PREGHIERA ALLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE

 

O Beata Vergine delle Grazie, clemente Madre nostra, come i nostri antenati, torniamo ad inginocchiarci davanti a Te mentre la nostra salute e serenità, sono turbate da un virus subdolo e invisibile.

Donaci la grazia di ritrovare in noi la fede che non ci fa sentire soli nella prova ma accompagnati ogni giorno dalla Provvidenza di Dio, che ci ama come Padre, e dall’intercessione del tuo cuore di Madre.

Rinnova in noi la coscienza che più grave in noi è il male dell’anima e facci sentire il desiderio di essere liberati e perdonati dai tanti nostri peccati.

Rafforza la speranza che questa nostra preghiera possa essere esaudita. Per i fratelli e le sorelle malati, tutti coloro che si stanno dedicando a loro con coraggio e dedizione, le famiglie e la comunità friulana, la Chiesa e tutta l’umanità.

“Faisi dongje, o cjare Mari, cun chel vuestri biel Bambin”.

Amen.

+ Andrea Bruno Mazzocato – Arcivescovo 

 

Ave Maria… Salute dei malati, prega per noi.

Sono in programma eventi di tipologia differente che hanno per tema comune Gianbattista Tiepolo nella ricorrenza del 250° anno dalla scomparsa (1770-2020).

 

Locandina Incontri Musica Arte e Storia 2020

Questo sito pubblicherà tutti i successivi appuntamenti.

Devote celebremus

 

Carissimi fedeli,

stiamo ancora vivendo con una certa apprensione a motivo dell’epidemia che ha colpito il mondo intero.

Non sottovalutiamo i pericoli ma vogliamo testimoniare qualche segno di speranza, celebrando con fede la Festa dei Patroni della città, della Diocesi e della Regione FVG. È vero che essi sono vissuti in un tempo lontano da noi, come dice la tradizione, ma la loro testimonianza di fedeltà al Signore è viva in mezzo a noi.

È un momento di festa: Lo viviamo con gioia, insieme, iniziando sabato con il canto dei Primi Vesperi alle ore 20,30, con la partecipazione dei rappresentanti di tutta la diocesi. Domenica la S. Messa solenne, presieduta dall’Arcivescovo alle ore 10.30, vedrà la partecipazione delle autorità e delle associazioni della città. Ci saranno anche delle iniziative culturali promosse dal nostro Museo del Duomo e dal Comune di Udine.

È un momento di riflessione: Pensiamo al passato e rallegriamoci della diffusione della fede nella nostra terra per la testimonianza della prima comunità cristiana. È stata una testimonianza coraggiosa ed entusiasta, come è richiesta anche ai nostri giorni. La chiesa è fiume che attraversa i secoli, è costituita da genti diverse per cultura, lingua e tradizioni ma è unita dalla stessa fede in Cristo morto e risorto. Se noi oggi crediamo è perché altri prima di noi hanno creduto e ci hanno insegnato a credere.

È un momento di progettazione: Il punto di partenza per l’evangelizzazione è la preghiera che rivolgiamo al Signore per intercessione dei Santi Ermacora e Fortunato. Essi ci siano di aiuto a professare con coraggio la nostra fede, la fede di sempre, in questo tempo, in questa terra, nella situazione attuale di grandi cambiamenti. Si tratta di trovare i sentieri per trasmettere la fede oggi, proprio dopo questa esperienza di epidemia che ci ha obbligati a fermarci e a riflettere. È senz’altro un male che ha coinvolto tutti ma può diventare anche una opportunità per un cambiamento verso una maggiore sobrietà, solidarietà e umiltà che ci conducono alla convinzione ancora più profonda che siamo fragili e non onnipotenti, che abbiamo bisogno gli uni degli altri e che l’apertura verso Dio non impoverisce la nostra umanità ma la arricchisce.

Anche il progetto diocesano: “Siano una cosa sola perché il mondo creda”, donato alle nostre parrocchie, è uno strumento per camminare insieme sulle strade della evangelizzazione che porta belle notizie per la nostra storia.

Con l’augurio di ogni bene.                                                                                                      Il Parroco don Luciano

 

 

CELEBRAZIONI ED EVENTI

 

SABATO 11 LUGLIO

ore 20.30 in Cattedrale: Canto dei Primi Vesperi con la rappresentanza delle parrocchie dell’Arcidiocesi.

DOMENICA 12 LUGLIO

Orario festivo delle Sante Messe.

Ore 10.30 in Cattedrale: S. Messa Solenne, presieduta dall’Arcivescovo di Udine. Partecipano anche le Autorità regionali e comunali e le Associazioni.

Ore 12.30 in Piazza Duomo: Concerto di campane di Llorenc Barber e Montserrat Palaciós per il Suono in Mostra 2020

Ore 21.00 in Piazza Duomo: Concerto dell’Istituzione Musicale e Sinfonica del Friuli Venezia Giulia. Direttore Paolo Paroni, Soprano Annamaria Dell’Oste. Musiche: Leonardo Marzona, Bartolomeo Cordans, Ludwig van Beethoven. Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria.

