PER I MALATI E GLI ANZIANI

L’Arcivescovo ha accolto questa opportunità offerta da Telefriuli e ci ha chiesto di offrire questo servizio liturgico ogni domenica alle 10.30 (canale 11 o 511HD del DTT), per venire incontro alle persone malate e anziane che non possono presenziare alla S. Messa domenicale.

La celebrazione, pur dignitosa, rispecchierà il volto vero della nostra comunità con le sue peculiarità e possibilità, ma anche con le sue debolezze e povertà. Una preoccupazione eccessiva della perfezione disturberebbe la nostra “nobile semplicità” ed il nostro “essere famiglia” dove tutte le persone devono trovare un posto adatto e sentirsi a proprio agio.

Siate sempre benvenuti!

UNA FIRMA CHE NON COSTA MA HA VALORE

 

 

Sorelle e fratelli carissimi,

innanzitutto io debbo dire grazie a 13 milioni di persone che per tanti anni mi hanno permesso di condurre una vita dignitosa, come prete, al servizio del Signore nella chiesa cattolica. Lo devo a chi ha versato le offerte liberali o la quota IRPEF dell’8xmille alla chiesa cattolica con la presentazione dei redditi 730 o CUD. È un grazie non solo personale; giunge anche da parte di quanti hanno potuto beneficiare del sostegno di tante persone. Infatti ogni sacerdote ha molte occasioni di partecipare ad altri quanto riceve per il suo sostentamento.

1. Una firma, segno di libertà e di solidarietà.

Destinare alla chiesa cattolica la quota dell’8xmille è un segno di libertà. Ognuno, credente o no, con una semplice firma può partecipare al flusso di bene che liberamente molti compiono per orientare il mondo verso la solidarietà. Infatti i fondi destinati alla chiesa cattolica vengono distribuiti in ogni regione d’Italia; per esempio, le chiese del Triveneto hanno potuto ricevere 81,8 milioni di Euro per interventi caritativi, per il sostentamento dei sacerdoti e per progetti pastorali a favore della gente bisognosa di aiuto.

2. Una firma, segno di speranza.

Nei momenti di difficoltà ci si aiuta, si cercano tutte le strade per rinascere, per risorgere. Un gesto, come può essere una firma, è molto semplice ed efficace. Specialmente in questo tempo di pandemia che lascerà strascichi di povertà in tante famiglie, la chiesa non si disinteressa ma crea segni di speranza con la sua stessa presenza. Infatti la chiesa è sé stessa quando raggiunge gli altri.

Nessuno deve trascurare questa possibilità, che non costa nulla ma realizza molto. Anche quelli che non sono tenuti a presentare il loro modello fiscale, perché esenti, sono invitati anch’essi ad apporre la propria firma facendo così la scelta dell’8xmille, usando il modello allegato alla certificazione unica. Così collaborano a promuovere la speranza. La loro firma ha un peso che forse non ci si immagina ma è reale ed importante perché aiuta a mantenere aperte le mense della Caritas, a vivere dignitosamente chi ha perso il lavoro, a recuperare la fiducia chi esperimenta la solitudine.

3. Una firma, segno di corresponsabilità.

Tutti sappiamo come questo tempo non sia facile. Si parla di emergenza, sotto vari aspetti, educativo, economico, sociale ecc… Ma proprio in questo tempo così complesso vogliamo essere protagonisti di un cambiamento che tutti attendiamo. Grazie alla vostra firma corresponsabile, nell’emergenza Covid del 2020, la CEI (conferenza episcopale italiana) ha potuto destinare quasi 228 milioni di Euro (di cui 9 milioni ai paesi del Terzo Mondo) ai più svantaggiati. La nostra stessa Diocesi, tramite le collaborazioni pastorali, ha potuto distribuire generi alimentari e indumenti, pagare bollette di luce, acqua, gas, affitti ecc… pari a circa un milione di euro. Un gruppo di sacerdoti ha risposto all’appello dell’Arcivescovo versando ad un fondo comune una somma pari ad uno stipendio, per future necessità.  Queste somme ci dicono che i cattolici hanno a cuore il futuro, del quale vogliono essere protagonisti corresponsabili. Papa Francesco nella enciclica “Fratelli tutti” ci dice che soltanto la solidarietà riapre la prospettiva del futuro. I cattolici, con i loro pastori, non si tirano indietro. È il momento di essere presenti con la ricchezza del Vangelo che abbiamo tra le mani e con la testimonianza cristiana che è essenzialmente uno stile di vita che prolunga la missione di Cristo.

