La cronaca quotidiana parla spesso di morte: dall’Ucraina alla Terra Santa e ai tanti conflitti oggi presenti nel mondo, dai femminicidi ai morti sul lavoro, da quanti annegano tragicamente nel Mediterraneo alle vittime della pena di morte ancora vigente in molte nazioni.
Questioni sulle quali – anche sorretti dal magistero di Papa Francesco – siamo tutti chiamati a prenderci impegnative responsabilità.
C’è un’altra questione che ci interpella: ed è quella dei malati gravi. Di frequente vengono portati a conoscenza dell’opinione pubblica i casi di quanti – in diverse parti del mondo – muoiono per effetto di pratiche eutanasiche legalizzate in un numero sempre più crescente di ordinamenti. Ultimamente si sta imponendo con forza il tema del suicidio assistito, oggetto di riflessione della bioetica, della filosofia e della teologia morale, delle scienze mediche; in ambito culturale e politico è spesso sbandierato come un’acquisizione di diritto e ideologicamente salutato come una conquista di libertà. Come Chiesa avvertiamo l’urgenza e il dovere morale di intervenire, in un contesto di confronto e dialogo, per contribuire ad una riflessione che permetta a tutti e reciprocamente di approssimarsi ad una verità pienamente al servizio della persona. Intendiamo, perciò, rivolgere una parola da condividere con tutti e su cui riflettere insieme.
Le questioni aperte
Sorgono molti interrogativi che toccano la vita di tutti, che riguardano la ricerca di senso, e che interpellano la coscienza di ognuno facendo parte di un destino comune. Quale significato della vita? Come comprendere il mistero della vita? Perché il dolore e la sofferenza innocente? Come assistere i malati gravi e terminali? Come accompagnare i familiari e quanti seguono un loro caro alla conclusione della vita fisica? Quali diritti del malato terminale vanno riconosciuti e garantiti dall’ordinamento statale e dalle strutture sanitarie? Oggi i progressi della medicina hanno portato a situazioni nuove e del tutto inedite. Ma, come la recente pandemia ha dimostrato, la persona non può esimersi dal confronto con il mistero del limite creaturale e della morte che ne rappresenta l’esito estremo e non si può evitare di fare i conti con essa. Si pongono con forza domande sul dolore fisico e sulla sofferenza che ne consegue.
Dignità della persona
La “vulnerabilità” emerge come una cifra insita nell’essere umano e, in una logica di ecologia integrale, in ogni essere vivente. La persona si legge come “essere del bisogno”: un bisogno che si concretizza nel pianto del neonato, nella fragilità dell’adolescente, nello smarrimento dell’adulto, nella solitudine dell’anziano, nella sofferenza del malato, nell’ultimo respiro di chi muore. Tale cifra attraversa ogni fase dell’esistenza umana.
È essenziale porre l’accento sul tema della dignità della persona malata e sul dovere inderogabile di cura che grava su ogni persona ed in particolare su chi opera nel settore socio-sanitario chiamando in causa l’etica, la scienza medica e la deontologia professionale.
Il suicidio assistito, come ogni forma di eutanasia, si rivela una scorciatoia: il malato è indotto a percepirsi come un peso a causa della sua malattia e la collettività finisce per giustificare il disinvestimento e il disimpegno nell’accompagnare il malato terminale.
Non anticipare la morte
Primo compito della comunità civile e del sistema sanitario è assistere e curare, non anticipare la morte. La deriva a cui ci si espone, in un contesto fortemente tecnologizzato, è dimenticarsi che lo sforzo terapeutico non può avere come unico obiettivo il superamento della malattia quanto, piuttosto, il prendersi cura della persona malata. Il paziente inguaribile non è mai incurabile. Per il paziente inguaribile il rischio è duplice: o l’accanimento terapeutico, che determina il superamento del criterio di ragionevolezza e proporzionalità nel processo di cura, o l’abbandono terapeutico, nel momento in cui viene meno la possibilità di ottenere la guarigione, senza ricordare che – se non è possibile guarire – si può sempre alleviare il dolore e la sofferenza attraverso le cure palliative. Nessuno può essere lasciato morire da solo!
