5^ Domenica di Quaresma: Liturgia e riflessioni QUI

4^ Domenica di Quaresima: Liturgia e riflessioni QUI

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1^ Domenica di Quaresima: Liturgia e riflessione QUI

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Dal libro del profeta Ezechièle

Ez 37, 12-14
Così dice il Signore Dio: «Ecco, io apro i vostri sepolcri, vi faccio uscire dalle vostre tombe, o popolo mio, e vi riconduco nella terra d’Israele. Riconoscerete che io sono il Signore, quando aprirò le vostre tombe e vi farò uscire dai vostri sepolcri, o popolo mio. Farò entrare in voi il mio spirito e rivivrete; vi farò riposare nella vostra terra. Saprete che io sono il Signore. L’ho detto e lo farò». Oracolo del Signore Dio.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale

Sal.129

R. Il Signore è bontà e misericordia.

Dal profondo a te grido, o Signore;
Signore, ascolta la mia voce.
Siano i tuoi orecchi attenti
alla voce della mia supplica.
Se consideri le colpe, Signore,
Signore, chi ti può resistere?
Ma con te è il perdono:
così avremo il tuo timore.
Io spero, Signore.
Spera l’anima mia,
attendo la sua parola.
L’anima mia è rivolta al Signore
più che le sentinelle all’aurora.
Più che le sentinelle l’aurora,
Israele attenda il Signore,
perché con il Signore è la misericordia
e grande è con lui la redenzione.
Egli redimerà Israele
da tutte le sue colpe.

Seconda Lettura

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani
Rm 8, 8-11

Fratelli, quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi. Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene. Ora, se Cristo è in voi, il vostro corpo è morto per il peccato, ma lo Spirito è vita per la giustizia. E se lo Spirito di Dio, che ha risuscitato Gesù dai morti, abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

(Cfr. Gv 11,25a.26)

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore,
chi crede in me non morirà in eterno.

Lode e onore a te, Signore Gesù!

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 11,1-45

In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Parola del Signore.

L’ECO DELLA PAROLA

 

5 Domenica di QuaresimaQuella di oggi è una delle pagine più dense del Vangelo di S. Giovanni. Betània (in aramaico Casa del dolore) è una località della Giudea attualmente parte della Cisgiordania, molto vicina a Gerusalemme cui costituisce un sobborgo. Ha il nome arabo al-Eizariya (luogo di Lazzaro). Qui avvenne l’episodio della morte e risurrezione di Lazzaro narrato da S. Giovanni nel Vangelo con vivacità e ricchezza di particolari. “Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, colui che tu ami è malato». Non chiedono nulla. Ricordano solo l’amicizia che lega Gesù a Lazzaro. Gesù arriverà in ritardo (i tempi di Dio sono diversi da quelli degli uomini) ma non tradisce le attese. “Egli voleva molto bene a Marta e a sua sorella e a Lazzaro” Maria, paralizzata dal dolore, non si muove di casa. E’ Marta che va incontro a Gesù appena informata del suo arrivo. Sembra rimproverarlo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!» eppure esprime la sua fiducia: “… anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; … Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo» e subito Marta coinvolge Maria, circondata da quanti erano attorno a lei per consolarla. Insieme lasciano la casa del dolore e in fretta raggiungono il Maestro. “Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò” La grande umanità di Gesù che condivide i dolori e le gioie degli uomini! … e poi il suo grido dinanzi al sepolcro: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare» E’ il comando, è il richiamo alla vita del pastore buono, dell’amico fedele che libera dalla desolazione e dallo spettro della morte.

– Ai nostri giorni si è allargata la casa del dolore. Incessanti le invocazioni e le grida che salgono a Dio da ogni parte. Lunghe le notti, lunga l’attesa dell’alba come quella delle sentinelle che spiano il primo filo di luce che segna la fine degli incubi notturni.

– Il mondo è malato. Tutti stiamo soffrendo, non stiamo bene. Sono cadute tante illusioni che ci hanno impedito di alzare il capo. Ci siamo fermati, smarriti.

– La Chiesa è la casa, il luogo della fraternità e raccoglie le voci, i pianti, le paure e supplica incessantemente: ”Signore, coloro che tu ami sono malati. Guarda il nostro male. Vieni a vedere. Vieni nelle nostre case, negli ospedali, negli ospizi, nelle carceri, nei luoghi del dolore, come hai fatto quel giorno a Betania.”