A tutti rivolgo un cordiale saluto ed un rinnovato grazie.                                                        Il Parroco, Mons. Luciano Nobile

GIORNATA DEL SEMINARIO

 

Sorelle e fratelli, ogni anno ritorna questa giornata che ci ricorda l’importanza della preghiera per coloro che hanno accolto la chiamata ad essere domani pastori nella nostra chiesa di Udine. I giovani che si stanno formando nel seminario interdiocesano di Castellerio necessitano del nostro sostegno spirituale, sono figli di questa nostra grande famiglia diocesana e perciò ci appartengono. Naturalmente non li ricordiamo solo oggi ma sempre nella nostra preghiera, perché il Signore ci doni sacerdoti ricchi di fede, generosi ed entusiasti della loro missione.

In questo foglio domenicale oggi vengono pubblicate alcune riflessioni del Rettore del Seminario don Loris Della Pietra.

 

“Da più parti affiora l’invito a non archiviare troppo frettolosamente l’esperienza dell’epidemia che ci sta colpendo, ma a tentare riletture sapienti alla luce della Parola di Dio. È compito squisitamente ecclesiale decifrare il piano di Dio nella storia complessa, e a volte complicata, dell’uomo. Un compito che assume i connotati evangelici della vigilanza…… Occorre vigilare per mantenersi in atteggiamento di responsabilità, capaci di rispondere di sé e degli altri perché c’è un bene più grande da preparare e da accogliere come fa la sentinella che attende il mattino o la mamma che non prende sonno finché il figlio non torna a casa… In questi mesi, protetti da mascherine e distanziati, abbiamo forse imparato più di sempre che cosa significhi vigilare e come ogni autentica vigilanza sia passione per le cose di Dio e dell’uomo alla ricerca di ciò che non muore. Il cammino vocazionale e di preparazione al ministero ecclesiale può essere segnato da momenti esaltanti o faticosi e da tappe fondamentali e aspetti effimeri. Per questo occorre vigilare, “con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese” (Lc 12,33) impegnati e fedeli, e nello stesso tempo e nell’eternità disposti a riconoscere che la salvezza, nel tempo e nell’eternità, non è nelle nostre mani, ma dipende soltanto dall’amore di Dio. Anche le comunità cristiane vigilano… Lo fanno anzitutto con la preghiera assidua e inoltre con la stima e l’incoraggiamento per quei giovani che, non senza una buona dose di coraggio, si preparano a diventare preti in questo tempo e in questi luoghi. Tempi e luoghi dove non sempre tutto è chiaro e dove discernere la chiamata di Dio è impresa ardua, ma sempre tempi e luoghi nei quali il Signore abita e che egli ama e non cessa di salvare.

Il 27 marzo, in una piazza S. Pietro desolatamente vuota ma “misteriosamente” affollata, papa Francesco, tra l’altro, diceva: ”Quanta gente esercita ogni giorno pazienza e infonde speranza, avendo cura di non seminare panico ma corresponsabilità. Quanti padri, madri, nonni e nonne, insegnanti mostrano ai nostri bambini, con gesti piccoli e quotidiani, come affrontare e attraversare una crisi riadattando abitudini, alzando gli sguardi e stimolando la preghiera: Quante persone pregano, offrono e intercedono per il bene di tutti. La preghiera ed il servizio silenzioso: sono le nostre armi vincenti.”

Anche per accompagnare e sostenere il cammino dei nostri seminaristi occorrono ”padri” e “madri” seminatori di corresponsabilità, capaci di guardare avanti fiduciosi e, al contempo, capaci di indicare il vero prezzo di ogni vocazione: il dono pieno della vita. Uomini e donne, che non mancano alle nostre comunità, che insegnino ad altri fratelli a convertire le abitudini, ad alzare lo sguardo con speranza, a custodire nella preghiera la radice della missione. La giornata del seminario, che ritorna anche quest’anno… ci raccolga nella preghiera per i seminaristi e per i loro formatori e ci permetta di riscoprire nella comunità eucaristica l’autentica matrice di ogni vocazione.

