Carissimi, oggi inizia il tempo di Avvento e mi è gradito invitare tutti alla preghiera in famiglia con le persone che vivono con noi. La nostra fede ha bisogno di respiro nell’incontro col Signore e nella testimonianza della vita. Questo respiro è la preghiera, l’incontro ed il dialogo con Dio. Piccoli e grandi ci sosteniamo a vicenda nella fede. So che c’è un certo pudore nel manifestare i nostri sentimenti religiosi a chi vive insieme con noi ma la preghiera giova alla unità famigliare e la famiglia può diventare una scuola di preghiera che ci conduce a Dio.

Perché non trovarsi al sabato sera o alla domenica in famiglia per pregare insieme?

La preghiera, preparata bene e vissuta insieme, è la garanzia che Gesù è in mezzo a noi e dona il suo amore. So che vari dissidi, piccoli o grandi in famiglia, si risolvono con l’aiuto del Signore, invocato ed accolto. Mi rivolgo in particolare ai genitori: fate un atto di coraggio per rompere la crosta iniziale, poi la pace entra nei cuori e i vostri figli ricorderanno sempre che avete insegnato loro a incontrare Dio. È il più bel regalo che fate loro nella vita. Buon cammino verso il Natale di Gesù.                                                                                      Don Luciano, parroco

 

 

 

ACCENSIONE DELLA PRIMA CANDELA DI AVVENTO

 

Questa prima candela, Signore, è la luce della speranza che tu accendi nel cuore di ciascuno di noi.

Tu ci ridesti e ci chiedi di tenere gli occhi aperti perché tu ci visiti ogni giorno.

Vieni, Signore Gesù, Tu sei la luce del mondo!

 

Vigilate! State svegli!

 Ragazzo/a

Signore Gesù, tu sei colui che viene. E dove tu arrivi, uomini e donne sono trasformati, colmati di fede, di amore e di speranza. Noi ti preghiamo: vieni anche da noi!

Mamma

Siamo qui riuniti per entrare insieme nel tempo di Avvento, per prepararci al Natale, ma anche per essere pronti ad accogliere meglio, ogni giorno, Gesù, il Signore che viene.

Papà

La corona di Avvento, con le sue quattro luci, sarà il segno visibile del nostro cammino verso il Natale. Attorno a noi vediamo già i segni della preparazione del Natale. Credenti o no, stiamo per vivere questo periodo dell’anno come un tempo di speranza: il mondo è capace di bontà e di fraternità. Attraverso Gesù, Dio bussa alla porta del cuore dell’uomo. Accogliamo il Signore che domanda di entrare nella nostra vita.

(Se possibile, a questo punto un ragazzo porta la corona dell’Avvento oppure quattro belle candele ancora spente e le dispone al centro di una composizione fatta di rami di abete e di palline natalizie).

Insieme

Signore, siamo impazienti di festeggiare il Natale! Aiutaci a preparare il nostro cuore. Insegnaci ad agire a modo tuo. Allora, quando arriverà Natale, ti presenteremo come regalo tutto ciò che di bello e di buono avremo fatto durante l’Avvento.

Mamma

Ascoltiamo la parola di Dio: Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (13,11-12)

Fratelli, è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché adesso la nostra salvezza è più vicina di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Perciò gettiamo via le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce.

(Un momento di silenzio in cui ognuno dei presenti sceglie un impegno personale per la prima settimana di Avvento).

 

Lettore 1

Sono potenti le tenebre e hanno numerosi alleati: la violenza di chi vuol vincere a qualsiasi costo, il rifiuto di parlare per mettersi d’accordo, lo sfruttamento del prossimo per essere sempre serviti, Abbiamo bisogno di una luce, per crede[1]re che non siamo abbandonati a noi stessi e per riconoscere le tracce che Dio ci offre.

Lettore 2

Abbiamo bisogno di luce, ma la luce è già venuta ed è in mezzo a noi! È Gesù Cristo questa luce che ha brillato in mezzo alle tenebre del mondo. Ecco la ragione del Natale! Con la sua nascita Gesù ha portato la luce di Dio nella nostra storia e ha offerto a ognuno di noi la splendida possibilità di abbandonare per sempre le tenebre e di diventare i figli della luce.

Bambino/a

Accendiamo la prima candela dell’Avvento, perché la sua fiamma scacci la pigrizia e la stanchezza, per[1]ché la sua luce ci tenga svegli lungo il cammino verso il Na[1]tale. Mentre si accende la prima candela, tutti insieme diciamo:

 L’Avvento è il tempo della luce di Dio che rischiara i no[1]stri cuori.

