Solennità dei Santi Pietro e Paolo
“Da cuore a cuore”
«Finisce qui il nostro canto, ma non finisca mai la lode di Dio. Se non puoi lodarlo con la lingua, lodalo con la vita» (Sant’Agostino, nella conclusione del commento ai salmi)
Al termine della Messa, le ultime parole del sacerdote invitano a glorificare il Signore con la nostra vita. Queste parole ci invitano a ritornare alle attività della giornata, ma rinnovandone la vocazione: ciò che si è ascoltato, cantato, ricevuto, è chiamato a manifestarsi nella nostra vita. Anche qui, con questo foglietto, siamo giunti al termine delle pubblicazioni settimanali. Negli ultimi mesi abbiamo compiuto, per così dire, una piccola gita fuori porta guidati dal pensiero di Agostino; ogni tappa iniziava su una sua frase e noi, interrogandoci, la seguivamo fin dove ci portava. Si è visto come questo grande Santo parla a noi, di noi, del nostro tempo anche a sedici secoli di distanza. Questa escursione ci ha portati in molte direzioni, e molto ci sarebbe ancora da esplorare. Tuttavia, adesso siamo a luglio, camminare con questo caldo diventa faticoso! E allora è meglio fermarsi con l’estate, usando invece questo tempo di maggiore libertà per tradurre all’atto pratico le nostre migliori intenzioni.
“Lodatelo con la vita”, passare all’azione
Ogni azione – tanto più quella cristiana – non nasce semplicemente da un calcolo, ma da un intreccio di elementi meno prevedibili: un desiderio che affiora, un’intuizione che irrompe, un’impressione che smuove. Anche le scelte più ponderate, in fondo, iniziano da qualcosa che le precede, da un momento di ispirazione, da una ferita o da un fascino improvviso. C’è sempre, all’origine dell’agire, una scintilla che non si programma: un punto in cui la volontà, il sentimento e la realtà si toccano. Mi fa pensare a una distinzione ben nota in economia comportamentale: quella tra acquisti impulsivi e acquisti meditati. I primi sono guidati da una reazione emotiva immediata; i secondi da una riflessione più lunga e razionale. A mio avviso però, se si osserva più da vicino, anche le decisioni apparentemente più razionali scaturiscono sempre da un momento singolare: uno stimolo, un incontro, una parola che termina bruscamente il tempo della considerazione e innesca la scelta. E questo è dovuto, credo, al nostro istinto evolutivo, secondo il quale siamo molto più capaci di reagire agli avvenimenti improvvisi piuttosto che ponderare con calma e fino in fondo una decisione. Perciò l’azione, come ogni acquisto umano, non è mai del tutto lineare, ma comporta sempre un margine di rischio, un elemento di salto. Sant’Agostino lo sapeva bene. Nel celebre episodio del “tolle lege” narrato nelle Confessiones (VIII,12), la sua conversione non è frutto di un piano ben strutturato, ma dell’impatto improvviso: “Prendi e leggi”. Un impulso, un segno, un frammento minimo della realtà che provoca in lui una svolta definitiva. Agostino rifletteva da tempo, ma la decisione è figlia di un attimo. Anche per noi, il treno del Signore non si pianifica. Passa, e quando passa bisogna esser pronti, chi fa troppi calcoli lo perde. In questo senso, la vigilanza è più cristiana della programmazione. È più saggio chi allena l’occhio a riconoscere l’occasione del bene, piuttosto che chi stila un piano perfetto, ammesso che quest’ultimo possa mai esistere. Come ammonisce il Vangelo: «State pronti, perché non sapete né il giorno né l’ora» (Mt 25,13). Ecco allora il punto: l’occasione del bene non è uno spazio. È un istante, va colto senza necessariamente iniziare con un obiettivo preciso: non sempre ne abbiamo la forza, e talvolta le condizioni esterne lo impediscono. Ma possiamo – e dobbiamo – rimanere predisposti, interiormente svegli, non addormentati sulle nostre paure o abitudini.
Newton e Kierkegaard, ‘uomini d’azione’
Persino la fisica ha delle buone capacità filosofiche per quanto riguarda l’azione. Famosamente, il secondo principio della dinamica di Newton recita: “Ad ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria”. Questa legge fisica, descrivendo l’equilibrio tra forze, esplicita formalmente il fatto che nessun corpo è isolato, ogni evento ha avuto una causa, e avrà poi una ripercussione. Oltre ad essere una regola cosmica, è facile vedere come questa verità valga nei rapporti fra persone, dove i gesti e le parole dialogano avanti e indietro e ad un buon gesto ne succede un’ altro. Come scrive Agostino nel De Civitate Dei (X,6): «Non ci è dato vivere per noi stessi: ogni anima è fatta per essere riflesso e causa, specchio e fonte». Ne “La malattia mortale”, Kierkegaard ha descritto con una chiarezza impietosa l’angoscia dell’uomo moderno di fronte alla decisione. L’angoscia, dice, è la “vertigine della libertà”: sapere di poter scegliere, ma non sapere che cosa scegliere. E tuttavia, la scelta non può essere evitata. L’indecisione è già una decisione, spesso la più dannosa. Ancor prima, in “Enten – Eller” (“Aut-Aut”), scrive: «Il momento della scelta è il momento in cui l’individuo diventa se stesso». E ciò non vale solo per le grandi scelte esistenziali, ma per quelle quotidiane: accogliere o respingere, parlare o tacere, servire o ignorare. In ogni gesto, si gioca la verità della nostra fede. Ma a differenza di Kierkegaard, che spesso resta nell’angoscia della scelta, il cristiano ha un riferimento ulteriore: la volontà di Dio. Non siamo lasciati a noi stessi. Come dice il Salmo: «Affida al Signore la tua via, confida in lui: compirà la sua opera» (Sal 37,5). Affrontare la vita di famiglia, la parrocchia, la città, lo Stato, il mondo con questo spirito significa che avremo sempre la possibilità di comportarci correttamente e trovare la dimensione più adatta per agire.
In conclusione
Scrivere questi testi è stato un esercizio molto gratificante. Matteo per “Il nostro Giubileo” ed io per i commenti a S. Agostino, ringraziamo insieme don Luciano per averci invitati a scrivere sul foglietto parrocchiale. Grazie alla sua fiducia abbiamo potuto rispolverare vecchie letture e farne di nuove per poter preparare al meglio questi inserti. Un ringraziamento sincero a Bertossi Ameris e a Giulio Macola, che si sono adoperati ogni settimana per l’impaginazione e la stampa di questo foglietto, siamo grati per la loro pazienza. Infine, un ringraziamento ai numerosi Lettore, nella speranza che, scorrendo lungo queste righe, sia capitato loro di incontrare qualcosa di interessante.
Francesco Palazzolo