Introduzione del Parroco, Mons. Nobile.

Si sente di tanto in tanto parlare del Concilio, pro e contro. Ho l’impressione che tutto si riduca ad alcuni cambiamenti esteriori che hanno disturbato, a volte rifiutati o sopportati, altre volte accolti con entusiasmo. Ma, sinceramente, ci siamo accontentati della cornice oppure abbiamo colto il senso?

Viene chiesta una conversione faticosa all’interno della chiesa al fine di un dialogo significativo col mondo. La chiesa non esiste per sé stessa ma in vista del mondo al quale annuncia la salvezza. E la conversione della mentalità non avviene in un momento, anzi ha bisogno di molti anni.

Mi impressiona però una certa rigidezza che si arrocca sul “si è fatto sempre così” e non si sono letti neppure i testi principali del Concilio, nonostante nelle parrocchie ci siano state, in questi quasi 60 anni, delle proposte per conoscere la bellezza, la bontà, l’amore, la dottrina frutto di una riflessione guidata dai Papi e dai duemila vescovi provenienti da ogni parte del mondo e radunati a Roma. C’erano anche degli esperti, soprattutto l’esperto per eccellenza lo Spirito Santo.

Una nuova occasione ci viene offerta per una riflessione seria al fine di essere fedeli al Signore e alla chiesa. Anche recentemente il papa ha detto che chi non accetta il Concilio si mette al di fuori della chiesa.

 Occorre però un impegno serio. Chi accetta?


                                                                            

Giovedì 25 febbraio sono iniziati gli incontri on-line. Il relatore è don Federico Grosso, Direttore dell’ISSR in Udine.

Il prossimo ed ultimo incontro sarà

giovedì 06 maggio alle ore 20.30

 

Tema: La costituzione dogmatica. “La chiesa nel mondo contemporaneo”.

Intanto, nei prossimi giorni, siamo invitati a leggere i documenti che si possono scaricare cliccando  QUI  per giungere con delle domande da porgere al relatore, all’inizio del prossimo incontro.

 

LINK  per il collegamento

 


     

 

Proseguono anche le altre iniziative nelle parrocchie della CP Udine centro: Piccola scuola di preghiera nelle parrocchie di S. Quirino (ore 20.30) e del SS Redentore(ore 18.30) ogni mercoledì; Adorazione e catechesi sulla Riconciliazione ogni giovedì dalle 20.00 alle 22.00 nella Chiesa di S. Giorgio, via Grazzano.                           

GIORNATA DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

APRITI CIELO!

 

“I Mercoledì dell’Angelo” fanno parte di una iniziativa sorta da un gruppo di giovani del nostro Vicariato Urbano per discutere tematiche che interessano la vita ma che tante volte si sorvolano. Per vari anni, una volta al mese i giovani, aiutati dai sacerdoti incaricati della pastorale giovanile, hanno promosso degli incontri formativi. Gli incontri erano sempre frequentati da oltre un centinaio di giovani. Con l’avvento della pandemia anche i tradizionali incontri hanno dovuto reinventarsi.

Quest’anno trovano ospitalità sulle frequenze di Radio Spazio, con un format totalmente nuovo. Si tratta di brevi “pillole” della durata di circa dieci minuti ciascuna. Sono programmati quindici appuntamenti dal 17 febbraio al 26 maggio, uno ogni settimana, rivolti agli universitari e ai giovani che hanno già ricevuto la cresima.

Il giorno di messa in onda non poteva che essere il mercoledì, in tre momenti diversi della giornata: alle 6 di mattina, alle 13.30 e alle 19.40.

“Apriti cielo” è questo il nome scelto per il nuovo format, curato dalla Consulta di pastorale giovanile del Vicariato di Udine. È previsto un ospite diverso ogni settimana, per un dialogo serrato riguardo a fede, morale e Chiesa; il tutto con il tono giovane e aperto al confronto che da sempre contraddistingue i Mercoledì dell’Angelo.

I temi trattati: “Credo ma non pratico, va bene lo stesso?”. “Cosa sono i dogmi?” ““Perché Dio ci mette alla prova?”.

Sono i temi trattati da Giulia Vigna, d. Federico Grosso, Mauro Ferrari. Il calendario con tutti gli appuntamenti e gli ospiti si può trovare sulle pagine Facebook e Instagram dei Mercoledì dell’Angelo. Non mancherà la consueta attenzione alle tematiche più “scottanti” come il senso e l’attualità della morale cattolica, la differenza tra resurrezione e reincarnazione, il dialogo tra religioni diverse e la cura del creato. Tutte le interviste, oltre che su Radio Spazio, si potranno anche seguire sui canali social dei Mercoledì dell’Angelo e sul canale YouTube della consulta di pastorale giovanile del Vicariato urbano di Udine.

