NOVITA’

 

Carissimi fedeli,

eccoci pronti ad iniziare un nuovo anno pastorale che, con le sue iniziative, ci aiuta a vivere la vita cristiana. Quest’anno si apre con tre belle novità.

La prima: L’arcivescovo ci ha inviato una lettera pastorale che ha per titolo: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. È l’invito di Gesù ai suoi discepoli. Ed allora leggiamo e ascoltiamo questa lettera con rispetto e devozione, quale mediazione della Parola di Dio che, tramite il Vescovo, ci raggiunge in un momento così complesso come è il nostro tempo. A dir il vero, io penso che tutti i tempi siano stati difficili. È che noi viviamo un attimo del tempo e della storia e abbiamo esperienza di questo breve periodo della nostra vita personale e sociale, per cui almeno rendiamoci conto della brevità e del limite che fanno parte della nostra realtà umana. Nel nostro contesto siamo chiamati ad annunciare il Vangelo. Sarà difficile? Non prendiamo paura, fidiamoci della parola di Gesù che più volte nel vangelo ci dice: “Non Temete”.  Non lasciamoci prendere dalla tentazione dello scoraggiamento. Abbiamo il sostegno della passione per Gesù e per la chiesa. La gioia del Vangelo è l’accoglienza di Gesù nella vita. Qui nasce l’entusiasmo dell’annuncio e della missione.

La seconda: Stiamo mettendoci in relazione di comunione con le altre parrocchie del centro-citta per trovare nuovo slancio nella collaborazione in vista di una missione strettamente condivisa. La comunione vissuta tra noi sta alla base della collaborazione ed è necessaria alla missione perché questa sia efficace. Questa nuova realtà si chiama Collaborazione Pastorale. Tutti possiamo essere protagonisti come missionari. Missionari in famiglia, coi vicini di casa, con i parenti, con gli amici, sul luogo del lavoro, nella professione. Non ci sono limiti. Ci affidiamo allo Spirito Santo che è la forza su cui contiamo. Nelle parrocchie, nessuno ha un suo proprio orticello da curare di cui si sente padrone ma tutti si sentono chiesa e possono collaborare. Nessuno assume tutti i ruoli ma ognuno deve essere capace di lasciare spazio ad altri perché la collaborazione sia armonica ed ognuno abbia la possibilità di esprimersi attraverso i suoi carismi, i suoi doni, le sue qualità.

Le parrocchie del centro-città che sono chiamate a collaborare strettamente insieme sono: San Giorgio maggiore (via Grazzano), S. Quirino (via Gemona), SS. Redentore (via Mantica), B.V. delle Grazie (Santuario p. 1° maggio), S. Maria Annunziata (Duomo). Abbiamo iniziato ad incontrare gli operatori pastorali, i giovani delle 5 comunità si sono preparati insieme alla Cresima che sarà celebrata nella Chiesa di S. Giorgio sabato 26 ottobre ore 18.00. Sono piccoli segni di collaborazione, faticosa ma reale.

La terza: Sta nascendo un Centro di ascolto interparrocchiale per venire incontro a situazioni difficili a causa di varie povertà, solitudini, precarietà, ecc…Un gruppo di volontari si sono preparati all’accoglienza delle persone in necessità, per aiutarle a trovare la strada che porta alla soluzione di qualche problema, a farle crescere perché possano prendere in mano la propria vita e gestirla al meglio delle loro possibilità. Quali parrocchie hanno aderito a questa iniziativa? Duomo, B.V. del Carmine, S. Giorgio maggiore, S. Osvaldo e S. Paolo, S. Quirino, SS. Redentore, S. Nicolò al Tempio, S. Rocco, S. Giuseppe, B.V. della Salute (Cormor).

Noi speriamo che presto questo Centro possa prendere l’avvio per una efficace presenza caritativa presso le persone che soffrono a causa di varie povertà. A onor del vero devo dire che la nostra parrocchia, per quanto complessa sia, ha raccolto un numero discreto di volontari rispondendo all’appello rivolto più volte in chiesa o pubblicato su questo foglietto. Questa sensibilità è confortante, al di là di tutte le difficoltà che si sono incontrate o si incontrano lungo il cammino della solidarietà concreta e coinvolgente.