Il dramma della sofferenza
Il dramma della sofferenza (spirituale e psicologica), che sempre si accompagna al dolore fisico di chi vive un prolungato periodo di malattia, a volte irreversibile e sottoposto a invasivi trattamenti di sostegno vitale, interpella tutti. La risposta doverosa è sì il rispetto per il travaglio della coscienza di ognuno ma in particolare l’impegno a fare in modo che ogni persona si senta parte di un contesto di relazioni di qualità che permettano di superare lo sconforto e il senso di impotenza. Una società capace di cura evita lo scarto e costruisce cammini di speranza non solo per le persone assistite ma anche per chi se ne prende cura, non lasciando sole le famiglie e rinsaldando il vincolo sociale di solidarietà di fronte a chi soffre. In tutto questo le comunità cristiane sono chiamate a fare la loro parte.
La sentenza della Corte Costituzionale
La sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale, intervenuta su un caso specifico, ha tracciato chiari limiti applicativi al suicidio medicalmente assistito fissando condizioni molto stringenti, ribadendo la centralità del valore della vita e della dignità della persona ed investendo il Parlamento – non i singoli Consigli regionali – a pronunciarsi.
Si rimane molto perplessi di fronte al tentativo in atto da parte di alcuni Consigli regionali di sostituirsi al legislatore nazionale con il rischio di creare una babele normativa e favorire una sorta di esodo verso le Regioni più libertarie. Destano anche preoccupazione i pronunciamenti di singoli magistrati che tentano di riempire spazi lasciati vuoti dal legislatore.
Deliberazioni etiche
È compito delle Regioni favorire luoghi di confronto e deliberazione etica quali sono i Comitati etici richiamati dalla sentenza stessa della Corte, poco diffusi sul territorio nazionale e spesso fatti intervenire quando tutto è già stato deciso, vanificando la funzione del Comitato stesso o mettendolo di fronte alla ratifica quasi obbligata di decisioni assunte da altri. E invece essi sono chiamati ad offrire la loro valutazione avendo sempre a cuore la tutela e il bene delle persone. È compito delle Regioni promuovere politiche sanitarie che favoriscano la diffusione della conoscenza e l’uso delle cure palliative, la formazione adeguata del personale, la presenza e l’azione di hospice dove la persona malata in fase terminale trovi un accompagnamento pieno, nelle varie dimensioni del suo essere, cosicché sia alleviato il dolore e lenita la sofferenza. Dispiace, invece, constatare come le cure palliative non siano adeguatamente diffuse e accessibili a tutti, anche nella forma domiciliare, e come vi siano anche differenze tra Regioni che rendono difficile e perciò impraticabile una vera assistenza di qualità, condizione necessaria per una vera alleanza terapeutica in cui il paziente possa sentirsi libero, anche di amare e lasciarsi amare, fino al sopraggiungere naturale della morte che, per il credente, è l’ingresso nella vita piena in Dio. Di fronte alla crisi dei luoghi di confronto e deliberazione etica le comunità, specialmente quelle cristiane, devono sentirsi stimolate a favorire uno spazio etico nel dibattito pubblico, rispondendo anche a quanto affermato dal Comitato Nazionale per la Bioetica (cfr. Vulnerabilità e cura nel welfare di comunità. Il ruolo dello spazio etico per un dibattito pubblico, dicembre 2021), e a promuovere una coraggiosa cultura della vita (cfr. Laudato si’ n. 117: “tutto è connesso”). In tali spazi possono trovare eco le domande di molte donne e molti uomini – credenti, non credenti e in ricerca – che abitano come operatori gli ospedali, le case di cura, le RSA e gli hospice e a cui non basta più solo una risposta tecnico-procedurale.