Bambino/a

Gesù viene, ma non può entrare nella nostra vita se ci dimentichiamo di accendere la luce del nostro cuore.

Bambino/a

Gesù viene, ma non può abitare in mezzo a noi se non gli facciamo posto.

Bambino/a

La prima candela sarà la luce del mio sorriso offerto a tutti, ogni giorno, come un regalo, perché tu, Signore, vieni per la gioia di tutti!

Papà

Dio ci benedica tutti e le tenebre non invadano mai la nostra vita. Arda dentro di noi la speranza, come un fuoco, da tenere sempre acceso. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti: Amen

ACCENSIONE DELLA PRIMA CANDELA DI AVVENTO

Questa prima candela, Signore, è la luce della speranza che tu accendi nel cuore di ciascuno di noi. Tu ci ridesti e ci chiedi di tenere gli occhi aperti perché tu ci visiti ogni giorno.

Vieni, Signore Gesù, Tu sei la luce del mondo!

 

SOLENNITA’ DI GESU’ CRISTO RE DELL’UNIVERSO

 

IL NOSTRO SEMINARIO DI CASTELLERIO

Sono 28 i seminaristi che vivono e studiano al Seminario interdiocesano di Castellerio di Pagnacco, afferenti alle tre Diocesi di Gorizia (4 seminaristi), Trieste (6 seminaristi) e Udine (18 seminaristi). 19 sono italiani, mentre 6 seminaristi sono equamente divisi tra Ghana, Nigeria e Sri Lanka. A Castellerio studiano anche un giovane colombiano, un togolese e un croato. Sono ben 7, quindi, le nazionalità rappresentate.

Nuovo Rettore: don Daniele Antonello (diocesi di Udine). Vicerettore: don Paolo Greatti (diocesi di Udine). Nuovo Padre spirituale: don Antonio Bortuzzo (diocesi di Trieste).

La Giornata del Seminario viene celebrata in tutte le Parrocchie dell’Arcidiocesi di Udine domenica 20 novembre, nella solennità di Cristo Re. Contestualmente, peraltro, la Chiesa universale celebra la Giornata mondiale della Gioventù diocesana: due occorrenze che si intrecciano in modo fecondo e significativo.

 

Come possiamo dimostrare la nostra stima e l’amore verso il nostro Seminario?

Con la preghiera: “Monastero invisibile” è una iniziativa, lanciata dal Papa Giovanni Paoli II, che tutti possono accogliere. Mezz’ora, un’ora di tempo dedicata alla preghiera, in solitudine o con altre persone, partecipando alla S. Messa o all’ Adorazione Eucaristica o al S. Rosario. Come aderire? Consulta il sito Web del seminario, oppure ritira il dépliant alle bacheche in fondo al duomo oppure chiedi al parroco.

Con l’adozione di un seminarista: Chi si sente di sostenere concretamente un seminarista, voglia prendere contatto col retore don Daniele Antonello. (347 914 8446).

Ci sono ancora giovani che si interrogano sulla propria vita? Sì.

A questi viene offerta una possibilità, un percorso che potrà sbocciare su strade diverse ma sempre nell’ambito della chiesa come disponibilità a vivere una vita di servizio nell’amore di Dio e del prossimo. Occorre un discernimento che avviene nel tempo, nella riflessione e nella preghiera con l’aiuto di un sacerdote. È un percorso per adolescenti e giovani alla ricerca della propria vocazione.

Rivolgersi al parroco o a don Daniele Antonello (347 914 8446).

 

 

PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

 

O Gesù, divino Pastore, che hai chiamato gli apostoli per farne pescatori di uomini, attrai a te cuori ardenti e generosi di giovani, per renderli tuoi discepoli e tuoi ministri. Tu, o Signore, sempre vivo ad intercedere per noi, dischiudi gli orizzonti del mondo intero, ove la silenziosa e sofferta supplica di tanti fratelli e sorelle chiede luce di fede e benedizione di speranza. Rispondendo alla tua chiamata, posano essere sale della terra e luce del mondo, per annunciare la vita buona del Vangelo. Estendi, o Signore, la tua amorosa chiamata a tanti cuori disponibili e generosi: infondi in loro il desiderio della perfezione evangelica e la dedizione al servizio della chiesa e dei fratelli. Amen.

 

DUE INCONTRI APERTI A TUTTI

QUALE CHIESA PER IL FUTURO?  QUALE FUTURO PER LA CHIESA?