Auguro a tutti un buon anno pastorale, con la grazia del Signore.                                        Il parroco Mons. Luciano Nobile

INCONTRI DI CATECHESI

“Non di solo pane vive l’uomo

ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”

 

Per i bambini delle Elementari

Catechisti: Zanier Roberta, Venier Fabio, Suor Antonietta Dattero, Giada Li Causi, Suor Valentina Riva, Colabelli Giorgiutti Veronica, De Anna Gabriele, Lucca Paolo.

  • Lunedì ore 17.30: 2-3-4 elementare (Oratorio della Purità).

  • Martedì ore 17.30: 2-3-4-5 elementare (Oratorio della Purità).

Per i ragazzi delle scuole Medie

Catechisti: Anna Fabello e Carlini Simone.

Lunedì ore 18.00 (Parrocchia di S. Giorgio – Via Grazzano).

Per i cresimandi delle Scuole Superiori

Catechisti: Sergio Nordio, Giorgio De Zorzi, Carlini Simone, Ceccarelli Gabriele,

Martedì ore 18.30 (Parrocchia del SS. Redentore – Via Mantica).

Per i giovani

Catechisti: don Daniele Antonello, don Daniele Morettin.

Percorso di riscoperta o di approfondimento della fede sulle 10 Parole, cioè i 10 comandamenti di Dio. (Parrocchia della B. V. delle Grazie – Piazza 1° maggio Ore 20.30).

Per maggiori informazioni clicca QUI

Per gli adulti

Incontri di riflessione e preghiera durante l’Avvento sulla lettera pastorale del Vescovo: “Andate e fate discepoli tutti i popoli”. (Casa canonica – Via di Prampero, 6).

Per i cresimandi adulti

Un itinerario adatto di preparazione degli adulti alla Cresima è proposto nelle Parrocchie: Duomo, Paderno, S, Giuseppe. S. Cuore.

Per calendario e iscrizioni clicca QUI

Per i fidanzati

  1. Febbraio e marzo alla domenica pomeriggio: ore 16.30 nella parrocchia di S. Marco (Chiavris).

  2. Maggio ogni lunedì e giovedì ore 20.30 – Parrocchia della B.V. delle Grazie.

Per calendario e iscrizioni clicca QUI

 

 

Comunicato Arcivescovo per COVID-19-1Comunicato Arcivescovo per COVID-19-2

I MAGI

 

 

“Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da Oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo»” (Mt 2,1-2).

Così inizia nel Vangelo di Matteo il racconto dei Magi. Quanta gioia, quanta devozione e quanta fantasia, nei secoli, si è venuta a creare attorno a questo evento. Quante tradizioni! Due erano ancora molto sentite quando ero ragazzo. Nelle case del mio paese nessuno aveva l’acqua corrente in casa. Si andava coi secchi alla fontana o al pozzo e si conservavano nel secchiaio per tutte le necessità della famiglia.  Nella notte della vigilia della Epifania tutte le famiglie si premuravano di riempire bene i secchi perché sarebbero passati i Magi e si sarebbero fermati per dissetarsi e dissetare gli uomini e gli animali del loro seguito. Era un gesto di profondo senso religioso. E si accendevano tanti piccoli fuochi per illuminare la strada al loro passaggio. Erano tradizioni che ci facevano partecipare – e non solo assistere – all’evento: da noi passavano i Magi. Una bella tradizione anche in Cattedrale: drammatizzare, con Magi e seguito, il racconto di Matteo non per ricordare, ma per viverlo di persona. Occorre crederci, sentire, partecipare, come noi partecipavamo a riempire i secchi, e sembrerà di camminare coi Magi e di arrivare assieme a loro alla culla del Bambino Gesù. I Vangelo ci sprona a realizzare queste piccole scenografie – dell’antica liturgia aquileiese ci è rimasto solo il Missus della novena del Natale – “Coro, Angelo e Maria” – per attualizzarlo e viverlo. Mi piace ricordare che queste “liturgie” sono anche un bel modo di pregare o, come direbbe il servita P. Ermes Ronchi, di respirare Gesù.

