Il Presepio della Cattedrale

Nel mese di settembre scorso, ho incontrato i due artisti che, ormai da oltre 10 anni, preparano il presepio per la nostra cattedrale. Essi si lasciano ispirare oltre che dalla fede, anche dalla tematica che viene loro suggerita e che realizzano con sensibilità personale e fantasia. Così Mirella Canciani e Lorenzo Chiavone quest’anno sono stati invitati a tenere presente il Giubileo che presto inizierà ed ha per titolo: “La speranza non delude”. Adoperano sempre le medesime statue che sono uscite dalle mani esperte di rinomati scultori della Val Gardena, tra i quali il nostro parrocchiano Engelbert Demetz. A lui va anche il merito di aver promosso e animato gli altri artisti nella realizzazione di questo splendido gruppo ligneo. È una iniziativa che si è sviluppata negli anni dal 1992 al 2019 e che ha coinvolto anche l’Associazione dei Pueri Cantores, il Comune di Udine e naturalmente la Parrocchia del Duomo. Ed ecco allora la presentazione del nostro presepio:

“LA SPERANZA NON DELUDE”

È il motto del Giubileo che inizia la Viglia del S. Natale a Roma. Chi è la nostra speranza? Mi sembra che i due artisti, che hanno pensato e realizzato il Presepio della cattedrale, abbiano voluto dare una risposta a questa domanda con delle immagini che vanno colte con attenzione.

La porta

Appena entrati in cattedrale, subito il nostro sguardo è attirato dal grande portale che precede lo stesso presepio. È la porta che apre ad una scena dolcissima: Una famiglia assorta nella contemplazione di una vita che è sbocciata sulla terra e indica che Dio crea ancora opere d’arte viventi. Quel bambino già ci dice: “Io sono la porta” (Gv 10,7). Attraverso di Lui si entra nella vita dell’Eterno. Questa porta è sempre spalancata, non si chiuderà mai. Non può chiudersi. Infatti, le ante sono state divelte dalla potenza di Colui che viene nel segno della debolezza. È sempre aperta. E tale resterà finché un uomo calpesterà questa terra, deserta e assetata di pace, di amore e di speranza, perché continuamente imperversano la guerra e la violenza. Sempre in mezzo a noi nasce Colui che è “la Porta”, il Figlio di Dio che giace sul grembo della “Mater spei” (Madre della speranza)

Il Tau

Al di là della porta, si nota un Tau che, come lembo di povera casa, idealmente protegge la famiglia umana. A noi richiama un segno che è famigliare: la croce. Il simbolo dell’amore infinito ed eterno di Dio per noi. Il dono della vita di Gesù per noi. Dio stesso è la nostra casa dove ci sentiamo amati gratuitamente e animati dalla speranza. “O crux, ave spes unica!”

Le case con le finestre

Si osservi bene. Dalle finestre si può guardare dall’alto in basso, si può spiare e non essere visti, si può vedere e non guardare. Chiusure e solitudini. Disinteresse e sospetti. Paure ed ansie.  Drammi e tragedie. Si vivono forse anche nelle nostre case. Cosa manca di essenziale a quelle case? Le porte. I cuori. Il dialogo. La gioia della vita. Le relazioni. Questi  sono i varchi che si devono aprire, costruire, e devono restare sempre aperti come “La Porta”. I segni di speranza ci sono. A noi trovarli, a noi spetta crearli.

Le scene

Allora guardiamo cosa succeda attorno a queta famiglia di Gesù di Nazareth. Noi vediamo dei segni di speranza. Gli animali si fermano e si guardano quasi a dare un segno di pace nella natura rinnovata, le pecore si rivolgono al pastore fiduciose in attesa del nutrimento, altre si accompagnano al pastore per recarsi alla grotta, i Re Magi si consultano sulla venuta di Cristo, l’agricoltore offre la sua cesta di frutta mentre, incuriosito dal canto degli angeli, si toglie il cappello e resta incantato dalla meraviglia che appare sotto i suoi occhi. L’angelo annuncia la buona notizia della gloria di Dio apparsa nell’alto dei cieli e della pace che investe tutti gli uomini, amati dal Signore.

La stella cometa

Su tutta la scena campeggia la stella cometa. È la luce di Cristo che illumina ogni uomo e ogni donna che vengono nel mondo. È questa luce la nostra speranza. Guida il nostro cammino. È la virtù più piccola ma è lei che trascina, come dice Charles Peguy, le altre due sorelle, la fede e la carità, perché ella vede quel che sarà: la vittoria di Cristo, porta che ci immette nella comunione definitiva con Dio.

                                                                                                         Mirella, Lorenzo, don Luciano.