Santa Messa della solennità dei Santi Patroni Ermacora e Fortunato
Benedizione della città – 12 luglio 2016
Lunedì 12 luglio in Cattedrale, S.E. l’Arcivescovo Mons. Andrea Bruno Mazzocato, coadiuvato da numerosi sacerdoti della diocesi, ha celebrato il solenne pontificale nella festività dei Santi Patroni Ermacora e Fortunato. Il Duomo era gremito di fedeli, sul presbiterio spiccavano i labari delle Associazioni con i loro rappresentanti, numerose le autorità civili e militari presenti, tra cui la presidente della Regione Debora Serracchiani, il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop, il Sindaco di Udine Furio Honsell e il presidente della Provincia di Udine Pietro Fontanini.
Intenso, incisivo ed interessante l’intervento dell’Arcivescovo nell’omelia:
“Nella seconda lettura biblica che abbiamo ascoltato, l’apostolo Paolo confida ai cristiani di Corinto la sua esperienza più personale. Paragona la sua persona alla fragilità di un vaso di creta. Non è stato un uomo potente che si è imposto grazie ad una brillante riuscita sociale. Secondo i criteri umani, è stato un perdente tribolato, sconvolto, perseguitato, colpito sia fisicamente che moralmente. Eppure i suoi toni non sono di uno sconfitto, ma di un vincitore perché nel vaso di creta del suo corpo e del suo cuore porta una potenza straordinaria che viene da Dio e che lui ha scoperto conoscendo e incontrando Gesù. Paolo ha introdotto questa potenza straordinaria tra gli uomini del suo tempo predicando il Vangelo in tutta l’Asia Minore, nella Grecia, fino a Roma. Dalla sua missione di povero vaso di creta è nata una fede, una nuova cultura, una nuova civiltà.
La liturgia applica, a buona ragione, l’esperienza di Paolo ai nostri Santi Patroni, Ermacora e Fortunato. Anch’essi sono stati dei vasi di creta dentro la potente struttura sociale della grande città di Aquileia, fino ad essere considerati socialmente indesiderabili e venire soppressi col martirio. Eppure sono stati dei vincitori perché con la parola e con la testimonianza fino al sangue, hanno introdotto nella loro città la potenza straordinaria del Vangelo di Cristo che ha trasformato Aquileia e fatto sorgere una civiltà cristiana di cui sentiamo anche noi i benefici.
Meditando questa esperienza di Paolo e di Ermacora e Fortunato, mi tornava alla mente un testo di Basilio il Grande, ripreso anche da Papa Ratzinger in una sua conferenza sul rapporto tra fede cristiana e cultura. Basilio prendendo spunto dal profeta Amos, che si definisce «coltivatore di sicomori» ricorda che l’attività più importante di questo coltivatore consisteva nell’incidere il frutto di sicomoro perché fuoriuscisse il liquido interno e penetrasse aria e acqua pura. In questo modo, il frutto si purificava, prendeva sapore e velocemente maturava. Altrimenti restava insipido e, quindi, immangiabile.
San Paolo e i Santi Ermacora e Fortunato si sono comportati come il coltivatore di sicomoro. Con la loro predicazione con la loro testimonianza fino al martirio hanno inciso la società del loro tempo e vi hanno fatto penetrare la Parola nuova del Vangelo che ha fatto trasformato le persone e tutta la società donando loro il sapore e il senso della vita. Sono maturati frutti buoni; frutti di fede, di solidarietà, di cultura, di arte, come possiamo ammirare nella grande tradizione cristiana di Aquileia di cui siamo eredi.
I nostri Santi Patroni lasciano a noi un esempio molto attuale. Anche in questi tempi la nostra città e i nostri paesi hanno bisogno di coltivatori di sicomori, di cristiani convinti, che con la parola e, specialmente, con l’esempio di vita facciano penetrare l’aria nuova e l’acqua pura del Vangelo. Indicendo l’Anno Santo della Misericordia, Papa Francesco ci ha ricordato che il cuore del Vangelo si chiama misericordia. Il grande coltivatore è stato Gesù che con la parola e l’esempio ha inciso i cuori di tanti uomini e donne e li ha fecondati con la sua misericordia. In questo modo, quei cuori hanno preso un buon sapore, il sapore della misericordia e sono sorti i santi che hanno fatto del bene a tante persone e alla società del loro tempo.
Della misericordia del Signore c’è assoluto bisogno anche oggi. Un diffuso senso di insicurezza tende a far chiudere le persone in se stesse. Quando il cuore si chiude trattiene dentro di sé umori infetti quali la paura, il pessimismo, l’aggressività e l’arroganza per difendersi, il sospetto, l’egoismo, l’indifferenza. Diventa come un frutto che trasmette un gusto cattivo nella bocca di chi lo assaggia. Solo se si lascia incidere e penetrare dalla misericordia, il cuore dell’uomo si purifica ed offre il meglio di sé diffondendo in coloro che lo incontrano il gusto buono della compassione, della tenerezza, della pazienza, della fiducia, del perdono.