 

 

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LA LITURGIA DELLA PAROLA

Prima Lettura

Dagli Atti degli Apostoli

At 22,30; 23,6-11

In quei giorni, [il comandante della corte,] volendo conoscere la realtà dei fatti, cioè il motivo per cui Paolo veniva accusato dai Giudei, gli fece togliere le catene e ordinò che si riunissero i capi dei sacerdoti e tutto il sinedrio; fece condurre giù Paolo e lo fece comparire davanti a loro.
Paolo, sapendo che una parte era di sadducèi e una parte di farisei, disse a gran voce nel sinedrio: «Fratelli, io sono fariseo, figlio di farisei; sono chiamato in giudizio a motivo della speranza nella risurrezione dei morti».
Appena ebbe detto questo, scoppiò una disputa tra farisei e sadducèi e l’assemblea si divise. I sadducèi infatti affermano che non c’è risurrezione né angeli né spiriti; i farisei invece professano tutte queste cose. Ci fu allora un grande chiasso e alcuni scribi del partito dei farisei si alzarono in piedi e protestavano dicendo: «Non troviamo nulla di male in quest’uomo. Forse uno spirito o un angelo gli ha parlato».
La disputa si accese a tal punto che il comandante, temendo che Paolo venisse linciato da quelli, ordinò alla truppa di scendere, portarlo via e ricondurlo nella fortezza.
La notte seguente gli venne accanto il Signore e gli disse: «Coraggio! Come hai testimoniato a Gerusalemme le cose che mi riguardano, così è necessario che tu dia testimonianza anche a Roma».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale
Dal Sal 15 (16)

R. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.
Ho detto al Signore: «Il mio Signore sei tu».
Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:
nelle tue mani è la mia vita. R.
Benedico il Signore che mi ha dato consiglio;
anche di notte il mio animo mi istruisce.
Io pongo sempre davanti a me il Signore,
sta alla mia destra, non potrò vacillare. R.
Per questo gioisce il mio cuore
ed esulta la mia anima;
anche il mio corpo riposa al sicuro,
perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,
né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. R.
Mi indicherai il sentiero della vita,
gioia piena alla tua presenza,
dolcezza senza fine alla tua destra. R.

Acclamazione al Vangelo

(Gv 17,21)

Alleluia, alleluia.

Siano tutti una cosa sola, come tu, Padre, sei in me e io in te,
perché il mondo creda che tu mi hai mandato.

Alleluia.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 17,20-26

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:]
«Non prego solo per questi, ma anche per quelli che crederanno in me mediante la loro parola: perché tutti siano una sola cosa; come tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch’essi in noi, perché il mondo creda che tu mi hai mandato.
E la gloria che tu hai dato a me, io l’ho data a loro, perché siano una sola cosa come noi siamo una sola cosa. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me.
Padre, voglio che quelli che mi hai dato siano anch’essi con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria, quella che tu mi hai dato; poiché mi hai amato prima della creazione del mondo.
Padre giusto, il mondo non ti ha conosciuto, ma io ti ho conosciuto, e questi hanno conosciuto che tu mi hai mandato. E io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l’amore con il quale mi hai amato sia in essi e io in loro».

Parola del Signore

 

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

“Chi accoglie voi accoglie me”.

 

Gesù identifica i missionari cristiani con sé stesso e con il Padre che lo ha mandato: i discepoli continuano la sua stessa missione. Dice Gesù: «Chi accoglie un «profeta» (annunciatore del vangelo), un «giusto» (un semplice cristiano), i «piccoli» (chi non conta) «non perderà la sua ricompensa». Soffermiamoci ora a fare qualche riflessione sul tema della sequela. Gesù chiama tutti gli uomini, offre loro la salvezza e li invita a collaborare con Lui per l’avvento del regno di Dio.

I discepoli.

Cristo chiama gli uomini ad essere suoi discepoli attraverso le mediazioni umane. Gesù chiama gli uomini ad essere suoi discepoli attraverso coloro che sono già suoi discepoli: attraverso le loro parole, attraverso soprattutto la loro vita, le loro scelte, le loro iniziative, il loro zelo missionario. Solo i discepoli autentici di Cristo possono diventare voce autorevole e persuasiva per chi ancora non è discepolo del Signore. Alle volte noi diventiamo una controindicazione perché la nostra vita non è diversa da quella di coloro che non credono in Gesù Cristo. Per rimuovere questo ostacolo, dobbiamo noi stessi, continuamente convertirci, per essere sempre più immagine trasparente di Cristo.

La situazione culturale di oggi.

Oggi, in particolare, si vuole essere liberi. Intendiamoci, questa è una giusta e sacrosanta aspirazione. L’uomo è stato creato libero. Tuttavia questa libertà non va intesa come arbitrarietà, come sregolatezza, come un fare ciò che pare e piace. La libertà dell’uomo è per fare scelte di valore, per rispettare la gerarchia dei valori. L’uomo, in definitiva, è libero per fare la volontà di Dio che gli ha fatto questo straordinario dono! L’atmosfera esistenziale che respiriamo è, invece, quella della trasgressione, è quella della scelta dell’utile, del piacevole, dell’egoismo, dell’immediato, del capriccio, dell’effimero, del frammentario…

La svolta antropologica.