I cristiani, infine, sono invitati a leggere anche queste esperienze alla luce della fede che ha nel Mistero pasquale – di morte, di risurrezione e di vita piena nello Spirito – il suo centro e culmine. Per il cristiano il mistero del dolore e della sofferenza di ogni persona suscita nel cuore una compassione carica di preghiera e che porta a rimanere accanto a chi è sofferente con l’atteggiamento di Maria e Giovanni ai piedi della croce di Gesù. Al Dio e Signore della vita – che nel suo Figlio Crocifisso ben capisce il dolore e la sofferenza umana fino a farla sua – noi affidiamo tutti, proprio tutti.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/la-domenica.jpg284500Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-28 10:16:542024-05-22 16:01:0530^ Domenica del T.O.
Presso la Chiesa di S. Giacomo ha sede, da secoli, la conosciutissima “Congregazione della Madonna del suffragio per le anime del purgatorio” detta comunemente Confraternita, sodalizio o Scuola di S. Giacomo. Possono essere iscritti vivi e defunti.
Queste iscrizioni si chiamano “Legati” e il suffragio è perpetuo. All’atto dell’iscrizione viene rilasciata apposita “pagella-sommario delle S. Messe, indulgenze, grazie spirituali e privilegi ” concessi dai Sommi Pontefici a tutti gli iscritti. Ogni giovedì, in perpetuo, viene celebrata una S. Messa per gli iscritti, così come, ogni anno, dal 2 novembre in poi, nell’ottavario tradizionale e, nella seconda domenica di Quaresima, festa di S. Fabio martire, Patrono del Sodalizio.
Tutte le celebrazione sopra menzionate sia settimanali che annuali, hanno carattere di perenne suffragio per gli iscritti defunti e di incessante preghiera per gli iscritti viventi. Il Sodalizio risale al Medioevo, poco dopo il 1200, ed è stato canonicamente istituito ed approvato a tutti gli effetti canonici il 11 Aprile 1668. (Roberto Lesa)
02 novembre 2023 Chiesa S. Giacomo:
Ore 10.00 Inizia l’Ottavario di preghiera per i defunti della Confraternita del Suffragio
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/foto-VIOLA-1-modif.jpg14081400Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-27 16:07:152024-05-22 16:01:05La Confraternita del Suffragio
Abbiamo provato tante volte e per tanti anni a risolvere i nostri conflitti con le nostre forze e anche con le nostre armi; tanti momenti di ostilità e di oscurità; tanto sangue versato; tante vite spezzate; tante speranze seppellite… Ma i nostri sforzi sono stati vani. ”Ora,Signore, aiutaci Tu! Donaci Tu la pace, insegnaci Tu la pace, guidaci Tu verso la pace
Apri i nostri occhi e i nostri cuori e donaci il coraggio di dire: “mai più la guerra!”; “con la guerra tutto è distrutto!”.
Infondi in noi il coraggio di compiere gesti concreti per costruire la pace. Signore, Dio di Abramo e dei Profeti, Dio Amore che ci hai creati e ci chiami a vivere da fratelli, donaci la forza per essere ogni giorno artigiani della pace; donaci la capacità di guardare con benevolenza tutti i fratelli che incontriamo sul nostro cammino.
Rendici disponibili ad ascoltare il grido dei nostri cittadini che ci chiedono di trasformare le nostre armi in strumenti di pace, le nostre paure in fiducia e le nostre tensioni in perdono. Tieni accesa in noi la fiamma della speranza per compiere con paziente perseveranza scelte di dialogo e di riconciliazione, perché vinca finalmente la pace.
E che dal cuore di ogni uomo siano bandite queste parole: divisione, odio, guerra! Signore, disarma la lingua e le mani, rinnova i cuori e le menti, perché la parola che ci fa incontrare sia sempre “fratello”, e lo stile della nostra vita diventi: shalom, pace, salam! Amen. (Papa Francesco)
TESTIMONIANZE MISSIONARIE
“Non lasciamoci rubare la speranza…”
Una delle prime impressioni, dopo il mio arrivo nel Nordest del Brasile, particolarmente nel contatto con i ragazzi e i giovani a João Pessoa, è stata la loro mancanza di “libertà di scelta” e di esercizio di responsabilità etica. Questi ragazzi non potevano scegliere niente. Mancavano anche di quello che noi riteniamo essenziale per vivere: non avevano da mangiare in casa, non avevano una scuola che funzionasse almeno per insegnare le cose fondamentali. Non avevano un modello di adulto nel quale riconoscersi, molti non parlavano mai del padre perché, chi ce lo aveva, provava vergogna nel parlarne, perché violento, drogato, o perché aveva abbandonato la famiglia o perché era in carcere.