                                                                     (Dal Messaggio del Rettore don Loris)

CHI PROVVEDE AL SOSTENTAMENTO DEI SACERDOTI?

 

Molti pensano che sia il Vaticano. No. Sono i fedeli stessi che provvedono con le loro offerte come segno di comunione nella chiesa.

Ma perché donare offerte per i sacerdoti, se c’è l’8xmille?

Le offerte deducibili per i sacerdoti e l’8xmille sono nati insieme, con gli accordi di revisione del Concordato nel 1984. Sono due modalità diverse e avrebbero due destinazioni diverse. L’8xmille sostiene la chiesa cattolica in tutte le sue opere di carità, istruzione, evangelizzazione, nelle calamità ecc… come è avvenuto anche in tempi recenti proprio a proposito della pandemia. Le offerte deducibili invece dovrebbero sostenere il clero.

Perché si dicono offerte deducibili?

Si dicono offerte deducibili perché si possono dedurre dalla dichiarazione dei redditi ai fini del calcolo dell’IRPEF fino ad un massimo di 1.032,91 euro ogni anno.

Come vengono distribuite e a chi sono destinate le offerte deducibili?

Vengono convogliate tutte a Roma e poi l’istituto centrale del sostentamento del clero (ICSC) ripartisce le offerte raccolte in forma di remunerazione mensile ai 34.000 sacerdoti diocesani. Circa 31.000 preti sono in attività nelle oltre 25.000 parrocchie italiane, circa 400 sono fidei donum, cioè sacerdoti diocesani in missione nei paesi in via di sviluppo, e i restanti, per ragioni di età o di salute, sono in previdenza integrativa.

Quando si può fare un’offerta per i sacerdoti?

Tutto il tempo dell’anno. Ognuno offre quanto può e quanto desidera.

Tutto il clero italiano che opera anche in situazioni di povertà e che può vivere dignitosamente grazie al vostro aiuto, è riconoscente a quanti lo sostengono con la preghiera e l’offerta.

AIUTATI CHE IL CIEL TI AIUTA!

Questo detto popolare ci aiuta ad essere equilibrati nel vivere la situazione presente. Non desidero creare paura in coloro che stanno frequentando la Messa nei giorni feriali e festivi ma soltanto condividere con voi la responsabilità di quanto avviene nelle chiese della nostra parrocchia. Mi pare opportuno richiamare qualche disposizione che è obbligatoria poiché dettata dall’autorità sanitaria e dal buon senso. Non è mia intenzione polemizzare con nessuno né umiliare ma soltanto illuminare e sostenere che le disposizioni sono ragionevoli e opportune. Siccome viviamo insieme, siamo tenuti ad osservare quelle regole che tendono a garantire la salute di tutti. In questo caso, le convinzioni personali che si discostano dalle regole dettate da chi ha la responsabilità di promuovere e difendere il bene comune, tengono si e no fino all’ uscita della propria casa. Non si tratta di limitazioni alla libertà ma di amore verso il prossimo e verso sé stessi.

Tre norme per chi viene in chiesa, per il bene di tutti:

Indossare la mascherina in modo corretto cioè coprendo naso e bocca. Igienizzare le mani. Mantenere la distanza interpersonale. Le contestazioni adesso sono fuori luogo e non è tempo di correr dietro a opinioni personali. Qualcuno mi dice che è il Signore che ci salva. Indubbiamente, per la vita eterna. Ma non tentiamo il Signore inutilmente, esponendoci al virus per noncuranza o leggerezza o imprudenza o sfida, sperando che il Signore ci salvi.

La S. Comunione, sulla mano o sulla lingua?

In tempi normali non c’è alcun problema, sono ammesse tutte e due le modalità. Il tempo di pandemia non è normale, è tempo di pericolo per tutti e allora ci si adegua alle necessità. Per non essere causa di contagio, si accoglie sulla mano, con rispetto e devozione il Pane Eucaristico, sacramento del Corpo di Cristo. Se vogliamo tornare all’epoca antica, un testo famoso e opportuno di San Cirillo di Gerusalemme (+ 386) ci testimonia quanto segue: “Quando ti avvicini… fai della tua mano sinistra un trono per la tua mano destra poiché questa deve ricevere il Re e nel cavo della mano ricevi il corpo di Cristo dicendo: amen” (Catechesi Mistagogiche 5,21).