– Gesù ci ripete: «Io sono la risurrezione e la vita» La vera sventura è costruire case sulla sabbia, vivere senza ideali e così morire anzitempo, come figure spente, tralci inariditi, separati dalla Vite. Un caro saluto a tutti voi e un invito: leggiamo qualche buon libro, ascoltiamo la buona musica, qualche bella trasmissione in TV, alziamo il capo, guardiamo le stelle, nel silenzio respiriamo Dio, il cielo. Sorridiamo a Lui, amico fedele, e a quanti sentiamo vicini, alle persone che ci vogliono bene. La Quaresima sarà lunga, ma dopo – non sappiamo ancora quando – verrà la PASQUA, la risurrezione.  Lo garantisce la forza della sua parola che è profezia: ”Scioglieteli e lasciateli andare ! “ (Gv. 11,43)

                                                                                                                              don Giulio Gherbezza

Carissimi,

mi è gradito mandarvi un saluto attraverso questo foglietto domenicale. Desidero così entrare nelle vostre case per condividere questo momento di difficoltà che stiamo vivendo ed assicurarvi del mio ricordo nella preghiera, ogni giorno, nella S. Messa. Penso ai malati ed agli anziani che raggiungo con una telefonata, vado a visitare quelli che mi chiamano perché sono in uno stato grave di malattia. Tengo il collegamento settimanale anche con i ragazzi del catechismo ed i loro genitori, rispondendo ai loro messaggi, alcuni dei quali riporto qui di seguito.

– Buon giorno Luciano, ieri sera ho seguito la tua celebrazione della Messa col computer di mamma, mi è dispiaciuto vedere la chiesa vuota però è stato bello quando ci hai chiamato lo stesso intorno all’altare per il Padre Nostro. Arrivederci a presto anche per il catechismo.

La cattedrale vuota fa venire i brividi ma, con i potenti mezzi di comunicazione e la preghiera, ci sentiamo tutti più vicini.

– A me piace stare a casa perché a casa si può un po’ giocare e perché non si prende la febbre “coronavirus”. Mi piace anche perché sto con la mamma e papà, e anche con mia sorella. 

– A me non piace molto stare a casa perché non vedo più i miei amici e maestre, ma sono felice di stare a casa con la mia famiglia. 

– Un caro saluto da parte di tutti noi e continueremo a seguirla e stare vicino alla nostra comunità (virtualmente) in questo periodo con sostegno e amore. 

– Non vediamo l’ora di riprendere la vita normale e anche il catechismo perché, come le accennavo al nostro incontro fra genitori, le bimbe apprezzano molto seguire le lezioni dei catechisti.

– Noi, nella nostra normalità casalinga cerchiamo di ricordarci che Dio è sempre con noi e anche con la preghierina serale ci ricordiamo di ringraziare di quello che abbiamo. Seguiamo tutti insieme la S. Messa della domenica sera.

ramo fioritoOsservate bene! A che cosa ci tengono questi bambini? Alla famiglia, alla chiesa, agli amici. Significa che siamo fatti per stare insieme, in comunità. Ed è questo il progetto di Dio, fare dell’umanità una famiglia. È il nostro cammino. Lo possiamo realizzare con il suo aiuto.

Ce lo insegna anche l’attuale situazione, il bene di tutti cercato ed attuato con amore, sia pure con sacrifici, fa parte della nostra vocazione alla pace e alla felicità. Preghiamo insieme perché lo Spirito Santo ci doni il suo conforto e la sua forza ed illumini con la sua luce coloro che si dedicano alla ricerca per sconfiggere il male che ci sta perseguitando. Non ci perdiamo d’animo. È tornata la primavera, simboleggiata da questo ramo fiorito che vedete nell’immagine. Tornerà la vita con le nostre consuete attività, che adesso in parte sono sospese. È sempre stato così. Vi lascio con questo verso di Pablo Neruda (poeta cileno) che ritengo vero e col quale termino augurando a tutti una buona settimana: “Potranno tagliare tutti i fiori ma non potranno fermare la primavera”.

                                                                                                         Don Luciano

 

 

Carissimi, mi è caro raggiungervi nelle vostre case comunicandovi qualche grato riscontro che le famiglie mi scrivono, iniziando dai bambini.

Una bambina: Ciao, don Luciano, tramite streaming, ho visto la Messa domenica sera con la mia mamma. Siamo molto contente. È stata una cosa strana, perché di solito veniamo noi da te ma questa volta sei entrato tu nelle nostre case. Ci hai emozionato tanto. Spero di sentirti presto. Ci rivediamo domenica sera.