Oggi viene pubblicata una parte della intervista rilasciata da un seminarista che noi già conosciamo, perché ha vissuto alcuni anni nella nostra Parrocchia. Alvise di Radio Spazio gli ha posto alcune domande.

Dominique, tu sei in Seminario, vuoi raccontarci qualcosa di te?

Mi chiamo Mandjàmi Dominique, ho 29 anni, vengo dal Togo e sono arrivato in Italia 5 anni fa per studiare all’università presso la facoltà di ingegneria di Udine che ho frequentato per due anni. Attualmente sono un seminarista della diocesi di Udine presso il seminario interdiocesano di Castellerio.

Come mai sei venuto nel nostro Seminario?

Alcuni anni fa ho trovato un coro di giovani africani nella parrocchia di Santa Maria Annunziata – Duomo di Udine – e sono entrato a far parte di questo gruppo. Anche se in me c’era un piccolo e non ben definito barlume di vocazione al sacerdozio, è stato importante un ritiro spirituale vissuto a Godia con il coro dei giovani studenti africani. Mentre gli operatori pastorali della parrocchia erano intrattenuti da don Roberto Gabassi sui nuovi progetti pastorali della Diocesi di Udine, noi avevamo chiesto a don Luciano di parlarci del sacramento della confessione. È stato un momento in cui ho vissuto una forte attrazione per la vita sacerdotale. È stato un momento di amore pieno e gratuito vissuto in questo ritiro spirituale. Presentato dal Parroco al Vescovo, sono stato ammesso all’anno propedeutico a Gorizia e poi ho frequentato il biennio a Castellerio. Quest’anno frequento la terza teologia e, per la mia formazione pastorale in vista del sacerdozio, sono stato assegnato alla parrocchia di Pagnacco, dove mi trovo dal mese di ottobre scorso ma mantengo ancora buone amicizie nella parrocchia del Duomo di Udine dove sono vissuto per tre anni.

La tua è una scelta contro corrente?

Non è una scelta contro corrente, è un dono che viene offerto da Dio al cristiano che può decidere liberamente della sua vita. Anzi, già la vita è una vocazione. Come è la vocazione al matrimonio, alla vita consacrata ecc… Io ho sentito il desiderio di mettermi a disposizione del Signore per servire i fratelli nel sacerdozio ministeriale. E a questo mi sto preparando in Seminario.

Come è la vita del Seminario?

È una vita comunitaria con altri giovani (una trentina) che sono incamminati verso il presbiterato. È una vita scandita da momenti diversi: Preghiera, studio, vita comunitaria, brevi esperienze pastorali in una parrocchia. La pandemia ci creato varie difficoltà ma andiamo avanti.

Ma sei sicuro che sia la tua strada?

La chiamata è un dono, un’attrazione che io ho vissuto durante un ritiro spirituale e ne ho parlato col mio parroco. Io credo questo: Chi sente nel suo cuore una chiamata, si avvicini ad un sacerdote o al parroco di riferimento o al suo direttore spirituale per avere un aiuto e fare un primo discernimento. Credo che sia importante avere un direttore spirituale, per vivere la vita cristiana e per decidere con lucidità circa le scelte vocazionali.

CHIESA DI DIO, POPOLO IN FESTA, ALLELUIA!

 

La gioia di tutto il popolo è quanto viene ricordato di questo evento accaduto il 18 aprile 1735.

Possiamo immaginare la folla festante, la trasformazione del duomo da gotico in barocco, lo scenario del presbiterio che si apre davanti a tutta l’assemblea come un grande palco di teatro, i paramenti preziosi del patriarca, gli ornamenti della chiesa e i drappi ecc…

Certamente erano altri tempi, altra mentalità e altra sensibilità. Quel popolo è passato e ci ha consegnato questo tempio. Ora noi godiamo di questa bellezza che vogliamo conservare.

È la casa di Dio, dove noi incontriamo il Signore celebrando i sacramenti della nostra salvezza ed è anche la nostra casa. È la casa di tutta la diocesi poiché oggi è la cattedrale. Sempre la medesima cattedrale ci chiama attorno al nostro Arcivescovo poiché lui è il segno dell’unità della nostra chiesa diocesana.

Ci rallegriamo per questa festa che celebriamo insieme cogliendo l’occasione di partecipare alla S. Messa delle ore 19.00, che sarà presieduta dall’Arcivescovo. Saranno pure presenti i cresimandi adulti, che rinnoveranno le promesse battesimali; con loro condivideremo l’Eucaristia pregando lo Spirito Santo perché riempia i loro cuori del suo amore.

