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O crux, ave spes unica

Cari fedeli e amici,

“La speranza non delude” è il tema scelto dal Papa per questo giubileo. Molto opportunamente, visto il panorama mondiale, che preoccupa e mette ansia per le sue sorti e per le tensioni che conosciamo. Ma qual è la speranza che non delude? Che cosa possiamo sperare? Chi è il garante della nostra speranza? Sono domande che ci facciamo, per non illuderci. Riflettiamo in occasione di questa Pasqua per non cadere vittime di speranze vane, che non si realizzeranno, che non avranno successo, lasciandoci delusi perché ci eravamo illusi.

Innanzitutto ci sono delle malattie della speranza che ci possono attaccare e rovinare la vita nostra e degli altri. Facciamo qualche esempio: si spera di ricostruire il passato così come è stato, ci si aggrappa a ideologie ritenute come la soluzione di tutti i problemi, si spera di aver tutto, subito, soprattutto senza fatica ciò che è effimero ma sembra gratificante.

Ci sono le speranze e la speranza.

Ognuno di noi coltiva dei desideri nel suo cuore. Analizzando questo termine, sembra che derivi da “de-sideribus”, che venga dalle stelle, dal cielo, dall’alto. È una bella interpretazione, significativa. La speranza è una realtà, presente soltanto in parte, ma ci proietta verso il futuro, verso qualcosa che ha da venire nella sua totalità.  È la speranza che si vive nelle speranze di ogni giorno. Questo è umano, è vero. Infatti abbiamo la gioia di gustare frantumi di speranza vera, abbiamo la certezza che una speranza più grande si possa realizzare nella vita e che ci viene incontro. È già presente ma non ancora nella sia pienezza.

Forse dobbiamo fare la fatica di rimanere nella speranza e di conquistare il futuro. È un cammino che compiamo insieme nella vita. Non si tratta di una speranza a buon mercato, non lasciamoci prendere dalla vertigine dei consumi.

C’è una speranza seminata in noi, nel giorno del Battesimo. È Dio stesso che abita in noi, è Gesù seminato nelle zolle della terra, morto e risorto. In Lui crediamo, a Lui ci affidiamo. La nostra speranza è la fede che si distende nel tempo. È una presenza che ci abita, ci ama e ci precede. È Cristo stesso, morto e risorto, è personale e tende al sociale. Non possiamo far altro che testimoniare questa nostra relazione con Lui che si fa testimonianza. Tutto appare liquido ma Cristo è stabile. Tutto appare liquido, Cristo è stabile. A noi dimostrare la stabilità , aiutati dai segni sacramentali che ci danno la forza e l’impegno di trasformare il mondo.

Mons. Luciano Nobile, parroco