Come si può ritenere questa modalità più indegna o sacrilega?

Qualcuno si presenta con un fazzolettino sulla mano o una piccola custodia e poi assume le Sacre Specie. So che lo fa per rispetto. Ma un fazzoletto o una custodia sono più degni della nostra mano? La gloria di Dio è l’uomo vivente, uscito come opera d’arte unica dalla mano del Padre, redenta dal Figlio e santificata dallo Spirito. Cosa vogliamo di più? Ma non si tratta neppure di discutere se sia più degna la mano o la lingua, se mai preoccupiamoci che il cuore sia purificato dal perdono del Signore e perciò degno. Tutta la nostra persona è già consacrata, è santa per la presenza della SS. Trinità in noi, dal giorno del nostro battesimo. L’attenzione al prossimo e a sé stessi, in questo frangente, si esprime anche attraverso l’osservanza di una norma sanitaria. Teniamo presente che Gesù per ognuno di noi ha donato la vita. Mi è dispiaciuto vedere una persona rifiutare, stizzita, il Pane Eucaristico piuttosto che accoglierlo sulla mano. Cos’è più importante, fare la comunione con Cristo perché ci doni la forza della comunione con gli altri o la modalità dell’accoglienza? La mano tesa che riceve con gratitudine, si tende anche per dare. Gratuitamente abbiamo ricevuto il Bene più grande, gratuitamente doniamo ciò che possiamo.

Fare la comunione

Dirò ancora qualcosa di più. L’atto di “fare la comunione” è squisitamente comunitario e non va vissuto soltanto come atto devoto dell’individuo. L’Ordinamento Generale del Messale Romano(n. 86) mette in luce proprio questo atteggiamento che si esprime anche attraverso la processione ed il canto: “Mentre il sacerdote assume il Sacramento, si inizia il canto di Comunione: con esso si esprime, mediante l’accordo delle voci, l’unione spirituale di coloro che si comunicano, si manifesta la gioia del cuore e si pone maggiormente in luce il carattere “comunitario” della processione di coloro che si accostano a ricevere l’Eucaristia. Il canto si protrae durante la distribuzione del Sacramento ai fedeli.” Spero vivamente che nessuno si senta a disagio accogliendo l’Eucaristia sulla mano e nessuno metta a disagio il ministro che la distribuisce, creando un disturbo a tutti. Un caro saluto a tutti con l’augurio di attraversare la prova della pandemia con coraggio e serenità, aiutati dalla forza del Signore che non abbandona mai i suoi figli.

                                                                                                                                                                Il Parroco don Luciano Nobile

COMMEMORAZIONE DEI FEDELI DEFUNTI

CATTEDRALE:

Ore 7.30 – 10.30 e 19.00 S. Messa (Arcivescovo)

CHIESA DEL CIMITERO DI SAN VITO:

Ore 10.30

CHIESA DI S. GIACOMO:

Ore 10.00 – 11.30 S. Messa – 17.30 (inizio ottavario dei defunti)

OTTAVARIO DI PREGHIERA PER I DEFUNTI

Chiesa di S. Giacomo: dal 2 al 6 novembre

Ore 17.00 S. Rosario

Ore 17.30 S. Messa per i defunti della Confraternita

Chiesa di S. Pietro martire: sabato 7 novembre

Ore 17.00 S. Rosario

Ore 17.30 S. Messa per i defunti della Confraternita

Chiesa di S. Pietro martire: domenica 8 novembre

Ore 10.00 S. Messa

Ore 11.30 S. Messa per i defunti della Confraternita

Chiesa di S. Giacomo: lunedì 9 novembre

Ore 17.00 S. Rosario

Ore 17.30 S. Messa per i defunti della Confraternita

 

Dalle ore 12 del 1 novembre a tutto il giorno del 2 novembre è possibile accogliere l’indulgenza plenaria per i defunti, alle dovute condizioni: Confessione, S. Messa con Comunione, Recita del Credo e del Padre nostro e una preghiera per il Papa.

