa prospettiva tante difficoltà si superano, tante illazioni si smascherano, tanta ignoranza si evidenzia e si riconosce in chi dovrebbe informarsi prima di parlare. È lodevole celebrare la Messa ricordando vivi e defunti ed è una esigenza del cristiano parteciparvi tutte le domeniche e le feste.

La Settimana Santa Ci stiamo avviando verso la grande settimana, la Settimana Santa. Raccogliamoci per vivere intensamente i prossimi giorni, nella contemplazione dell’amore di Dio che con noi si fa solidale fino alla morte per donarci vita e resurrezione.

Mi permetto di raccomandare la partecipazione alle celebrazioni e soprattutto ad essere solidali con gli altri nelle forme che ognuno riterrà opportune e possibili. Le necessità sono sempre tante. È importante non restare indifferenti. Buona settimana santa.

Con tanta cordialità.                                                                                                                                 Il Parroco Don Luciano

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2018

 

«Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti» (Mt 24,12) (continua) 

Cosa fare?

Se vediamo nel nostro intimo e attorno a noi i segnali appena descritti, ecco che la Chiesa, nostra madre e maestra, assieme alla medicina, a volte amara, della verità, ci offre in questo tempo di Quaresima il dolce rimedio della preghiera, dell’elemosina e del digiuno.

Dedicando più tempo alla preghiera, permettiamo al nostro cuore di scoprire le menzogne segrete con le quali inganniamo noi stessi, per cercare finalmente la consolazione in Dio. Egli è nostro Padre e vuole per noi la vita.

L’esercizio dell’elemosina ci libera dall’avidità e ci aiuta a scoprire che l’altro è mio fratello: ciò che ho non è mai solo mio. Come vorrei che l’elemosina si tramutasse per tutti in un vero e proprio stile di vita! Come vorrei che, in quanto cristiani, seguissimo l’esempio degli Apostoli e vedessimo nella possibilità di condividere con gli altri i nostri beni una testimonianza concreta della comunione che viviamo nella Chiesa. A questo proposito faccio mia l’esortazione di san Paolo, quando invitava i Corinti alla colletta per la comunità di Gerusalemme: «Si tratta di cosa vantaggiosa per voi» (2 Cor 8,10). Questo vale in modo speciale nella Quaresima, durante la quale molti organismi raccolgono collette a favore di Chiese e popolazioni in difficoltà. Ma come vorrei che anche nei nostri rapporti quotidiani, davanti a ogni fratello che ci chiede un aiuto, noi pensassimo che lì c’è un appello della divina Provvidenza: ogni elemosina è un’occasione per prendere parte alla Provvidenza di Dio verso i suoi figli; e se Egli oggi si serve di me per aiutare un fratello, come domani non provvederà anche alle mie necessità, Lui che non si lascia vincere in generosità?

Il digiuno, infine, toglie forza alla nostra violenza, ci disarma, e costituisce un’importante occasione di crescita. Da una parte, ci permette di sperimentare ciò che provano quanti mancano anche dello stretto necessario e conoscono i morsi quotidiani dalla fame; dall’altra, esprime la condizione del nostro spirito, affamato di bontà e assetato della vita di Dio. Il digiuno ci sveglia, ci fa più attenti a Dio e al prossimo, ridesta la volontà di obbedire a Dio che, solo, sazia la nostra fame.

Vorrei che la mia voce giungesse al di là dei confini della Chiesa Cattolica, per raggiungere tutti voi, uomini e donne di buona volontà, aperti all’ascolto di Dio. Se come noi siete afflitti dal dilagare dell’iniquità nel mondo, se vi preoccupa il gelo che paralizza i cuori e le azioni, se vedete venire meno il senso di comune umanità, unitevi a noi per invocare insieme Dio, per digiunare insieme e insieme a noi donare quanto potete per aiutare i fratelli!

Il fuoco della Pasqua

Invito soprattutto i membri della Chiesa a intraprendere con zelo il cammino della Quaresima, sorretti dall’elemosina, dal digiuno e dalla preghiera. Se a volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di Dio! Egli ci dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare.

Una occasione propizia sarà anche quest’anno l’iniziativa “24 ore per il Signore”, che invita a celebrare il Sacramento della Riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica. Nel 2018 essa si svolgerà venerdì 9 e sabato 10 marzo, ispirandosi alle parole del Salmo 130,4: «Presso di te è il perdono». In ogni diocesi, almeno una chiesa rimarrà aperta per 24 ore consecutive, offrendo la possibilità della preghiera di adorazione e della Confessione sacramentale.