Non conoscevano professionisti che li ispirassero per pensare al loro futuro. Non avevano tra le loro conoscenze un avvocato, un ingegnere, un medico che li motivasse a studiare o che potesse ispirarli a scelte future. La frase che tutti ripetono, credenti e non praticanti, è “Se Deus quiser!” ma come fatalità, senza responsabilità e speranza. Comprendere la Parola e spezzare il pane. Camminando insieme con gente molto semplice, semianalfabeta, ma sostenuta da una credenza in Dio solida, provata dalle sofferenze della vita, si scopre la possibilità di comprendere “cose nuove” del bagaglio che abbiamo sempre caricato: la Sacra Scrittura. Leggere la storia della liberazione del Popolo di Dio, le lettere di San Paolo dal carcere, la liberazione dal male (‘segni’ più che ‘miracoli’) di cui narrano i Vangeli entrando e camminando nell’inferno di un carcere brasiliano, non è la stessa comprensione che si ha meditando la Parola di Dio in una cappella silenziosa, pulita e ben illuminata. Dover dire quella Parola, spezza il cuore e confonde la nostra mentalità. In alcuni momenti mi sono chiesto “chi evangelizza” e “chi è evangelizzato”?
Gesù evangelizza attraverso di me o io sono evangelizzato da Gesù presente nei più piccoli e umiliati che incontro? Celebrando la Eucaristia, come non pensare a tutto questo, quando si recita nella Preghiera Eucaristica “Egli, come ai discepoli di Emmaus, ci svela il senso delle Scritture e spezza il pane per noi”. Di chi ci facciamo compagni? Con chi spezziamo e mangiamo il pane?
“Cuori ardenti, piedi in cammino”
I piedi in cammino e il cuore ardente. Non è facile scegliere di andare con i piedi nudi e i sandali in mano, lentamente, nella melma o nell’acqua putrida che è la strada quotidiana per molti fratelli nelle zone di missione. Dobbiamo aspettare che vengano loro a cercarci nella cappella o uscire e attraversare quelle strade per visitarli quando sono ammalati, quando vegliano e piangono i loro defunti nelle loro case? Quando riusciamo ad andare e incontrarli, loro che sono abbattuti dalla vergogna per sofferenze umilianti o dalla fiacchezza fisica per i dolori e i pesi che caricano, ci accolgono con una gratitudine e serenità che ci testimoniano le Beatitudini, non proclamate a parole ma sentite sulla pelle e che il nostro cuore, silenziosamente, ascolta. Quante volte la realtà ci costringe a pensare: quali sono gli ambienti, i luoghi, le persone che non bisogna evangelizzare se è vero il comando di Gesù “andate in tutto il mondo, predicate il Vangelo ad ogni creatura…” (Marco 16,15)? E le bocche di fumo (pericolosi punti di distribuzione della droga) che occorre superare per entrare nelle favelas, e le case oscure e piccole in cui ci invitano ad entrare coppie non sposate in Chiesa, dove si incontrano figli omoaffettivi uniti col loro compagno, che curano con delicatezza e assoluta fedeltà il vecchio genitore, o donne che si distruggono eroicamente per dare un po’ di dignità al loro compagno incurabile. E sentono l’umiliazione di non essere “regolari” per la Chiesa.
