L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

(Is 2, 1 – 5; Rm 13, 11 – 14; Mt 24, 37 – 44)

«Vegliate… State pronti»

 

Tre sono i cicli dell‘anno liturgico: il ciclo A – B – C.

Con oggi inizia il ciclo A.

Ogni ciclo presenta, celebra e contempla il mistero di Cristo, cioè tutto ciò che si riferisce alla Persona e alla vicenda del Signore Gesù.

L’anno liturgico è scandito da cinque tempi:

  1. Il tempo di Avvento (tempo dell’attesa di Gesù).

  2. Il tempo di Natale (tempo della presenza di Gesù).

  3. Il tempo di Quaresima (tempo della penitenza, delle tentazioni e delle scelte di Gesù).

  4. Il tempo di Pasqua (tempo della morte e risurrezione di Gesù, tempo dell’invio, da parte di Gesù, dello Spirito Santo).

  5. Il tempo Ordinario (tempo che considera Gesù in particolare modo come Maestro e Taumaturgo).

Oggi inizia il primo tempo dell’Anno Liturgico: il tempo dell’Avvento. Esso è costituito da quattro settimane. Lo scopo di questo primo periodo liturgico è triplice:

  1. Prepararci al S. Natale; cioè a celebrare nel modo più conveniente la prima venuta di Gesù Cristo, che è il Verbo incarnato, il Dio che per noi si è fatto uomo.

  2. Farci riflettere e prepararci alla venuta di Gesù al termine della nostra vita personale e della storia.

  3. Sensibilizzarci e disporci alle quotidiane venute di Cristo nella nostra vita.

Come prepararci, in concreto, alle venute di Gesù Cristo? Si potrebbe riassumere il cammino di fede dell’Avvento con queste espressioni che troviamo nella liturgia odierna: vigilate; la vostra salvezza è vicina; rivestitevi del Signore Gesù.

La prima lettura ci presenta, in forma simbolica – profetica, il senso, la direzione e la meta della storia. L’umanità, tutta intera, è in cammino verso Dio. Il monte Sion e il tempio di Gerusalemme, luoghi dove Dio dimora, sono simboli di Cristo. È Cristo il vero luogo della dimora personale di Dio. Nella Persona di Gesù, Dio e l’uomo si incontrano, si riconciliano, dialogano, rinnovano la nuova ed eterna Alleanza.

Se gli uomini andranno verso Cristo che è, come si esprime Isaia, la «legge», «la Parola del Signore», «il giudice», «l’arbitro» delle genti, allora gli uomini «Forgeranno le loro spade in vomeri, le loro lance in falci; un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo, non si eserciteranno più nell’arte della guerra». Se no, continueranno a odiare, a usare violenza, a fare guerre.…

Per accorgersi della venuta di Cristo, per andare verso di Lui, per accoglierlo, occorre fare nostro, l’imperativo che Egli stesso ci rivolge nel brano evangelico odierno: «Vegliate». «Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà».

Fanno eco a queste parole di Gesù, quelle di S. Paolo che sono riportate nella seconda lettura di questa liturgia: «E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno… la notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via le opere delle tenebre». La notte da cui dobbiamo uscire, è quella di una vita incolore, senza significato, priva di sapore, piatta, banale.

Bisogna svegliarci, aprire gli occhi, interrogarci, interpretare la realtà che ci sta davanti. Domandarci, soprattutto, qual è il senso della nostra vita, da dove veniamo, dove andiamo, che cosa vuole Dio da ciascuno di noi…

Oggi, come ai tempi di Noè, molti riducono la loro umanità solo al mangiare, al bere, al lavorare e al divertirsi. S. Paolo direbbe che molti riducono la loro vita a «gozzoviglie, ubriachezze, impurità, licenze, contese e gelosie». Non si accorgono di altro. Sono incapaci di sospettare che esistano dimensioni, realtà, esigenze, molto più essenziali. Sono incapaci di sospettare che la vita può essere vissuta in altra maniera, molto più vera, più umana, più secondo il progetto di Dio. Molti stanno sciupando la vita e non pensano che Cristo può ritornare all’improvviso, nell’ora che non se la immaginano.