Nel pensiero contemporaneo, l’uomo è al centro di tutti gli interessi. Significa che l’uomo è la misura di tutta le cose: che è il valore assoluto. Questa svolta antropologica è estremamente suggestiva, ma solo in parte vera. E’ vero che l’uomo è la creatura più importante del mondo, ma è vero anche che nessuna creatura può prendere il posto del suo Creatore. Fare dell’uomo un assoluto è una terribile e colossale menzogna le cui conseguenze non possono essere che tragiche e fallimentari per l’uomo stesso. Mettiamo Cristo al primo posto perché Gesù Cristo è Dio. La svolta antropologica presuppone la svolta cristologica: Cristo sentito come sorgente, centro, cuore, apice della nostra vita.

Solo se crediamo e obbediamo a Cristo uomo e Dio, l’uomo sarà veramente difeso, onorato, realizzato e salvo!

                                                                                                                                                                    Mons. Ottavio Belfio

 

UN DIALOGO NELLA LIBERTA’

PER LA LIBERTA’ DI OPINIONE

 

“Nulla si guadagna con la violenza e tanto si perde”, sottolinea Papa Francesco, mettendo fuorigioco ogni tipo di razzismo o di esclusione come pure ogni reazione violenta, destinata a rivelarsi a sua volta autodistruttiva. Le discriminazioni – comprese quelle basate sull’orientamento sessuale –costituiscono una violazione della dignità umana, che – in quanto tale – deve essere sempre rispettata nelle parole, nelle azioni e nelle legislazioni. Trattamenti pregiudizievoli, minacce, aggressioni, lesioni, atti di bullismo, stalking… sono altrettante forme di attentato alla sacralità della vita umana e vanno perciò contrastate senza mezzi termini.

Al riguardo, un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell’ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio.

Questa consapevolezza ci porta a guardare con preoccupazione alle proposte di legge attualmente in corso di esame presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati contro i reati di omotransfobia: anche per questi ambiti non solo non si riscontra alcun vuoto normativo, ma nemmeno lacune che giustifichino l’urgenza di nuove disposizioni.

Anzi, un’eventuale introduzione di ulteriori norme incriminatrici rischierebbe di aprire a derive liberticide, per cui – più che sanzionare la discriminazione – si finirebbe col colpire l’espressione di una legittima opinione, come insegna l’esperienza degli ordinamenti di altre Nazioni al cui interno norme simili sono già state introdotte. Per esempio, sottoporre a procedimento penale chi ritiene che la famiglia esiga per essere tale un papà e una mamma – e non la duplicazione della stessa figura – significherebbe introdurre un reato di opinione. Ciò limita di fatto la libertà personale, le scelte educative, il modo di pensare e di essere, l’esercizio di critica e di dissenso. Crediamo fermamente che, oltre ad applicare in maniera oculata le disposizioni già in vigore, si debba innanzitutto promuovere l’impegno educativo nella direzione di una seria prevenzione, che contribuisca a scongiurare e contrastare ogni offesa alla persona. Su questo non servono polemiche o scomuniche reciproche, ma disponibilità a un confronto autentico e intellettualmente onesto. Nella misura in cui tale dialogo avviene nella libertà, ne trarranno beneficio tanto il rispetto della persona quanto la democraticità del Paese.                                                           

                                                                                                                                                                          La presidenza della CEI

UNA BUONA NOTIZIA PER LE FAMIGLIE

Oratorio estivo per bambini delle elementari e  ragazzi delle medie

 

Carissimi, sentiamo le necessità e le preoccupazioni delle famiglie per quanto riguarda il tempo estivo dei nostri bambini.

Accanto alle iniziative del nostro Comune, anche le nostre parrocchie offrono un contributo di assistenza educativa specialmente alla fascia di età più giovane, venendo così in aiuto alle famiglie che sono impegnate nel lavoro. Infatti, in ottemperanza al Protocollo regionale ed in accordo con l’Amministrazione comunale, abbiamo progettato in città alcune iniziative interessanti, pur nelle difficoltà del momento che stiamo ancora vivendo.

Nelle nostre parrocchie ci sono delle strutture che possono accogliere i Centri estivi per i ragazzi, organizzando col volontariato laboratori di vario tipo, giochi, assistenza ai compiti scolastici, momenti di catechesi ecc… nella osservanza delle norme che ci sono state date dalla Regione, alle quali non possiamo derogare, tenendo presente la situazione attuale che richiede prudenza, serietà e responsabilità.

Non sarà facile. Ci proviamo. Vogliamo realizzare il nostro piano a favore delle famiglie che restano sempre un punto di riferimento e meritano una attenzione particolare nella società perché hanno l’impegno della educazione dei loro figli. I figli sono il futuro della nostra società.

Le parrocchie del centro-città (Duomo, S. Giorgio, B.V.delle Grazie, S. Quirino, SS. Redentore)  si sono messe insieme per realizzare il progetto che speriamo venga apprezzato e possa essere utile ai bambini e alle famiglie.

Chi desidera iscriversi deve accettare le regole che ci sono state raccomandate.

Il centro estivo interparrocchiale si svolgerà dal 29 giugno al 10 luglio, dal lunedì al venerdì, dalle ore 8:00 alle ore 17:00, con servizio mensa.

Le pre-iscrizioni sono aperte. Maggiori info e scheda di iscrizione cliccando QUI.