 

SALA MADRASSI – VIA GEMONA, 66 ORE 18.00

 

VENERDI 25 NOVEMBRE: LA CHESA, TUTTI FRATELLI.

Intervento di don Gianfranco Calabrese, teologo e vicario episcopale della Diocesi di Genova. Docente di ecclesiologia e di catechetica generale presso la facoltà teologica dell’Italia settentrionale.

MERCOLEDI 30 NOVEMBRE: LA LUNGA STRADA DELLA SINODALITA’.

Riflessioni proposta da Paul M. Zulehner, professore emerito di teologia pastorale presso l’Università di Vienna.

Cari fratelli e sorelle, continuo a sognare la Chiesa tutta missionaria e una nuova stagione dell’azione missionaria delle comunità cristiane. E ripeto l’auspicio di Mosè per il popolo di Dio in cammino: «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore!» (Nm 11,29). Sì, fossimo tutti noi nella Chiesa ciò che già siamo in virtù del battesimo: profeti, testimoni, missionari del Signore! Con la forza dello Spirito Santo e fino agli estremi confini della terra.                                                    Papa Francesco

Per le Missioni sono stati raccolti: € 2.337,00 (497,00 nella chiesa di S. Pietro e 1.880,00 in duomo).

Grazie a tutti gli offerenti.

 

LA GIORNATA DEL RINGRAZIAMENTO

 

In questa circostanza viene pubblicata la parte finale della Lettera della “Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace”.

….. Legalità e trasparenza sono determinanti per la salute, per la cura della terra, per la qualità della vita sociale: senza di esse non c’è amore per la creazione e tutela della dignità della persona, né amicizia sociale per gli uomini e le donne che la lavorano.

L’impegno di tutti

La Chiesa continua a denunciare le forme di corruzione mafiosa e di sfruttamento dei poveri e vuole mantenere le mani libere da legami con i poteri di agromafie invasive e distruttive. Purtroppo, le terre inquinate sono frutto anche di silenzi omertosi e di indifferenza.

La comunità cristiana invoca, inoltre, un impegno forte da parte delle autorità pubbliche: è necessaria un’azione continuativa di prevenzione delle infiltrazioni criminali e di contrasto ad esse. Al contempo, quanto farebbe bene all’economia il sostegno di soggetti che operano nella legalità. Essi testimoniano un’economia che valorizza le persone e custodisce l’ambiente. È il segno che la dottrina sociale della Chiesa si incarna nel concreto e promuove relazioni di fraternità tra le persone e di cura verso il creato. Ben venga ogni strumento normativo disponibile per strappare i lavoratori alla precarietà! Sosteniamo la responsabilità degli operatori del mondo agricolo e delle loro associazioni: sono reti di sostegno reciproco per far fronte alla pressione delle agromafie, specie in un tempo in cui le difficoltà legate alla pandemia le rendono più forti.

La Chiesa incoraggia e sostiene tutte le aziende agricole esemplari nella legalità. Una testimonianza così preziosa vale tantissimo: arricchisce il tessuto relazionale di un territorio e forma coscienze libere. Non ha prezzo un’economia che si alimenta di giustizia e trasparenza. Alle imprese che promuovono lavoro e ambiente va il nostro grazie perché mostrano che è possibile un modello di agricoltura sostenibile. Vediamo anche quante belle esperienze di cooperazione sono garanzia di inclusione sociale!

Assume, infine, sempre più rilevanza la responsabilità dei consumatori nel premiare con l’acquisto di prodotti di aziende agricole che operano rispettando la qualità sociale e ambientale del lavoro. «Acquistare è sempre un atto morale, oltre che economico» (CV 66, LS 206), afferma il magistero sociale della Chiesa. Occorre ricordare che abbiamo una responsabilità nello stile di vita che adottiamo anche quando compriamo i prodotti agricoli. Possiamo diventare protagonisti di un’economia giusta o rafforzare strutture di peccato. Davvero oggi il mondo agricolo vive una scelta tra «la vita e il bene, la morte e il male» (Dt 30, 15): ne va, oltre che dell’esistenza personale di uomini e donne, anche della vita sociale, economica ed ambientale del Paese. Un impegno per tutti.

 

  FESTA DEI NONNI

Domenica 13 novembre 2022

I nipoti invitano i loro nonni in Cattedrale alla S. Messa delle ore 10.30.