Nostro compito in questo tempo di attesa, non deve essere, però, solo quello di «gettare via le opere delle tenebre» cioè del peccato, ma anche di «indossare le armi della luce», le virtù, e, soprattutto, di «rivestirci del Signore Gesù Cristo». Dobbiamo spogliarci dei nostri egoismi, passioni, abitudini cattive, false sicurezze, ipocrisie varie… Dobbiamo «rivestirci di Cristo» cioè, della sua grazia, dei suoi sentimenti e comportamenti, della sua santità; dobbiamo fare nostri i suoi progetti e impegnarci a realizzarli.

Avvento è tempo di grazia, di decisione, di attesa vigilante e operosa, di speranza. Essere persone dell’Avvento significa non solo guardare al passato, ma al presente e al futuro della nostra salvezza. Non c’è cristianesimo senza passato, ma neppure senza presente e futuro!

                                                                                                                                                          Mons. Ottavio Belfio

Venerdì 6 dicembre alle ore 17.00

nelle Sale superiori del Museo del Duomo – Cattedrale di Udine

avrà luogo la presentazione della donazione dei disegni di

RENZO TUBARO  (Codroipo 1925 – Udine 2002)

realizzati per la decorazione della volta del presbiterio della cattedrale udinese.

Un dono che arricchisce il patrimonio museale e che testimonia le vicende artistiche e l’opera di uno dei Maestri del Novecento friulano.

Le opere rimarranno esposte fino al 30 gennaio 2020 presso le Sale superiori del museo.

AVVENTO: TEMPO DI ATTESA E DI ASCOLTO ORANTE DELLA PAROLA DI DIO

 

Tutto il mese di dicembre: Momenti di preghiera e di ascolto della Parola di Dio aperti a tutti.

Ogni giorno ore 9.00 nell’aula hiemalis (invernale) dei canonici in Duomo: Recita delle Lodi.

Ogni giorno la Messa delle 19.00 in Purità è preceduta dalla recita dei Vesperi.

Ogni lunedì alle ore 20.30 in casa canonica, via di Prampero 6: Lectio divina guidata dal diacono Domenico Chiapolino e dal Parroco, sul Vangelo di Matteo.

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

(2 Sam 5, 1 – 3; Col 1, 12 – 20; Lc 23, 35 – 43)

 

Con la solennità di Cristo Re, si conclude l’anno liturgico. Esso è la celebrazione del mistero di Cristo che sta al centro di tutta la Storia della Salvezza.

È Lui, Gesù Cristo, l’Alfa e l’Omega, il Principio e il Fine di tutti e di ogni cosa. Cristo è il Re dell’universo. Un re, però, del tutto diverso dai re della terra! Il suo potere regale nasce dalla croce e la sua esaltazione nasce dalla sua umiliazione.

Una regalità riconosciuta e una negata.

La prima lettura ci parla di una regalità riconosciuta. Parla, infatti, della intronizzazione di Davide in Ebron. I capi delle tribù israelitiche chiedono a Davide di assumersi il comando su tutto Israele, di essere la guida, il «pastore» in nome di Dio. Dio stesso, in precedenza, aveva scelto Davide per questo compito di rappresentanza. Davide, pur con tutti suoi limiti, diventa, così, in qualche modo, con il suo servizio a Israele, anticipazione profetica del Messia – Re.

Il brano evangelico odierno, ci parla, invece, di una regalità negata. Contempliamo Gesù in croce. Egli viene schernito dai capi che gli dicono: «Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto». Viene beffeggiato dai soldati che gli gridano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Viene insultato perfino da un ladrone condannato con lui alla morte: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». E la folla? La folla sta a vedere. Non si pronuncia. La folla sta sempre con il più potente, ma è anche sconcertata di fronte a quella morte senza un reale motivo.