Nella notte di Pasqua rivivremo il suggestivo rito dell’accensione del cero pasquale: attinta dal “fuoco nuovo”, la luce a poco a poco scaccerà il buio e rischiarerà l’assemblea liturgica. «La luce del Cristo che risorge glorioso disperda le tenebre del cuore e dello spirito», affinché tutti possiamo rivivere l’esperienza dei discepoli di Emmaus: ascoltare la parola del Signore e nutrirci del Pane eucaristico consentirà al nostro cuore di tornare ad ardere di fede, speranza e carità.

Vi benedico di cuore e prego per voi. Non dimenticatevi di pregare per me.                                       Papa  Francesco

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE PER LA QUARESIMA 2018

 

«Per il dilagare dell’iniquità, si raffredderà l’amore di molti» (Mt 24,12)

Cari fratelli e sorelle,

ancora una volta ci viene incontro la Pasqua del Signore! Per prepararci ad essa la Provvidenza di Dio ci offre ogni anno la Quaresima, «segno sacramentale della nostra conversione», che annuncia e realizza la possibilità di tornare al Signore con tutto il cuore e con tutta la vita.

Anche quest’anno, con il presente messaggio, desidero aiutare tutta la Chiesa a vivere con gioia e verità in questo tempo di grazia; e lo faccio lasciandomi ispirare da un’espressione di Gesù nel Vangelo di Matteo: «Per il dilagare dell’iniquità l’amore di molti si raffredderà» (24,12).

Questa frase si trova nel discorso che riguarda la fine dei tempi e che è ambientato a Gerusalemme, sul Monte degli Ulivi, proprio dove avrà inizio la passione del Signore. Rispondendo a una domanda dei discepoli, Gesù annuncia una grande tribolazione e descrive la situazione in cui potrebbe trovarsi la comunità dei credenti: di fronte ad eventi dolorosi, alcuni falsi profeti inganneranno molti, tanto da minacciare di spegnere nei cuori la carità che è il centro di tutto il Vangelo.

I falsi profeti

Ascoltiamo questo brano e chiediamoci: quali forme assumono i falsi profeti?

Essi sono come “incantatori di serpenti”, ossia approfittano delle emozioni umane per rendere schiave le persone e portarle dove vogliono loro. Quanti figli di Dio sono suggestionati dalle lusinghe del piacere di pochi istanti, che viene scambiato per felicità! Quanti uomini e donne vivono come incantati dall’illusione del denaro, che li rende in realtà schiavi del profitto o di interessi meschini! Quanti vivono pensando di bastare a sé stessi e cadono preda della solitudine!

Altri falsi profeti sono quei “ciarlatani” che offrono soluzioni semplici e immediate alle sofferenze, rimedi che si rivelano però completamente inefficaci: a quanti giovani è offerto il falso rimedio della droga, di relazioni “usa e getta”, di guadagni facili ma disonesti! Quanti ancora sono irretiti in una vita completamente virtuale, in cui i rapporti sembrano più semplici e veloci per rivelarsi poi drammaticamente privi di senso! Questi truffatori, che offrono cose senza valore, tolgono invece ciò che è più prezioso come la dignità, la libertà e la capacità di amare. E’ l’inganno della vanità, che ci porta a fare la figura dei pavoni… per cadere poi nel ridicolo; e dal ridicolo non si torna indietro. Non fa meraviglia: da sempre il demonio, che è «menzognero e padre della menzogna» (Gv 8,44), presenta il male come bene e il falso come vero, per confondere il cuore dell’uomo. Ognuno di noi, perciò, è chiamato a discernere nel suo cuore ed esaminare se è minacciato dalle menzogne di questi falsi profeti. Occorre imparare a non fermarsi a livello immediato, superficiale, ma riconoscere ciò che lascia dentro di noi un’impronta buona e più duratura, perché viene da Dio e vale veramente per il nostro bene.

Un cuore freddo

Dante Alighieri, nella sua descrizione dell’inferno, immagina il diavolo seduto su un trono di ghiaccio; egli abita nel gelo dell’amore soffocato. Chiediamoci allora: come si raffredda in noi la carità? Quali sono i segnali che ci indicano che in noi l’amore rischia di spegnersi?

