ARRIVA L’ARCIVESCOVO RICCARDO

“Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua,

ma con i fatti e nella verità” (1Gv 3,18)

Carissimi fratelli e sorelle,

Oggi arriva tra noi l’arcivescovo Riccardo che fa un bel balzo da Roma a Udine. Porta con sé la sua esperienza, la sua cultura, la sua umanità, la sua spiritualità ed i limiti umani, come tutti. Viene con la missione di essere “guida” e noi sappiamo che la grazia di Dio darà la sua assistenza. Lo accogliamo con fede e amore, condividendo il cammino che farà con noi in questi anni, come pastore di una diocesi grande, che conosce fragilità ed entusiasmi, fecondità nelle opere buone, difficoltà e debolezze. Lo accogliamo nella cattedrale dove si trova il segno visibile del suo servizio come annunciatore del Vangelo, appunto la cattedra.

Un clima di attesa accompagna sempre i cambiamenti. Penso che “il pastorale” sia come “il testimone” che l’arcivescovo Andrea Bruno gli consegna per il cammino col gregge che gli viene affidato. Non è una immagine idillica, è il segno di un servizio che egli assume nel nome del Signore.

Tutti conosciamo la meta del nostro cammino di Chiesa, insieme percorreremo la strada con la nostra identità friulana, con entusiasmo, ognuno con le sue responsabilità.

Noi conosciamo la nostra storia, fatta di luci e di ombre. Ci rendiamo conto delle sfide che la storia ci presenta nel nostro tempo. Abbiamo bisogno di dedicare tempo alla preghiera, alla riflessione per lasciare sedimentare e poter vivere nel continuo confronto il progetto pastorale che per anni abbiamo preparato. Ora è necessario continuare a calarlo nella realtà concreta, con calma, con fiducia, con capacità inventiva, con qualche verifica periodica delle varie iniziative che prenderanno l’avvio o già avviate  nelle 54 Collaborazioni pastorali della nostra Arcidiocesi.

Penso che l’Arcivescovo si porrà in questo cammino del popolo di Dio, dove i ministeri sono servizi vissuti con umiltà, con un occhio di predilezione per chi è debole ed in particolare per le famiglie che sono una ricchezza per la Chiesa e la via più naturale per la trasmissione della fede.

Ci sono ancora tante forze che vanno scoperte e valorizzate, c’è un popolo che cammina, con passo cadenzato. Sappiamo che nella vita pastorale è naturale incontrare anche difficoltà, ma sappiamo anche di poter camminare con serenità, perché il mondo è nelle mani di Dio. Noi siamo semplicemente servi di un Regno, di cui la Chiesa è soltanto un segno.

Tante sono le nostre attese in vista dell’arrivo del nuovo Arcivescovo, ma in questo momento importante per la nostra Chiesa diocesana poniamoci anche qualche domanda: quali saranno le attese del nostro nuovo pastore? E noi, siamo pronti a collaborare con lui e ad aiutarlo?

Il Parroco,  Mons. Luciano Nobile

Una proposta per il mese di maggio

Carissimi fedeli,
una bella tradizione che giunge da lontano nel tempo, ci viene incontro col mese di maggio dedicato alla Madonna: la preghiera del S. Rosario. So che ci sono persone che nelle loro case ogni giorno recitano il S. Rosario raccordandosi con radio-Maria oppure con TV2000.

Inoltre c’è la possibilità ogni giorno di pregare insieme il Rosario, sempre raccomandato da tutti i Papi, nella chiesa di S. Giacomo dopo la S. Messa delle ore 10:00 e nell’Oratorio della Purità alle 18:30, prima della S. Messa. Propongo di accogliere la proposta che qui di seguito viene indicata dal Rettore del Seminario di Castellerio: Preghiamo per le vocazioni, perché coloro che vengono chiamati sappiano rispondere con sincerità, entusiasmo e generosità al Signore. Vogliate leggere quanto don Daniele scrive in questa lettera pubblicata domenica scorsa.