Santa Maria del cammino! Quante volte, aspettando che lo Spirito Santo ci raggiunga per illuminarci sulla strada da prendere, sulle parole da dire, invochiamo la presenza di Maria, madre “dos caminheiros”, che confortò gli Apostoli nell’attesa del Cenacolo. Ci sorprende il carinho (affetto e delicato rispetto) che il Popolo di Dio nordestino ha per Nossa Senhora. La tenerezza e la confidenza, così presente e forte nella mentalità del popolo brasiliano, e che noi interpretiamo come mescolanza di sincretismo religioso, di proiezioni psicanalitiche, che sono fortemente compresenti nelle devozioni popolari. Questionano alla base la nostra teologia e pastorale. Per non dire di chi non frequenta regolarmente la messa alla domenica ma si confessa di non recitare il Terco (la terza parte del rosario) tutti i giorni. Forse Gesù non li ancora raggiunti, ma Maria sta già camminando con loro.
don Sandro
(missionario nel Nordest del Brasile per 23 anni)
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/la-domenica.jpg284500Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-21 10:10:002024-05-22 16:01:0529^ Domenica del T.O.
abbiamo negli occhi le tragiche immagini delle violenze esplose, improvvisamente e senza pietà, in Terra Santa. Esse si aggiungono a quelle dell’interminabile guerra che sta subendo l’Ucraina. Oltre a colpire vittime innocenti, questi conflitti ci toccano da vicino perché creano un reale pericolo per gli equilibri internazionali. «Tacciano le armi e si convertano i cuori»: è l’accorato appello diffuso dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana che fa eco alle parole di Papa Francesco pronunciate durante l’Angelus di domenica scorsa: «Si comprenda che il terrorismo e la guerra non portano a nessuna soluzione ma solo alla morte e alla sofferenza di tanti innocenti. La guerra è una sconfitta: ogni guerra è una sconfitta!». Ci uniamo anche noi, Chiesa udinese, a queste autorevoli invocazioni nella speranza che giungano alle coscienze di coloro che hanno la responsabilità di prendere difficili decisioni e di quanti fomentano queste barbare azioni di morte. Facciamo nostro, in particolare, l’invito a far fronte con la preghiera incessante, personale e comunitaria.
In questo mese di ottobre, dedicato in modo particolare a Maria, preghiamo con il rosario per ottenere che, grazie all’intercessione della Regina della Pace, si ristabilisca una convivenza serena e rispettosa tra tutti i popoli. La benedizione di Dio ci protegga e ci preservi dal male.
Udine, 9 ottobre 2023 + Andrea Bruno Mazzocato Arcivescovo
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/bandiera-della-pace.jpg175287Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-14 10:35:492024-05-22 16:01:05Messaggio dell’Arcivescovo per invocare la pace
Il mese di ottobre è dedicato anche alle Missioni. Mettiamoci in ascolto di alcune testimonianze di chi vive realmente esperienze difficili, testimoniando la fede nelle periferie anche delle nostre città, in Italia.
“ANDARE OLTRE… SEMPRE OLTRE”
Queste parole di Papa Francesco ai missionari comboniani, sin da quando le ha pronunciate, mi hanno colpito e toccato molto. Nella mia vita missionaria ho sempre vissuto “andando oltre”, cercando di rispondere, in umiltà e disponibilità, alla chiamata che ho sempre sentito dentro in tutti questi anni. Servire Gesù nei volti e nelle storie dei poveri e degli ultimi che Lui mi faceva incontrare dovunque sia stato in Europa, in Africa e in altri continenti. Sempre nelle periferie umane e della storia perché molto spesso dimenticate da tutti.
Kenya e Sud Sudan.
Gli anni duri ma stupendi e significativi passati nella baraccopoli di Korogocho in Kenya sono stati un laboratorio di umanità, spiritualità e di vita vissuta in pienezza incontrando molti uomini e donne alle quali non veniva riconosciuta la propria dignità perché bambini di strada, prostitute, raccoglitori della discarica, alcolisti, drogati, criminali e altro ancora. Erano e sono gli “scarti di quella società”. Ma sono uomini e donne come me, con gli stessi sentimenti e desideri ma con una lingua, cultura, tradizioni e pelle diversa. Anche loro come me, alla ricerca del Dio della misericordia e della vita. È proprio quell’andare oltre che mi ha dato nuova vita, mi ha salvato, mi ha arricchito, mi ha maturato come uomo, religioso e sacerdote missionario. Undici anni di dono che mi hanno fatto crescere molto alla scuola dei poveri!