Ciò che spegne la carità è anzitutto l’avidità per il denaro, «radice di tutti i mali» (1 Tm 6,10); ad essa segue il rifiuto di Dio e dunque di trovare consolazione in Lui, preferendo la nostra desolazione al conforto della sua Parola e dei Sacramenti. Tutto ciò si tramuta in violenza che si volge contro coloro che sono ritenuti una minaccia alle nostre “certezze”: il bambino non ancora nato, l’anziano malato, l’ospite di passaggio, lo straniero, ma anche il prossimo che non corrisponde alle nostre attese.

Anche il creato è testimone silenzioso di questo raffreddamento della carità: la terra è avvelenata da rifiuti gettati per incuria e interesse; i mari, anch’essi inquinati, devono purtroppo ricoprire i resti di tanti naufraghi delle migrazioni forzate; i cieli – che nel disegno di Dio cantano la sua gloria – sono solcati da macchine che fanno piovere strumenti di morte.

L’amore si raffredda anche nelle nostre comunità: nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium ho cercato di descrivere i segni più evidenti di questa mancanza di amore. Essi sono: l’accidia egoista, il pessimismo sterile, la tentazione di isolarsi e di impegnarsi in continue guerre fratricide, la mentalità mondana che induce ad occuparsi solo di ciò che è apparente, riducendo in tal modo l’ardore missionario.

(continua)

 

“Presso di te è il perdono”

È questo il tema proposto dal Papa quest’anno per l’iniziativa

“24 ore per il Signore”

 

“Se a volte la carità sembra spegnersi in tanti cuori, essa non lo è nel cuore di Dio! Egli ci dona sempre nuove occasioni affinché possiamo ricominciare ad amare”. Con queste parole, al termine del messaggio per la Quaresima, il Papa esorta a partecipare all’iniziativa “24 ore per il Signore”, che invita a celebrare il sacramento della riconciliazione in un contesto di adorazione eucaristica.

Quest’anno si svolgerà venerdì 9 e sabato 10 marzo, ispirandosi alle parole del Salmo 130,4: “Presso di te è il perdono”.  Noi vivremo così questa iniziativa proposta dal Papa:

OGNI GIORNO IN CATTEDRALE dalle 9.30 alle 11.30 e dalle 16.00 alle 18.30 è possibile celebrare il Sacramento della Riconciliazione.

VENERDI’ 9 MARZO alle 20.30 ci troveremo presso l’Ospedale Civile di Udine (Via Colugna) per vivere assieme ai giovani la Via Crucis.

SABATO 10 MARZO NELLA CHIESA DI SAN PIETRO MARTIRE

ORE 17.30 S. MESSA – ADORAZIONE EUCARISTICA FINO ALLE ORE 24

Un sacerdote è disponibile per la celebrazione del Sacramento della Penitenza.

CENTRO DI ASCOLTO INTERPARROCCHIALE

– con sede a Udine in via Rivis, 19 presso i locali dell’Istituto Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli- espressione della volontà e tensione missionaria delle comunità cristiane (la nostra compresa) delle Parrocchie della zona centro – ovest della Città.

Riassumendo, Il Centro di Ascolto (CdA) – parte integrante del “servizio di Carità” delle Parrocchie – è il luogo dove le persone trovano accoglienza da parte di altri fratelli, dove è dato ascolto alle loro ansie e problemi, dove si può ricevere un orientamento e un aiuto concreto per uscire dalle situazioni di bisogno, dove è messo in atto il comandamento dell’Amore insegnatoci da Gesù. Esso vuole superare la logica assistenziale, andare oltre il rapporto benefattore-beneficiato e restituire alla persona autonomia e dignità. Vuole essere, altresì, di stimolo alla società civile, perché essa possa rendersi corresponsabile e compartecipe alle soluzioni dei problemi di povertà esistenti sul proprio territorio. Il CdA è anche uno strumento pastorale, finalizzato a contribuire al recupero e alla diffusione della dimensione della fraternità all’interno della comunità cristiana per rafforzare quei valori di accoglienza e disponibilità nei confronti di chi ha bisogno. Infatti, per noi cristiani “partire dai poveri non è scelta escludente perché di parte, né impegno di pochi, ma fedeltà al progetto di Dio ed esigenza di radicalità originata dal battesimo, oltre che dovere di coerenza tra professione di fede e stile di vita”. Ad abitare e far vivere il CdA sono l’eventuale assistente sociale, i volontari con competenze (legislazione, casa, lavoro, immigrazione…) e ruoli diversi, il coordinatore e altre figure (volontariato professionale) con competenze specifiche. Più nel dettaglio, sono uomini e donne – tramite i quali la struttura svolge le sue funzioni di accoglienza, ascolto, orientamento e presa in carico – che sanno “distinguersi per il fatto che non si limitano a eseguire in modo abile la cosa conveniente al momento, ma si dedicano all’altro con le attenzioni suggerite dal cuore, in modo che questo sperimenti la loro ricchezza di umanità” e si senta accolto e valorizzato.

