Dio dei nostri Padri, grande e misericordioso, Signore della pace e della vita, Padre di tutti.

Tu hai progetti di pace e non di afflizione, condanni le guerre e abbatti l’orgoglio dei violenti.

Tu hai inviato il tuo Figlio Gesù ad annunziare la pace ai vicini e ai lontani, a riunire gli uomini di ogni razza e di ogni stirpe in una sola famiglia.

Ascolta il grido unanime dei tuoi figli, supplica accorata di tutta l’umanità: mai più la guerra, avventura senza ritorno, mai più la guerra, spirale di lutti e di violenza; fai cessare questa guerra, minaccia per le tue creature, in cielo, in terra ed in mare.

In comunione con Maria, la Madre di Gesù, ancora ti supplichiamo:
parla ai cuori dei responsabili delle sorti dei popoli, ferma la logica della ritorsione e della vendetta, suggerisci con il tuo Spirito soluzioni nuove, gesti generosi ed onorevoli, spazi di dialogo e di paziente attesa più fecondi delle affrettate scadenze della guerra. Concedi al nostro tempo giorni di pace.

Mai più la guerra. Amen.                                                                                                                                        (San Giovanni Paolo II)

 

 

PREGHIERA A MARIA REGINA DELLA PACE

O Maria, Regina della pace, soffiano nuovamente venti di guerra che rischiano di far scorrere fiumi di sangue nella nostra Europa. Due terribili guerre mondiali hanno sconvolto l’Europa, ma non abbiamo imparato la lezione: il ricorso assurdo alle armi ancora tiene campo in Europa.

Regina della Pace, intercedi per noi affinché la Misericordia di Dio mandi in frantumi l’orgoglio che contrappone i popoli e muove le decisioni degli stolti capi delle Nazioni. Non siamo degni di essere ascoltati perché Dio ci ha dato tanta energia e noi l’abbiamo trasformata in bombe.

Addirittura, abbiamo arsenali pieni di bombe atomiche!

Tutto questo denaro poteva essere impiegato per costruire scuole, ospedali e strade e per aiutare i popoli del terzo mondo. Regina della pace, invoca tu per noi il dono della Pace! Non la meritiamo ma il tuo Cuore Immacolato accolga la voce di tutti coloro che soffrono le conseguenze della guerra appena iniziata che potrebbe diventare una vera catastrofe. Ci impegniamo a santificare le nostre famiglie e a moltiplicare gesti di perdono e di pace per controbilanciare il peso dell’odio e dell’orgoglio che fa nascere le guerre. Regina della pace. Prega per noi.

(Mons. Angelo Comastri)

Sono stati mesi durissimi in questo periodo di pandemia. Ci sentiamo isolati all’interno delle nostre famiglie e tuttora soli per la mancanza degli incontri a tu per tu, senza il vero contatto umano.

Peggio ancora poiché dobbiamo portare le mascherine che non ci permettono di usare la labiolettura verso coloro che ci parlano, né ascoltare con i nostri occhi le parole delle persone che incontriamo.

Questo ci fa sentire ancora più tristi. Sono stati confortanti per noi gli incontri del Gruppo degli amici “Sordi e Udenti” per le periodiche SS. Messe e i susseguenti incontri conviviali, che, finalmente faccia a faccia, abbiamo ripreso con molta cautela.

Questo è stato un respiro di sollievo, ascoltando i dialoghi di ogni persona, come fosse Gesù che ci faceva sentire anche la Sua presenza amorosa. Siamo riusciti a concludere l’anno pastorale 2020/21 nel mese di giugno nel Santuario della Madonna Missionaria a Tricesimo e ad iniziare questo nuovo anno nel Santuario di Castelmonte.

Non è stata casuale la scelta di queste due località mariane, proprio per rivolgere la nostra preghiera alla Madonna, perché interceda per noi affinché il Signore ci liberi da questa pandemia. In preparazione al S. Natale abbiamo vissuto un ritiro spirituale animato da Suor Vittorina Carli, lei pure sorda, che ci ha aiutati a meditare sul contenuto dei Vangeli delle quattro domeniche di Avvento.

Nel frattempo, cerchiamo di proseguire con tutta la serenità possibile, mantenendo i contatti umani e sociali, molto vitali per tutti, importanti per noi perché ci permettono di stare assieme nei consueti incontri mensili.