Abbiamo bisogno anche nella nostra città e nel nostro territorio friulano di persone che danno il meglio di sé perché usano le capacità e i talenti che hanno ricevuto per diffondere il gusto buono della vita, il gusto della misericordia insegnata da Gesù nel Vangelo.
Il Signore ha promesso: «Beati i misericordiosi perché riceveranno misericordia». Cominciamo da noi stessi. Facciamo un onesto esame di coscienza verificando quanto il nostro cuore è chiuso e trattiene umori infetti, assorbiti dal clima in cui viviamo. Lasciamoci penetrare dalla misericordia meditando le parole del Vangelo che insegnano e trasmettono la misericordia vera del Cuore di Cristo. Come il frutto del sicomoro, anche il nostro cuore assumerà quel sapore buono che tutti apprezzano, specialmente i più poveri e provati dalla vita.
Alla fine della nostra esistenza avremo il riconoscimento più ambito per un uomo: sei stato misericordioso e meriti di essere accolto nell’abbraccio della Misericordia eterna.”
Al termine della S. Messa l’Arcivescovo ha impartito dal sagrato del Duomo la benedizione alla città, cui si è aggiunto il saluto e gli auguri agli intervenuti da parte del Sindaco Honsell.
(testo omelia e foto come messi a disposizione dalla Diocesi di Udine)
Omelia di S.E. l’Arcivescovo, Mons. Andrea Bruno Mazzocato, in occasione dei primi vespri dei Santi Patroni Ermacora e Fortunato – 11 luglio 2016
Cari fratelli e sorelle,
abbiamo iniziato i primi vespri in onore dei Santi Patroni, Ermacora e Fortunato, cantando queste parole dell’inno: «Con la forza del martirio tu, Ermacora, rifondi l’edificio già cadente della patria aquileiese. Mentre l’opera dell’uomo presto ondeggia e poi scompare, la fatica del Vangelo resta salda ed immortale». Queste espressioni meritano la nostra meditazione perché mostrano quanto la testimonianza dei nostri Patroni resti, per noi, molto attuale e significativa. Nella città di Aquileia che – come tutto l’impero romano – mostrava i segni di un’inarrestabile decadenza, Ermacora e Fortunato, assieme ad altri fratelli di fede, hanno seminato la Parola nuova del Vangelo di Gesù. Hanno annunciato e hanno testimoniato, fino al sangue, la persona e la vita di Cristo e, in questo modo, sono stati collaboratori dello Spirito Santo che fecondava con il Seme del Vangelo la cadente Aquileia pagana. Grazie a questo innesto è risorta una nuova Aquileia, la città cristiana che ha irradiato fede e civiltà nel cuore del continente europeo.
Da un punto di vista umano e sociologico è stato un vero miracolo perché, mentre umanamente e politicamente era sempre più debole, Aquileia è rinata; e non grazie ad un grande progetto politico ed economico, ma dall’acqua del battesimo e dallo Spirito Santo. È rinata perché è stata è stata attraversata dalla potenza della risurrezione di Cristo. Per questo cantiamo «Mentre l’opera dell’uomo presto ondeggia e poi scompare, mentre la fatica del vangelo resta salda ed immortale».
Dalla Gerusalemme celeste i Santi Ermacora e Fortunato questa sera ci dicono: «Cari fratelli e figli, il miracolo della risurrezione cristiana di Aquileia è possibile anche nel vostro tempo, perché il Seme del Vangelo di Gesù è immortale ed è sempre potente l’azione dello Spirito Santo. Voi, però, seguite il nostro esempio e collaborate come abbiamo fatto noi mettendo al primo posto dei vostri progetti e interessi la fatica del Vangelo».
Come vescovo, successore di Ermacora, invito tutti ad ascoltare l’appello dei nostri Patroni. La società friulana, il continente europeo e, anche, la nostra Chiesa diocesana, mostrano cedimenti e debolezze innegabili che suscitano commenti pessimistici e una serpeggiante rassegnazione, propria di chi non ha più speranza. Non è questa la reazione che Ermacora e Fortunato voglio vedere nei nostri animi e nelle nostre comunità. Essi, al contrario, ci spronano con le parole dell’autore della lettera agli Ebrei: «Circondati da tale moltitudine di testimoni.. rinfrancate le mani inerti e le ginocchia fiacche… correte con perseveranza, tenendo lo sguardo fisso su Gesù» (cfr. Ebr 12,1-12).
Non è tempo di sederci rassegnati, lasciando che le cose facciano il loro corso. Se umanamente ci troviamo più poveri e più deboli, in questa spoliazione c’è la chiamata di Gesù a ritrovare l’essenziale. E l’essenziale è ciò per cui Ermacora e Fortunato hanno dato la vita; è la fatica del Vangelo. La Chiesa non ha altro da portare agli uomini se non questa fatica che, prima di tutto è gioia; la gioia che Gesù diffonde nei cuori di chi crede in lui.
