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XXIX Domenica del Tempo Ordinario

COSE BELLE SUCCEDONO TRA NOI

Carissimi amici che avete la cortesia di seguire ogni domenica la vita della nostra parrocchia, mi piace riferire quanto io sento in questi giorni che sono certamente di preoccupazione a causa delle guerre e delle ricorrenti violenze ma anche di gioia per le cose belle che succedono tra noi e sono segni di speranza.

Domenica sera 5 ottobre

Abbiamo inaugurato la Pieve di S. Maria di castello. La giornata era iniziata con la pioggia a catinelle ma si vede che era la benedizione del Signore; infatti, nel pomeriggio si sono aperte le nubi nel cielo ed il sole è comparso a far festa con noi. Molte persone son salite alla chiesa per la Benedizione impartita dall’ Arcivescovo. La processione lungo il viale che circonda il piazzale del castello è stata suggestiva certamente per i canti alla Madonna sostenuti dalla Cappella Musicale della cattedrale e dalla Filarmonica di Colloredo di Prato ma anche per la comparsa della luna che saliva nel cielo da una parte e del sole che scendeva al tramonto dall’altra. Già di per sé era uno spettacolo. Il duomo poi era affollato per la S. Messa come nelle feste grandi. Giustamente. La riscoperta delle radici è sempre un avvenimento significativo e rigenerante.

Mercoledì 8 ottobre

È stato il turno dei giovani. Alla sera oltre 120 giovani della città erano presenti ad ascoltare la catechesi di Pietro Sarubbi, quell’attore che nel Film “The Passion” di Mel Gibson ha reso viva e reale la figura di Barabba. Si è convertito incontrando lo sguardo penetrante di Cristo, impersonato dall’attore Jim Caviezel, lui pure a sua volta convertito. Come sono misteriose le strade del Signore che si serve di tutto e di tutti per annunciare la sua bella notizia!

Domenica 12 ottobre

La chiesa ed il piazzale del castello sono stati animai dalla presenza di tanti bambini del catechismo con i loro genitori. Movimentata la Messa e allegro il pranzo al sacco. Nel pomeriggio i simpatici giovani del “Teatro del Silenzio” (un po’ rumoroso!) hanno raccontato con brillantezza e bravura la storia dell’angelo del castello passato attraverso varie vicende, mimate con canti e scene che attraevano l’attenzione dei piccoli e dei grandi.

Martedì 14 ottobre

Era programmata un’ora di preghiera per la pace in terra Santa ed in Ucraina. Al mattino un clima di preoccupazione circolava in città mettendo apprensione specialmente negli abitanti del centro città, per la manifestazione pro Palestina in programma. Ciononostante, circa 130 persone hanno scelto d recarsi in chiesa a pregare con l’arcivescovo di Udine.

Giovedì 16 ottobre           

Un piccolo gruppo di sacerdoti e diaconi della città, ha assistito ad una relazione tenuta da Mons. Sandro Piussi, Direttore dell’Ufficio per i beni culturali ecclesiastici, il quale ha illustrato con competenza e dovizia di particolari la storia della Pieve commentando anche gli affreschi e presentando le scelte compiute nei lavori di restauro, di comune accordo con la Soprintendenza. Un cordiale ringraziamento a don Sandro da parte di tutti i presenti e mio personale, per la disponibilità e l’impegno profuso nella ricerca sulla storia di questa chiesa.

Una domanda frequente che sento: Chi terrà aperta la chiesa di S. Maria di Castello? Mi domando anch’io. Vi farò una proposta la prossima domenica.

Don Luciano, parroco

SUL MONDO SPLENDE IL SOLE OLTRE LE NUBI

Quando ero bambino, lessi questa vecchia leggenda ebraica: «Dinanzi alle porte di Roma sta seduto un mendicante lebbroso e aspetta. È il Messia!». Mi recai da un vecchio e gli chiesi: «Che cosa aspetta?». E il vecchio mi dette una risposta che capii solo molto più tardi. Egli mi disse: «Aspetta te!».Martin Buber, filosofo ebreo del Novecento, ha sempre riflettuto sul rapporto tra l’uomo e Dio e, soprattutto, sull’importanza dell’incontro autentico tra gli esseri umani. La leggenda che egli cita racconta di un mendicante lebbroso seduto davanti alle porte di Roma: egli è il Messia, ma non appare come un re potente o un liberatore trionfante, bensì come un povero malato, fragile ed escluso dalla società.

Quando il bambino chiede: «Che cosa aspetta?», il vecchio risponde: «Aspetta te!». Questa frase cambia radicalmente il significato della leggenda: il Messia non è solo colui che deve venire in un futuro lontano, ma è già qui e attende la risposta dell’uomo. “Aspetta te” significa che la redenzione non dipende soltanto da un intervento divino, ma anche dall’impegno e dalla responsabilità di ciascuno.

Secondo Buber, infatti, l’essere umano non può limitarsi ad aspettare passivamente che le cose cambino: deve diventare lui stesso parte della salvezza, attraverso i gesti di amore, giustizia e cura verso l’altro, che sono la risposta al dono di Dio. L’immagine del mendicante lebbroso insegna che Dio e il senso più profondo della vita si manifestano proprio nei più poveri e nei più emarginati, e che l’incontro con l’altro sofferente è il luogo in cui l’uomo incontra davvero Dio.

In questo modo, Buber ci fa capire che la speranza messianica non è evasione dal presente, ma un compito concreto e quotidiano: non dobbiamo solo aspettare, ma essere noi stessi la risposta all’attesa del mondo. La salvezza comincia quando smettiamo di aspettare e agiamo.  

(Sebastiano Ribaudo)