Ora ci ritroveremo alla S. Messa nella Notte di Natale, per pregare insieme e scambiarci gli auguri di un futuro migliore.

Buon Natale a tutti!

Dal Bollettino Parrocchiale di Natale 2021

Articolo  di Mauro, Sabrina, Sarita

A nome di tutto il gruppo della pastorale per i sordi.

 

GIORNATA NAZIONALE

DELLA COLLETTA ALIMENTARE

 

Ecco un segno di speranza

L’iniziativa solidale promossa dalla Fondazione Banco Alimentare continua fino al 10 dicembre con la spesa online e le Charity card La colletta alimentare, al suo 25esimo anno, è tornata in presenza. Non era scontato che, con la ripresa dei contagi, 140mila volontari, nel rispetto delle norme, tornassero davanti a quasi 11mila supermercati per vivere e proporre un gesto semplice ma concreto di solidarietà. “Un gesto capace di unire in un momento in cui tutto sembra volerci dividere: dalla ripresa del virus, ai contagi crescenti, all’insicurezza economica. La giornata della Colletta ci manifesta che sono i fatti, i gesti che innanzitutto educano, noi, i nostri figli, tutti, e possono realizzare autentica solidarietà e coesione sociale” ricorda Giovanni Bruno, presidente della Fondazione Banco alimentare Onlus. Quest’anno con la Colletta si sono raccolte circa 7.000 tonnellate di cibo, l’equivalente di 14 milioni di pasti nonostante il momento particolare e i disagi dovuti al maltempo in numerose località. Quanto raccolto, insieme a quanto recuperato dal Banco Alimentare nella sua ordinaria attività durante tutto l’anno, sarà distribuito nelle prossime settimane a circa 7.600 strutture caritative che assistono oltre 1,7 milioni di persone.

Il Banco Alimentare del Friuli Venezia Giulia ha raccolto in FVG un totale di 246 tonnellate, così suddivise per provincia: UD 137, PN 68, GO 19, TS 22.

La colletta continua online fino al 10 dicembre su Amazon.it/bancoalimentare e sul sito https://www.colletta.bancoalimentare.it, fino al 5 dicembre su Esselunga.it e su Easycoop.com. Da domenica 28 novembre a domenica 5 dicembre 2021 la Colletta Alimentare continua anche attraverso le Charity Card di Epipoli, da 2, 5 o 10 euro, disponibili nei supermercati aderenti all’iniziativa oppure online sul sito www.mygiftcard.it.

Le donazioni saranno poi convertite in alimenti. Grazie a tutti coloro che con immutato slancio e cuore grande hanno sostenuto questo gesto e contribuito con il loro dono ad aiutare chi è in difficoltà.

 

Carissimi ragazzi, oggi mi rivolgo a voi in modo particolare perché apriamo ufficialmente l’anno catechistico, riprendiamo con alacrità il nostro cammino con Gesù che ci ama e con il beato Carlo che è un esempio per tutti, specialmente per voi che siete giovani come lui. Ha seguito Gesù, lo ha amato soprattutto nella Eucarestia davanti alla quale ha sostato a lungo convinto che “come ti abbronzi sotto il sole, così davanti al Signore diventi santo”. Vi aspetto ogni domenica alla S. Messa a cantare le lodi, a ringraziare, a chiedere perdono al Signore e ad ascoltare la sua Parola e a fare comunione con Lui.

Buona domenica a tutti. Don Luciano.

 Carlo Acutis-1

UNA PICCOLA LUCE APPARSA A UDINE

 

Durante la settimana scorsa, precisamente martedì 12 ottobre, abbiamo celebrato la memoria liturgica del Beato Carlo Acutis. Ma chi è questo personaggio? Nel Vicariato Urbano di Udine abbiamo avuto la possibilità, o meglio, la grazia, di poterlo conoscere bene l’ultima settimana di settembre, in quanto presso la Basilica della Madonna delle Grazie abbiamo ospitato le sue reliquie, la sua statua e la mostra dei miracoli eucaristici da lui stesso ideata.

Ma torniamo alla domanda che ci siamo fatti all’apertura di questo articolo: chi è il Beato Carlo Acutis? Carlo è un ragazzo di Milano che lo scorso anno è stato proclamato Beato dalla Chiesa Cattolica. È morto a soli quindici anni, nel 2006, di leucemia fulminante, A questo punto ci viene spontanea una domanda: “Che cosa ha fatto di particolare per diventare beato e, possiamo immaginare, in un prossimo futuro, diventare santo?”