Cari fratelli e sorelle, questo tempo sta spogliando me vescovo, i sacerdoti, i religiosi/e, le comunità e tutti cristiani di tante sicurezze ma, per questo, è un appuntamento di Dio. Questa spoliazione da tante sicurezze ci offre l’opportunità di riscoprire l’essenziale del Vangelo; e, cioè, la gioia, la gioia che lo Spirito Santo fa sgorgare nel cuore di coloro che hanno conosciuto Gesù e sono stati conquistati da lui. Questa è la nostra missione e la missione della Chiesa. Ad essa ci spinge Papa Francesco con la sua esortazione apostolica «Evangelii gaudium», «La gioia del Vangelo».
Su questa strada ci siamo già incamminati anche noi, Chiesa di Udine, con l’Anno Santo della Misericordia. Su questo cammino desideriamo procedere anche nel prossimo Anno pastorale. Abbiamo iniziato l’Anno Santo aprendo la Porta della Misericordia in cattedrale e nei principali santuari con una straordinaria partecipazione di persone. Abbiamo proseguito con molte proposte spirituali nelle Parrocchie, nelle Foranie e in Diocesi. Continuiamo, allora, a tenere viva la grazia dell’Anno Santo con esperienze di preghiera, di pellegrinaggio, di riconciliazione, di opere di misericordia. Un appuntamento significativo sarà il pellegrinaggio diocesano a Castelmonte in cui ricorderemo anche i 40 anni del terremoto, come abbiamo fatto il 5 maggio con la S. Messa nel Duomo di Gemona. In comunione con il Santo Padre e con tutta la Chiesa cattolica concluderemo, alla fine, l’Anno Santo nella forma che ci sarà indicata.
Qui, però, apro una prospettiva molto importante. Anche se fisicamente la chiuderemo, nella nostra Diocesi manterremo spalancata la Porta della Misericordia. Vogliamo, cioè, continuare a camminare sulla strada della misericordia di Gesù in un modo particolare: guidando le nostre Parrocchie e tutte le comunità a crescere nella comunione tra loro, nell’accoglienza reciproca, nella condivisione dei doni e dei carismi che ognuna ha. So che di questo progetto pastorale già se ne sta parlando in diocesi, anche con una comprensibile curiosità. Si sta parlando delle Collaborazioni pastorali che saranno esperienze di comunione e collaborazione stabile tra parrocchie vicine e delle nuove foranie. È cosa molto buona che ne parliamo assieme, nelle diverse foranie, perché si tratta di un progetto molto importante, sul quale come vescovo chiedo il contributo di tutti. Dedicheremo il prossimo Anno pastorale ad esaminare questo progetto nel clima dell’Anno della Misericordia. Io stesso in autunno incontrerò, a zone, i Sacerdoti e i Consigli pastorali foraniali per condividere il significato e le linee del progetto delle Collaborazioni pastorali e raccogliere suggerimenti.
Di tutto questo, però parlerò in modo più dettagliato in una mia lettera che preparerò per settembre.
In questo momento, desidero, come vescovo e pastore di questa Chiesa, fare un forte invito. Mentre ci confrontiamo su questo progetto pastorale, non perdiamo mai di vista l’obiettivo a cui miriamo. L’obiettivo ce lo ha dato Gesù pregando il Padre prima della sua passione: «Siano una cosa sola perché il mondo creda» (Gv 17,21).
A questo vogliamo mirare con tu la fede e l’amore di cui saremo capaci:
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«Essere una cosa sola» in Cristo. Che le nostre parrocchie scoprano la gioia e la ricchezza di crescere nella comunione reciproca, dove ognuna è valorizzata, dove la più piccola ha un’attenzione particolare, dove si respira la misericordia di Gesù nei rapporti reciproci.
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«Perché il mondo creda». La comunione reciproca tra parrocchie e comunità non sia, però, il fine ultimo a cui miriamo. Non vogliamo essere una Chiesa che pensa solo a conservare ma che condivide la passione di Gesù: «Perché il mondo creda che tu mi hai mandato». Siamo convinti che più cresceremo nella comunione di fede e carità tra le comunità e più sarà efficace la nostra testimonianza del Vangelo offerta non solo a parole ma con i fatti e con reciproche opere di misericordia. La nostra Chiesa potrà essere, secondo l’invito di Papa Francesco, «un’oasi di misericordia» nella quale tante persone possono incontrare per la prima volta o incontrare nuovamente Gesù, il Volto della misericordia del Padre.
Cari fratelli e sorelle, teniamo sempre presente questo obiettivo ed eviteremo la tentazione di confondere il nostro progetto pastorale con altri progetti civili e amministrativi avviati in questo tempo nel territorio friulano. Essi hanno la loro plausibilità ma scopi completamente diversi.
Come Ermacora e Fortunato, noi abbiamo nel cuore la passione per Gesù e il suo Vangelo e vogliamo affrontare, nel modo migliore, la gioia e la fatica di testimoniarlo anche oggi perché sia il Seme divino che rigenera noi e tanti nostri fratelli.