Dopo la Messa un bel rinfresco nelle sale della Purità preparato per tutti dalle figlie e dalle nuore.

 

CHIESA DI SANTA MARIA AL TEMPIO

VIA ZANON n. 10

 

Triduo di preghiera

Mercoledì 16 – Giovedì 17 – Venerdì 18 novembre:

Ore 17.00 Recita del S. Rosario, guidato dal Diacono Domenico Chiapolino.

Lunedì 21 novembre: Festa della Presentazione della   B. V. Maria.

Ore 10.00 Preghiera con i bambini della scuola materna di S. Maria al Tempio.

Ore 17.00 S. Messa celebrata dal Parroco Luciano Nobile.

 

 

 

Attenzione: Durante il triduo di preghiera la chiesa di S. Giacomo resterà chiusa nel pomeriggio.

 

Don Albino Perosa: un vero Maestro

 

Sono passati 25 anni dall’addio a don Albino Perosa ma in molti di noi il ricordo è sempre vivo.

E’ stato il maestro amorevole che ci ha accompagnato alla scoperta del bello, dell’immenso, del divino.

E’stato un confratello mite, signore di modi e di stile, vero nel suo essere uomo e nel suo essere prete, dignitoso senza essere ricercato, senza pretese e senza ambizioni.

Ci ha insegnato le melodie antiche e nuove della fede, quelle di Aquileia e del Friuli, la polifonia classica e il canto del popolo. Ci ha fatto conoscere la grande musica: da J.S. Bach e Beethoven fino a Ravel e Stravinsky. Negli anni della riforma conciliare erano puntuali le sue composizioni per i diversi tempi dell’anno liturgico, destinate all’assemblea con il sostegno del coro.  E’ la strada che continuiamo a percorrere nelle celebrazioni. 

Don Perosa è stato anche insegnante d’organo per molti di noi nel Seminario diocesano e nel Liceo musicale “J. Tomadini”, ora Conservatorio.

Ci ha incoraggiato a scoprire e ad esprimere al meglio la cantabilità, la cura del fraseggio e il gioco del contrappunto nelle nostre interpretazioni. E la nostra Chiesa si è arricchita di un bel numero di organisti e maestri di coro.                                                                                                                                         

Per finire, un segreto: il prevosto Mons. Sbaiz ammise il piccolo Albino tra i Pueri Cantores della parrocchia di Rivignano. E diventato adulto, egli rievocherà quei momenti:” Ricordo quando, come i monaci, con le vestine bianche, entravamo in processione a Pasqua cantando: Resurrexi ed adhuc tecum sum…” Tante prove, tanto cantare, tanto entusiasmo nei fanciulli e tanta gioia nei fedeli. Così per anni e anni…. e quella musica non si è spenta.   

                                                                                                                                                        Giulio Gherbezza

 

GRAZIE AI NONNI E AGLI ANZIANI

 

(dalla lettera di Papa Francesco)

Carissima, carissimo!

Il versetto del salmo 92 «nella vecchiaia daranno ancora frutti» è una buona notizia, un vero e proprio “vangelo”, che in occasione della seconda Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani possiamo annunciare al mondo. Esso va controcorrente rispetto a ciò che il mondo pensa di questa età della vita; e anche rispetto all’atteggiamento rassegnato di alcuni di noi anziani, che vanno avanti con poca speranza e senza più attendere nulla dal futuro.

Dobbiamo, per questo, vigilare su noi stessi e imparare a condurre una vecchiaia attiva anche dal punto di vista spirituale, coltivando la nostra vita interiore attraverso la lettura assidua della Parola di Dio, la preghiera quotidiana, la consuetudine con i Sacramenti e la partecipazione alla Liturgia. E, insieme alla relazione con Dio, le relazioni con gli altri: anzitutto la famiglia, i figli, i nipoti, ai quali offrire il nostro affetto pieno di premure; come pure le persone povere e sofferenti, alle quali farsi prossimi con l’aiuto concreto e con la preghiera. Tutto questo ci aiuterà a non sentirci meri spettatori nel teatro del mondo, a non limitarci a “balconear”, a stare alla finestra. Affinando invece i nostri sensi a riconoscere la presenza del Signore, saremo come “olivi verdeggianti nella casa di Dio” (cfr Sal 52,10), potremo essere benedizione per chi vive accanto a noi.