La risposta forse ci può forse lasciare delusi perché in realtà Carlo nella sua breve vita non ha avuto apparizioni particolari, non ha fatto nulla straordinario, ma ha vissuto in maniera straordinaria la sua quotidianità, era un ragazzo normale, con la passione di suonare il sassofono, di giocare a pallone, di progettare programmi, di divertirsi coi videogiochi, di guardare film, etc… Un po’ come tutti i suoi coetanei. Ma in tutto ciò che faceva aveva una marcia in più che gli era data dalla fede e dal suo amore per l’Eucaristia, che egli stesso definirà come la sua «autostrada per il cielo».

Ecco il segreto di Carlo, che gli permetteva di essere «luce nel mondo» (Mt 5,14) in particolare per coloro che erano accanto a lui: a scuola, sul campo di calcio, coi poveri che aiutava lungo le strade di Milano. Il Beato Carlo “è stato luce” anche a Udine: nella settimana a lui dedicata è stato luce per le centinaia di bambini, giovani, animatori, catechisti, anziani che ogni giorno si recavano alla Basilica delle Grazie per pregare davanti alla sua statua, e lasciarsi contagiare dal suo amore per Gesù. Questa iniziativa ha avuto una risposta che ha superato ogni previsione, segno che la santità non è una cosa di una volta, ma è sempre attraente, perché è la felicità per la quale ciascuno di noi è stato creato.

Personalmente mi ha stupito molto vedere tanti e tanti ragazzi curiosi, interessati a conoscere meglio questo loro coetaneo.

A ragione allora possiamo dire che il Beato Carlo è modello per tutti i nostri ragazzi e giovani: lui ha saputo essere felice, vivere in pienezza la sua vita in questo nostro stesso mondo, ai nostri giorni.                                                                                       Don Christian Marchica

L’ACCENDINO DI DIO

 

“Fate come Carlo, non bruciate nel nulla la vostra libertà. Carlo parla al cuore di tanti giovani. Il perché va cercato nel fatto che, al di sotto di tutte le banalizzazioni della vita, rimane sempre al di dentro di noi una scintilla di bene che Dio sa riaccendere di nuova fiamma. Carlo è l’accendino di Dio. Ha una capacità straordinaria di riaccendere quello che Gesù chiama “il lucignolo fumigante”. Lo fa con il suo sorriso.È un testimone di gioia.Quando lo vedi, anche solo in una foto, rimani folgorato da quella luce del volto.

Ti parla di una bellezza diversa, quella che il peccato ha deturpato, ma che lo Spirito di Dio tiene in serbo in fondo al cuore di ciascuno di noi.

È la bellezza della creazione, come è uscita dalle mani di Dio, e che oggi l’umanità comincia a riscoprire anche nell’ambiente spingendo i giovani a indignarsi per una natura violata e devastata.” (Dall’omelia dell’Arcivescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, nel 1° anniversario della beatificazione del giovane Carlo Acutis).

CARLO ACUTIS

 

Nato a Londra nel 1991, Carlo cresce a Milano. Di lui si parla sempre come di un ragazzo “normale”, con abitudini simili a quelle dei suoi coetanei: amava studiare, giocare a calcio e stare assieme agli altri. Ma una cosa lo distingueva in modo particolare: una grande e genuina fede. Era solito frequentare quotidianamente la Messa e pregare assiduamente il Rosario. Spesso si dedicava alla carità e all’elemosina per i più poveri. Patito di internet, Carlo era convinto che la rete sarebbe potuta diventare veicolo di evangelizzazione e di catechesi. In un tempo in cui la rete era ai suoi albori, il giovanissimo Carlo Acutis ideò da solo un sito web tutt’ora visibile, in cui promuoveva una mostra sui miracoli eucaristici. Proprio l’Eucaristia era considerata da Carlo la via privilegiata di incontro con il Signore. Carlo Acutis morì il 12 ottobre 2006 per una leucemia fulminante.

 

Beato Carlo Acutis-1

Beato Carlo Acutis-2

 

 

DOMENICA 11 LUGLIO

Celebrazione delle S. Messe secondo l’orario festivo: 7.30 – 9.00 – 10.30 – 12.00 – 19.00

Ore 20.30 Canto dei Primi Vesperi della Solennità dei Patroni presieduto dall’ Arcivescovo con la partecipazione delle Parrocchie dell’ Arcidiocesi con le Croci delle Pievi.