Maria, Madre della Misericordia, prega per noi, Santi Ermacora e Fortunato pregate per noi. Amen.
(testo e foto come messi a disposizione dalla Diocesi di Udine)
Carissimi, mi è gradito annunciarvi che don Loris Della Pietra, che da alcuni mesi è ospite nella nostra parrocchia in attesa di destinazione pastorale, ha ricevuto dall’Arcivescovo un incarico di grande responsabilità. Venerdì scorso l’Arcivescovo, d’intesa con i Vescovi di Gorizia e di Trieste, l’ha nominato Rettore del Seminario Interdiocesano di Castellerio “S. Cromazio di Aquileia”.
E’ un compito impegnativo: si tratta di vivere insieme ad un gruppo di giovani, ogni giorno, per aiutarli a rispondere con generosità, entusiasmo e coraggio alla vocazione sacerdotale, facendo anche un serio discernimento sulla vita, che alle volte è faticoso.
E’ una esperienza di paternità. La paternità che esperimenta il Rettore, a mio parere, è più forte della paternità che vive un pastore nella parrocchia. E’ più profonda, immediata, coinvolgente. Coinvolge in una decisione che segna tutta la vita. Per me è stato ed è così. I legami spirituali sono forti come quelli di sangue. Non si cancellano mai.
E’ una missione che non sempre gratifica immediatamente ma solo col passar degli anni. La formazione di giovani vite che vanno rispondendo al Signore richiede tempo e pazienza, costanza e fortezza, sincerità di rapporti e amore, soprattutto tanta fede nell’opera dello Spirito Santo, che è il primo educatore. Certamente comporta anche qualche delusione e dispiacere ma questi passano e si dimenticano per lasciar posto alle soddisfazioni ed ai ricordi più belli.
La bellezza del compito che viene chiesto a don Loris ci spinge a rallegrarci con lui per la fiducia che si è acquistata in questi anni, per il suo amore alla liturgia, per il suo impegno nella vita pastorale. Noi godremo ancora per poco della sua presenza in parrocchia ma ci è stato di aiuto per il tempo che ci ha dedicato e per quanto ci ha donato nelle celebrazioni e nella guida alla Lectio divina.
Cosa gli auguriamo? Sia il suo servizio gioioso e ricco di fiducia nel Signore. Sia il suo passo deciso, sia il suo cuore contento per aver accolto la proposta del Vescovo che, nella scelta, avrà indubbiamente interpellato altre persone per un parere circa la sua nomina.
Cosa gli promettiamo? La nostra preghiera allo Spirito Santo ed il nostro affetto accompagnato dalla nostra stima e simpatia.
Carissimo Loris, se il Signore, tramite l’Arcivescovo, ti chiama, vai tranquillo! Fidati di Lui. Affronta con coraggio e serenità la nuova missione. Aiuterai i seminaristi a diventare strumenti di Cristo Buon Pastore che ancora si dona al suo popolo. L’opera che vai a compiere non è solo tua ma è del Signore e della chiesa. Lui oggi si impegna con te, ti garantisce la sua vicinanza, la sua luce e la sua forza, le grazie che ti saranno necessarie per portare a termine questa chiamata perciò “Non temere”. Il mistero pasquale è dentro la tua missione e ti dona la forza di viverla con speranza.
Chi avrebbe detto che, sia pure dopo 12 anni, idealmente ti avrei consegnato il testimone? È uno dei misteri della vita che riserva sempre tante belle sorprese!
Con affetto. Il tuo Rettore……. di un tempo! don Luciano
GRAZIE A TUTTI I COLLABORATORI
Carissimi fedeli, questo piccolo strumento di informazione e formazione ci ha accompagnati durante tutto l’anno pastorale. Tante persone che frequentano la cattedrale l’hanno ritirato tutte le domeniche, portato a casa, letto, fatto leggere, alle volte lasciato forse appositamente sul tavolo della cucina perché altri in casa potessero prenderlo in mano ed interessarsi a qualche iniziativa oppure semplicemente lasciarsi interpellare, confortare, spronare da qualche parola giunta a momento opportuno. Questo umile foglietto che è entrato nelle nostre case è frutto di un impegno di tante persone che hanno riflettuto ed esposto con semplicità il loro pensiero, hanno impaginato i testi e le immagini e stampato le copie ogni settimana. È stato un lavoro di équipe svolto con spirito di dedizione a favore della comunità cristiana della nostra parrocchia. A tutti mi sento di dire grazie di cuore da parte della comunità per la collaborazione gratuita e costante. I frutti del nostro impegno crescono là dove il Signore sa e là dove Egli dona fecondità. Siamo alla fine ormai del mese di giugno e pertanto sospendiamo durante l’estate questa pubblicazione fino al mese di settembre. Un grazie anche al Consiglio Pastorale, al Consiglio per gli affari economici, ai catechisti, ai lettori, ai ministri della Comunione Eucaristica, ai sagrestani, agli operatori della carità, ai segretari che si danno il turno nell’ufficio parrocchiale, agli amici della cattedrale, agli operatori della comunicazione, a tutti i collaboratori, senza dimenticare nessuno. Ogni servizio anche il più umile è prezioso ed efficace. Invito tutti a partecipare alla Solennità dei Santi Patroni Ermacora e Fortunato martedì 12 luglio. L’Arcivescovo presiederà la S. Messa alle ore 10.30 in Cattedrale. A nome anche di tutti i collaboratori della parrocchia auguro a tutti una buona estate, cogliendo la pausa di riposo anche come una opportunità di maggior tempo disponibile per la preghiera ed per compiere le opere di misericordia, sulle quali abbiamo meditato durante tutto l’anno. A tutti auguro ogni bene.