Tutti coloro che insultano il Crocifisso, fanno ricorso allo stesso argomento: perché, se ha il potere, non lo usa per salvare la propria vita? Se non si salva, concludono, è perché non ha nessun potere!

Gesù già all’inizio della sua attività, aveva avuto la proposta, da parte di Satana, di usare il suo potere messianico per il proprio vantaggio. Come sappiamo, Gesù fin da allora aveva rifiutato di compiere qualsiasi cosa fuori della volontà del Padre. Ora, sulla croce, non può salvare se stesso senza rinnegare le sue scelte.  Anche sulla croce Egli fa la volontà del Padre. Gesù aveva previsto il suo epilogo cruento. Nel Getsemani aveva chiesto: «Padre mio se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu! » (Mt 26, 39). Gesù, come ogni uomo, vuole vivere, ma non ad ogni costo: la sua vita è subordinata al disegno salvifico del Padre; è donata al Padre. Ciò che per gli schernitori è incapacità di salvarsi, è per Gesù fedeltà e obbedienza totale al Padre. Non salva se stesso, per salvare l’umanità: era venuto per questo!

Il buon ladrone comprende.

Il buon ladrone è l’unico a capire la Persona di Gesù. Dice all’altro ladrone, rimproverandolo: «Neanche tu hai timore di Dio, benché condannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male».

Il buon ladrone fa, a Gesù, una richiesta che rivela tutta la sua fede: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». La risposta di Gesù è immediata, ed è una splendida promessa: «In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso». Con la figura del buon ladrone, si conclude il percorso del vangelo della misericordia: il vangelo di Luca! Fino all’ultimo, Gesù si è piegato a chi lo ha invocato. Anche sulla croce ha manifestato l’inesauribile misericordia del Padre.

Una regalità glorificata.

La seconda lettura parla di una regalità esaltata, glorificata.

È un inno tutto incentrato sulla Persona, sul ruolo e sulla missione di Gesù Cristo. Chi è Gesù Cristo? Dice il testo: «Egli è immagine del Dio invisibile». Egli è «generato prima di ogni creatura». «Egli è anche il capo del Corpo, cioè della Chiesa». Egli è «il principio, il primogenito di coloro che risuscitano dai morti». «Piacque a Dio di fare abitare in Lui ogni pienezza».

Qual è il ruolo e la missione di Gesù Cristo? Dice il testo: «per mezzo di Lui sono state create tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra, quelle visibili e quelle invisibili: Troni, Dominazioni, Principati e Potestà». «Per mezzo di Lui (piacque al Padre) riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della sua croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli».

Detto in sintesi: Cristo ha creato tutto ciò che esiste; Cristo ha redento tutto ciò che ha creato!

La creazione e la redenzione sono il fondamento originario della perenne e universale regalità di Gesù Cristo. Accogliamo Cristo nella nostra vita: Lui ci accoglierà nella vita eterna, come il buon ladrone!

                                                                                                                                                           Mons. Ottavio Belfio

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

(Ml 3, 19 – 20a; 2 Ts 3, 7 – 12; Lc 21, 5 – 19)

La prima lettura e il brano evangelico di questa domenica ci presentano due Comunità in gravi difficoltà.

Per comprendere in profondità i problemi della Comunità ebraica descritta dalla prima lettura, bisogna rifarsi al contesto storico. Ci troviamo a Gerusalemme, una cinquantina d’anni dopo il ritorno dall’esilio babilonese. La città è ancora senza mura, i popoli limitrofi sono profondamente ostili, difficoltà d’ogni genere rendono la vita quasi impossibile. La comunità ebraica è delusa e sfiduciata. La realtà è troppo diversa da quanto tutti speravano! A causa di questa situazione anche la fede è messa a dura prova. Serpeggiava lo scetticismo, la rilassatezza religiosa, morale e si verificavano persino fenomeni di apostasia.