Sono contento che il tema di quest’anno per la pastorale delle vocazioni sia “Creare casa”, così ci mettiamo in sintonia con quanto vi ho scritto durante la Quaresima commentando l’atteggiamento di Gesù che entrava nelle case, perché anche la chiesa sia “come Casa”. Su questo tema proseguirò nelle prossime domeniche.

Auguro a tutti una bella domenica

don Luciano Nobile, parroco

Le nostre comunità pregano incessantemente per le vocazioni

“Il Monastero visibile”

Carissimi sacerdoti, religiosi e laici,
nella quarta Domenica di Pasqua, anche chiamata tradizionalmente “Domenica del Buon Pastore”, si celebra da sessantuno anni la Giornata mondiale di preghiera per le vocazioni. Il tema di quest’anno, proposto dall’Ufficio Nazionale per la pastorale delle vocazioni è “Creare casa”, richiamando il n. 217 dell’Esortazione apostolica “Christus vivit” che Papa Francesco ha dedicato ai giovani nel 2019.
Il Santo Padre nel suo messaggio annuale ci ricorda che questa Giornata è dedicata, in particolare, alla preghiera per invocare dal Padre il dono di sante vocazioni per l’edificazione del suo Regno: «Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!» (Lc 10,2). E la preghiera – lo sappiamo – è fatta più di ascolto che di parole rivolte a Dio.
Il Signore parla al nostro cuore e vuole trovarlo aperto, sincero e generoso. La sua Parola si è fatta carne in Gesù Cristo, il quale ci rivela e ci comunica tutta la volontà del Padre. In quest’anno 2024, dedicato proprio alla preghiera in preparazione al Giubileo, siamo chiamati a riscoprire il dono inestimabile di poter dialogare con il Signore, da cuore a cuore, diventando così pellegrini di speranza”.

(Dal Messaggio di Papa Francesco per la 61ª Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni 2024).

Come Arcidiocesi di Udine desideriamo lanciare un ulteriore segno attraverso una preghiera corale, che possa contribuire al bene della vita della Chiesa, in particolare per i nostri giovani, perché scoprano qual è il sogno d’amore che Dio ha pensato per loro e possano rispondere con gioia a questa chiamata. Questo è un compito non destinato solo ad alcuni, ma a tutti i cristiani, in quanto comunità riunite nel Suo nome. Probabilmente siete già a conoscenza che da alcuni anni esiste il “Monastero invisibile”, un’iniziativa che coinvolge più di 600 adulti che, nella preghiera personale, desiderano dedicare un po’ di tempo alla preghiera per le vocazioni.

“Il Monastero visibile”

Quest’anno, in questa speciale domenica di preghiera per le vocazioni, lanciamo a livello diocesano una nuova proposta, che abbiamo voluto chiamare “Monastero visibile” (in assonanza con la preghiera personale per le vocazioni del Monastero invisibile): si tratta del desiderio di creare una “mappa” della nostra Arcidiocesi, segnalando tutte le esperienze di preghiera comunitaria – in particolare le ore di Adorazione Eucaristica settimanali, ma anche Veglie di preghiera o Rosari – che si svolgono con regolarità e secondo questa speciale intenzione nelle nostre parrocchie.

Attraverso questa mappatura diocesana – che inizialmente sarà visibile sul sito internet del Seminario1 ma successivamente potrà avere anche degli ulteriori sviluppi cartacei – ciascun fedele potrà conoscere le proposte della propria zona decidendo così di potervi partecipare. La speranza è che in futuro questa mappa susciti nuovi appuntamenti settimanali di preghiera comunitaria su tutto il nostro territorio diocesano.

Inoltre, all’inizio del prossimo anno pastorale, forniremo agli organizzatori dei momenti di preghiera alcuni materiali annuali specifici, come spunto per una comune proposta di preghiera. In questa speciale Giornata desideriamo soltanto lanciare questa proposta, speriamo gradita. Nei prossimi mesi, in vista dell’inizio del nuovo anno pastorale proporremo a tutte le Collaborazioni pastorali un modulo che consentirà di segnalare le varie iniziative già in atto, proponendo anche dei semplici materiali spirituali da poter utilizzare a seconda delle necessità.