Il Parroco Mons. Luciano Nobile
LE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE
Riflettere – Pregare – Agire
VISITARE I CARCERATI
Cosa c’è di più grande della libertà? E’ davvero il dono più bello e impegnativo che Dio ha dato all’uomo dopo la sua creazione.
Deve essere davvero terribile perdere questo tesoro, sapere di essere causa di sofferenza e di emarginazione per sè e per i propri cari, vedersi tarpate le ali, essere chiusi dietro le sbarre per anni o per tutta la vita.
Gesù parlando del giudizio universale, come racconta l’evangelista Matteo, dice “ero carcerato e sei venuto a visitarmi”. Ero “io” quel carcerato! Gesù si identifica nei più poveri della vita, nell’uomo incatenato dal male commesso e con il buio nell’anima. E’ Lui che ci invita a fare come Papa Giovanni XXIII a Regina Coeli.: “Ho messo i miei occhi nei vostri occhi, ho messo il mio cuore vicino al vostro cuore”. Si può portare una luce di speranza anche nel buio più profondo. E questa é forse l’opera di misericordia più difficile. Gesù ci aiuti a compierla o almeno a pregare per i carcerati e per i loro cari.
Preghiamo dicendo:
Signore assisti e conforta i nostri fratelli carcerati e le loro famiglie.
Gesù che passando per le strade della tua terra guarivi i corpi e le anime, aiuta i nostri fratelli carcerati che sono privati della libertà per il male commesso, a vivere la loro sofferenza offrendola a Te, aprendosi ad un cammino di redenzione e di speranza. Preghiamo.
Dio, Tu che sei Padre misericordioso fà che chi è colpevole possa capire l’abisso della propria miseria e ritrovare dentro di sé il conforto della Tua presenza. Fa’che possa essere certo che Tu lo aspetti per abbracciarlo come il padre col figlio che ritorna a lui, avvolgendolo nel mantello della Tua misericordia infinita. Preghiamo Gesù, che hai sofferto ingiustamente la cattiveria degli uomini, aiuta anche gli innocenti che sono in carcere a sperare nella giustizia e ad aggrapparsi a te.
Aiuta noi, Gesù, ad andare incontro a tutti i fratelli carcerati, ad aiutare le loro famiglie che soffrono con i propri cari il dolore della separazione e dona a loro la speranza di una vita nuova. Preghiamo.
SEPPELLIRE I MORTI
Il vangelo presenta Gesù con lo sguardo sempre rivolto verso l’uomo, verso il povero, il malato e il bambino in un abbraccio di tenerezza rivelatore di Dio Padre.
E’ lo sguardo di pietà e misericordia verso l’uomo che rivela come Gesù ha cura degli ammalati e li guarisce, ma risana anche quanti il male ha colpito nello spirito e dona alle persone la dignità della vita. Anche nella morte dell’amico Lazzaro, Gesù si è sentito stringere le viscere, e la sua morte l’ha accolta non facilmente, ma con estrema angoscia nell’orto degli ulivi. Atteggiamenti che rivelano Dio partecipe del nostro dolore.
Quando il cristiano muore, in forza del battesimo in Cristo morto e risorto, anche il corpo, realtà umana, riposa in attesa della risurrezione finale. Questa è la nostra fede.
Nella cultura occidentale seppellire i morti è un dovere civile e di corretta convivenza. Come cristiani è un atto di fede e di carità compiere l’opera di misericordia di seppellire i morti, non nell’esteriorità e nella superficialità, ma nella profondità dei sentimenti.
Non ci deve prendere la disperazione per la persona scomparsa, ma riscoprire la fede in Cristo Risorto che apre alla speranza della vita piena in comunione con Dio. Il funerale e la seguente sepoltura sono l’inno della vita nuova in Cristo Risorto.
L’opera di misericordia è quindi apertura nella fede all’abbraccio paterno di Dio, è prendere coscienza che la morte ci apre le porte della Casa del Padre. Morire è tornare a casa, all’abbraccio della Misericordia del Padre.
Preghiamo dicendo:
Signore, solo Tu sei la nostra speranza.