In questo contesto il profeta Malachia è chiamato a svolgere il suo ministero. Egli ha come scopo principale di riaffermare la fede nel Dio dell’Alleanza, nel Dio che si è impegnato con Israele e che è fedele. Al di là delle immagini di chiaro colore apocalittico, il messaggio del profeta è questo: – Dio è giusto, – Dio non tradirà le sue promesse, – Dio farà giustizia a chi gli è fedele. L’intervento definitivo di Dio nella storia sarà di salvezza per i giusti e di condanna per gli empi: “Allora tutti i superbi e tutti coloro che commettono ingiustizia saranno come paglia; quel giorno, venendo, li incendierà… Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia”.

Nel brano evangelico odierno, l’evangelista Luca, ha presente la situazione della sua Comunità cristiana e di tante altre. Comunità provate da tante difficoltà: l’incomprensione, anzi il clima persecutorio, da parte dei giudei e da parte dei pagani.

Lo scopo di questo discorso escatologico, non è, come spesso si pensa, quello di far paura, ma, al contrario, di dare fiducia, speranza nella salvezza, nell’incontro definitivo con il Signore per l’eternità.

Lo scopo è di orientare a Cristo Salvatore la vita dei credenti, perché non disperino, non si sentano soli, perché si convincano che la loro vita ha un senso ben preciso, una direzione, una meta.

In particolare, i componenti della Comunità di Luca e delle Comunità di tutti i tempi, devono far tesoro di alcuni ammonimenti di Gesù: Non lasciarsi ingannare né da quelli che si spacciano per Messia; né da quelli che annunciano come imminente la fine:

  1. “Non sarà subito la fine”, dice il testo.

Gesù voleva dire che i falsi profeti, i falsi messia, le catastrofi naturali, le guerre, le persecuzioni… caratterizzeranno sempre la vita dell’uomo e della Chiesa.

  1. Tutti questi fatti, per i discepoli di Cristo, dovranno essere “occasione per rendere testimonianza”. Ecco il compito dei discepoli durante tutta la storia:

– essere testimoni di Cristo e del suo Vangelo.

– leggere e interpretare alla luce di Cristo, tutto ciò che accade nella storia, sia di positivo come di negativo.

Questo – ci fa capire l’evangelista – è il modo giusto di attendere la fine.

  1. Gesù, infine, ammonisce: “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”. Perseveranza nella testimonianza, nonostante le prove, le difficoltà di ogni genere.

La seconda lettura di questa liturgia (Tess 3,7 – 12) è sulla stessa linea tematica del brano evangelico.

I messaggi essenziali si possono così sintetizzare: Solo Dio conosce le più intime pieghe della storia e le sue ultime battute. I cristiani devono attendere la fine (della propria vita e del mondo) nell’impegno, facendo fruttificare i talenti…”Chi non vuol lavorare, neppure mangi”, ammonisce con giusta severità S. Paolo.

Prima di concludere, facciamo una domanda:

Le nostre Comunità cristiane di oggi, quali pericoli, paure, problemi, contraddizioni stanno vivendo? L’elenco sarebbe lungo!

In sintesi si può dire che anche noi versiamo in gravi difficoltà. Difficoltà che vengono dall’esterno e difficoltà che provengono dall’interno delle stesse Comunità cristiane.

Per le une e le altre, molti sono disorientati, scoraggiati, delusi. Il Signore vuol dare anche a noi, oggi, speranza e coraggio.

Ci invita a ricordare che Lui è sempre fedele. Ci invita ad essere fedeli anche noi. Ci dice ciò che ha detto a tutte le altre Comunità cristiane sottoposte a prove lungo l’arco della storia:

  1. Non lasciatevi sviare da falsi messianismi e da falsi profeti, da Sette, da magie, da cartomanti, da superstizioni varie, da ideologie, da idolatrie…che pullulano ovunque nel mondo contemporaneo. Non svendete il vostro ricchissimo patrimonio di cultura e di fede!

