Carissimi fedeli,

continuiamo la lettura della lettera pastorale del Papa sulla formazione liturgica. Credo sia illuminante per tutti. Ci aiuta a conoscere e ad apprezzare la grazia che Gesù ci ha donato perché possiamo raggiungere una relazione autentica e gioiosa con Lui. Inoltre ci possiamo rendere ragione delle verità in cui crediamo e viviamo nella Liturgia. Tutto questo al fine di compiere la nostra missione che nasce da un rapporto vivo, intimo e comunitario con Gesù. Certamente è necessaria la nostra fede ma di questa fede dobbiamo rendere conto con una certa competenza, anche per non cadere inconsapevolmente in qualche errore o banalità. Sono tempi in cui bisogna anche saper esporre con una certa consapevolezza e correttezza le verità in cui crediamo. Sappiamo che l’ignoranza religiosa raggiunge ormai vari strati della popolazione. I motivi possono essere tanti. Sarebbe troppo facile cercare cause e lanciare accuse. Prendiamo atto con responsabilità del cambiamento d’epoca. E camminiamo con coraggio e col desiderio di trovare sentieri di testimonianza iniziando da noi stessi e dalle nostre famiglie. La continua lamentela non giova a nessuno. La fiducia che Dio saprà condurre la sua chiesa ci accompagni. Lui mantiene la rotta della barca e ci dona la forza di remare, anzi rema con noi soprattutto quando è necessario andare contro corrente.

Un cordiale saluto.                                                                                             Don Luciano, parroco

 

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Carissimi fedeli,

mi è sembrato opportuno dare spazio, in queste domeniche del Tempo Pasquale, alla pubblicazione della Lettera Apostolica di Papa Francesco indirizzata a tutta la chiesa sulla formazione liturgica, in particolare sulla S. Messa. Questa è uno dei tesori che il Signore ci ha lasciato e che sostiene continuamente il nostro cammino di vita cristiana dandoci una prospettiva di vita eterna. Infatti siamo convinti che “la Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa”. Ci mettiamo insieme in ascolto di quanto il Papa offre alla nostra riflessione.

Non accontentiamoci solo del “sentito dire” da altri e di aver letto qualche titolo sul giornale. Vi invito ad andare alla fonte, a conoscere il testo per essere arricchiti interiormente e per dare testimonianza a ragion veduta, proprio oggi che osserviamo una certa disaffezione verso la liturgia. Di domenica in domenica potremo leggere nelle nostre case questo testo che ci potrà illuminare e come durante la Quaresima abbiamo vissuto la “Via Crucis” ora percorriamo la “Via Lucis”.

Cari amici, buon cammino!                        Il Parroco don Luciano Nobile

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La sera di Pasqua, le porte del cenacolo erano chiuse. I discepoli avevano paura dei giudei. Il fallimento del loro maestro era stato pubblico. La condanna senza alcuna remissione. La fine ignominiosa. Chi avrebbe avuto ancora il coraggio di seguire quel Rabbì? La paura e la vergogna, il dubbio di aver sbagliato e di aver perso tempo, avevano avuto il sopravvento. Che delusione! Le porte chiuse erano la difesa immediata e la scelta più ragionevole.

È la tentazione che emerge in tutti i tempi, anche oggi, sia per le nostre famiglie che per la chiesa e per le varie nazioni. Chiudersi dentro, sbarrare le porte, sia anche per paura, dà una certa sicurezza. Ma l’aria diventa pesante e asfittica, toglie il coraggio di affrontare le sfide che i tempi richiedono.

Papa Francesco, in linea con gli altri Papi, ci invita con forza e decisione ad aprire le porte e ad uscire per portare anche oggi il Vangelo di cui il mondo ha ancora sete, anche se non sempre chiaramente percepita. Abbiamo una ricchezza spirituale enorme, non frutto delle nostre forze ma della potenza di Dio. Possiamo contare su di Lui.

Venne Gesù e stette in mezzo a loro.

Gesù entra, a porte chiuse, nel cenacolo. Egli è sempre il Dio che viene incontro ad ogni persona ed in ogni situazione: va incontro ai discepoli di Emmaus che, rassegnati, tornano indietro da Gerusalemme, agli apostoli trattenuti dalla paura nel cenacolo, alla Maddalena che piange al sepolcro, a Tommaso che chiede le prove, a noi che facciamo fatica a credere nella sua presenza, che ci lamentiamo perché la gente viene poco in chiesa, perché le vocazioni alla vita consacrata sono drasticamente diminuite, perché i genitori non sempre danno importanza all’educazione cristiana dei figli, perché i giovani si allontanano della chiesa, perché altre esperienze religiose penetrano nel nostro tessuto sociale, perché le guerre tormentano i popoli, perché… potremmo continuare all’infinito con le nostre lagnanze.

Gesù sta in mezzo a noi.

Ci parla ancora e ci rispetta nel nostro cammino di fede. Mostra le sue ferite. Comprende le nostre fatiche, i dubbi, il nostro tempo e ci mostra il suo amore, infinito ed eterno. Ci augura la pace. Non è un augurio di benessere psicologico ma prima di tutto è una realtà, cioè Egli ci comunica la sua relazione vitale con noi, che si vede poi nelle opere che compiamo. Ci offre la fede per vincere le paure, riversa nei nostri cuori il perdono che produce gioia, ci dona lo Spirito santo che è la forza della missione alla quale ci invia. Trasmette a noi la vita piena e significativa, la vita buona del vangelo. Vorremmo che questa pace fosse accolta da tutti, per vivere nella concordia garantita dalle alleanze tra i popoli. A questa pace noi crediamo ancora e per questa pace preghiamo.

Andate e annunciate il mio Vangelo.

Accettiamo la sfida del Vangelo che ci dà l’occasione di incontrare chi crede, chi dubita, chi non crede e chi ha bisogno delle prove per credere. La prova potremmo essere anche noi, io, tu, per far sì che altri possano vedere, toccare, ascoltare e seguire il Signore. La nostra testimonianza passa necessariamente attraverso la fatica della croce ed il coraggio della fede che già contempla la resurrezione.

A tutte le famiglie giunga l’augurio di pace che il Signore ci dona, nella speranza che si estenda al mondo intero.

Il Parroco Mons. Luciano Nobile