Una mamma: Vogliamo starle vicino e condividere la sensazione della chiesa vuota e al buio… Ci aveva chiesto di vedere anche i lati positivi in questa situazione: riscopriamo il silenzio, la preghiera, la famiglia, il dialogo… forse i ragazzi iniziano ad apprezzare di più la scuola…. ma soprattutto sentiamo la sete di Cristo.

Un papà: Buonasera Padre, ho partecipato con piacere alla Messa di domenica “on line” e ho sentito la commozione nella sua voce a motivo della chiesa senza fedeli e non le nascondo che ero commosso allo stesso modo. Cosa possiamo trovare di positivo in questa esperienza?  Non ci si deve dare la mano per non diffondere il virus ma forse riscopriamo rapporti che si erano trascurati, perché siamo sempre di fretta, e troviamo il tempo oggi per una telefonata chiedendo come vada la salute. Questo virus ci ha messi tutti alla pari. Rendiamo più forte la speranza in noi e negli altri.
Lei ha detto una volta nella predica: Cari fedeli, cercate di vedere la luce anche da una fessura! Termino con un pensiero di Saint Charbel (significa: la storia di Dio). Non iniziare nulla su questa terra che non trovi compimento in cielo, non camminare per una strada che non conduce in cielo. L’uomo desidera molte cose di cui non ha bisogno e gli mancano tante cose necessarie che non desidera. Ciò che pensi di dominare, in realtà ti domina. Sei in questo mondo per donare e servire, non per possedere e comandare.

Una mamma: Noi stiamo affrontando le cose con i colori della vita, colori che i bambini hanno dentro e niente potrà mai farli diventare scuri. Accettano il buio della sera perché sanno che il giorno dopo ci sarà la luce. (Seguono i disegni splendidi dei bambini con i loro messaggi.)

Ecco, carissimi, sono piccole testimonianze su cui possiamo riflettere e pubblicherò altre la prossima settimana. Ogni giorno vi ricordo nella S. Messa. Ci teniamo uniti nella preghiera a Gesù che ci mantiene in comunione con Dio e tra di noi. Ogni sera ricordiamoci di chiedere l’aiuto alla Vergine Maria. Invoco su tutti la benedizione del Signore.

Un cordiale saluto a tutti.                                                                                      Don Luciano.

A partire dal 15 marzo 2020 e fino al 18 maggio 2020

 

TUTTE LE CELEBRAZIONI COMUNITARIE NELLE CHIESE

SONO SOSPESE

 

1. Le chiese restano aperte solo per la preghiera personale secondo i seguenti orari:

Ore  8.00 – 12.00  S. Giacomo

Ore  8.45 – 12.00 e Ore 16.00 – 18.00 Cattedrale

CHIESE APERTE MA… ATTENZIONE!

Le chiese restano aperte per offrire ai fedeli la possibilità della preghiera personale, nel rispetto dei Decreti Governativi e della recente Nota del Ministero degli Interni. “È necessario che l’accesso alla chiesa avvenga solo in occasione di spostamenti determinati da comprovate esigenze lavorative, ovvero per situazioni di necessità e che la chiesa sia situata lungo il percorso”.

2. Celebrazioni parrocchiali: possono essere seguite in streaming da questo sito:

Ogni giorno feriale Ore 8.00: S. Messa preceduta dalla recita delle Lodi, in duomo (Porte chiuse)

Mercoledì alle ore 20.30: Catechesi per giovani e adulti.

Ogni domenica ore 19.00: Santa Messa (Porte chiuse).

3. Celebrazioni presiedute dall’Arcivescovo nel santuario della B.V. delle Grazie, trasmesse da Telefriuli:

Ogni giorno feriale alle ore 19.30 S. Messa.

Ogni domenica alle ore 10.00 S. Messa.

4. Verranno offerti degli strumenti per la preghiera in famiglia anche da parte della Diocesi, con pubblicazione on line oppure tramite cartaceo che si può ritirare in Cattedrale e nella Chiesa di San Giacomo.