Anche se il tempo della pandemia rischia di mortificare il nostro entusiasmo, vogliamo vivere questo momento nella gioia che il Signore ci dona con la sua presenza in mezzo a noi. È Lui la fonte della nostra speranza ed a Lui noi affidiamo il nostro futuro. Nella nostra cattedrale ci troviamo ogni domenica per contemplare i suoi misteri e per alimentare la forza che Gesù ci dona per vivere come suoi fedeli e gioiosi testimoni della fede.

                                                                                                                                                               (don Luciano Nobile, parroco)

 

LUNEDI’ 19 APRILE – S. MESSA DELLA DEDICAZIONE

Ore   7.30:   S. Messa.

Ore   9.00:  Canto delle Lodi.

Ore 19.00:  SOLENNE CONCELEBRAZIONE PRESIEDUTA DALL’ARCIVESCOVO.

LA SOLENNITA’ DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE

 

L’anniversario della dedicazione della chiesa cattedrale è il giorno 18 aprile. Data la concomitanza con la III^ domenica di Pasqua, quest’anno tale ricorrenza si celebra con il grado di solennità per la cattedrale e di festa per l’intera Arcidiocesi lunedì 19 aprile con i testi eucologici e le letture bibliche propri secondo il Proprio Diocesano.

La chiesa cattedrale è il luogo dal quale sacramentalmente l’Arcivescovo presiede la comunione ecclesiale, annuncia il Vangelo della salvezza e, con il popolo a lui affidato, celebra i misteri della salvezza. In essa è custodita la cattedra, luogo simbolico che rende visibile la funzione di guida vigile del Vescovo. Sono significative le parole di sant’Agostino a questo proposito: «Se al vescovo è allestito un seggio più elevato, è perché tocca a lui sorvegliare, cioè custodire, il popolo» (Esposizione sul salmo 126,3). Ma è soprattutto la celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo a manifestare l’unità della Chiesa locale. Infatti, «tutti devono dare la più grande importanza alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale, convinti che c’è una speciale manifestazione della Chiesa nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dai suoi sacerdoti e ministri» (SC 41).

Chi varca la soglia della nostra Cattedrale, dedicata alla Vergine Annunziata, è invitato ad alzare lo sguardo e a fissare i misteri raffigurati nel Portale della Redenzione (XIV° secolo): il Crocifisso, la risurrezione e l’Agnello pasquale. Grazie al mistero pasquale di Cristo si giunge alla vera vita e soltanto rimanendo uniti a lui, pietra viva, si cresce come edificio santo (cfr. 1 Pt 2,4-5), compatto e ordinato, ovvero la Chiesa, il popolo santo di Dio, di cui ogni cattedrale è immagine e richiamo.

                                                                                                                                                                            (don Loris Della Pietra)

 

 

CENNI STORICI

 

Il 15 dicembre 1263 il patriarca Gregorio di Montelongo (1251-1269) trasferiva i diritti di pieve alla chiesa di Sant’Odorico di Udine, piccola cappella presumibilmente ubicata su una precedente cappella dedicata a S. Gerolamo. I diritti fino ad allora erano posseduti dalla chiesa di Santa Maria di Castello, contemporaneamente fu istituito il capitolo udinese dalla chiesetta di Sant’Odorico al Tagliamento.

Molti documenti d’archivio indicano che la nuova pieve udinese veniva indicata dal popolo come “maior ecclesia sancte Marie”, o nelle varianti ” maior ecclesia sancte marie plebs”, “ecclesia sancte marie plebs Utino”, ecclesia maior Utino”, “ecclesia maior sancte Marie de Utino, que dicitur sanctus Odoricus” o semplicemente “ecclesia Sancti Oldarici/Odorici” talvolta anche dopo la nuova dedicazione mariana che si ebbe quando il patriarca Bertrando di Saint Gèneis (1334-1350) nel 1335 consacrò la collegiata con il nome di Santa Maria Maggiore.