La preghiera è luogo originario e vitale per chiedere nuove vocazioni per tutti gli stati di vita – sponsale, religioso, missionario, monastico – e particolarmente quello sacerdotale. Questa nostra preghiera incessante possa divenire fonte di benedizione per tutta la Chiesa che è in Udine.

Ringraziandovi per la cortese attenzione, vi salutiamo fraternamente.

Castellerio, 21 aprile 2024 IV domenica del tempo di Pasqua

Don Daniele Antonello

Maggio è il mese tradizionalmente dedicato alla Madonna.

Siamo invitati a recitare il S. Rosario nelle nostre famiglie oppure:

Ore 10:30: Chiesa di S. Giacomo (dopo la S. Messa)

Ore 18:0: Oratorio della Purità (prima della S. Messa)

 

MANDI A DUÇ

 

Cari fratelli e sorelle, ho accettato volentieri di celebrare con voi questa eucaristia a conclusione dei miei più di 14 anni di ministero episcopale nella nostra Arcidiocesi di Udine. L’ho accettata con gioia perché quando una Chiesa ricorda un tratto della sua lunga storia è giusto che questo ricordo si trasformi in una eucaristia. vogliamo, cioè, volgere gli occhi e i cuori in alto (diremo fra poco: “in alto i nostri cuori) per offrire a Dio Padre una comunitaria preghiera di lode e di ringraziamento.

Il brano evangelico che abbiamo ascoltato ci assicura che in questo momento non siamo da soli ad innalzare il rendimento di grazie al Padre perché c’è in mezzo a noi Gesù risorto. Egli, racconta Luca, già la sera di Pasqua “in persona stette in mezzo a loro”; si pose stabilmente in mezzo alla comunità dei discepoli con il suo corpo segnato dalle ferite della passione.

Anche in questa celebrazione lui sta in mezzo a noi; è lui il principale protagonista e non il vescovo. Gesù offre il suo sacrificio di lode al Padre che lo ha risuscitato dai morti e noi ci uniamo a lui con il nostro rendimento di grazie per i doni ricevuti dalla sua morte e risurrezione. In questa celebrazione abbiamo dei doni particolari per i quali vogliamo unire le voci e i cuori e cantare un grazie corale a Dio: sono per i frutti buoni, i segni di fede e di carità, che sono sbocciarti e cresciuti nella nostra Chiesa duranti gli anni del mio servizio di vescovo. Per questo tra poco canteremo il solenne inno del “Te Deum laudamus”, “O Dio ti lodiamo”.

Cantare il Te Deum in questa celebrazione ci riempirà il cuore di consolazione e di speranza perché ci invita a riconoscere che la nostra Chiesa non ha solo deludenti debolezze e fatiche ma è ricca anche di doni e di. grazie ricevuti da Gesù con l’opera del suo Santo Spirito. Canteremo con gioia “O Dio noi ti lodiamo” per il cammino di questi anni perché riconosciamo i segni dell’amore fedele di Gesù crocifisso e risorto per la sua Sposa che ha a Udine. Non solo si è stancato di lei a causa delle sue e nostre debolezze infedeltà ma, anzi, ha continuato ad amarla e arricchirla di frutti preziosi di fede, di comunione, di carità.