Un cordiale saluto a tutti.                                                                                                                       Il Parroco don Luciano

LA LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura

Dal libro del profeta Geremìa

​Ger 20,10-13

Sentivo la calunnia di molti:
«Terrore all’intorno! Denunciatelo! Sì, lo denunceremo».
Tutti i miei amici aspettavano la mia caduta: «Forse si lascerà trarre in inganno, così noi prevarremo su di lui,
ci prenderemo la nostra vendetta».
Ma il Signore è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori vacilleranno e non potranno prevalere; arrossiranno perché non avranno successo,
sarà una vergogna eterna e incancellabile.
Signore degli eserciti, che provi il giusto, che vedi il cuore e la mente, possa io vedere la tua vendetta su di loro, poiché a te ho affidato la mia causa!
Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori.

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale
Dal Sal 68 (69)

R. Nella tua grande bontà rispondimi, o Dio.

Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me. R.
Ma io rivolgo a te la mia preghiera,
Signore, nel tempo della benevolenza.
O Dio, nella tua grande bontà, rispondimi,
nella fedeltà della tua salvezza.
Rispondimi, Signore, perché buono è il tuo amore;
volgiti a me nella tua grande tenerezza. R.
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
non disprezza i suoi che sono prigionieri.
A lui cantino lode i cieli e la terra,
i mari e quanto brulica in essi. R.

Seconda Lettura

Rm 5,12-15

Fratelli, come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato.
Fino alla Legge infatti c’era il peccato nel mondo e, anche se il peccato non può essere imputato quando manca la Legge, la morte regnò da Adamo fino a Mosè anche su quelli che non avevano peccato a somiglianza della trasgressione di Adamo, il quale è figura di colui che doveva venire.
Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio, e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti.
Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo

(Gv 15,26b.27a)

Alleluia, alleluia.

Lo Spirito della verità
darà testimonianza di  me, dice il Signore,
e anche voi date testimonianza.

Alleluia.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Matteo

Mt 10,26-33

In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
«Non abbiate paura degli uomini, poiché nulla vi è di nascosto che non sarà svelato né di segreto che non sarà conosciuto. Quello che io vi dico nelle tenebre voi ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze.
E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geenna e l’anima e il corpo.
Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure nemmeno uno di essi cadrà a terra senza il volere del Padre vostro. Perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non abbiate dunque paura: voi valete più di molti passeri!
Perciò chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli».

Parola del Signore.

 

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

«Non temete gli uomini»

La liturgia della parola di questa domenica è incentrata sul tema della fiducia in Dio. Questa fiducia si fonda sulla certezza, provata dalla Rivelazione e dai fatti, che Dio è amore e che non priva mai della sua assistenza chi si affida a lui. Questa fiducia, pertanto, è da mantenere sempre, anche in mezzo alle prove più dolorose.

Nelle prove della nostra vita, Dio è sempre presente.

La prima lettura ci presenta il caso del profeta Geremia. Le prese di posizione contro la corruzione del suo ambiente, gli alienano tutti, anche gli amici, e gli attirano scherni, insulti, insidie d’ogni genere. Come può resistere il profeta contro tante minacce e violenze? C’è una straordinaria forza che lo sostiene: è la fiducia nel Signore; è la certezza che il Signore è dalla sua parte: «…il Signore – dice – è al mio fianco come un prode valoroso, per questo i miei persecutori cadranno e non potranno prevalere…la loro vergogna sarà eterna e incancellabile».

L’intimità del profeta con Dio è all’origine della sua fiducia incrollabile; questa fiducia a tutta prova, poi, diventa in lui forza e coraggio straordinari. È certo che Dio sarà il suo vindice: «poiché – dice – a Te (Signore) ho affidato la mia causa». Il profeta è tanto certo della sua vittoria finale che, pur nel torchio della prova, invita tutti al canto e alla lode: «Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori».

Il caso di Geremia è esemplare, emblematico. Nella storia, sempre, anche oggi, accade la stessa cosa. Dio non libera i suoi fedeli dalle prove, anche le più difficili, e perfino cruente, ma è presente al loro soffrire, è al loro fianco. La fede in questa sua presenza, il vivere in comunione con Lui, dà loro fiducia e forza sovrumane.

Comunque vadano le cose da un punto di vista umano, si sentono e sono vincitori della vittoria di Dio, che è certa, anche se, spesso, solo sulle lunghe scadenze.

Non abbiate paura

Anche il brano evangelico odierno fa parte, come quello di domenica scorsa, del Discorso missionario di Gesù. Raccoglie, infatti, le istruzioni rivolte da Gesù ai Dodici che invia in missione. In realtà costituisce «lo Statuto dei discepoli» di tutti i tempi”.

Gesù prospetta ai suoi seguaci, difficoltà e persecuzioni come le ha avute Lui. Su questo sfondo problematico, però, si colloca l’invito ripetuto per tre volte: «Non abbiate paura».

Gesù qui chiede ai discepoli scelte e impegno radicali anche a costo di «perdere la vita», perché, ci fa capire, questo è l’unico modo per «salvarla».

 Se Dio, come ci dice Gesù, ha cura dei passeri, quanto più avrà cura del destino dei suoi figli: «Voi valete più di molti passeri!».

 «Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli».

In definitiva la radice del coraggio e della ferma fiducia dei discepoli, dipende dalla intensità della loro relazione vitale con Gesù.