 

L’indulgenza plenaria del 2 novembre, “stabilita in occasione della Commemorazione di tutti i fedeli defunti per quanti piamente visitino una chiesa o un oratorio e lì recitino il “Padre Nostro” e il “Credo”, può essere trasferita non solo alla domenica precedente o seguente o al giorno della solennità di Tutti i Santi, ma anche ad un altro giorno del mese di novembre, a libera scelta dei singoli fedeli. Gli anziani, i malati e tutti coloro che per gravi motivi non possono uscire di casa, ad esempio a causa di restrizioni imposte dall’autorità competente per il tempo di pandemia, onde evitare che numerosi fedeli si affollino nei luoghi sacri, potranno conseguire l’Indulgenza plenaria purché, unendosi spiritualmente a tutti gli altri fedeli, distaccati completamente dal peccato e con l’intenzione di ottemperare appena possibile alle tre consuete condizioni (confessione sacramentale, comunione eucaristica e preghiera secondo le intenzioni del Santo Padre), davanti a un’immagine di Gesù o della Beata Vergine Maria, recitino pie orazioni per i defunti, ad esempio le Lodi e i Vespri dell’Ufficio dei Defunti, il Rosario Mariano, la Coroncina della Divina Misericordia”.

FESTA DELLA PRESENTAZIONE DELLA B.V. MARIA AL TEMPIO

CHIESA DELLE SUORE DI VIA ZANON

Triduo di preghiera: 18 – 19 – 20 novembre

Ore17.00: S. Rosario e pensiero mariano del Diacono Domenico Chiapolino

(La Chiesa di San Giacomo resta chiusa)

SABATO 21 NOVEMBRE

ore 11.00: S. Messa in onore della Vergine Maria

Celebra don Angelo Favretto, Parroco di S. Giorgio Maggiore

 

Si allega il comunicato stampa relativo alla chiusura temporanea del Museo del Duomo e delle sue attività.

Comunicato Stampa Chiusura

Carissimi fedeli,

           vi invito a prendere visione delle modifiche apportate nella Liturgia che ci fanno gustare maggiormente i misteri del Signore. Non sono cambiate le preghiere ma alcune traduzioni. Le motivazioni del cambiamento dei testi più appariscenti, saranno spiegate su questo foglio durante queste domeniche, perché possiamo renderci conto della loro bontà e fedeltà al testo sacro e alla lingua viva che cambia nei suoi significati. Avremo modo di approfondire il senso e apprezzare la dedizione degli studiosi che per anni hanno preparato questi cambiamenti, fedeli ai testi antichi e alla sensibilità attuale. Ci adeguiamo riconoscendone la bellezza e gustandone la bontà. Colgo l’occasione per inviare un cordiale augurio a tutti assicurando per tutti una preghiera alla Vergine durante questo mese a lei dedicato. Il Parroco don Luciano.

 

                          LA TERZA EDIZIONE DEL MESSALE ROMANO.                        

LE NOVITÀ DELLA TRADUZIONE

 

Dopo due decenni di lavoro vede finalmente la luce la terza edizione italiana del Messale Romano. Evidentemente non si tratta di un “nuovo” Messale, ma dell’unico Messale scaturito dalla riforma conciliare e che giunge alla terza edizione italiana dopo la terza edizione tipica (2000), motivata dall’esigenza di precisare gli aspetti normativi e di integrare le nuove memorie dei santi e completare il materiale eucologico (ad esempio con le Messe vigiliari dell’Epifania e dell’Ascensione). Per quanto riguarda gli aspetti testuali si possono ricordare alcune tra le modifiche più significative nel Rito della Messa e nell’eucologia.

Il Rito della Messa

Innanzitutto il plurale nel saluto liturgico inziale:

La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito santo siano con tutti voi.

Lo esigeva la grammatica e il testo biblico dal quale il saluto proviene (2 Cor 13,13).

L’atto penitenziale nella prima forma accoglie il linguaggio inclusivo in sintonia con la sensibilità attuale che vuole sottolineare anche la specificità della donna nella comunità umana e cristiana:

«Confesso a Dio onnipotente e a voi, fratelli e sorelle, […] E supplico la beata Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi, fratelli e sorelle».