Dove recuperare queste preziose risorse umane?

La risposta è: all’interno delle comunità parrocchiali!

Perché la protagonista dell’ascolto è la parrocchia (“casa di famiglie, fraterna e accogliente”, nonché “fontana del villaggio alla quale tutti ricorrono per la loro sete”), nella sua duplice funzione: di risorsa per il CdA e di promozione dello stesso. Essa vuole andare incontro a chi bussa ma anche a chi ha smesso di bussare.

Quanti di voi si sentissero motivati a iniziare un percorso di formazione (spirituale e sociale), strutturato alla bisogna dalla Caritas diocesana, e a prestare poi servizio di volontariato all’interno della descritta struttura, cortesemente, prendano contatto con il Parroco, mons. Luciano Nobile, o lascino presso la segreteria della canonica (via Artico di Prampero, 6 – tel. O432 505302) le proprie generalità e il proprio numero di telefono per essere successivamente chiamati.

E’ compito nostro mantenere viva e testimoniare la speranza in ogni circostanza. Per chi riceve un gesto di amore e di accoglienza, la speranza si riaccende nel suo cuore.

La Quaresima sia un’occasione di crescita spirituale per tutti noi.  Auguri di buon cammino!

                                                                                     Sebastiano Ribaudo, Referente parrocchiale per la Carità

AMIAMO E SCEGLIAMO QUELLO CHE LUI AMA E COMANDA

 

 “Ceneri in testa e acqua sui piedi”

Con il giorno delle ceneri è iniziata la Quaresima che avrà termine con l’inizio del Triduo Pasquale nelle prime ore del Giovedì Santo. Un tempo spiritualmente importante, questo della Quaresima. Ovvero, un tempo di essenzialità, di preghiera, di digiuno. Un tempo di conversione, di amore verso i fratelli.

Don Tonino Bello, “il vescovo degli ultimi, un sognatore appassionato di Dio e della vita”, in una sua riflessione sulla Quaresima, così si rivolgeva ai fedeli: “Carissimi, cenere in testa e acqua sui piedi. Una strada, apparentemente, poco meno di due metri. Ma, in verità, molto più lunga e faticosa. Perché si tratta di partire dalla propria testa per arrivare ai piedi degli altri. A percorrerla non bastano i quaranta giorni che vanno dal mercoledì delle ceneri al giovedì santo. Occorre tutta una vita, di cui il tempo quaresimale vuole essere la riduzione in scala.

Pentimento e servizio. Sono le due grandi prediche che la Chiesa affida alla cenere e all’acqua, più che alle parole. Non c’è credente che non venga sedotto dal fascino di queste due prediche. Le altre, quelle fatte dai pulpiti, forse si dimenticano subito. Queste, invece, no: perché espresse con i simboli, che parlano un “linguaggio a lunga conservazione”.

È difficile, per esempio, sottrarsi all’urto di quella cenere. Benché leggerissima, scende sul capo con la violenza della grandine. E trasforma in un’autentica martellata quel richiamo all’unica cosa che conta: “Convertiti e credi al Vangelo”. […] Quello “shampoo alla cenere”, comunque, rimane impresso per sempre: ben oltre il tempo in cui, tra i capelli soffici, ti ritrovi detriti terrosi che il mattino seguente, sparsi sul guanciale, fanno pensare per un attimo alle squame già cadute dalle croste del nostro peccato.

Così pure rimane indelebile per sempre quel tintinnare dell’acqua nel catino.  È la predica più antica che ognuno di noi ricordi. […] Una predica, quella del giovedì santo, costruita con dodici identiche frasi: ma senza monotonia. Ricca di tenerezze, benché articolata su un prevedibile copione. Priva di retorica, pur nel ripetersi di passaggi scontati: l’offertorio di un piede, il levarsi di una brocca, il frullare di un asciugatoio, il sigillo di un bacio.