Padre, quando la morte si avvicina a noi o nei nostri cari, fa che come Gesù poniamo in Te la nostra speranza certi che tu ci richiami alla pienezza di vita.
Padre, nel nostro corpo segnato dalla Croce del tuo Figlio, tu hai impresso il tuo Nome: apri la porta della tua casa e accoglici alla tua mensa.
Padre, la risurrezione di Gesù tuo Figlio, apre ad ognuno di noi la speranza che risorgeremo come Lui al fine dei tempi secondo la tua volontà: non guardare ai nostri peccati legati all’umanità fragile, ma guarda a noi che, nonostante la nostra debolezza, vogliamo morire da cristiani.
LE OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE
Riflettere – Pregare – Agire
VESTIRE GLI IGNUDI
Il comando di condividere con l’umanità intera il calice del sangue versato dal Signore Gesù per liberarla dal male ci impegna a spogliarci di ogni pretesa di privilegio: possiamo perciò anche noi, come S. Martino, nato 1600 anni fa proprio nelle nostre terre, comprendere che, quando a nostre spese restituiamo secondo giustizia a un ignudo il suo vestito e la sua dignità, moltiplichiamo universalmente sia la disponibilità dei beni vitali necessari, sia le ragioni della convivenza fraterna.
Preghiamo insieme e diciamo:
Sangue di Gesù, accendici di misericordia!
Sangue di Gesù, che anche oggi sei versato sul mondo dalle vene dei martiri, riscalda la nostra tiepidezza, rinfranca la voce della profezia nella Chiesa, innamoraci della povertà: ti preghiamo!
Sangue di Gesù, che scorri nel nostro corpo per la comunione al tuo calice, accendi in noi lo sguardo che, vedendo le nudità e la vergogna dei poveri intorno a noi, ci determina alla condivisione di una comune veste e dignità: ti preghiamo!
Sangue di Gesù crocifisso, che ricadi su di noi ogni volta che la dignità di una persona è violata, non esserci di condanna, ma di riscatto dall’egoismo del benessere, affinché sappiamo rivestire l’intero mondo ignudo con la veste indivisibile della tua regalità.
ALLOGGIARE I PELLEGRINI
Da una lettera che alcuni bambini calabresi hanno scritto a Papa Francesco ieri, in occasione dell’iniziativa “Treno dei bimbi”.
«Abbiamo riflettuto su tutti quegli adulti e bambini che lasciano la loro terra a causa della guerra e delle persecuzioni. Molti non riescono nemmeno a raggiungere la meta a causa di quelle onde che dovrebbero garantirgli la salvezza e che, invece, li tradiscono e li portano alla morte. Pensiamo a loro e non riusciamo a capire come nel mondo possano esserci tante ingiustizie. Promettiamo di accogliere chiunque arriverà nel nostro paese, senza considerare chi ha un colore di pelle diverso, chi parla una lingua differente o professa un’altra religione, un nemico pericoloso».
Diciamo assieme:
O Signore, rendici capaci di amare
Perché impariamo ad accorgerci delle tante situazioni di bisogno accanto a noi, preghiamo.
Perché sappiamo essere accoglienti verso quanti fuggono dai loro Paesi per scampare alla morte o alla ricerca di una vita più dignitosa, preghiamo.
VISITARE GLI AMMALATI
Dal messaggio del S. Padre per la XXIV Giornata Mondiale del Malato 2016.
“Chiediamo a Gesù misericordioso, attraverso l’intercessione di Maria, Madre sua e nostra, di concedere a noi tutti la disposizione al servizio dei bisognosi e più concretamente dei nostri fratelli e delle nostre sorelle malati. Talvolta questo servizio può risultare faticoso, pesante, ma siamo certi che il Signore non mancherà di trasformare il nostro sforzo umano in qualcosa di divino. Anche noi possiamo essere mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti. Con l’aiuto discreto a chi soffre si prende sulle spalle la croce ogni giorno e si segue il Maestro; e anche se l’incontro con la sofferenza sarà sempre un mistero, Gesù ci aiuta a svelarne il senso.”
Preghiamo insieme e diciamo:
Rendici, Signore, strumenti del tuo amore.
Per tutte le famiglie cristiane, perché soprattutto nei momenti della sofferenza, animate dallo stesso spirito di Maria, Madre della Misericordia, si aprano alle necessità di chi è più provato nel corpo e nello spirito per assisterlo con amore fraterno, preghiamo.
Per tutti coloro che sono impegnati al servizio dei malati, perché con la loro opera quotidiana sappiano testimoniare l’amore di Cristo per i sofferenti e diventino così il volto della tenerezza di Dio verso i più deboli, preghiamo.
Per le nostre comunità, perché, vinte le ansie ed i timori, si accostino con amore e dolcezza a chi soffre e possano riscoprire nella carità verso gli ammalati il significato più profondo della vita e della solidarietà umana, preghiamo.