Il foglietto domenicale “L’Angelo di S.Maria di Castello” è esposto in chiesa, viene inviato per email a tutti gli operatori pastorali, ai collaboratori, ai cresimandi adulti, alle famiglie che portano i loro figli al catechismo nella nostra Parrocchia e alle persone sorde del gruppo pastorale, oppure si può consultare e/o stampare dal questo sito-box “archivio foglietti”

 

Lettera-23.3.20-1Lettera-23.3.20-2

 

Messaggio dell'Arcivescovo ai Sacerdoti-11Messaggio dell'Arcivescovo ai Sacerdoti-12Messaggio dell'Arcivescovo ai Sacerdoti-13

CEI.coronavirus 08.03.2020

INFORMAZIONI DALL’ARCIDIOCESI (qui)

 

PREGHIERA ALLA MADONNA DELLE GRAZIE

 

O Beata Vergine delle Grazie, clemente Madre nostra, come i nostri antenati, torniamo ad inginocchiarci davanti a Te, mentre la nostra salute e serenità sono turbate da un virus subdolo e invisibile. Donaci la grazia di ritrovare in noi la fede che non ci fa sentire soli nella prova ma accompagnati ogni giorno dalla Provvidenza di Dio che ci ama come Padre e dall’intercessione del tuo cuore di Madre. Rinnova in noi la coscienza che più grave in noi è il male dell’anima e facci sentire il desiderio di essere liberati e perdonati dai tanti nostri peccati. Rafforza la speranza che questa nostra preghiera possa essere esaudita. Per questo affidiamo alla tua protezione i fratelli e le sorelle malati, tutti coloro che si stanno curando di loro con coraggio e dedizione, le famiglie e la comunità friulana, la chiesa e tutta l’umanità. Fàisi dongje, o cjare Mari, cun chel vuestri biel Bambin. Amen.  

(+ Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo di Udine)

LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Dal primo libro di Samuele

1Sam 16,1b.4.6-7.10-13

In quei giorni, il Signore disse a Samuele: «Riempi d’olio il tuo corno e parti. Ti mando da Iesse il Betlemmita, perché mi sono scelto tra i suoi figli un re». Samuele fece quello che il Signore gli aveva comandato. Quando fu entrato, egli vide Eliàb e disse: «Certo, davanti al Signore sta il suo consacrato!». Il Signore replicò a Samuele: «Non guardare al suo aspetto né alla sua alta statura. Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore». Iesse fece passare davanti a Samuele i suoi sette figli e Samuele ripeté a Iesse: «Il Signore non ha scelto nessuno di questi». Samuele chiese a Iesse: «Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo, che ora sta a pascolare il gregge». Samuele disse a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Lo mandò a chiamare e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e bello di aspetto. Disse il Signore: «Àlzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell’olio e lo unse in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore irruppe su Davide da quel giorno in poi.

Parola di Dio

Salmo Responsoriale
Dal Sal 22 (23)

R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.

Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. R.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca.R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.

Seconda Lettura

Ef 5,8-14

Fratelli, un tempo eravate tenebra, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come figli della luce; ora il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate di capire ciò che è gradito al Signore. Non partecipate alle opere delle tenebre, che non danno frutto, ma piuttosto condannatele apertamente. Di quanto viene fatto in segreto da [coloro che disobbediscono a Dio] è vergognoso perfino parlare, mentre tutte le cose apertamente condannate sono rivelate dalla luce: tutto quello che si manifesta è luce. Per questo è detto: «Svégliati, tu che dormi, risorgi dai morti e Cristo ti illuminerà».

Parola di Dio

Acclamazione al Vangelo

Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

Io sono la luce del mondo, dice il Signore;
chi segue me, avrà la luce della vita. (Cfr. Gv 8,12)

Gloria a te, o Cristo, Verbo di Dio!

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 9, 1.6-9.13-17.34-38

In quel tempo, Gesù passando vide un uomo cieco dalla nascita; sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Sìloe», che significa Inviato. Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva. Allora i vicini e quelli che lo avevano visto prima, perché era un mendicante, dicevano: «Non è lui quello che stava seduto a chiedere l’elemosina?». Alcuni dicevano: «È lui»; altri dicevano: «No, ma è uno che gli assomiglia». Ed egli diceva: «Sono io!». Condussero dai farisei quello che era stato cieco: era un sabato, il giorno in cui Gesù aveva fatto del fango e gli aveva aperto gli occhi. Anche i farisei dunque gli chiesero di nuovo come aveva acquistato la vista. Ed egli disse loro: «Mi ha messo del fango sugli occhi, mi sono lavato e ci vedo». Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri invece dicevano: «Come può un peccatore compiere segni di questo genere?». E c’era dissenso tra loro. Allora dissero di nuovo al cieco: «Tu, che cosa dici di lui, dal momento che ti ha aperto gli occhi?». Egli rispose: «È un profeta!». Gli replicarono: «Sei nato tutto nei peccati e insegni a noi?». E lo cacciarono fuori. Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori; quando lo trovò, gli disse: «Tu, credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Lo hai visto: è colui che parla con te». Ed egli disse: «Credo, Signore!». E si prostrò dinanzi a lui.