  2. Siate, nel vostro tempo, così convulso e contraddittorio, ma anche così ricco di fermenti buoni, miei testimoni: della mia Persona e del mio vangelo.

  3. Siate perseveranti, siate sale, luce, lievito: fermentate la storia con i valori del Vangelo: “Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.

                                                                                                                                                         Mons. Ottavio Belfio

Oltre la morte l’incontro con Dio

(2 Mac 7, 1 – 2. 9 – 14; 2Tss 2, 15 – 3, 5; Lc 20, 27 – 38)

 

Il tema che svolge la Parola di Dio di questa domenica è quello della risurrezione dei morti.

La disputa tra Gesù e i Sadducei non è marginale, è per noi della massima importanza, è decisiva.

L’episodio riportato dal vangelo odierno ci fa conoscere, con estrema evidenza, il pensiero di Gesù su questo argomento. I Sadducei (membri di una setta ebraica), si presentano a Gesù con un’obiezione che, a loro parere, doveva essere assai ben congegnata, inconfutabile, di sicuro effetto per coprire di ridicolo coloro che credono alla risurrezione dei morti.

L’obiezione si rifà all’istituto giuridico del levirato (Dt 25,5), il quale prevedeva che, qualora un uomo sposato fosse morto senza prole, i fratelli superstiti fossero obbligati, in ordine di anzianità, a sposarne la vedova, per «dare una discendenza» al defunto. Appellandosi a questa istituzione giuridica, i sadducei ipotizzavano il caso, teoricamente possibile, di una donna che, in base a questa legge, ha avuto sette mariti. Se veramente ci fosse la risurrezione dei morti, incalzano i sadducei, chi dei sette, dovrebbe essere il marito della donna, nell‘altro mondo? Pensavano: non potrebbero essere tutti sette; ma non potrebbe, anche, non essere nessuno: non tutti, non nessuno! Il caso, così, non si risolve; dunque, concludevano frettolosamente i sadducei, non esiste la risurrezione dei morti.

Sono convinti di costringere Gesù alla resa di fronte alla loro serrata argomentazione.

La risposta di Gesù è straordinaria! Senza discostarsi dalla Legge mosaica contenuta nel Pentateuco (i soli libri che i sadducei ritenevano ispirati), Gesù, con poche parole, dapprima svela il loro errore e poi dà, alla fede nella risurrezione dei morti, la sua fondazione più profonda e convincente. L’errore dei sadducei sta in questo: essi leggono la Bibbia da razionalisti, cioè esclusivamente secondo il filtro della loro ragione, secondo solo le categorie umane. Così facendo dimenticano completamente la verità più importante: l’onnipotenza e l’amore infinito di Dio.

Furono proprio – fa capire Gesù – l’onnipotenza e l’amore infinito di Dio che, all’inizio dei tempi, crearono l’uomo dal nulla e, alla fine del mondo, lo risusciteranno dalla morte. La risurrezione è opera non della natura, ma, va ribadito, dell’onnipotenza e dell’amore di Dio.

Chi ha creato l’uomo dal nulla, può farlo risorgere anche dalla polvere o dall’energia cosmica in cui può essere disperso. Quanto, poi, agli uomini e alle donne risorti, dice Gesù, «non prendono moglie né marito, e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli, e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio».

Dice, a questo proposito, S. Giovanni evangelista: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è» (1 Gv 3, 2).

E dopo aver corretto gli errori dei sadducei, Gesù dà al fatto della risurrezione, un fondamento biblico.