Così pure nei sette anni vissuti in Sud Sudan nell’assurdo conflitto fratricida dei leaders del Paese che hanno condannato a morire oltre 400 mila persone in cinque anni con uccisioni, violenze e stupri a donne e bambini, mai visti nemmeno nella guerra con il Sudan islamico per i precedenti 30 anni. Con milioni di sfollati e all’estero come rifugiati.
Stati Uniti.
Poi un anno negli Stati Uniti presso le Nazioni Unite e il Parlamento Americano dove ho vissuto con sofferenza un passaggio nei corridoi e le assemblee diplomatiche asettiche e artificiali. Questa diplomazia è molto lontana dalle realtà delle periferie di questo mondo ma detiene il centro del potere economico, politico. Lontanissimo dalla gente e dai poveri che gridano pace e giustizia in tante parti del mondo! Era un mondo che era lontano anche da me abituato a vivere la periferia e la realtà emarginata e abituato a camminare insieme a popoli che lottano “per vivere e molti per sopravvivere”.
Una piccola Africa vicino a Napoli.
Così ho chiesto di ritornare in periferia e in una missione di frontiera. Il mio ministero e luogo di missione oggi è con i migranti, soprattutto africani presenti qui che sono oltre 15 mila, la maggioranza senza documenti regolari. Una piccola Africa vicino a Napoli. Vivo qui da quattro anni ormai e comprendo sempre più che le dinamiche di chi vive ai margini e alle frontiere periferiche del mondo sono molto simili ovunque e fotocopia di istituzioni che lasciano crescere situazioni di disagio senza comprendere che possono essere esplosive perché in crescita numerica. In queste periferie del mondo, la cosa più bella e profonda che ho sempre provato è il sentirmi a casa dove trovavo accoglienza fraterna, amicizia e semplicità nei rapporti umani.
Là c’era già Gesù che mi aspettava.
Questo ti fa andare oltre ti fa superare i confini e i muri che noi umani sappiamo costruire dentro e fuori noi stessi. Non è facile vivere e resistere in luoghi come le baraccopoli o in guerre civili e altre situazioni di violenza e soprusi. Quando ricevi minacce di violenza o di morte sei tentato di fuggire e aver paura ma lo Spirito ti dà nuova vita e ti rinnova dentro e fuori. Papa Francesco ci stimola sempre e ci invita ad andare alle periferie a vedere il mondo com’è davvero, soprattutto dove vive la maggioranza delle persone di questo mondo. Dalla periferia il mondo appare più chiaro ma anche più ingiusto. Per trovare un futuro nuovo, bisogna andare nella periferia. Quando Dio ha voluto rigenerare la creazione e con Gesù, ha scelto di andare nella periferia: nei luoghi di peccato e miseria, di esclusione e sofferenza, di malattia e solitudine. Erano anche luoghi di opportunità, di grande accoglienza e umanità. Bisogna frequentare le periferie e viverle: quelle urbane, delle campagne, quelle sociali e quelle esistenziali. Il punto di vista degli ultimi è la migliore scuola, ci fa capire quali sono i bisogni più veri e mette a nudo le soluzioni solo apparenti. Mentre ci dà il polso dell’ingiustizia, ci indica anche la strada per eliminarla: ti fa comprendere come sia necessario costruire comunità dove ciascuno si senta riconosciuto nella propria dignità come persona e cittadino, titolare di doveri e diritti, nella logica che lega l’interesse del singolo e il bene comune. Perché ciò che contribuisce al bene di tutti concorre anche al bene del singolo. Questi luoghi periferici sono realtà nelle quali viene meno la disponibilità e la qualità dei servizi, e si formano nuove sacche di povertà ed emarginazione. È lì che le città e le nazioni si muovono a doppia corsia: da una parte l’autostrada di quanti corrono comunque ipergarantiti, dall’altra le strettoie dei poveri e dei disoccupati, delle famiglie numerose, degli immigrati, degli scarti e di chi non ha qualcuno su cui contare. Non dobbiamo accettare che ci siano realtà che separano e fanno sì che la vita dell’uno sia la morte dell’altro e la lotta per sé finisca per distruggere ogni senso di solidarietà e umana fratellanza. Costruire un mondo migliore significa allora costruire il Regno di Dio del già e non ancora! E sempre in cammino… Padre Daniele, comboniano
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/la-domenica.jpg284500Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-14 10:30:592024-05-22 16:01:0528^ Domenica del T.O.
