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5a Domenica del Tempo Ordinario

“DA CUORE A CUORE”

“Nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove andare”

“Chi non distingue tra le cose che passano e quelle che restano, tra le cose temporali e quelle eterne, sbaglia ogni sua scelta.” (Sermone 263, 10)

Sant’Agostino è stato un cercatore inquieto della verità; la sua giovinezza fu segnata da desideri contrastanti, ambizioni mondane e dottrine filosofiche che promettevano sapienza, ma lasciavano insoddisfatto il cuore. Egli stesso, nelle Confessioni, descrive con struggente sincerità il suo travaglio interiore: “Io divenni per me stesso un grande problema” (Confessioni IV, 4, 9). Eppure, quando finalmente incontra Cristo, comprende una verità fondamentale: senza discernimento, senza la capacità di distinguere tra ciò che è eterno e ciò che è passeggero, la vita diventa un pellegrinaggio senza meta.

Possiamo fare tutto

L’epoca in cui viviamo è segnata da una costante inflazione di possibilità. Il mondo ci offre tutto, eppure ci ritroviamo spesso vuoti. La libertà, che dovrebbe essere la condizione per una vita autentica, è spesso ridotta a una prigione di scelte fatte senza una direzione chiara. Agostino lo riassume con la sua proverbiale acutezza: “Non tutto ciò che si può fare, si deve fare” (De Libero Arbitrio I, 3, 7). Qui sta il punto: non ogni opzione è un bene, e non ogni desiderio merita di essere seguito. Seneca diceva che “nessun vento è favorevole per il marinaio che non sa dove andare”; eppure, oggi più che mai, molti sembrano veleggiare senza rotta, trascinati dalle correnti della moda, dell’opinione pubblica o delle ambizioni personali. Gesù ci ha lasciato un principio essenziale: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore” (Matteo 6,21). Ma cosa intendiamo per “tesoro”? Pascal affermava: “L’uomo supera infinitamente l’uomo”, intendendo che la nostra esistenza non può ridursi alle sole cose materiali. Eppure, quanto spesso scambiamo le cose passeggere per eterne! Dante, nel Purgatorio, ammonisce le anime che hanno inseguito falsi beni: “Matto è chi spera che nostra ragione possa trascorrer la infinita via” (Purgatorio, III, 34-36). Il discernimento è proprio questo: distinguere tra le illusioni e la verità, tra i miraggi e le acque vive.

Bisogna mettere ordine

E allora viene da chiederci: come si fa a discernere? Come possiamo imparare a scegliere bene? Agostino ci aiuta anche qui. Discernere significa mettere ordine nel cuore. “Ogni bene è bene secondo il suo ordine” (De natura boni, 3). Quante volte ci ritroviamo inquieti perché vogliamo troppe cose, tutte insieme, senza un criterio? Bisogna fare pulizia, aiutandoci con la preghiera, i sacramenti; perché senza la bussola di Cristo il cuore dell’uomo è come una nave senza timone. Lo diceva anche Platone: l’anima è come un cocchio trainato da due cavalli, uno che tira in alto e uno che trascina in basso. Chi tiene le redini? Senza discernimento, lasciamo che siano gli eventi, le emozioni, le opinioni degli altri a guidarci. Ma il cristiano sa che c’è una mano più sicura a cui affidarsi. A questo punto, alcuni amici non credenti muovono delle critiche: “se Dio ha già una volontà su di me, allora io non sono veramente libero!” Questo è il fraintendimento di chi guarda la fede da fuori: Dio non ci impone nulla, ci chiama. “Dio ti ha creato senza di te, ma non ti salva senza di te.” (Sermo 169, 11). La sua volontà non è un ostacolo, ma compimento della nostra felicità. Il discernimento ci aiuta proprio in questo: a scoprire che il desiderio più profondo del nostro cuore e il volere di Dio non sono due strade opposte, ma due linee che convergono.

Il valore delle rinunce

Ogni volta che si sceglie, bisogna rinunciare a qualcosa. Queste rinunce possono essere difficili ma sono tutte possibili, e alla fine diventano belle e preziose, se hanno un perché. E se questo perché giustifica la difficoltà della rinuncia. San Paolo ha usato in questo contesto l’immagine delle olimpiadi e degli atleti impegnati nella preparazione, dice: “loro per arrivare alla corona (oggi la medaglia) devono vivere una disciplina molto dura, devono rinunciare a tante cose, e fanno grandi sacrifici ma hanno un perché” e alla fine delle gare ne è valsa la pena anche se non sono tra i vincitori, è una bella cosa aver disciplinato se stessi e dimostrato di saper praticare la propria disciplina con una certa perfezione. Lo stesso vale, con questa immagine, per tutte le altre dimensioni della vita. Non si può raggiungere una vita professionale senza rinunce, senza una preparazione adeguata e disciplina. Tutti comprendiamo che per raggiungere uno scopo dobbiamo rinunciare, imparare per andare avanti. Tutta l’arte di vivere, di essere se stessi, di essere un uomo, esige rinunce. E sono proprio le vere rinunce, quelle indicate nella Parola di Dio, che ci aiutano a trovare la strada, a non cadere nell’abisso della droga, dell’alcol, della schiavitù della sessualità, della schiavitù del denaro, della pigrizia. Tutte queste cose in un primo momento appaiono come azioni di libertà, ma sono realmente inizi di una schiavitù che diventa sempre più insuperabile. Questo è il gran bene delle rinunce: aiutano a superare le tentazioni del momento, ad andare avanti verso il Bene che crea la vera libertà e fa preziosa la vita. Il discernimento non è una prerogativa per pochi. È il lavoro quotidiano di ogni cristiano che vuole vivere con saggezza. È il processo interiore che permette di riconoscere il centro di tutto, di acclamare, come Pietro, a gran voce: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Matteo 16,16).

Francesco Palazzolo