Possiamo anche aggiungere che Gesù non ha operato da solo per il bene della nostra Chiesa ma ha chiamato anche noi a lavorare nella sua vigna. In questi anni di ministero a Udine ho constatato che molti hanno risposto generosamente alla chiamata a servire la loro Chiesa. Vorrei solo accennare a qualche esempio. Ho incontrato sacerdoti, religiosi e laici animati da una fede viva e da una profonda sete di vivere un rapporto con Gesù; nella visita pastorale ho ascoltato la testimonianza di migliaia di operatori pastorali nei quali lo Spirito Santo ha acceso un forte amore per il Signore e per la loro Chiesa; sono apparsi in mezzo a noi giovani pronti a dire il loro “si” alla chiamata al sacerdozio; l’esempio del buon samaritano è vivo in tanti volontari che si dedicano a chi è più povero e debole. L’elenco potrebbe continuare. Cantiamo, allora, “Te Deum Laudamus” anche per tutti queste persone che chiamerei “collaboratori dello Spirito Santo”. A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi: e il vescovo ha fatto qualcosa per la vigna del Signore che gli è stata affidata quasi quindici anni fa? Forse non toccherebbe a me rispondere. Con semplicità, però, confesso che mi hanno colpito in questi giorni varie (e a volte inattese) espressioni di riconoscenza che mi sono sembrate sincere. Se, pur con tutti i miei limiti, qualche opera buona ho fatto per l’amata Chiesa di Udine, ringrazio in questo momento davanti a voi lo Spirito Santo che ho sentito costantemente presente nel mio animo e nella mia mente con tante ispirazioni anche imprevedibili. Ringrazio, poi, i tanti fratelli e sorelle che hanno avuto un ricordo costante nella preghiera per il loro vescovo. Ho la certezza che questa preghiera sia stata un aiuto decisivo per il mio ministero.

Per tutti questi motivi cantiamo allora: “O Dio, noi ti lodiamo” e guardiamo con speranza al futuro della nostra Chiesa.

Concludo con un ultimo pensiero rivolto proprio al mio e nostro futuro. Mi sono chiesto cosa possa significare per me diventare vescovo “emerito” dell’Arcidiocesi di Udine. Ho capito che, anche se non avrò più responsabilità di governo, la Chiesa di Udine resterà comunque la mia Chiesa da amare e da aiutare, pur con una certa distanza fisica. Prometto che lo farò con la preghiera e con l’offerta dei sacrifici. Al mio successore, poi, ho assicurato la mia piena disponibilità ad aiutarlo

come crederà meglio. Quanti, infine. vorranno tenere un rapporto con me saranno fratelli e sorelle bene accolti. Fino al giorno, deciso dal Signore, nel quale desidererei essere riportato in questa cattedrale per riposare in pace accanto ai miei predecessori in attesa della risurrezione finale.

Cjars fradis e sûrs, gracie di cûr pai agns che le providence nus à regalât di vivi insieme e mandi a duç, tal non dal Signôr.

                                                                                                                  + Andrea Bruno Mazzocato, Arcivescovo

La Chiesa di Udine accoglie con gioia l’annuncio della nomina del nuovo Arcivescovo, monsignor Riccardo Lamba, da parte della Santa Sede, avvenuto nella mattinata di venerdì 23 febbraio 2024. Questa nomina segue la presentazione della rinuncia al governo pastorale dell’Arcidiocesi da parte di monsignor Andrea Bruno Mazzocato, accolta con benevolenza da Papa Francesco. La notizia è stata resa pubblica durante un incontro tenutosi a Udine, dove monsignor Mazzocato ha annunciato personalmente la nomina del suo successore, circondato dai suoi collaboratori più stretti.

L’arrivo del nuovo Arcivescovo Lamba nella diocesi è atteso con grande attesa e anticipa un periodo di transizione e di speranza per la comunità cattolica locale. Nonostante la data ufficiale dell’ingresso non sia stata ancora fissata, ci si aspetta che avvenga nella stagione primaverile.

Monsignor Riccardo Lamba, originario di Caracas, in Venezuela, è nato il 30 novembre 1956 da una famiglia di emigrati italiani. Dopo aver completato gli studi in Medicina e Chirurgia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nel 1982 e aver ottenuto una specializzazione in Malattie dell’Apparato Digerente, ha abbracciato la vita sacerdotale. È stato ordinato presbitero per la diocesi di Roma il 6 maggio 1989 e ha proseguito i suoi studi presso la Pontificia Università Gregoriana, ottenendo il Baccalaureato in Teologia e la Licenza in Psicologia nel 1991.