 

 

LUNEDI’ 12 LUGLIO

Ore 07.30 S. Messa.

Ore 10.30 Solenne Pontificale presieduto dall’Arcivescovo e concelebrato dal clero cittadino. Canta la Cappella Musicale diretta dal m° Davide Basaldella. All’organo il m° Beppino delle Vedove. Partecipano le Autorità regionali e comunali e le varie Associazioni presenti in città.

Benedizione della città con le Reliquie dei Santi Patroni, dal sagrato della Cattedrale.

Ore 19.00 S. Messa.

 

(La Chiesa di S. Giacomo resta chiusa. Tutti siamo invitati alla S. Messa in Cattedrale)

UN ATTO DI AMORE

Carissimi parrocchiani,

abbiamo pubblicato in queste domeniche una nota pastorale molto bella, che dà speranza a chi si trova nel dolore a causa della morte di una persona cara ed aiuta a vivere il momento del distacco con un rito che esprime vicinanza, amore, resurrezione anche attraverso i segni ed i simboli che sono a tutti noti. Immagino che molti l’abbiano letta, perché viene il momento in cui la morte passa nelle nostre famiglie e non è mai silenziosa, anche se vorremmo renderla tale, esorcizzarla, metterla fuori campo, ignorarla. Invece giunge, più o meno inaspettata, ponendoci le fondamentali domande della vita. E ci chiede uno squisito e gratuito atto di amore per chi ci lascia.

Come preparare un funerale cristiano?

1) Contattare il Parroco della propria Parrocchia e con lui stabilire la chiesa (preferibilmente quella parrocchiale) e l’orario della celebrazione. Concordare la celebrazione della S. Messa oppure della Liturgia della Parola. Scegliere insieme le letture più consone e preparare la preghiera dei fedeli.

2) La partecipazione alla S. Messa del funerale dovrebbe essere completa, anche con la Comunione eucaristica da parte di chi si professa cristiano. Questa è la migliore partecipazione e la più efficace a suffragio dei defunti, insieme alle opere di carità. Chi desidera prima confessarsi, trova sempre la disponibilità di un sacerdote in cattedrale o nella chiesa di S. Giacomo o nel Santuario della Madonna delle Grazie, per celebrare questo sacramento della riconciliazione.

3) Chi desidera intervenire alla fine della celebrazione per commemorare il defunto, è pregato di presentare al parroco il testo, per tempo. Si eviti l’enfasi. Ognuno di noi è santo per il Battesimo, ma sappiamo che ogni filo d’erba davanti al sole proietta la sua ombra. Anche noi infatti compiamo buone opere, esercitiamo le virtù, manifestiamo i nostri pregi ma conosciamo anche il male. Pertanto la prudenza in queste celebrazioni è d’obbligo, come pure la sobrietà.

4) Sarebbe bene concordare un solo intervento a nome di tutti, perché i discorsi non siano numerosi risultando poi più lunghi del rito stesso e non stanchino l’assemblea. Lo dico a ragion veduta.

5) Nei discorsi finali non si scenda a banalità. Eventualmente alcuni fatti del tutto personali possono essere ricordati in altro momento nell’ambito della famiglia e della parentela.

6) Sarebbe bene ritrovarsi per la celebrazione della S. Messa di suffragio, dopo un mese dal funerale, nel giorno anniversario della morte ecc… Non dimentichiamo i nostri cari defunti. Noi preghiamo per loro ed essi pregano per noi, poiché la comunione in Dio non è interrotta con la morte. Mi piace ricordare che la S. Messa è la finestra aperta sul Paradiso. Cielo e terra si incontrano nella liturgia di lode e di ringraziamento al Signore. I nostri cari sono in Dio come noi in Lui viviamo.