La vecchiaia non è un tempo inutile in cui farci da parte tirando i remi in barca, ma una stagione in cui portare ancora frutti: c’è una missione nuova che ci attende e ci invita a rivolgere lo sguardo al futuro. «La speciale sensibilità di noi vecchi, dell’età anziana per le attenzioni, i pensieri e gli affetti che ci rendono umani, dovrebbe ridiventare una vocazione di tanti. E sarà una scelta d’amore degli anziani verso le nuove generazioni».  È il nostro contributo alla rivoluzione della tenerezza, una rivoluzione spirituale e disarmata di cui invito voi, cari nonni e anziani, a diventare protagonisti.

Il mondo vive un tempo di dura prova, segnato prima dalla tempesta inaspettata e furiosa della pandemia, poi da una guerra che ferisce la pace e lo sviluppo su scala mondiale.

Di fronte a tutto ciò, abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, di una conversione, che smilitarizzi i cuori, permettendo a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello. E noi, nonni e anziani, abbiamo una grande responsabilità: insegnare alle donne e gli uomini del nostro tempo a vedere gli altri con lo stesso sguardo comprensivo e tenero che rivolgiamo ai nostri nipoti. Abbiamo affinato la nostra umanità nel prenderci cura del prossimo e oggi possiamo essere maestri di un modo di vivere pacifico e attento ai più deboli. La nostra, forse, potrà essere scambiata per debolezza o remissività, ma saranno i miti, non gli aggressivi e i prevaricatori, a ereditare la terra (cfr Mt 5,5).

Uno dei frutti che siamo chiamati a portare è quello di custodire il mondo. «Siamo passati tutti dalle ginocchia dei nonni, che ci hanno tenuti in braccio»; ma oggi è il tempo di tenere sulle nostre ginocchia – con l’aiuto concreto o anche solo con la preghiera –, insieme ai nostri, quei tanti nipoti impauriti che non abbiamo ancora conosciuto e che magari fuggono dalla guerra o soffrono per essa. Custodiamo nel nostro cuore – come faceva San Giuseppe, padre tenero e premuroso – i piccoli dell’Ucraina, dell’Afghanistan, del Sud Sudan… Molti di noi hanno maturato una saggia e umile consapevolezza, di cui il mondo ha tanto bisogno: non ci si salva da soli, la felicità è un pane che si mangia insieme. Testimoniamolo a coloro che si illudono di trovare realizzazione personale e successo nella contrapposizione. Tutti, anche i più deboli, possono farlo: il nostro stesso lasciarci accudire – spesso da persone che provengono da altri Paesi – è un modo per dire che vivere insieme non solo è possibile, ma necessario.

Care nonne e cari nonni, care anziane e cari anziani, in questo nostro mondo siamo chiamati ad essere artefici della rivoluzione della tenerezza! Facciamolo, imparando a utilizzare sempre di più e sempre meglio lo strumento più prezioso che abbiamo, e che è il più appropriato alla nostra età: quello della preghiera. «Diventiamo anche noi un po’ poeti della preghiera: prendiamo gusto a cercare parole nostre, riappropriamoci di quelle che ci insegna la Parola di Dio».  La nostra invocazione fiduciosa può fare molto: può accompagnare il grido di dolore di chi soffre e può contribuire a cambiare i cuori. Possiamo essere «la “corale” permanente di un grande santuario spirituale, dove la preghiera di supplica e il canto di lode sostengono la comunità che lavora e lotta nel campo della vita». Ecco allora che la Giornata Mondiale dei Nonni e degli Anziani è un’occasione per dire ancora una volta, con gioia, che la Chiesa vuole far festa insieme a coloro che il Signore – come dice la Bibbia – ha “saziato di giorni”. Celebriamola insieme! Vi invito ad annunciare questa Giornata nelle vostre parrocchie e comunità; ad andare a trovare gli anziani più soli, a casa o nelle residenze dove sono ospiti. Facciamo in modo che nessuno viva questo giorno nella solitudine. Avere qualcuno da attendere può cambiare l’orientamento delle giornate di chi non si aspetta più nulla di buono dall’avvenire; e da un primo incontro può nascere una nuova amicizia. La visita agli anziani soli è un’opera di misericordia del nostro tempo! Chiediamo alla Madonna, Madre della Tenerezza, di fare di tutti noi degli artefici della rivoluzione della tenerezza, per liberare insieme il mondo dall’ombra della solitudine e dal demone della guerra.

A tutti voi e ai vostri cari giunga la mia Benedizione, con l’assicurazione della mia affettuosa vicinanza. E voi, per favore, non dimenticatevi di pregare per me!                                                                                                                                                                                                        Papa Francesco