L’invito vale oggi

L’invito insistente di Gesù a «non avere paura» è urgente anche nel contesto di vita attuale. I cristiani, come singoli e come Comunità, devono confrontarsi con un ambiente che tende a uniformare. Attualmente, la forma subdola della «persecuzione» che può paralizzare o stemperare la testimonianza coraggiosa dei cristiani, almeno in Europa, è il conformismo. Andare contro corrente è una scelta di coerenza e di fedeltà a Gesù e al suo vangelo, da confermare ogni giorno. Proprio questo atteggiamento e questo comportamento di fedeltà a Cristo significa «perdere la vita» per salvarla.

Il modello di umanità che oggi viene propinato da quasi tutti i mass–media è questo: fare di se stessi, del proprio benessere, del proprio piacere, del proprio potere, della propria gloria, la meta assoluta e definitiva di tutte le aspirazioni e azioni. Oggi chi crede e professa la dimensione trascendente dell’uomo e la testimonia nella vita, spesso, è ridicolizzato come chi si crea problemi inesistenti. Nasce, così, nei cristiani, la forte tentazione di «rinnegare Cristo davanti agli uomini», o di nascondere, nel segreto di un cristianesimo privato e timoroso, il messaggio che chiede, invece, di essere “predicato sui tetti”. Nasce la forte tentazione di «confondersi», ma non come il sale per dare sapore ai cibi, non come il lievito per fare fermentare la pasta, bensì come il camaleonte che non vuole essere visto e identificato.

Signore Gesù, aumenta la nostra fede, la nostra fiducia, il nostro coraggio e l’incisività della nostra testimonianza di Te, davanti a tutti gli uomini. Amen.                                                                                                                    Mons. Ottavio Belfio

LA LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura

Dal libro del Deuteronòmio

Dt 8,2-3.14b-16a

Mosè parlò al popolo dicendo: «Ricòrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale
Dal Sal 147

R. Loda il Signore, Gerusalemme.

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.
Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.
Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

Seconda Lettura

1Cor 10,16-17

Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Parola di Dio

SEQUENZA

Ecco il pane degli angeli,
pane dei pellegrini,
vero pane dei figli:
non dev’essere gettato.
Con i simboli è annunziato,
in Isacco dato a morte,
nell’agnello della Pasqua,
nella manna data ai padri.
Buon pastore, vero pane,
o Gesù, pietà di noi:
nutrici e difendici,
portaci ai beni eterni
nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi,
che ci nutri sulla terra,
conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo
nella gioia dei tuoi santi.

Acclamazione al Vangelo

(Cfr. Gv 6,51)

Alleluia, alleluia.

Io sono il pane vivo disceso dal cielo, dice il Signore,
se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.

Alleluia.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni

Gv 6,51-58

In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore

 

 

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

 

Celebriamo oggi la solennità del Corpo e Sangue del Signore. È il giorno dedicato per eccellenza alla meditazione dell’Eucaristia. Il Concilio Vaticano II a più riprese ha detto che l’Eucaristia è la sorgente, il vertice, il cuore, il centro, i cardini della vita cristiana. E ancora che nell’Eucaristia è racchiusa tutta la ricchezza spirituale della Chiesa.

 

La ricchezza spirituale della Chiesa

Non sono parole retoriche, enfatiche, anzi, sono povere espressioni che risentono di tutto il limite umano a parlare di realtà che ci superano e attorno alle quali possiamo tutti appena balbettare. L’Eucaristia, infatti, è il memoriale della Pasqua di Cristo. Memoriale in senso biblico non è una semplice commemorazione; non è un semplice ricordare la passione, morte e risurrezione di Cristo. Memoriale ha un significato forte: significa rievocazione attualizzante (rende presente ciò che ricorda) cioè la morte e risurrezione di Gesù Cristo. Lo stesso e identico evento della pasqua di Cristo, con tutta la sua portata salvifica, si riattualizza, in forma sacramentale, non fisica, ma reale, nella celebrazione eucaristica.

Tutto questo è straordinario, unico. Tutto questo ci fa intuire la smisurata grandezza e preziosità dell’Eucarestia. Celebrare il memoriale non è una invenzione o una iniziativa della Chiesa, ma di Gesù stesso. Nell’Ultima Cena, infatti, Gesù, dopo aver istituito l’Eucarestia disse: «Fate questo in memoria di me».

Facendo eco al comando di Gesù, S. Paolo scrivendo a quelli di Corinto afferma: «Infatti ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice voi annunciate la morte del Signore, fino a quando Egli non ritornerà» (1 Cor 11, 23 – 26). La densità e lo spessore teologico di questo memoriale sono dati dalla trasformazione del pane e del vino rispettivamente nel Corpo e nel Sangue di Cristo. Gesù, infatti, distribuendo il pane e il vino consacrati nell’Ultima Cena li identifica con il suo Corpo e il suo Sangue. L’Eucarestia è, dunque, memoriale del sacrificio di Gesù sulla croce, del convito dell’Ultima Cena. È reale presenza, tra noi, fino alla fine del mondo: «Io sarò con voi sempre, fino alla fine del mondo». La presenza eucaristica è senza dubbio la forma più alta della sua presenza con noi. Dopo questa sintetica presentazione dell’Eucarestia che ha lo scopo di farci prendere coscienza dell’immensità sconfinata di questo dono, facciamo qualche riflessione sulle singole letture di questa Messa.