Carissimi, sono soltanto alcune attenzioni che consiglio per poter vivere con verità, serenità e speranza questi momenti difficili che fanno parte della nostra vita. Buona domenica! Ci ricorda la resurrezione di Gesù e di tutti noi, alla quale partecipiamo attraverso la S. Messa.                                              Don Luciano Nobile, parroco

 

Introduzione

«Credo la risurrezione di questa carne». Con questa affermazione termina la professione di fede della Chiesa di Aquileia testimoniata da Rufino (Expositio Symboli, 34). Il credente, infatti, vive nella consapevolezza che il Signore Gesù Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21). Così la morte del battezzato diventa piena partecipazione alla risurrezione del Signore e coronamento di un cammino di vita nel quale, proprio nel corpo, «tempio dello Spirito Santo» (1 Cor 6,19), si sono inscritte le grandi tappe della vita di grazia con i sacramenti. Tutta la liturgia esequiale, in quanto «celebrazione del mistero pasquale di Cristo Signore» e attraverso il linguaggio simbolico-rituale, attesta la fede della Chiesa nella vittoria di Cristo sulla morte e nella risurrezione della carne dell’uomo. Essa è annuncio della speranza cristiana che scaturisce dal sepolcro vuoto del Signore. La vita di coloro che nel Battesimo sono stati sepolti insieme con Cristo nella morte (cf. Rm 6,4) non può essere frettolosamente messa da parte. Infatti nella liturgia esequiale la Chiesa celebra il mistero pasquale di Cristo e circonda il corpo del defunto di gesti che ne rivelano la grande dignità e il destino di gloria. È compito urgente di una corretta e appropriata formazione teologica e spirituale fare in modo che non vengano meno nei fedeli il valore e la prassi della celebrazione cristiana dei funerali. Per la stessa ragione è quanto mai importante preparare e celebrare con cura le esequie cristiane, affinché in esse risplenda il mistero pasquale del Signore, che è fonte di vita eterna per chi crede in lui. Allo stesso modo, è compito della Chiesa e delle comunità cristiane sparse sul territorio porre attenzione ai modi del morire dell’uomo nel nostro tempo, e, in particolare, vigilare alla luce della fede cristiana su alcuni aspetti che riguardano la sepoltura dei defunti e la prassi della cremazione.

Conferenza Episcopale Italiana, Rituale Romano riformato a norma dei decreti del Concilio Vaticano II e promulgato da papa Paolo VI, Rito delle Esequie (= RE), Libreria Editrice Vaticana 2011, Premesse generali, n. 1, p. 17. – 8 –

I. La celebrazione delle esequie cristiane

1. È quanto mai importante che la famiglia del defunto incontri il parroco o un altro sacerdote o un diacono della comunità parrocchiale per un momento di raccoglimento e di preghiera dopo la morte del proprio caro. È opportuno che, a questo scopo, ci siano anche laici preparati e incaricati per questo ministero di comunione e di condivisione a nome di tutta la comunità. Questo incontro è anche un’occasione per conoscere alcuni aspetti del vissuto del defunto «in vista di un corretto e personalizzato ricordo» durante la celebrazione esequiale ed eventualmente per concordare alcuni elementi del rito.

2. Si raccomanda, per quanto possibile, che lo svolgimento dei funerali avvenga nella chiesa parrocchiale con la celebrazione della Messa: la Chiesa, facendo memoria della Pasqua del Figlio di Dio, implora la vita senza fine per coloro «che si sono addormentati nella speranza della risurrezione» (preghiera eucaristica II). Si ricorda che la celebrazione della Messa in occasione dei funerali è proibita nel Giovedì, nel Venerdì e nel Sabato della Settimana Santa. La Messa esequiale, ovvero la Messa con i formulari previsti dal Messale Romano “nelle Esequie”, non si può celebrare nelle domeniche di Avvento, Quaresima e Pasqua e nelle solennità di precetto. Tuttavia, compatibilmente con gli usi locali e con le esigenze pastorali, è possibile celebrare le esequie nel giorno del Signore o nelle solennità di precetto: in tal caso si celebra la Messa del giorno, preferibilmente nella celebrazione principale della comunità, nella quale si può utilizzare una lettura tra quelle indicate nel Lezionario “per le Messe ad diversa e votive”, a meno che non ricorra la domenica della Risurrezione, l’Ascensione, la Pentecoste, la solennità del Santissimo Corpo e Sangue del Signore o un’altra solennità di precetto.

3. Eccezionalmente si considerino le situazioni pastorali «nelle quali è opportuno, o addirittura doveroso, tralasciare la celebrazione della Messa e ordinare il rito esequiale in forma di Liturgia della Parola». A questo proposito, si valuti con i familiari l’opportunità di scegliere la forma celebrativa più adatta considerando la fede del defunto e dei congiunti. Coerentemente con la sua struttura rituale, la celebrazione esequiale nella Liturgia della Parola non prevede la comunione eucaristica. Le esequie nella Liturgia della Parola possono essere presiedute anche dal diacono.