Nella terza forma dell’atto penitenziale (le invocazioni cristologiche), accanto a molti rimaneggiamenti, si è scelto di mantenere l’acclamazione in greco Kýrie, eléison che rimanda alla matrice evangelica e segna un punto di comunione con le liturgie orientali e con quella ambrosiana. Per esempio:

«Signore, mandato dal Padre a salvare i contriti di cuore, Kýrie, eléison»

Gloria a Dio

Come è noto l’esordio dell’inno festivo si mantiene fedele al dettato evangelico (Lc 2,14), per il quale gli uomini non sono «di buona volontà», ma oggetto dell’amore di Dio. Per esigenze di cantabilità e consentire le melodie in uso rispetto al testo biblico si è optato per la versione «amati dal Signore».

Padre nostro

Allo stesso modo per la preghiera del Signore si ripropone il testo della Bibbia CEI del 2008 con le due note modifiche: «rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione». La nuova versione non attribuisce a Dio la responsabilità della tentazione, come poteva sembrare nella precedente traduzione, e chiede il suo intervento nel momento della prova.

Il dono della pace

La monizione diaconale per il gesto di pace nelle precedenti edizioni risentiva di un’interpretazione intellettualistica legata all’idea di segno. Ora, la nuova formula:

«Scambiatevi il dono della pace»

evita di scivolare nell’astrazione e considera, invece, la pace come dono che proviene da Dio e come effettivamente traspare dalla preghiera che introduce il rito.

Alla Comunione

Meritevole di attenzione è la sequenza dell’Agnello che accompagna l’ostensione del Corpo del Signore prima della comunione. Seguendo l’edizione tipica viene ripristinata la successione corretta delle frasi. Innanzitutto le parole del Battista (Gv 1,29) e poi la beatitudine di Ap 19,9 dove si recupera il termine “Agnello”:

«Beati gli invitati alla cena dell’Agnello».

Dalla litania dell’Agnus Dei all’ostensione si ribatte incessantemente sul tema dell’Agnello pasquale che, dopo essere invocato, ora viene mostrato e riconosciuto nei segni sacramentali.

Le preghiere Eucaristiche

Per quanto riguarda le preghiere eucaristiche si possono ricordare almeno due variazioni. Nella II l’esordio dopo il Sanctus assume una forma più aderente all’originale:

«Veramente santo sei tu, o Padre»

La Chiesa professa la sua fede in Dio, il Santo, il quale tutto santifica con la “rugiada”, immagine di origine biblica per indicare l’azione dello Spirito che penetra e trasforma:

«Ti preghiamo: santifica questi doni con la rugiada del tuo Spirito»

In questo caso si è voluto rispettare la metafora certamente più incisiva del concetto.

Nella III anafora si vuole togliere ogni ambiguità circa il soggetto che rende sacrificio gradito a Dio coloro che partecipano al convito eucaristico:

«Lo Spirito Santo faccia di noi un’offerta a te gradita».

Orazioni e prefazi

Nuovi testi sono stati inseriti già nell’edizione tipica (come il prefazio dei martiri II) e alcuni a motivo di nuove celebrazioni (si pensi al prefazio della festa di santa Maria Maddalena o ai nuovi santi) o di nuovi inserimenti tra le Messe votive e per varie necessità.

Pochi ma significativi i ritocchi nella traduzione delle orazioni. La bella orazione sulle offerte della Messa del giorno di Natale, ad esempio, viene restituita al suo significato originario, superando espressioni vaghe e non pertinenti:

«Nel Natale del tuo Figlio ti sia gradito, o Padre, questo sacrificio, dal quale venne il perfetto compimento della nostra riconciliazione e prese origine la pienezza del culto divino».

Le collette proprie della Chiesa italiana secondo il Lezionario triennale, che risultavano in molti casi prolisse e verbose, sono state decisamente migliorate. Degni di interesse sono i nuovi prefazi “italiani” (II e III dei Pastori e I e II dei Dottori): tale proposta non solo arricchisce la preghiera, ma soprattutto giova a intravedere nello specifico carisma il motivo della lode a Dio.                                                                                                                                                                                                                  A cura di don Loris Della Pietra

E’ NATO IL CENTRO DI ASCOLTO INTERPARROCCHIALE

 