Il dono della manna e dell’acqua nel deserto

La prima lettura ci sollecita a ricordare i doni ricevuti. Il popolo ebreo aveva ricevuto da Dio, per il sangue dell’agnello pasquale spalmato sugli stipiti delle porte, la salvezza dei suoi primogeniti e poi la liberazione dall’Egitto con la prodigiosa attraversata del mar Rosso. Nel deserto aveva avuto in dono la manna e l’acqua scaturita dalla roccia. Aveva ricevuto la Legge come guida spirituale. La prima lettura è un forte e ripetuto invito a ricordare i doni ricevuti. Dice: «Ricordati…. Non dimenticare il Signore tuo Dio…».

Lo stesso invito sentiamolo rivolto a ciascuno di noi. Ricordati o cristiano che per il sangue di Cristo fosti redento e salvato. Ricordati che per l’acqua e lo Spirito, nel battesimo fosti liberato dalla schiavitù del peccato e di satana. Ricordati che nel deserto della vita, sei nutrito spiritualmente dal Corpo e dal Sangue di Cristo: pane e bevanda di vita eterna. Ricordati… Non dimenticare!

Cosa significa fare comunione con Cristo nell’Eucaristia?

La seconda lettura ci dice che l’Eucarestia, con la partecipazione al suo pane spezzato e al suo calice condiviso, noi entriamo in comunione con il Corpo e con il Sangue di Cristo. Nel contesto della lettera di S. Paolo ai Corinti, si dice che chi partecipa alla comunione con Cristo, non può partecipare ai banchetti sacrificali dei pagani: non si può fare comunione con Cristo e con gli idoli.

A noi S. Paolo direbbe: se partecipate alla comunione con Cristo, non potete partecipare a riti satanici, a riti spiritici, a consulti di negromanti, di maghi… e cose del genere: sarebbe un assurdo!

Se partecipate alla comunione con Cristo, non potete essere schiavi di ideologie e dottrine che sono in netta contrapposizione con Lui: sarebbe controproducente! Se partecipate alla comunione con Cristo, non potete orientare e impostare la vostra vita sull’ingiustizia, sulla menzogna, sulla violenza, sull’egoismo…: sarebbe un controsenso!

Fare comunione con Cristo, significa uniformare, il più possibile e sempre di più, il nostro modo di pensare, di parlare e di agire a Cristo e al suo insegnamento.

Il pane di vita eterna

Il brano del vangelo ci annuncia due verità importanti, decisive. La prima riguarda la identificazione del pane e del vino consacrati nell’Eucarestia, con il Corpo e il Sangue di Cristo. La seconda verità fa riferimento alla comunione sacramentale. Dice Gesù in forma insistita, quasi martellante: «Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno». Stupiti per tanto amore, preghiamo ancora, con la liturgia: «Signore Gesù Cristo che nel mirabile sacramento dell’Eucarestia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione».

                                                                                                                                                                                   Mons. Ottavio Belfio.

DAL MESSAGGIO DEI VESCOVI DELLA REGIONE FVG AI SACERDOTI E AI FEDELI

Curare la salute e curare la salvezza dell’uomo

L’aggressione alla salute fisica scatenata dal Covid-19 ha scosso il mondo mettendo in moto iniziative emergenziali mai viste prima. È apparso chiaro che per ogni uomo e per ogni popolo salvaguardare la vita fisica è il bene primario da tutelare a qualsiasi prezzo.

Questo momento di prova inattesa ha fatto, contemporaneamente, emergere in molte persone domande sul senso della vita e della morte, sul bisogno di una speranza per vivere. Esse rivelano che, a differenza degli animali, la persona umana custodisce nel proprio intimo ineludibili esigenze spirituali, con un’insopprimibile sete di verità, di amore e di una speranza che non delude.

Nella nostra epoca, l’uomo ha preteso di saziare tale sete con le proprie forze, immaginando di poter inscenare un paradiso senza Dio e senza fede. Ma era proprio un’illusione che questo virus, in pochi giorni, si è incaricato di smascherare. Nonostante gli encomiabili sforzi messi in atto per arginare l’urto, di fronte alla malattia e alla morte ci siamo colti vulnerabili nel corpo e nell’anima. Avremmo bisogno di qualcuno a cui consegnare la nostra vita perché la protegga, la porti in salvo, le dia un qualche senso.

In modo magari confuso, nel cuore si percepisce un bisogno che possiamo chiamare nostalgia di Dio e di una sua Parola di speranza. Questa nostalgia deve provocare e interpellare le nostre Chiese. La loro missione, infatti, è quella di annunciare la Speranza che Gesù risorto ha portato il mattino di Pasqua e darne ragione a chi la cerca anche senza saperlo.

Il ruolo insostituibile della famiglia

A qualunque osservatore un po’ attento appare chiaro che sulle famiglie grava il peso maggiore allorché si presenta uno sconquasso sociale ed economico come quello creato dal Covid-19. La famiglia, oltre che cellula primordiale della società, è il nucleo umano che più ne assorbe le tensioni e le fatiche. In questi due mesi non pochi sono stati i disagi causati − per esempio − da una convivenza entro spazi ristretti, dalla gestione dei figli a casa da scuola, dall’interruzione dei rapporti con nonni e parenti, dall’improvvisa incertezza economica e lavorativa.