4. Di norma la celebrazione esequiale si svolga nella chiesa parrocchiale «dove si è generati nella fede e nutriti dai sacramenti pasquali». Eventualmente il parroco può stabilire che la celebrazione avvenga in altre chiese della parrocchia.

6.Si prepari e si curi la celebrazione in tutti i suoi aspetti in modo che i gesti e le parole del rito che annunciano il Vangelo della speranza, compiuti in spirito e verità, siano davvero eloquenti per tutti: la disposizione sapiente di ogni elemento rituale consente che «la celebrazione sia al contempo orientata al riconoscimento della presenza e dell’agire salvifico del Signore e adatta alle concrete situazioni dell’assemblea»

  • Si scelgano con attenzione sia i testi biblici che i formulari eucologici tra quelli proposti dal Lezionario “per le Messe ad diversa e votive”, dal Messale Romano nella sezione delle “Messe per i defunti” e dal Rito delle Esequie. In particolare la scelta dei brani della Scrittura sia motivata dalla consapevolezza che è la Parola di Dio «che proclama il mistero pasquale, dona la speranza di incontrarci ancora nel regno di Dio, ravviva la pietà verso i defunti ed esorta alla testimonianza di una vita veramente cristiana».

  • L’omelia sia preparata con diligenza «per infondere consolazione e speranza cristiane e per condurre i fedeli a una più consapevole professione di fede nella risurrezione e nella vita eterna». Si eviti sempre la forma e lo stile dell’elogio della persona defunta.

  • Si promuova il canto dell’assemblea con la scelta di canti pertinenti

a ciò che effettivamente si celebra e con la presenza di un gruppo di cantori per favorire la partecipazione dei fedeli.

7. Il corpo del defunto è collocato nell’area davanti all’altare «nella posizione che gli era abituale nell’assemblea liturgica: i fedeli rivolti all’altare e i ministri sacri rivolti verso il popolo». Tale posizione ricorda la presenza del battezzato nella comunità orante e il suo ruolo ministeriale. Sopra il feretro si può posare il libro dei Vangeli (o la Bibbia) o una croce, a meno che la croce dell’altare non sia sufficientemente visibile. A lato del feretro viene collocato il cero pasquale. La disposizione dei fiori non turbi lo spazio celebrativo, e in particolare, non offuschi la centralità dell’altare. Si valuti con attenzione e prudenza la richiesta di apporre oggetti di per sé non consoni al rito liturgico (fotografie o altro). Anche sulle lapidi, sobria memoria visiva della vita del defunto, nonché sulle urne cinerarie siano riportati i segni che esprimono il «mistero della vera religiosità» (1 Tm 3,16) e la fede in Cristo fatto uomo, morto e glorificato; tra questi, innanzitutto la croce.

8. Il rito del commiato e dell’ultima raccomandazione, subito dopo la monizione introduttiva, può accogliere alcuni interventi da parte dei congiunti purché siano «brevi parole di cristiano ricordo nei riguardi del defunto». A questo scopo si dovranno assicurare alcune attenzioni: innanzitutto dovrà essere mantenuta una certa brevità degli interventi, per non alterare l’armonia del rito e la qualità cristiana dei contenuti e per fare in modo che l’emozione personale e il ricordo del defunto non soffochino la “memoria” di Cristo e ad essa piuttosto si aprano; il testo sia precedentemente concordato con chi presiede la celebrazione e non sia pronunciato dall’ambone, luogo destinato alla sola proclamazione della Parola di Dio; si eviti il ricorso a testi o immagini registrati e, ovviamente, a canti o musiche estranee alla liturgia e alla fede cristiana. Sarà importante aiutare le famiglie e i conoscenti del defunto a comprendere la proprietà del rito liturgico, il quale non chiude il dolore in una visione personalizzante, ma lo apre all’intercessione dei credenti e lo orienta ad una speranza condivisa.