Per affermare che la risurrezione esiste per davvero, Gesù si appella a Mosè, all’episodio del roveto ardente dove Dio si proclama: «Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe» e conclude: «Dio non è Dio dei morti, ma dei vivi; perché tutti vivono per lui». Se Dio si proclama, Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, in un momento in cui Abramo, Isacco e Giacobbe sono morti da secoli, e se Dio è Dio dei vivi, allora vuol dire che Abramo, Isacco e Giacobbe sono vivi.

Dio – ci fa capire Gesù – ha fatto alleanza con Abramo, Isacco e Giacobbe e, per essi, con Israele e, attraverso Israele, con l’umanità. Per l’alleanza, sull’uomo si sono posati l’amore e l’onnipotenza di Dio. Ora Dio è fedele. Per il suo amore e la sua onnipotenza, quest’alleanza non verrà mai infranta, annullata, resa sterile: neppure dalla morte.

Chi è alleato di Dio non può essere votato al nulla, ma alla vita eterna.

Gesù pone una alternativa radicale: o fede nella risurrezione dei morti, o ateismo (negazione di Dio). Infatti non si può credere in un Dio che ha messo in moto cielo e terra per l’uomo, che per lui ha ideato una grandiosa storia di salvezza, se poi l’uomo stesso fosse destinato a finire nel nulla della tomba.

Dio si troverebbe a regnare, alla fine, su un immenso cimitero! E come sarebbe, in questo modo, il Dio dei vivi?

Per chi crede veramente in Dio, ci vuole molto più sforzo per non credere nella risurrezione dei morti che per credere in essa.

Per questo, ai sadducei che negavano la risurrezione dei morti, Gesù, dice con forza, concludendo la polemica: «Voi siete in grande errore».

E oltre all’insegnamento di Gesù, c’è la sua risurrezione! Essa conferma il suo insegnamento e ci garantisce, quale anticipazione, la risurrezione universale dei morti.

Ho pubblicato un libro che porta il titolo: “Cristo è risorto, noi risorgeremo”. Commento 47 brani della Bibbia che parlano della “risurrezione di Gesù e nostra”. Dio crea, trasforma, mai distrugge ciò che ha pensato amato e voluto dall’eternità! Il libro lo si può trovare nella sacrestia del Duomo di Udine.

                                                                   Mons. Ottavio Belfio, Presidente del Capitolo Metropolitano

 

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In collaborazione con:

fondazioneLEVI

(clicca sull’immagine e scopri di più su Fondazione Ugo e Olga Levi onlus)

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PROGRAMMA NACHINI 2019-2020


Pietro Nachini 250

Comunicato stampa

Domenica 28 aprile 2019

Ore 16:00: Visita guidata al museo del Duomo

Ore 17:00: Concerto in Cattedrale

“Controcorrente”, concerto per organo e orchestra a Udine. 

L’Orchestra giovanile Filarmonici Friulani e l’Accademia Organistica Udinese presentano “Controcorrente”, un concerto dedicato al repertorio per orchestra, organo e timpani di tre compositori del primo Novecento. Appuntamento per domenica 28 aprile, alle 17, nella Cattedrale di Santa Maria Annunziata di Udine. Essere “controcorrente” è una scelta per Geral Finzi, Ottorino Respighi e Francis Poulenc, tre compositori sono caratterizzati da una visione profondamente e deliberatamente diversa della musica, rispetto alle correnti dominanti del Novecento. Ed è per questo che vengono accostati e presentati nel concerto che si svolgerà con l’organista Beppino Delle Vedove e i Filarmonici Friulani diretti da Alessio Venier. “Controcorrente” è reso possibile grazie al sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Friuli, della Cattedrale di Udine – Museo del Duomo e con la collaborazione del Conservatorio “J.Tomadini” di Udine.

Si tratta dell’ultimo concerto con l’organo Nachini in cornu epistulae prima del restauro che inizierà il prossimo mese di maggio. La Parrocchia presenterà in questa occasione una serie di eventi  dedicati ai 250 anni dalla scomparsa di Pietro Nachini (1694-1769) l’organaro autore di molti strumenti presenti nelle chiese della diocesi. Un progetto che coinvolge enti e parrocchie e diversi sodalizi musicali e che si concluderà nel maggio 2020. Alle  16:00 avrà luogo al museo del Duomo la visita guidata con tema “l’oriente nei tessuti del museo del Duomo”.