Festeggiato a Basiliano il 50º anniversario di sacerdozio di monsignor Luciano Nobile, arciprete del duomo di Udine. La messa solenne nella parrocchiale di Sant’Andrea è stata celebrata dal festeggiato che ha ricordato il suo anniversario di ordinazione sacerdotale, avvenuta nel giugno del 1966, proprio nella cattedrale dove ora egli è parroco-arciprete. Monsignor Nobile, nato e cresciuto a Basiliano, celebrò la sua prima messa nel paese natio, circondato dall’affetto dei cittadini. A Basiliano ha mantenuto sempre fortissimi legami con la comunità, i familiari e tutti i paesani. Durante la cerimonia liturgica di ieri, accompagnata da strumenti musicali, all’organo Serena Petris, violini Guido Freschi e Francesco Fabris, violoncelli Francesca Favit e Giovanni Fabris, gli è stato di nuovo manifestata gratitudine e stima, da tutti i parrocchiani, dai sacerdoti, dai diaconi, dalla cantoria della parrocchia di Sant’Andrea di Basiliano unita al Coro della parrocchia del Cristo di Udine, diretti dal maestro Ferruccio Fabris. Monsignor Nobile è anche parroco della parrocchia del Cristo e ricopre pure l’incarico di vicario urbano di Udine. È membro della Commissione per la formazione permanente del clero dell’Arcidiocesi. I suoi incarichi giovanili furono: viceparroco nelle parrocchie di San Paolo di Udine,
Mortegliano e Rivignano. Successivamente parroco a Pavia di Udine e San Quirino a Udine. Nel 1994 fu nominato rettore del seminario interdiocesano di Pagnacco (per le diocesi di Gorizia, Trieste e Udine) e delegato episcopale per il diaconato permanente. Dal 2004 è parroco del Duomo di Udine.
da Messagero Veneto
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Carissimi, ci stiamo avviando verso la Solennità dei Santi Ermacora e Fortunato, Patroni della Diocesi e della città di Udine. Vogliamo vivere questo tempo di preparazione seguendo un duplice itinerario:
Spirituale: Viviamo le opere di misericordia che ci vengono proposte di settimana in settimana, riflettendo, pregando insieme in parrocchia e nelle nostre famiglie e compiendo quei gesti semplici che danno sostanza alla nostra esistenza nella realtà di tutti i giorni.
Culturale: Partecipiamo agli “incontri di musica, arte e storia” che sono programmati in questo periodo dalla nostra Parrocchia e di cui potete prendere visione su questo foglio.
Auguro a tutti un buon cammino. Don Luciano
Le opere di misericordia corporale
Riflettere – Pregare – Agire
DARE DA MANGIARE AGLI AFFAMATI
La fame continua a essere presente nel mondo, nonostante i progressi tecnologici e la crescita della produzione alimentare e industriale. Non è il cibo che manca: manca un’equa distribuzione dei beni della terra. La fame è frutto della povertà e la povertà scaturisce dall’ingiustizia. Per dar da mangiare agli affamati non basta il gesto occasionale di misericordia che assicura un pasto a chi ne ha bisogno. La misericordia deve diventare stile di vita; deve portarci a evitare tutto ciò che è superfluo per destinarlo ai poveri, ai quali appartiene; deve indurci a vivere la condivisione: la misericordia di Cristo è stata ed è condivisione.
Preghiamo insieme: Ascoltaci, Signore.
Aiutaci, Signore, a riconoscere te in ogni fratello che ha fame e ad avvicinarci a lui con sollecitudine grande e rispetto profondo.
Per questo noi ti preghiamo.
Fa’, Signore, che avvertiamo l’urgenza di un impegno serio per la costruzione di un mondo più giusto e bello per tutti.
Per questo noi ti preghiamo.
Fa’, Signore, che abbiamo fame di te affinché, nutriti del tuo amore, siamo capaci di offrire a ogni uomo non solo il cibo di cui ha bisogno ma anche il senso profondo della vita che abbiamo scoperto in te.
Per questo noi ti preghiamo.
DARE DA BERE AGLI ASSETATI
Dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli assetati: queste due prime opere di misericordia corporale sono complementari, in quanto si riferiscono all’aiuto che dobbiamo dare in cibo e altri beni a coloro che più ne hanno bisogno. Tale attenzione si attua anche stando vicino a chi soffre di quella sete che potremmo definire “spirituale”: pensiamo alle persone anziane, lasciate troppo spesso sole e abbandonate, a chi viene emarginato per svariati motivi, a coloro che hanno fallito nella vita familiare e sociale.
Anche l’esperienza e il bisogno di Dio nella Bibbia sono spesso espressi attraverso il cibo: Gesù presenta se stesso sia con l’immagine del “pane vivo”, sia con quella della fonte a cui attingere per rinnovare il nostro spirito.
Preghiamo insieme: Ascoltaci, o Signore
Per le nostre comunità: perché dall’eucaristia possano trarre motivi di una profonda conversione nei loro atteggiamenti verso la società civile, preghiamo.