Il suo ministero sacerdotale ha visto diverse tappe significative, tra cui l’incarico di assistente del Pontificio Seminario Romano Maggiore e l’assistenza spirituale presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ha anche servito come parroco in varie parrocchie romane, compresa la Parrocchia di Gesù Divino Lavoratore per sedici anni fino al 2018.

La sua dedizione al servizio ecclesiale lo ha portato a essere nominato vescovo ausiliare della Diocesi di Roma nel 2022, con responsabilità specifiche nel settore Roma est, e a essere delegato per il Servizio per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. La sua vasta esperienza pastorale e il suo impegno per il bene della Chiesa lo preparano a guidare con fede e amore la comunità di Udine.

 

S. MESSA DI INSEDIAMENTO DOMENICA 5 MAGGIO 2024 ORE 16.00 IN CATTEDRALE

campeggio estivo ragazzi

 

Carissimi, quanto mi piace questo “camminava con loro”! Sulla strada di Emmaus “mentre i discepoli discorrevano e discutevano, Gesù stesso si accostò camminava con loro”. Cristo è risorto! Ha vinto la morte ed il male, affrontando la croce. È una bella notizia per noi. Non è semplicemente un fatto di cro-naca che può essere indagato con gli strumenti della scienza, ma è un evento accaduto nella storia dell’umanità e la supera. Dove possiamo noi oggi incontrarlo? Nella vita. Anche noi come i discepoli ci fermiamo col volto triste: guerre che non finiscono, che si incancreniscono e diventano sempre più feroci per le vendette che generano odi e violenze di ogni genere, persecuzioni dei cristiani in varie parti del mondo, intimidazioni che mettono paura anche in Italia, femminicidi di cui si parla ogni giorno, e si potrebbe continuare. Tutto questo avviene in un tempo di passaggio addirittura di epoca, con fratture di civiltà rilevanti. Infatti assistiamo ad una neutralità davanti ai valori un tempo condivisi, si bada solo agli obiettivi immediati. Da qui consegue una tentazione subdola che genera impotenza: lo scoraggiamento e rassegnazione. La Pasqua giunge a proposito. Noi abbiamo bisogno di buone notizie e questa è la più grande.

Anche oggi Gesù cammina con noi, direi non davanti né dietro ma al nostro fianco, di modo che possiamo appoggiarci a lui, parlargli all’orecchio, prendere la sua mano, lasciarci condurre in questo tempo difficile per tutti. Ma lui ci lascia liberi. Possiamo anche sentirci autonomi, indipendenti, emancipati e proseguire sulle nostre strade. Lui ancora si accosta a noi come compagno di viaggio e ci spiega le Scritture dove ci fa toccare con mano che Lui doveva amare fino alla fine, perché aveva sposato il progetto del Padre: mani-festare il volto misericordioso di Dio e donare la salvezza all’umanità. L’amore al Padre e a noi l’ha condotto fino alla croce, ora gloriosa appunto grazie a questo amore. Il Padre ha mantenuto la promessa, il Figlio è stato fedele al progetto del Padre e lo Spirito Santo è l’amore che tesse la storia. La promessa di salvezza si è realizzata ed è opera della Santissima Trinità, nel cui nome siamo stati battezzati. Mi è caro pubblicare questa immagine del Risorto. È una tela dipinta da W. List, una suora che ho conosciuto diversi anni fa in Austria, la quale ha posto questo titolo alla sua opera: ”La Santa Notte della Promessa”.