Dopo quattrocento anni, il 18 aprile del 1735 il tempio venne riconsacrato sotto il nome dell’Annunciata dal patriarca Daniele Delfino (1688- 1762), che dal 1753 divenne il primo Arcivescovo della Diocesi di Udine, in seguito alla soppressione del Patriarcato di Aquileia, mantenendo anche il titolo formale di Patriarca. La presenza della cattedra/sede vescovile mutò la denominazione da Duomo a Cattedrale. La riconsacrazione si ebbe un anno dopo la presa di possesso di Daniele del titolo di Patriarca, quale successore dello zio Dionisio che tra le varie cure aveva avviato i lavori di trasformazione degli interni del duomo. Le modifiche interessarono in modo consistente il presbiterio, dove trovò collocazione il nuovo altare maggiore opera di Giuseppe Torretti, realizzato in marmo con le raffigurazioni scultoree dell’Arcangelo Gabriele e della Vergine Annunciata, distanziati dalla mensa al di sotto della quale trovasi la raffigurazione del beato Bertrando. Per la riconsacrazione Daniele Delfino collocò sull’altare le reliquie dei santi Verecondo e Pastore martiri e delle sante Clemenza e Martina vergini e martiri, mentre sopra la porta principale dell’edificio venne posta la dedica:

“Sanctissimae Virgini Mariae – Annunciationis nomine – Dicatum Templum – Daniel Delphinus Patriarcha Aquilejensis – die XVIII Aprilis An. D. MDCCXXXV. Patriarcatus vero Sui I – totius concursu, atque laetitia sacravit”.

(Una piccola curiosità sta nelle date: Il beato Bertrando divenne patriarca nel 1334 e consacrò il duomo nel 1335; Daniele Dolfin venne come patriarca nel 1734 e riconsacrò il duomo nel 1735).

                                                                                                                                                                             (dott.ssa Beatrice Bertone)

Domenica della misericordia

 

Sorelle e fratelli carissimi, a Pasqua abbiamo esperimentato la misericordia di Dio e la stiamo gustando in queste domeniche come un sorso d’acqua fresca per la nostra sete.

Ma cos’è questa misericordia? Non è soltanto quel senso di pietà che possiamo avere noi nei confronti di qualche persona che ci fa pena. È un termine molto antico che vale la pena approfondire anche perché lo diciamo ogni volta che all’inizio della S. Messa invochiamo: Kyrie eleison. Questa parola greca (éleos) che ci è così familiare, traduce una bellissima parola ebraica (hesed), ricca di contenuti significativi per comprendere la presenza di Dio nella nostra vita e la nostra vocazione alla vita cristiana. La misericordia fa parte dell’alleanza che Dio ha fatto col popolo ebraico per mezzo di Mosè e con noi per mezzo di Gesù. Manifesta l’amore incrollabile di Dio, capace di restare in comunione per sempre con noi, anche quando lo abbandoniamo. Se consideriamo le nostre infedeltà, allora è evidente che la misericordia di Dio si colora del suo perdono incondizionato. È l’amore viscerale di una madre, carico di emozione, di una madre che ha provato cosa significhi accogliere la vita di un bambino che cresce nel grembo, custodirla, difenderla, accarezzarla, nutrirla e metterla alla luce del sole. La misericordia è la tenerezza del padre per i suoi figli, è un intenso amore fraterno.

Dio è così: è misericordia infinita, è vita della nostra vita.

Vi consiglierei di pregare oggi il salmo 103 (102). Manifesta tutta la grandezza di Dio e tutta la sua umanità. Con la Pasqua Gesù ha dato un volto alla misericordia del Padre e ci ha detto: “Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6,36). La misericordia di Dio appare come l’umanità di Dio verso di noi. La misericordia che ci è donata e che noi possiamo usare nei confronti degli altri è un riflesso di Dio nella nostra vita umana ed il nostro avvenire divino.

La domenica della misericordia è contemplazione di Dio e della nostra vocazione.

Buona domenica a tutti.

Cordialmente don Luciano.

 

 Preghiera (S. Giovanni Paolo II°)

 

Dio, Padre misericordioso, che hai rivelato il Tuo amore nel Figlio tuo Gesù Cristo, e l’hai riversato su di noi nello Spirito Santo, Consolatore,

Ti affidiamo oggi i destini del mondo e di ogni uomo.

Chinati su di noi peccatori, risana la nostra debolezza, sconfiggi ogni male, fa’ che tutti gli abitanti della terra sperimentino la tua misericordia, affinché in Te, Dio Uno e Trino, trovino sempre la fonte della speranza. 

Eterno Padre, per la dolorosa Passione e la Risurrezione del tuo Figlio,
abbi misericordia di noi e del mondo intero!