Info e prenotazioni www.cattedraleudine.it/museo.

Con preghiera di pubblicazione e/o diffusione.


dal Messaggero Veneto

articolo

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

(Sap 11, 23 – 12, 2; 2 Ts 1, 11 – 2, 2; Lc 19, 1 – 10)

La rivoluzione nel cuore dell’uomo.

Il tema di questa liturgia della Parola può così formularsi: «Dio ama l’uomo e lo cerca per salvare».

La prima lettura approfondisce il rapporto che c’è in Dio tra l’onnipotenza e la misericordia: l’onnipotenza crea, la misericordia redime e salva. Dice il testo: «Tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato». Ma l’uomo è anche peccatore e, dunque, bisognoso della misericordia di Dio.

Dice il testo: «Hai compassione di tutti, perché tutto tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento». Dio ama tutti, anche i peccatori che stanno percorrendo una via di perdizione e di morte. Ed è proprio per questo che interviene nella loro vita con punizioni pedagogiche di vario genere, ma tutte orientate sempre alla loro salvezza. Dice il testo: «Per questo tu castighi poco alla volta i colpevoli e li ammonisci…» (Sap 11,2 – 12,2).

Se la prima lettura ci ha presentato lo stile di Dio in generale nei confronti dell’uomo peccatore, il brano evangelico odierno ci presenta un episodio concreto di come Gesù (Verbo Incarnato) agisce secondo lo stile di Dio.

Zaccheo ci viene presentato come «capo dei pubblicani e ricco». In lui si assommano tutte le condizioni sfavorevoli: un lavoro sporco e una ricchezza sporca (riscuote le tasse frodando sia i romani, sia gli ebrei!). È veramente un uomo perduto. Ma proprio per questo, Qualcuno lo cerca. È Gesù, lui in persona, che dice: «Il Figlio dell’Uomo…. è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Per la verità anche Zaccheo cerca Gesù. Dice il testo: «Zaccheo… cercava di vedere quale fosse Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, poiché era piccolo di statura…». Curiosità, quella di Zaccheo? Anche curiosità, ma non solo curiosità. Se fosse stata solo curiosità, non sarebbe corso avanti e, per poterlo vedere, non sarebbe salito su un sicomòro. Non era un bambino per arrampicarsi agevolmente su un albero; e poi era «capo dei pubblicani», era «ricco», aveva un ruolo e una sua ben precisa dignità. No, se Zaccheo fece quanto fece, non fu per una pura curiosità, ma per un profondo bisogno interiore.

Zaccheo sente un sottile disagio interiore, si sente insoddisfatto della sua vita: la trova vuota e senza senso.

La sola legge del profitto non gli basta più, anzi lo turba, forse, addirittura, gli procura una grande angoscia… Ha sentito parlare di Gesù, sa probabilmente tante cose su di lui. Il suo cuore spera di poter trovare in Gesù di Nazaret un po’ di luce, qualche parola che gli apra orizzonti nuovi. Dice il brano del vangelo: «Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: Zaccheo scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Tutto è stato apparentemente casuale, invece, la grazia preveniente di Dio aveva predisposto ogni cosa. Zaccheo scende in fretta, accoglie Cristo a casa sua; si confessa: riconosce di avere rubato; esprime il suo proposito: risarcire chi ha frodato. Gesù conclude: «Oggi la salvezza è entrata in questa casa». Vi faccio notare che Gesù è sempre stato severo nei giudizi con i ricchi. La parabola del ricco epulone e l’episodio del giovane ricco, ne sono la più chiara testimonianza. Proprio in quest’ultima occasione Gesù aveva detto: «Quant’è difficile per coloro che possiedono ricchezze entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello (gomena) entri per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio». Il brano evangelico odierno, invece, ci parla della salvezza di un ricco. Sì, anche i ricchi sono amati da Dio. Dio vuole salvare anche loro. Dio si mette costantemente anche alla loro ricerca.