Allora anche noi oggi con i discepoli di Emmaus preghiamo Gesù: Resta con noi perché si fa sera! Cristo è già in ciascuno di noi. Grazie al battesimo egli sta alla radice della nostra vita. Direi ancora di più. Cristo è seminato nelle arterie di tutti: del santo e del peccatore, della vittima e del persecutore, del torturato e del carnefice. È vita che germina e cresce, rotola il masso di ogni sepolcro. “Spezzò il pane e lo diede loro”. È il pane del cammino, offerto oggi a noi, l’Eucaristia. Allora apriamo i nostri occhi per riconoscerlo. Da qui nasce tutta nostra forza per affrontare le sfide del nostro tempo.

Un augurio pasquale di cuore a tutti.

Mons. Luciano Nobile, parroco

 

I GIORNI DELLO SPOSO

 

«Centro di tutto l’anno liturgico è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto,

che culminerà nella domenica di Pasqua, il 31 marzo»

Questa è una parte dell’annuncio che abbiamo ascoltato durante la Santa Messa dell’Epifania, giorno in cui con la Chiesa celebriamo la manifestazione del Signore. In quella circostanza la proclamazione del giorno della Pasqua ha proiettato già i nostri occhi e il nostro cuore verso quella manifestazione maggiore e definitiva che è appunto il mistero della morte e risurrezione del Signore.

Vivere e celebrare assieme il Triduo pasquale nella sua interezza ci permette di immergerci sempre più profondamente in quella Pasqua (passaggio) che Gesù ha fatto da questo mondo al Padre: infatti, i misteri che celebriamo nei tre giorni santi non sono eventi separati tra loro, ma un unico evento dal quale scaturiscono la nostra salvezza e la nostra speranza.

In effetti, è coscienza cristiana, fin dalle origini, che la vittoria di Cristo sul male e sulla morte non riguarda solamente il fatto della risurrezione, ma abbraccia tutto l’evento pasquale di Gesù, evento di morte, sepoltura e risurrezione. Una grande testimonianza la troviamo già nella prima lettera ai Corinzi di san Paolo, dove leggiamo: «Vi ho trasmesso, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture» (15, 3s).

In questi tre passaggi troviamo scanditi i tre tempi nei quali si snoda l’unica celebrazione del mistero pasquale: il Cristo morto (Venerdì santo), sepolto (Sabato santo) e risorto (Domenica di Risurrezione).  Se prestiamo attenzione alla liturgia di dei giorni del Triduo, ciascuno di essi, pur concentrandosi su una delle fasi del mistero pasquale, mette sempre in evidenza la globalità e l’unicità del mistero.

Il giorno della morte vittoriosa del Signore

Per evitare possibili fraintendimenti è bene precisare che il primo giorno del Triduo pasquale è il Venerdì santo, in cui la Chiesa celebra il mistero della morte di Cristo, il quale «inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale» (orazione nella celebrazione della Passione). Questo giorno per noi non è il giorno del lutto, infatti non celebriamo il funerale di Gesù, ma celebriamo la morte vittoriosa del Signore. Tanto è vero che i ministri ordinati indossano le vesti di colore rosso, colore del sangue, ma anche della regalità. È il primo giorno della Pasqua, è il giorno dell’amorosa contemplazione del sacrificio, del dono di sé che Cristo ha fatto sulla croce e che è fonte della nostra salvezza.

Il giorno del grande silenzio

Il secondo giorno è il Sabato santo, giorno della sepoltura di Cristo e della sua discesa agli inferi. Un’antica omelia del IV secolo, opera di un autore anonimo, mette insieme questi due grandi elementi: il silenzio e la discesa agli inferi. Infatti in questo giorno la Chiesa fa suo e prolunga l’atteggiamento di silenzio e di attesa delle donne che, nella sera del venerdì, dopo che Gesù fu sepolto, erano «lì, sedute di fronte alla tomba» (Mt 26, 61). Inoltre meditiamo il mistero della discesa agli inferi quando, secondo l’antichissima tradizione di fede della Chiesa, e della nostra Chiesa di Aquileia in particolare, Cristo va a portare l’annuncio della salvezza ad Adamo e a tutti coloro che non avendolo ancora incontrato e conosciuto giacevano nelle tenebre e nell’ombra di morte. Così si esprime questo testo: «Oggi sulla terra c’è grande silenzio, grande silenzio e solitudine. Grande silenzio perché il Re dorme: la terra è rimasta sbigottita e tace perché il Dio fatto carne si è addormentato e ha svegliato coloro che da secoli dormivano. Dio è morto nella carne ed è sceso a scuotere il regno degli inferi».