II. Le esequie in caso di cremazione

1. Seguendo una consuetudine antichissima, la Chiesa raccomanda insistentemente che i defunti vengano seppelliti. La sepoltura del cristiano è memoria della morte, della sepoltura e della risurrezione del Signore ed «è la forma più idonea per esprimere la fede nella risurrezione corporale». La cura per i riti della sepoltura (la preghiera periodica sulla tomba, i fiori, i lumi) esprime la fede nella risurrezione dei corpi e mette in rilievo «l’alta dignità del corpo umano come parte integrante della persona». Sono in contrasto con la fede cristiana quelle concezioni e quegli atteggiamenti che considerano la morte come l’annullamento definitivo della persona, oppure come il ritorno alla madre natura o la fusione con l’universo, oppure come una tappa del processo di reincarnazione, o infine come la liberazione definitiva dalla “prigione” del corpo.

2. È opportuno ricordare che mediante la sepoltura nei cimiteri o nelle aree ad essa adibite la tradizione ha sapientemente custodito «la comunione tra i vivi e i defunti da parte dei familiari e di tutta la comunità cristiana, nonché la venerazione dei martiri e dei santi». Tuttora attorno alle chiese più antiche della nostra Arcidiocesi, come per esempio le pievi, permangono le tracce delle sepolture dei defunti: il luogo della prima Pasqua nel Battesimo coincide con la porta della Pasqua eterna. Deve essere cura dei pastori e di una rinnovata catechesi educare i fedeli al senso cristiano della sepoltura e alla visita orante al cimitero, luogo del ricordo, «espressione positiva della dignità personale dei defunti», e giardino pasquale che prelude alla vittoria definitiva, nonché memoria della morte che accomuna tutti gli uomini, quelli che credono come quelli che non credono.

3. È noto che la Chiesa non si oppone alla cremazione, «a meno che questa non sia stata scelta per ragioni contrarie alla fede cristiana». Pertanto, se non ci sono motivi che mettono in dubbio la fede nella risurrezione, il fedele che abbia scelto la cremazione del proprio corpo ha diritto alla celebrazione esequiale secondo la legislazione ecclesiastica e i libri liturgici approvati. Se dunque la cremazione non è motivata da ragioni contrarie alla dottrina cristiana, la Chiesa, dopo la celebrazione esequiale, accompagna questa scelta con apposite indicazioni liturgiche e pastorali, che qui vengono richiamate. a) La celebrazione liturgica, di norma, preceda la cremazione e, pertanto, si educhino i fedeli a evitare, salvo eccezioni, la celebrazione esequiale a cremazione avvenuta. I riti, nella Messa o nella Liturgia della Parola, sono i medesimi previsti per il caso della sepoltura. Si faccia attenzione, però, a scegliere i testi più consoni a questa situazione: ad esempio, «si eviti di usare il prefazio IV dei defunti, dove è contenuto un esplicito riferimento al corpo del defunto che torna alla terra». Se i familiari lo desiderano, il presbitero o il diacono si rendano disponibili per la preghiera di benedizione del sepolcro al momento della deposizione dell’urna. Nel caso non sia possibile la presenza di un ministro, i familiari e gli amici accompagnino questo ultimo atto con la preghiera cristiana. Il Rito delle Esequie propone per la deposizione dell’urna alcuni schemi di preghiera che non contengono riferimenti all’inumazione e sostituiscono la benedizione del sepolcro. Anche in questo caso non c’è alcuna aspersione con l’acqua benedetta. b) Qualora, eccezionalmente, accada che la cremazione preceda le esequie e queste vengano celebrate in presenza dell’urna cineraria, si raccomandano le attenzioni suggerite nel Rito delle Esequie. Al termine della Messa (o della Liturgia della Parola) si tiene il rito dell’ultima raccomandazione e del commiato, usando i testi proposti nel libro liturgico (n. 188, pp. 234- 236) e omettendo l’aspersione con l’acqua benedetta e l’incensazione. Si tratta, infatti, di gesti che riguardano il corpo, rinato dall’acqua e dallo Spirito e destinato alla gloria, e pertanto non possono essere semplicemente applicati alle ceneri. Allo stesso modo, non sembra opportuno che dopo la celebrazione segua la processione con l’urna cineraria, a meno che il cimitero non sia nelle immediate vicinanze della chiesa.