Perché siamo capaci di riconoscere i doni che riceviamo da te, o Signore, e dalle persone che ci amano sapendo dire grazie, preghiamo.
Padre buono e magnanimo, hai fatto di noi una famiglia e ci hai donato Tuo Figlio: perché sia compresa e rispettata in ogni momento la dignità di ogni persona a partire dalle sue necessità quotidiane, preghiamo.
INCONTRI DI MUSICA ARTE E STORIA
LUNEDI’ 6 GIUGNO ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL BEATO BERTRANDO
ORE 9.00 CANTO DELLE LODI DAVANTI ALL’URNA CHE CUSTODISCE LE RELIQUIE DEL BEATO
ORE 20.45 CATTEDRALE
Angelo Floramo, Biblioteca Guarneriana di S. Daniele del Friuli
conferenza BERTRANDO TRA CHARITAS E SAPIENTIA: IL DRAMMA SACRO DI UNA VITA ESEMPLARE.
CONCERTO DEGLI ORGANI STORICI DEL DUOMO
Organisti: Antonio Piani e Beppino Delle Vedove
MUSEO DEL DUOMO ORARI APERTURE: 10-13 e 15-20
DAL 3 AL 12 GIUGNO
orari 16-18: MUSEO DEL DUOMO
IL SUONO IN MOSTRA – RASSEGNA DI ARTE SONORA
INSTALLAZIONE DI MICHELE SPANGHERO a cura di CONTINUO ASSOCIAZIONE CULTURALE
MARTEDI’ 14 GIUGNO, MARTEDI’ 28 GIUGNO – MARTEDI’ 5 LUGLIO
ore 18.30: MUSEO DEL DUOMO
N.O.N. Siamo in mostra.
Nove Opere Nascoste, selezionate dai depositi, saranno esposte ed illustrate esclusivamente per le visite nelle date indicate.
MARTEDI’ 12 LUGLIO SS. Patroni Ermagora e Fortunato
ore 10.30: CATTEDRALE
SOLENNE PONTIFICALE presieduto dall’Arcivescovo
BENEDIZIONE DELLA CITTA’
LUNEDI’ 30 MAGGIO
ORE 18.00 MUSEO DEL DUOMO- BATTISTERO
in collaborazione con l’ISTITUTO PIO PASCHINI Per la storia della Chiesa in Friuli
Elisabetta Scarton, Università di Udine, presenta il volume
GLI OBITUARI DELLE CONFRATERNITE UDINESI DEI FABBRI E DEGLI ALEMANNI
di LAURA PANI e VITTORIA MASUTTI
Seguirà la visita alla Cappella di S. Nicolò dei Fabbri a cura di Maria Beatrice Bertone
LUNEDI’ 6 GIUGNO
ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL BEATO BERTRANDO
MUSEO DEL DUOMO ORARI APERTURE: 10-13 e 15-20
ORE 20.45 CATTEDRALE
Angelo Floramo, Biblioteca Guarneriana di S. Daniele del Friuli
conferenza BERTRANDO TRA CHARITAS E SAPIENTIA:
IL DRAMMA SACRO DI UNA VITA ESEMPLARE.
CONCERTO DEGLI ORGANI STORICI DEL DUOMO
Organisti: Antonio Piani e Beppino Delle Vedove
DAL 3 AL 12 GIUGNO
MUSEO DEL DUOMO
IL SUONO IN MOSTRA – RASSEGNA DI ARTE SONORA
INSTALLAZIONE DI MICHELE SPANGHERO
a cura di CONTINUO ASSOCIAZIONE CULTURALE
Orari 16-18.
MARTEDI’ 14 GIUGNO , MARTEDI’ 28 GIUGNO – MARTEDI’ 5 LUGLIO
ORE 18,30 MUSEO DEL DUOMO
N.O.N. Siamo in mostra.
Nove Opere Nascoste, selezionate dai depositi, saranno esposte
ed illustrate esclusivamente per le visite nelle date indicate.
MARTEDI’ 12 LUGLIO
ORE 10.30 CATTEDRALE SS. Patroni Ermagora e Fortunato
SOLENNE PONTIFICALE presieduto dall’Arcivescovo
BENEDIZIONE DELLA CITTA’
Parrocchia di S. Maria Annunziata
nella Chiesa Metropolitana
Piazza del Duomo
33100 Udine (UD)
Piazza del Duomo
33100 Udine (UD)
SEGRETERIA PARROCCHIALE
Via A. di Prampero, 6
33100 Udine (UD)
Aperta dal lunedì al venerdì
dalle ore 10:00 alle ore 12:00
Tel. centralino: +39 0432 505302
Email (entro 24h): info@cattedraleudine.it
C.F.: 80010240309
33100 Udine (UD)
Aperta dal lunedì al venerdì
dalle ore 10:00 alle ore 12:00
Tel. centralino: +39 0432 505302
Email (entro 24h): info@cattedraleudine.it
C.F.: 80010240309