Fin dai primi tempi i cristiani non si sono accontentati delle scarne notizie che si trovano nel Vangelo di Matteo. Mancano troppi dettagli: da dove venivano? Quanti erano? Come si chiamavano? Quale mezzo di trasporto hanno usato e anche, dopo morti, dove sono stati sepolti? Molte leggende sono nate per rispondere a queste domande. Si è detto che erano tre, che venivano uno dall’Asia, uno dall’Africa e uno dall’Europa (uno giallo, uno nero e un bianco). Si chiamavano Gaspare, il giovane imberbe, Melchiorre, il vecchio canuto dalla barba lunga e Baldassarre, l’uomo maturo con barba folta. Per il viaggio si son serviti di cammelli e dromedari. Le loro spoglie si conservano nel fantastico duomo di Colonia.

Si tratta di storie piacevoli e commoventi, ma vanno tenute accuratamente distanti dal racconto evangelico per non compromettere il messaggio che il testo sacro vuol comunicare. E chiariamo alcuni dettagli che non hanno nulla a che vedere con quanto narra Matteo.

Non è detto che fossero tre; è certo che non erano re erano magi – maghi – cioè astrologi: persone molto apprezzate nell’antichità per la saggezza, la capacità di interpretare i segni, di prevedere il futuro e di leggere la volontà di Dio attraverso gli avvenimenti straordinari della vita. La stella! Era opinione diffusa che la nascita di un grande personaggio fosse accompagnata dall’apparizione nel cielo di una stella. In tempi moderni astronomi hanno dedicato tempo ed energie per verificare se, duemila anni fa, sia apparsa nei cieli una cometa. E ci hanno proposto varie ipotesi ammirevoli.

Ma va detto che la stella cui fa riferimento Matteo non va cercata nel cielo ma nella Bibbia. L’evangelista scrive per lettori che conoscono bene l’Antico Testamento e da secoli sono in attesa di veder apparire la stella di cui parla una misteriosa profezia contenuta nel libro dei Numeri. Presentandoci i magi dall’Oriente che vedono la stella, l’evangelista vuol dire ai suoi lettori: dalla stirpe di Giacobbe è spuntato l’atteso liberatore, è Gesù. E’ lui la stella. Dovremo allora togliere dai nostri presepi la cometa? No! Contempliamo pure quella stella e indichiamola ai nostri figli, ma spieghiamo loro che la stella non è un astro del cielo, ma è Gesù, è lui che luce.

Matteo scrive negli anni 80 d.C. e cosa verifica? Constata che i pagani sono entrati nella Chiesa, hanno riconosciuto e adorato la stella, mentre i giudei, che da tanti secoli la stavano aspettando, l’hanno rifiutata. Il racconto dei magi è una “parabola” di ciò che sta accadendo nelle comunità cristiane alla fine del I° secolo. I pagani che hanno cercato con onestà e costanza la verità hanno trovato la stella/luce Gesù. A Matteo preme mettere in risalto un altro particolare: i magi – simbolo dei popoli pagani – non sarebbero mai giunti a Cristo se i giudei, con le loro Scritture, non avessero loro indicato il cammino. Israele, pur non avendo seguito la stella, ha portato a compimento la sua missione: è stato il mediatore della salvezza di tutti i popoli.

I magi son il simbolo degli uomini di tutto il mondo che si lasciano guidare dalla luce di Cristo. Sono immagine della Chiesa, composta da gente di ogni razza, tribù, lingua, nazione.

E i doni: oro, incenso e mirra? Matteo si è documentato per raccontare un avvenimento vero, ma lo racconta con un po’ di rammarico nei confronti dei suoi fratelli giudei e immergendolo in tutte le profezie, i simboli del V. T. e in particolare del profeta Isaia riguardanti l’avvento del Messia. Certo i magi hanno portato doni, non regali. Il dono è un gesto del cuore, della generosità, della gratitudine, dell’affetto.

Porgo a tutti un cordiale saluto e vi ricordo nella preghiera.

Con tanta cordialità.                                                                                                                            Mons. Pietro Romanello, canonico