ANTONIETTA, EDUCATRICE CONVINTA

 

Antonietta Antonini (1920-2021), di cui abbiamo celebrato le esequie in Duomo lo scorso 7 aprile, è stata una testimone della fede cristiana in termini di forte personalità. Educata in famiglia nella tradizione cattolica, completò la preparazione professionale di maestra presso l’Istituto Magistrale Arcivescovile ed esercitò il suo impegno in diversi paesi del Friuli, fra i quali per vent’anni a san Vito di Fagagna e quasi altrettanti a Udine. Dopo il pensionamento, si dedicò con entusiasmo alla catechesi dei fanciulli e alla collaborazione liturgica nella nostra parrocchia, dimostrandosi attiva e solerte ben oltre i 90 anni di età. Dopo di che, pur ritirata nella sua abitazione di Largo dei Pecile, è rimasta in contatto con tantissimi conoscenti, fino a quando, alcuni anni fa, ha cessato per malattia la possibilità di relazionarsi.

Tutti coloro che hanno conosciuto Antonietta conservano di lei una viva memoria per l’eccezionale qualità della sua intelligenza e per la singolarità del carattere, aperto e schietto, deciso e perfino risoluto nelle decisioni, nel tratto umano e particolarmente nella capacità educativa, appassionata e competente.

Del resto, ella stessa curava di seguire un direttore spirituale, come fu ad esempio, per alcuni decenni, il padre stimmatino Luigi Benaglia della comunità del Bertoni.

Noi, che siamo stati suoi alunni nella scuola elementare, abbiamo mantenuto con lei cordiali rapporti reciproci, che univano l’attaccamento rispettoso alla simpatia amichevole e che si sono prolungati nei decenni in una rete di scambi che coinvolgevano anche le famiglie del catechismo parrocchiale.

La sua attività ha influenzato le diverse generazioni nel ribadire la serietà e l’efficacia dell’esperienza religiosa, non solo nei minori, ma anche negli adulti che hanno imparato da lei come accompagnare il cammino dei più piccoli.

Siamo riconoscenti ad Antonietta per la sua missione pedagogica e manteniamo di lei il ricordo di una cristiana integrale, eppure sempre vigile, che ha espresso con fedeltà le sue scelte e incoraggiato altri ad imitarla.

Mandi, Antonietta, riposa nella pace del Signore, mandi e grazie.

                                                                Mons. Guido Genero,

                                Vicario Generale, già alunno della maestra Antonietta.

GRAZIE

 

Ogni vita è importante, ogni esperienza umana è una ricchezza, ogni storia umana andrebbe raccontata. Per questo vorrei ricordare, con gratitudine, la maestra Antonietta Antonini che apparteneva alla nostra parrocchia e che tanto ha donato a questa comunità con discrezione, impegno e competenza. Io l’ho conosciuta negli anni ’90 quando era catechista e preparava i bambini alla Prima Comunione, condividendo questa missione con altre catechiste e con i Parroci di allora. Ero, anche in quel tempo, vicario urbano e perciò avevo l’occasione di incontrare gli operatori pastorali della città. In quegli anni ho potuto conoscere questa maestra in pensione.

Piccola di statura, sembrava fragile, invece nascondeva una forte grinta assieme ad una statura intellettuale e morale non indifferente. Infatti sapeva valutare le situazioni ed anche discutere con coraggio ed energia manifestando con libertà il proprio parere. Soprattutto sentiva come una missione, la chiamata ad essere catechista. Così d’altronde penso abbia vissuto l’insegnamento nelle scuole elementari come maestra di tante generazioni. Nel 2004 la trovai ancora collaboratrice pastorale in questa parrocchia.

La fedeltà alla Messa domenicale e all’impegno di “lettrice” per proclamare la Parola di Dio era proverbiale. Penso che nessuno abbia dimenticato la particolarità del suo modo di pronunciare le parole della Bibbia e la sua dizione accurata perché tutti potessero ascoltare e comprendere. Nessuno osava recarsi all’ambone per proclamare la prima lettura. Era compito suo, acquisito per i tanti anni di servizio e perciò indiscusso. Ormai sapevamo che lei “ci teneva” e per gli altri lettori era un segno di rispetto per la sua età e per la sua passione, darle la precedenza. La sua voce che ormai tutti conoscevamo, le pause a momento opportuno per favorire la riflessione, la punteggiatura insegnata a scuola e rispettata nella lettura, le parole scandite chiaramente erano caratteristiche della sua personalità. Con tutto questo ci insegnava che la Parola di Dio doveva essere compresa, proclamata bene, meditata e vissuta.

Allora mi è gradito dire una grande grazie a lei, non solo a nome mio ma anche dei miei predecessori e di tutta Parrocchia di S. Maria Annunziata.

“Fàisi dongjie, Sanz di Diu…compgnàile vualtris in te cjiase dal Pari”.

                                                                      Il Parroco mons. Luciano Nobile

VIDEO MESSAGGIO DELL’ARCIPRETE MONSIGNOR LUCIANO NOBILE

PASQUA 2021