E i ricchi come devono comportarsi? Devono imitare Zaccheo. Zaccheo ad un certo punto della sua vita ha cominciato a dubitare di essere nel giusto. Ha guardato in faccia la realtà della sua vita, senza nascondersi dietro ad un dito, e vi ha scoperto tante cose sbagliate, ingiuste e perfino crudeli.

Ha lasciato che il disagio, l’inquietudine, il rimorso e l’angoscia avessero spazio nella sua mente e nel suo cuore.

Zaccheo ha compreso che non si poteva chiudere la porta in faccia alla verità: sarebbe stata auto – distruzione.

Spinto da questi problemi interiori, il capo dei pubblicani di Gerico, si mette a cercare Gesù. Lo incontra, e la gioia e la salvezza riempiono la sua vita.

Vi faccio osservare che Zaccheo quando si è veramente convertito a Gesù, si è convertito, in contemporanea, anche ai fratelli: «Ecco Signore, – dice – io do la metà dei miei beni ai poveri; e se ho frodato qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Adesso che ha incontrato Cristo, quelle cose per le quali si era affannato tanto, gli sembrano superflue, perfino ingombranti!

Adesso Zaccheo comprende che la sua sicurezza non dipende più dalla roba ammassata, ma da un Altro, da Dio.

                                                                               Mons. Ottavio Belfio, Presidente del Capitolo Metropolitano

DOMENICA 17 NOVEMBRE ORE 10.30

S. Messa con le famiglie  

Tutti i nonni sono invitati  assieme ai loro nipoti alla S. Messa in Cattedrale

e a un successivo momento conviviale nella sala della Purità

Carissimi nonni,

mi rivolgo oggi a voi perché  so che volete bene ai vostri nipoti e che seguite il loro cammino di crescita giorno per giorno, con tanta tenerezza. Per questo ogni anno, insieme ai catechisti, promuovo una piccola e intensa “festa dei nonni” che sempre riesce meravigliosamente perché è come “una festa dei cuori”.

Vi invito alla S. Messa con i vostri figli e i nipoti per pregare insieme, per ringraziare il Signore, per implorare grazie abbondanti sulle vostre famiglie e per dire grazie a voi. Sì, dico grazie anche a voi insieme con i vostri figli e i nipoti.

Vi ringrazio per la vostra collaborazione che, assieme a quella dei genitori, dei catechisti e della comunità cristiana contribuisce a far crescere i bambini nella serenità della famiglia e nella fede della chiesa, che è famiglia di famiglie.

In attesa di potervi incontrare, vi auguro ogni bene.                      Il parroco, don Luciano

 

 

PREGHIERA PER I NONNI

O Dio, Padre di bontà e di tenerezza, ti prego per i nonni: mi vogliono bene, si prendono cura di me, vegliano sui miei passi con amore e pazienza e hanno tempo per me.

Grazie, Signore, per i nonni che mi hai messo accanto.

Proteggili sempre. Dona loro salute e vita. Riempi il loro cuore di gioia.

Ascolta le loro preghiere. Accompagnali con la tua benedizione.

Signore, fa’ che insieme a papà e mamma i nonni mi aiutino a parlare con Te e a “sentire” quanto tu sei buono e amabile.

Amen.

Ringraziamo tutti coloro che nella Giornata Missionaria Mondiale, accanto alla preghiera, hanno donato la loro offerta per i missionari.

Chiese di S. Giacomo e S. Pietro martire Euro 1.191,00 – Cattedrale Euro 1.585,00. Totale Euro 2.776,00.

Condividere i beni è un segno di giustizia e di amore.