4. Le ceneri del defunto devono essere conservate di regola in cimitero: in tal modo è più forte l’invito alla preghiera per i defunti e il loro ricordo da parte dei congiunti e della comunità. Inoltre, si evitano il pericolo della dimenticanza o della trascuratezza, che possono avvenire soprattutto una volta passata la prima generazione, e così pure le pratiche sconvenienti e superstiziose. Per quanto la legislazione civile lo consenta, dal punto di vista canonico la conservazione delle ceneri in casa non è permessa. Il defunto non è proprietà privata di alcuno, ma appartiene a Dio ed è nel ricordo orante di tutti i credenti. Deporre nel luogo opportuno le ceneri del defunto certamente aiuta ad accogliere la separazione con maggiore serenità e in una dimensione di fede più viva. b) Non sono consentite neppure la dispersione delle ceneri nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo, e la conversione delle ceneri in ricordi commemorativi, in pezzi di gioielleria o in altri oggetti «per evitare ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista». Anche per la scelta della dispersione delle ceneri, come nel caso della scelta della cremazione, si devono negare le esequie qualora tale scelta venga compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana.

 

Nota pastorale dell’Arcivescovo

 

«Egli è la salvezza del mondo, la vita degli uomini, la risurrezione dei morti» (prefazio dei defunti III). Così, con estrema concisione e rara efficacia, la liturgia esprime la fede dei credenti in Cristo morto e risorto, principio di salvezza e di vita per chi crede in lui.

Tutta la liturgia esequiale, nei suoi gesti e nei suoi testi, non è altro che l’affermazione della fede della Chiesa nella vittoria di Cristo sulla morte e della speranza che è più forte di ogni perdita e di ogni distacco. Per questo diventa sommamente importante custodire la sapienza dei riti cristiani nell’ora della morte e celebrarli senza mortificare la loro potenzialità. Non si tratta di esprimere genericamente una “fede” e neppure di manifestare un vago sentimento di cordoglio, ma di dire, attraverso le risorse del simbolo e del rito, la fede pasquale, a volte messa in discussione nell’attuale temperie culturale.

Compito dell’azione pastorale è integrare la dimensione emotiva, certamente presente nelle fasi del distacco dalle persone care, nell’orizzonte della fede cristiana, e riproporre con coraggio la visione cristiana del morire dentro una cultura che, per certi aspetti, propone modalità opposte (come la visione privata della morte, il rapporto problematico e angosciato con il corpo del defunto e con la tomba, la relazione con i trapassati).

 La luce del cero pasquale, la croce gloriosa del Salvatore e il libro del Vangelo, collocati accanto al corpo del defunto, rivelano per via simbolica il senso cristiano del vivere e del morire e annunciano la buona notizia della Pasqua che si riflette nella vicenda di ogni uomo che muore: «Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto» (Lc 24,5).

 Questo annuncio, al quale la Chiesa non può venire meno e che risuona in ogni celebrazione cristiana dei funerali, deve essere sempre oggetto di speciale cura da parte dei pastori e delle comunità affinché possa ispirare una cultura della vita e della speranza più forte della morte e della rassegnazione.

CREDO LA RISURREZIONE DI QUESTA CARNE

Carissimi fedeli, continua anche oggi la pubblicazione della nota pastorale e prende in esame la possibilità della cremazione delle salme dei defunti ed il luogo della collocazione delle ceneri nei cimiteri, con l’invito alla visita periodica possibile a tutti e alla preghiera.

La parabola di Gesù del granello che sembra morire ma in effetti sviluppa la vita è illuminante per noi, dona speranza e serenità. Il Cristo è la primizia della risurrezione e noi risorgeremo insieme con Lui perché partecipi della sua stessa vita divina a noi donata nel Battesimo.

Buona domenica a tutti, Don Luciano Nobile.

 

Carissimi,

ci è caro vedere Gesù che, come un padre di famiglia, raduna i suoi apostoli per mangiare la Pasqua, cioè rivivere una esperienza che ha segnato il popolo ebraico facendolo passare dalla schiavitù alla libertà, attraverso il cammino faticoso nel deserto del Sinai. Possiamo soltanto immaginare la gioia di questo popolo che ha pregustato e poi vissuto la liberazione. Ebbene Gesù nell’ultima cena prepara i suoi discepoli alla nuova Pasqua che passa attraverso la sua passione, morte e resurrezione. Davvero questo passaggio è stato un cambiamento epocale. Ci ha lasciato il suo memoriale che è la S. Messa. Esso ancora oggi dona a noi speranza, pace e forza per sostenere il nostro cammino. Infatti, ogni domenica, noi possiamo attingere alla Pasqua di Gesù che dà senso alla nostra vita. L’Eucaristia alla quale partecipiamo nutre la nostra vita cristiana affinché noi continuamente rinnoviamo il nostro rapporto con Dio e tra di noi.