Se cede la famiglia si sfilaccia ogni altra relazione e istituzione. Essa è la rete che da sempre tiene unito, vivo e operoso il nostro popolo. Per questo ha diritto, in questa fase, ad un’attenzione e ad un sostegno prioritari da parte delle istituzioni civili come delle comunità cristiane. Condividiamo con le famiglie le preoccupazioni per il futuro, le incertezze lavorative ed economiche, l’impegno per l’educazione dei figli.

Molte famiglie cristiane hanno riscoperto, in questo tempo, la vocazione ad essere «presidi» in cui si prega, si ascolta la Parola di Dio e si trasmette la fede. Questa esperienza merita di essere senz’altro tenuta viva e semmai ulteriormente sviluppata.

Una conversione verso la solidarietà

Abbiamo già precedentemente richiamato il valore della solidarietà che, nell’emergenza, si è immediatamente manifestato; segno che è connaturato con l’animo del nostro popolo. Esso può attuarsi a livelli diversi che si completano l’uno con l’altro. Come Pastori rivolgiamo un invito particolare alle nostre Chiese. Questa crisi che sta incidendo profondamente nella vita e nell’azione pastorale delle parrocchie, può essere una provvidenziale spinta a maturare una più intensa comunione intensificando la solidarietà e la collaborazione tra i diversi carismi e tra le comunità.

Per guardare con fiducia al futuro è importante il riferimento al valore della sussidiarietà che valorizza il contributo delle diverse realtà, pubbliche o private, che formano la nostra società.  Esse costituiscono una ricchezza che, se ben armonizzata con le altre, rende più bello e coeso il vivere comune. Questa sussidiarietà va tutela e valorizzata dalle Istituzioni comunali e regionali le quali, per scelta democratica dei cittadini, hanno la responsabilità di governare il complessivo bene comune. La sussidiarietà è, di fatto, un atto di fiducia nella capacità del nostro popolo di farsi carico del proprio destino, come in altre circostanze della sua storia. Il fecondo binomio che lega insieme solidarietà verso i deboli ed esercizio di responsabilità con la sussidiarietà consentirà alla nostra Regione e alle sue Pubbliche Istituzioni di trovare la giusta collocazione nello scenario europeo e mondiale.

Il 3 giugno 2020 il Museo Diocesano ha riaperto al pubblico: sarà possibile visitarlo in tutta sicurezza con un nuovo percorso sanificato!

IL MUSEO DIOCESANO SI TINGE D’ESTATE PER I BAMBINI DI TUTTE LE ETÀ

Con l’arrivo dell’estate, si sente nell’aria la voglia di uscire, di esplorare e di curiosare per la città … Allora perché non concedersi qualche mattinata all’insegna dell’arte? E magari scoprire un angolo suggestivo e poco conosciuto della città come il meraviglioso giardino del Palazzo Patriarcale? Ma se siamo già stati al Museo Diocesano con la scuola, allora perché non ritornare con i genitori o con i nonni e fargli da guida? Possiamo svelare loro le curiosità dello stemma del patriarca Dionisio Delfino, non a caso caratterizzato da tre delfini dorati. E per finire chi l’ha detto che per vedere alcune specie di animali si debba per forza andare in uno zoo, quando al Museo Diocesano è possibile ammirare diverse specie di animali che sono stati dipinti da Giovanni da Udine nella sala azzurra?

 

Questi sono gli appuntamenti:

venerdì 12 giugno alle ore 10.00 oppure alle ore 11.30 per giocare insieme nel giardino patriarcale.

venerdì 19 giugno alle ore 10.00 oppure alle ore 11.30 per andare a caccia dello stemma del Patriarca Dionisio Delfino.

venerdì 26 giugno alle ore 10.00 oppure alle ore 11.30 per ascoltare le storie degli animali della sala azzurra

–         Ricorda di portare con te il tuo astuccio di scuola con tutto l’occorrente per disegnare, ritagliare e incollare!

–         Ogni appuntamento ha due orari così puoi scegliere l’orario che ti va meglio

–         È obbligatoria la prenotazione al numero 0432 25003 oppure all’indirizzo di posta biglietteria@musdioc-tiepolo.it

–         Ingresso adulti 5 euro, bambini fino ai 6 anni gratuito, bambini e ragazzi 3 euro.

–         Numero massimo consentito di partecipanti per orario è di 24

–         Ricorda di indossare la mascherina che ci consentirà ugualmente di vedere i nostri occhi sorridenti e pieni di stupore davanti alle                      bellezze del palazzo.

–         Gli appuntamenti sono rivolti anche ai centri estivi, alle parrocchie e agli oratori

 

Anche se ci manterremo alla distanza di un metro e mezzo, saremo comunque uniti dall’arte, perchè un capolavoro non è tale se non è condiviso da tutti noi!