Mese di ottobre dedicato alla Madonna, tutti i giorni viene recitata la preghiera del S. Rosario:
ore 17.00 presso l’Oratorio della Purità.
Sono invitati anche i fedeli di S. Giacomo, essendo questa chiesa chiusa nel pomeriggio per i lavori di restauro dell’organo.
Si può recitare anche in famiglia, anche con la guida della radio o della televisione.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/S.-Rosario.jpg310620Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-13 07:00:512024-05-22 16:01:05Ottobre, recita del S. Rosario
(Dall’enciclica “Fratelli tutti” di Papa Francesco)
L’individualismo consumista provoca molti soprusi. Gli altri diventano meri ostacoli alla propria piacevole tranquillità. Dunque si finisce per trattarli come fastidi e l’aggressività aumenta. Ciò si accentua e arriva a livelli esasperanti nei periodi di crisi, in situazioni catastrofiche, in momenti difficili, quando emerge lo spirito del “si salvi chi può”. Tuttavia, è ancora possibile scegliere di esercitare la gentilezza. Ci sono persone che lo fanno e diventano stelle in mezzo all’oscurità.
San Paolo menzionava un frutto dello Spirito Santo con la parola greca chrestotes (Gal 5,22), che esprime uno stato d’animo non aspro, rude, duro, ma benigno, soave, che sostiene e conforta. La persona che possiede questa qualità aiuta gli altri affinché la loro esistenza sia più sopportabile, soprattutto quando portano il peso dei loro problemi, delle urgenze e delle angosce. È un modo di trattare gli altri che si manifesta in diverse forme: come gentilezza nel tratto, come attenzione a non ferire con le parole o i gesti, come tentativo di alleviare il peso degli altri. Comprende il «dire parole di incoraggiamento, che confortano, che danno forza, che consolano, che stimolano», invece di «parole che umiliano, che rattristano, che irritano, che disprezzano».
La gentilezza è una liberazione dalla crudeltà che a volte penetra le relazioni umane, dall’ansietà che non ci lascia pensare agli altri, dall’urgenza distratta che ignora che anche gli altri hanno diritto a essere felici. Oggi raramente si trovano tempo ed energie disponibili per soffermarsi a trattare bene gli altri, a dire “permesso”, “scusa”, “grazie”. Eppure ogni tanto si presenta il miracolo di una persona gentile, che mette da parte le sue preoccupazioni e le sue urgenze per prestare attenzione, per regalare un sorriso, per dire una parola di stimolo, per rendere possibile uno spazio di ascolto in mezzo a tanta indifferenza. Questo sforzo, vissuto ogni giorno, è capace di creare quella convivenza sana che vince le incomprensioni e previene i conflitti. La pratica della gentilezza non è un particolare secondario né un atteggiamento superficiale o borghese. Dal momento che presuppone stima e rispetto, quando si fa cultura in una società trasforma profondamente lo stile di vita, i rapporti sociali, il modo di dibattere e di confrontare le idee. Facilita la ricerca di consensi e apre strade là dove l’esasperazione distrugge tutti i ponti.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/enciclica-Fratelli-tutti.jpg234215Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-07 08:51:292024-05-22 16:01:0527^ Domenica del T.O.
