Solennità del Corpus Domini
“Da cuore a cuore”
“Non tutti voi siete colonne, ma tutti siete pietre vive” – Sermo 336, 2
Possiamo immaginare che il rapporto di sant’Agostino con i suoi fedeli della diocesi di Ippona sia stato intenso e profondo, benché la storiografia ci dica poco a riguardo. Intuiamo queste premure dai numerosi consigli, appelli ed esortazioni che rivolge al popolo nei suoi testi. La sua attesa nei confronti dei laici non fu mai quella di spettatori passivi, semplici destinatari di insegnamenti, ma di membri attivi, pietre vive – per usare le sue stesse parole – chiamati a costituire e a sorreggere l’edificio della Chiesa, sia spirituale sia concreto nel mondo. Agostino aveva la tendenza ad essere molto rigoroso nel definire gerarchie, e il suo tempo esigeva questa chiarezza. Abbiamo visto quali posti e ruoli assegnava al ministero ordinato (quello dei vescovi e dei sacerdoti) che, come dice, compone le “colonne” della Chiesa. Resta da capire dove ci collochiamo noi, i laici, cristiani battezzati che partecipano alla vita della comunità ecclesiale in modo vivo, concreto e sostanziale. È importante, dunque, soffermarsi sulla figura del laico in Agostino e sulla sua partecipazione alla vita della Chiesa, soprattutto attraverso i sacramenti, ma anche mediante la testimonianza quotidiana, il servizio e la preghiera. La vita cristiana non si riduce infatti a una frequentazione passiva della liturgia e all’ascolto della Parola; è necessario che sia mattone, “pietra viva” che a seconda della sua forma è chiamata a collocarsi in un determinato posto, nel costituire l’edificio della Chiesa. Siamo quindi pietre, non elementi decorativi superficiali o accessori: siamo parte della muratura, partecipiamo alla solidità e alla bellezza monumentale.
Il laicato nel tempo
In una società cristiana, come quella del IV secolo, dove i confini tra sacro e profano si intrecciavano spesso con sfumature complesse, Agostino propone una visione radicale della santità quotidiana, quella santità che deve abitare ogni casa, ogni famiglia, ogni ambiente di lavoro o di incontro sociale. I laici non sono relegati a un ruolo marginale, ma sono chiamati a essere testimoni costanti di Cristo nel mondo: “Quando siete nelle vostre case, vi esorto a essere testimoni di Cristo verso i vostri familiari” (Sermo 94, 2). L’invito ad essere testimoni di Cristo nei propri ambienti, si traduce in una vocazione alta e impegnativa che si somma alla pratica religiosa e si fa incarnazione di una spiritualità viva e operosa. Nel corso dei secoli, questa idea ha trovato più conferme e si è sviluppata: il Concilio Vaticano II, riprendendo la tradizione patristica, ha rilanciato la vocazione e la missione del laicato, sottolineando la chiamata a collaborare con il ministero ordinato per la costruzione del Regno. Ma già Agostino aveva colto la natura missionaria e sacramentale della partecipazione dei fedeli laici, distinguendola dalla semplice appartenenza formale.
La vocazione dei laici
San Paolo, ricordato con frequenza da Agostino, definisce i credenti “templi dello Spirito Santo” (1 Cor 6,19), affermando così la sacralità della loro esistenza quotidiana, non confinata al sacro edificio, ma radicata nell’umano. Non dimentichiamo l’esempio di quella donna che ungeva i piedi di Gesù con unguento profumato, simbolo della partecipazione attiva nella lode e nel sacrificio; o del giovane ricco, chiamato esplicitamente a donare tutto e seguire Cristo. Come affermava il teologo Romano Guardini, “La Chiesa è prima di tutto la comunità dei fedeli, e questa comunità vive e si esprime nella corresponsabilità di tutti i suoi membri.” E ancora, come sottolineava il cardinale Joseph Ratzinger, “Il laicato ha una missione propria, non derivata ma primaria, che è quella di portare il Vangelo in tutti gli ambiti della vita umana.” I laici sono chiamati al servizio nella carità, nel sostegno ai poveri e ai malati, nell’impegno per la giustizia e la pace, nella cura della liturgia e nella testimonianza pubblica della fede. Anche la preghiera e la catechesi, sebbene spesso meno visibili, sono campi in cui la loro presenza è indispensabile. Agostino, nelle sue lettere e nei suoi sermoni, esorta continuamente i fedeli a non ritirarsi in un anonimato passivo, la Chiesa è un organismo vivente, e come tale ha bisogno non solo di colonne forti, ma di ogni pietra viva che contribuisce alla sua crescita, alla sua bellezza, alla sua santità.
Francesco Palazzolo