Carissimi Fedeli, negli ultimi due anni, attraverso questo foglietto domenicale e il bollettino parrocchiale, siete stati costantemente informati sulle varie fasi del progetto inerente alla realizzazione di un Centro di Ascolto Interparrocchiale. Oggi, grazie anche alle persone di questa Parrocchia che allora accolsero il nostro appello, Vi annuncio, con gioia e un po’ di emozione, l’avvenuta nascita di detto Centro, espressione delle comunità cristiane delle Parrocchie di Udine Centro e Udine Ovest. Esse sono: Santa Maria Annunziata (Cattedrale), Beata Vergine del Carmine, San Nicolò al Tempio, San Giorgio Maggiore, San Quirino, SS Redentore, San Paolo, Santo Osvaldo, San Rocco, San Giuseppe Sposo della Vergine Maria e Santa Maria Vergine della Salute (Cormor).

Cambiare logica: “Essere con”.

Il Centro di Ascolto, strumento prezioso per la cura del povero, è, in estrema sintesi, un’istituzione creata per incontrare, ascoltare e aiutare le persone che vivono situazioni di disagio o di difficoltà, finalizzata a contribuire alla diffusione di una cultura della solidarietà. Esso, attraverso i volontari che operano nella struttura, formati alla bisogna per far convivere “competenza” e “attenzione del cuore”, vuole assumersi il compito di offrire a coloro che bussano alla porta della struttura un riferimento relazionale stabile e chiaro, scevro da pregiudizi, fondato sulla fiducia e il rispetto reciproco, sulla chiarezza su ciò che ciascuno è chiamato a fare.  E ancora, il Centro vuol passare dalla logica del “far qualcosa per… alla logica dell’essere con….”, vuole promuovere e diffondere la cultura della solidarietà, recuperando la dimensione della fraterna relazione, vuole contribuire a superare la logica assistenziale e a promuovere la persona, lavorando insieme a essa per un percorso di autonomia. Luciano Falzetti, direttore della Caritas Ambrosiana, ha detto: “Bisogna superare lo schema noi-loro. Noi, bravi operatori e volontari della solidarietà che elargiscono beni e soluzioni. Loro, i poveri che hanno bisogno di soccorso, interventi e aiuti. Dobbiamo essere tutti parte di un’umanità che vive le medesime contraddizioni che solo insieme si possono affrontare, nella reciprocità”. Gli obiettivi che ci siamo prefissi potranno essere raggiunti attraverso la valorizzazione e il coinvolgimento della rete dei servizi e delle risorse presenti sul territorio (pubbliche, private, no profit, religiose, ecc.), il supporto costante delle comunità cristiane (il CdA riceve proprio dalle comunità il mandato di incontrare i poveri, per riportare a esse le loro richieste, svolgendo così un preciso ruolo pastorale) e un efficiente lavoro di equipe.  Insieme, preghiamo il buon Dio di darci sempre la grazia di saper parlare con il cuore e di sapere stare accanto amorevolmente a chi soffre, come Lui ci ha insegnato.

Sede e orari

Il Centro di ascolto (la cui responsabilità è stata affidata al nostro Parroco), operativo dal giorno 12 u.s., ha la sua sede in via Rivis, 19 – Udine (tel. 347 9468049 – mail: cda.rivis@diocesiudine.it) ed è aperto nei giorni di lunedì, martedì e giovedì dalle ore 9.30 alle ore 12.30 e mercoledì dalle 15.00 alle 18.00. Il locale che lo accoglie fa parte, come ebbi già a dirvi, del più ampio edificio di proprietà dell’Istituto Figlie della Carità di S. Vincenzo de Paoli.  Ora, auspico che ciascun membro della comunità possa sentire come sua questa nuova struttura, sostenendola al meglio delle proprie possibilità e, soprattutto, con amore. Termino ringraziando tutti quanti hanno, in qualche modo, contribuito a far nascere il servizio, tra cui: coloro che hanno collaborato a redigere il progetto, seguendone i lavori; le Suore Figlie della Carità per gli ambienti concessi gratuitamente e la loro preziosa vicinanza; i Volontari (allo stato sono 15), ovvero i rappresentati delle comunità cristiane, per l’impegno assunto e il servizio prestato.

Un ringraziamento particolare al buon Gesù per l’infinito amore donatoci, senza il quale nulla sarebbe possibile.

Un fraterno abbraccio e buona domenica.                                                  Sebastiano Ribaudo (Referente Carità)