Dott.ssa Mariarita Ricchizzi

Responsabile attività didattica

Museo Diocesano e Gallerie del Tiepolo

Piazza Patriarcato, 1 – 33100 Udine

Tel. Portineria 0432 25003

Tel. Ufficio 0432 298056

Fax 0432 298057

www.musdioc-tiepolo.it

mricchizzi@musdioc-tiepolo.it

LA LITURGIA DELLA PAROLA

 

Prima Lettura

Dal libro dell’Èsodo
Es 34,4b-6.8-9

In quei giorni, Mosè si alzò di buon mattino e salì sul monte Sinai, come il Signore gli aveva comandato, con le due tavole di pietra in mano.
Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà».
Mosè si curvò in fretta fino a terra e si prostrò. Disse: «Se ho trovato grazia ai tuoi occhi, Signore, che il Signore cammini in mezzo a noi. Sì, è un popolo di dura cervìce, ma tu perdona la nostra colpa e il nostro peccato: fa’ di noi la tua eredità».

Parola di Dio

Salmo Responsoriale
Dn 3,52-56

R. A te la lode e la gloria nei secoli.

Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri. Rit.

Benedetto il tuo nome glorioso e santo. Rit.

Benedetto sei tu nel tuo tempio santo, glorioso. Rit.

Benedetto sei tu sul trono del tuo regno. Rit.

Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissie siedi sui cherubini. Rit

Benedetto sei tu nel firmamento del cielo. Rit.

Seconda Lettura

2Cor 13,11-13

Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

Parola di Dio

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo:
a Dio che è, che era, e che viene. (Cfr. Ap 1,8)

Alleluia.

Vangelo

Dal Vangelo secondo Giovanni
Gv 3,16-18

In quel tempo, disse Gesù a Nicodèmo:
«Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio, unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio».

Parola del Signore.

 

L’ECO DELLA PAROLA DI DIO

Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo

 

Dio è comunione di persone

Il popolo ebraico conosceva l’unità di Dio, senza distinzioni; i popoli pagani conoscevano le distinzioni, senza l’unità: erano politeisti; la religione cristiana conosce l’unità di Dio, nella distinzione: Padre, Figlio e Spirito Santo.

La rivelazione di Dio Uno e Trino, è stata progressiva (come, del resto, per tutte le altre verità della fede).

Nell’A.T. si parla di un unico Dio, ma si adombra anche l’esistenza dello Spirito Santo e della Sapienza di Dio, cioè del Verbo. Dio è uno nella natura, trino nelle persone. Ma nell’A.T., lo Spirito di Dio e la Sapienza erano considerati solo come attributi di Dio e non Persone. Dio si rivela gradualmente.

Le letture che oggi abbiamo proclamato sono un chiaro esempio di questa rivelazione progressiva. La prima lettura, tolta dall’A.T., parla solo di un Dio che è misericordia e fedeltà. Nel brano evangelico (siamo nel N.T.) la rivelazione si arricchisce di un dato fondamentale: Dio, che è misericordioso e fedele, non è solo: ha un Figlio unigenito. Ha detto Gesù: «Io e il Padre siamo una cosa sola». In Gesù, veramente Dio cammina con il suo popolo; in Gesù, Dio perdona non solo il peccato di Israele, ma del mondo intero; in Gesù, noi tutti abbiamo la possibilità di diventare figli adottivi di Dio ed eredi di Dio. Dio, pertanto, non è solitudine, ma comunità in totale, perfetta e infinita comunione. In Dio tutto è donazione reciproca, scambio, partecipazione, amore incontenibile, relazione, movimento verso l’altro. Dio è Uno e Trino, come lo stesso e unico sole, è solo un’immagine, è: fuoco, luce e calore.

Che cosa dice a noi questa festa?

Per ben comprenderlo dobbiamo rifarci al battesimo. Battezzare significa immergere. Noi nel battesimo siamo stati spiritualmente immersi in Dio Padre, Figlio e Spirito Santo. Nel battesimo siamo stati «incorporati» a Cristo; e nel Figlio, siamo diventati figli adottivi del Padre, siamo diventati dimora dello Spirito Santo. Per il battesimo siamo diventati famiglia di Dio, partecipi del suo flusso vitale. Da questo nuovo modo di essere del battezzato, deve scaturire un nuovo modo di agire. Quale? Quello divino. Come agisce Dio? Dio agisce amando. Dio, infatti, è amore, è comunità in comunione. Quando Dio agisce non può che amare. E questo lo dobbiamo fare anche noi perché siamo diventati, per il battesimo, partecipi dell’amore di Dio. L’esistenza cristiana cresce e matura in proporzione che si uniforma all’essere e all’agire della Trinità. La Chiesa, e ciascuno di noi, deve essere immagine e icona sempre più perfetta della Trinità. Per questo Gesù Cristo ha lasciato alla Chiesa un unico comandamento: «amatevi come io vi ho amati». La comunità trinitaria è per noi sorgente e modello di reciproco amore. Questo è il principale significato e compito che scaturisce da questa solennità. Ha detto Gesù: «Come il Padre ha amato me, così io amo voi…  Amatevi come io vi ho amati».

Dobbiamo ricuperare il senso della S.S. Trinità e vivere i valori della comunione, del dono di sé, del servizio, della reciprocità e dell’amore che da essa promanano.

L’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio: se non diventa ciò che è, non si realizza. Se, invece diventa quello che è, si realizza: diventa icona della Trinità. Allora si fa realtà la preghiera di Gesù: «Come tu Padre sei in me e io in te, siano anch’essi in noi una cosa sola». Davvero la SS Trinità è per noi progetto di vita.                                                                   Mons. Ottavio Belfio.