Abbiamo appreso con soddisfazione la notizia dell’elezione a Rettore del Conservatorio Musicale di Udine dell’Organista della nostra Cattedrale, il Maestro Beppino Delle Vedove.
L’elezione è avvenuta il 28 settembre scorso.
Per noi è un grande onore e continua la tradizione ed il prestigio dei grandi musicisti della nostra Cattedrale: mons. Giovanni Pigani, mons. Albino Perosa, il Maestro Giovanni Zanetti, tutti e tre organisti, compositori, maestri di Cappella e Rettori del Conservatorio Musicale di Udine.
Beppino Delle Vedove è nato a Udine nel 1964, ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine, diplomandosi in Organo, Composizione Organistica e Clavicembalo con il massimo dei voti e con la lode. Ha fatto corsi di perfezionamento in Italia, Germania e Svizzera, mettendosi in contatto con i più grandi maestri organisti: Tagliavini, Innocenti, Radulescu, Chapuis e tanti altri. E’ stato docente ai Conservatori di Piacenza, Cagliari e Palermo; dal 1998 è titolare della Cattedra di organo e composizione organistica presso il Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine, dove ha ricoperto anche la carica di Vice Direttore dal 2015 al 2017. Svolge attività solistica in Italia e all’estero (Europa, Canada, Stati Uniti) con successo di critica e di pubblico. Ha suonato per l’inaugurazione di nuovi organi e per il restauro di organi antichi. E’ stato membro di giuria in concorsi nazionali ed internazionali di concerti organistici. Dal 2004 è Organista Titolare della Cattedrale di Udine. Nel 2007 ha fondato l’Associazione “Accademia Organistica Udinese” per la valorizzazione del patrimonio organario del Friuli.
Era doveroso ed importante questo breve “curriculum” del M° Beppino Delle Vedove per valorizzare la sua personalità e per dare prestigio al suo servizio anche nella nostra Cattedrale. Lo accompagniamo con i nostri auguri cordiali e la nostra grande stima.
Prof. Savino Paiani, Presidente dell’Associazione “Pueri Cantores del Duomo”
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/Organista-B.Delle-Vedove.jpg197196Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-07 08:39:152024-05-22 16:01:05Congratulazioni all’Organista della Cattedrale
In questi giorni ha avuto inizio il nuovo anno scolastico che coinvolge tante famiglie anche della nostra parrocchia tra attese, speranze, ansie, emozioni. Nella scuola si cresce, ci si incontra, si sviluppano cultura, affetti, solidarietà, conoscenza reciproca. Si sperimenta la vita di comunità, il senso civico. Affidiamo al Signore questo nuovo anno scolastico, l’impegno di ciascuno, la collaborazione serena e fruttuosa tra genitori e insegnanti, la crescita integrale delle giovani generazioni perché siano un domani donne e uomini maturi, responsabili, impegnati per il bene comune.
Preghiamo:
Per gli insegnanti: perché non si limitino a somministrare contenuti e nozioni ma con le parole e con l’esempio siano messaggeri di valori positivi e costruttivi per i loro alunni.
Per i genitori, primi e principali educatori dei propri figli: perché superando atteggiamenti di delega collaborino alla definizione e realizzazione del progetto educativo della loro scuola.
Per gli studenti: perché vivano l’esperienza scolastica come un momento di crescita nelle relazioni con gli altri improntate a rispetto, amicizia, solidarietà, e come una preziosa occasione per far fruttificare i talenti ricevuti.
Per ogni credente: perché la propria fede non sia mai occasione di presunzione, divisione, scontro ma motivazione e anima dell’incontro nel rispetto delle reciproche tradizioni e dell’impegno comune nella costruzione di una convivenza plurale.
Ascoltaci, Signore.
https://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/04/la-domenica.jpg284500Cattedrale di Udinehttps://www.cattedraleudine.it/wp-content/uploads/2024/05/cropped-logo_Cattedrale-Udine_150x150-300x300.pngCattedrale di Udine2023-10-01 13:37:362024-05-22 16:01:0526^ Domenica del T.O.