Parola del Signore

 

L’ECO DELLA PAROLA

Quando si è ciechi (Gv. 9,1- 41)

4^ Domenica di Quaresima 1Quella di oggi è una delle pagine più dense del Vangelo di S. Giovanni. Rendendo la vista a colui che era cieco dalla nascita, Gesù si manifesta come la luce che illumina ogni uomo, ma senza imporsi. La fede è un cammino personale e libero.

Grazie a Gesù, quell’uomo non è più costretto a mendicare, riprende il suo cammino, ritrova la sua dignità, scopre il volto delle persone, la bellezza del mondo e la voglia di vivere. Ed anche mente, occhi e cuore si illuminano in un orizzonte più grande: ora sa di chi può fidarsi e qual è il suo destino.

Nel racconto ci sono due linee: la linea ascendente, dal buio verso una luce sempre più ampia e la linea discendente: dalla luce alla cecità, all’indurimento del cuore, fino a negare l’evidenza, fino alla violenza.

Gli atteggiamenti e lo slancio di colui che era cieco: (dal buio alla luce)

obbedienza. Gesù vede il cieco, si ferma, gli mette il fango sugli occhi e gli dice: va’ a lavarti. “Egli andò, si lavò e tornò che ci vedeva” Questo atto di fede, di fiducia piena, di obbedienza al Signore Gesù è il punto di partenza della rinascita.

sincerità. Quando il cieco guarito sente dire dai farisei che Gesù non veniva da Dio, ma era un peccatore. Avrebbe potuto rispondere con opportunismo: “Io non so chi sia, non mi interessa, mi basta aver riacquistato la vista”. Invece con grande coraggio proclama: «Per me è un profeta». È un atto di onestà intellettuale, di schiettezza.

non teme il giudizio altrui. La cattiveria dei farisei diventa disprezzo: «Tu sei suo discepolo. Noi siamo discepoli di Mosè. E lo cacciarono fuori». Egli sopporta insulti e subisce una sorta di persecuzione per la propria fede.

la proclamazione profonda della fede è il momento più alto della vicenda di colui che era cieco: «Egli disse: “Io credo, Signore!” E si prostrò dinanzi a Lui»

I percorsi contrari: (dalla luce alla cecità e all’indurimento del cuore)

i vicini. Alcuni dicevano: “È lui quello che era cieco”; altri: ”No, ma gli assomiglia”. Egli però diceva: “Sono io!”. Sono coloro che vedono, che fanno finta di non sapere perché non vogliono avere noie.

i parenti, che vedono e non vedono, sono sempre un po’ nella nebbia, non hanno il coraggio di esprimersi, preferiscono vivere nella propria tranquillità: “Come ora ci veda non lo sappiamo e neppure chi gli abbia aperto gli occhi. Chiedetelo a lui: ha l’età, parlerà lui di sé.”

gli avversari, che, fin dall’inizio, negano l’evidenza: «Noi sappiamo che l’uomo che ti ha guarito è un peccatore…Come ti ha aperto gli occhi?» E l’uomo guarito: “Ve l’ho già detto e non mi avete ascoltato. Volete diventare anche voi suoi discepoli?” …E lo cacciarono fuori. Non avendo più argomenti, i farisei passano alla violenza, la ragione del più forte.

4^ Domenica di Quaresima 2Anche per noi è difficile credere quando si fa buio, quando ci ritroviamo smarriti nelle prove della vita e gridiamo come Pietro nel lago in tempesta: “Maestro, non t’importa che siamo perduti?”( Mc. 4, 38). Il Signore sa tutto e non vuole il nostro male. Ci manda il buon Samaritano. E’ l’esperienza di questi giorni tristissimi. I medici, gli infermieri, gli uomini e le donne del soccorso, della sicurezza, delle istituzioni, sono migliori di quanto pensavamo…. La mano dell’infermiera è premurosa verso la persona sola e smarrita come una madre, una moglie, una figlia… il suo sguardo è lo sguardo di Dio. E noi vediamo quanto grande è il cielo, quanto sono belli i fiori della primavera e quanto importanti le piccole cose di ogni giorno! La pandemia ci fa aprire gli occhi sul positivo, sulla bellezza del mondo, ci fa riscoprire il volto del Padre e delle persone nelle quali possiamo confidare.

“Signore, dov’è tristezza, fa che io porti la gioia,

dove sono le tenebre, fa che io porti la luce!” (san Francesco) 

                                                                                                                                 Mons. Giulio Gherbezza

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