Il giorno grande della Risurrezione

Il terzo grande giorno è la Domenica di Risurrezione, che ha il suo inizio nella solenne Veglia Pasquale, cuore di tutto il Triduo, che avviene nella notte. La Chiesa attende vegliando la risurrezione di Cristo e la celebra nei sacramenti. Sant’Agostino chiamava questa celebrazione «madre di tutte le veglie». Questa notte è una notte illuminata, è una notte vinta dal giorno. Quello della risurrezione è un mistero grande, che noi facciamo difficoltà a comprendere, dire, spiegare. Ecco allora che quando le parole non bastano affidiamo l’annuncio di questo mistero ai simboli: è mediante la grande simbologia di questa notte che gustiamo la vita di grazia che è scaturita dalla morte e risurrezione di Cristo.

E la Cena del Signore?

Leggendo queste righe qualcuno si sarà certamente chiesto: «Che fine ha fatto la Messa della “Cena del Signore” alla sera del Giovedì Santo?» La Messa della Cena del Signore fa parte del Triduo in quanto innanzitutto nella sera del Giovedì inizia, secondo il computo ebraico, il giorno nuovo e quindi il Venerdì, e poi perché Gesù nella vigilia della sua passione ha voluto anticipare nel rito eucaristico il dono che avrebbe fatto di sé sulla croce e a consegnato la forma per celebrare tale dono nel passare delle generazioni. Infatti, nel corso di questa liturgia noi celebriamo il dono che Gesù ha fatto di sé nell’Eucaristia e lo stile che egli ci ha lasciato, ovvero quello del servizio, reso visibile nel gesto della lavanda dei piedi.

In conclusione ho voluto proporre in questo bollettino una piccola riflessione sulle celebrazioni del Triduo pasquale per aiutarci a viverle meglio, sapendo però che l’unica maniera per vivere una celebrazione non è innanzitutto quella di conoscerla, quanto di prendervi parte, stare dentro, rivivere la passione, morte, sepoltura e risurrezione del Maestro grazie ai riti e alle preghiere della Chiesa: formare ancora una volta l’assemblea radunata per celebrare le opere mirabili di lui che ci ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce (Cfr. 1Pt 2, 9)

                                                             don Christian Marchica, Vicedirettore dell’Ufficio diocesano per la Liturgia

 

ECCO IL TEMPO FAVOREVOLE

TEMPO DI GRAZIA E DI PERDONO

 

 Tre sere con la Parola di Dio rivolta

* A MOSE’    

* A GIONA

* A RUTH

E A NOI

 

Carissimi,

qui a fianco potete notare una iniziativa che sarebbe bello vivere insieme in occasione della Pasqua.

Si tratta di una “Tre sere” di preghiera e di meditazione. Non ci saranno discussioni ma solo ascolto della Parola di Dio che si cala in mezzo a noi nell’esperienza di vita di tre personaggi che incontriamo nella Bibbia e che probabilmente conosciamo o abbiamo l’occasione di conoscere.

Nelle persone e nelle vicende della storia sacra noi possiamo rispecchiarci, perché la Bibbia non fa altro che rivelarci quello che noi siamo, quello che Dio è per noi, quello che noi siamo per Dio.

In questo breve ed intenso itinerario ci guiderà suor Rosangela Lamanna, docente nell’Istituto Superiore di Scienze Religiose (ISSR) “Santi Ermagora e Fortunato” di Udine-Gorizia-Trieste.

Vi invito a partecipare numerosi. Si tratta di un’ora da dedicare all’ascolto per tre sere consecutive, per gustare la misericordia del Signore verso di noi.              Il Parroco