Una predica strana. Perché a pronunciarla senza parole, genuflesso davanti a dodici simboli della povertà umana, è un uomo che la mente ricorda in ginocchio solo davanti alle ostie consacrate. Miraggio o dissolvenza? Abbaglio provocato dal sonno, o simbolo per chi veglia nell’attesa di Cristo? “Una tantum” per la sera dei paradossi, o prontuario plastico per le nostre scelte quotidiane? Potenza evocatrice dei segni!

Intraprendiamo, allora, il viaggio quaresimale, sospeso tra cenere e acqua. La cenere ci bruci sul capo, come fosse appena uscita dal cratere di un vulcano. Per spegnerne l’ardore, mettiamoci alla ricerca dell’acqua da versare… sui piedi degli altri. Pentimento e servizio. Binari obbligati su cui deve scivolare il cammino del nostro ritorno a casa. Cenere e acqua. Ingredienti primordiali del bucato di un tempo. Ma, soprattutto, simboli di una conversione completa, che vuole afferrarci finalmente dalla testa ai piedi”.

Ho voluto realizzare il mio desiderio di condividere con Voi, cari compagni di viaggio verso una Fede più matura, questa bella e profonda riflessione di don Tonino Bello. Un Vescovo, questi, accostato ai grandi santi della chiesa, che ha dato esempio di fede colma di umanità. Egli ci ha lasciato una testimonianza cristiana particolarmente significativa e un invito, coerente con il suo stile di vita, ad essere membri attivi della “Chiesa del grembiule”. “L’immagine nasce dall’icona evangelica di Gesù che si fa servo; vivere la Chiesa del grembiule significa vivere la Chiesa del servizio”. L’esempio di don Tonino – come quello di tanti altri uomini e donne che hanno amato e amano Dio e il Suo popolo – ci dia coraggio, forza e slancio per iniziare, continuare la missione alla quale siamo chiamati: “Rendere presente” Gesù nel mondo affinché tutti possano conoscerlo. In questa Quaresima, singolarmente e come comunità parrocchiale, potremo verificare e interrogarci sul cammino fatto e su quello da fare ancora insieme, senza indugio e stanchezza. (Continua la prossima domenica con una proposta concreta).

                                                                                                 Sebastiano Ribaudo, Referente parrocchiale per la Carità

UN CALOROSO INVITO

 

Domenica 18 Marzo il Labaro della Sezione Donatori di Sangue “Unicredit/Banca del Friuli” sarà ospitato in Duomo e resterà esposto durante tutta la giornata. Un grazie alla disponibilità del Parroco che ha accolto con piacere l’invito che il Presidente della Associazione Friulana Donatori di Sangue, Roberto Flora, ha rivolto a tutti Parroci della Provincia di Udine. Egli nella sua lettera si rifà ad una consolidata tradizione in Friuli e si richiama ai valori cristiani della solidarietà insiti nel nobile gesto del dono del proprio Sangue a favore di chi ne abbia bisogno. La nostra Sezione, ha la propria Sede a Udine in Via Vittorio Veneto, 20 presso l’Istituto di Credito UnicreditBanca, e perciò si sente a tutti gli effetti facente parte della Parrocchia del Duomo.

C’E’ BISOGNO DI SANGUE!

Le Donazioni sono diminuite in questi ultimi anni mentre nel contempo sono aumentate le necessità di sacche di sangue presso i Nosocomi e questo soprattutto per la cura di alcune Leucemie o per la pratica ormai ricorrente dei Trapianti di Organi. Qualcuno è convinto che questa diminuzione sia data dal calo delle nascite, io invece credo che si debba far ritorno ad un maggior senso di solidarietà, alla gratuità, all’altruismo e alla generosità, valori che da sempre hanno contraddistinto la nostra gente friulana. Aggiungo poi che si rende spesso auspicabile e necessaria l’acquisizione di uno stile di vita più sano: meno fumo e meno alcool! Un invito quindi a tutte le persone, uomini e donne, che abbiano compiuto i 18 anni e non abbiano superato i 65 e che naturalmente godano di buona salute, a presentarsi presso i Centri di Raccolta Sangue (quello di Udine trovasi al primo piano del Padiglione di entrata dell’Ospedale Santa Maria della Misericordia) per compiere questo grande gesto di senso civico che è il Dono del proprio Sangue. È anche una occasione opportuna per un personale controllo del proprio stato di salute. Un ringraziamento a tutti coloro che vorranno accogliere questo urgente appello alla solidarietà.                      Silvano Tavano

 

 

Donatori di Sangue 4