VOLGIAMO LO SGUARDO A GESÙ CRISTO NOSTRA SPERANZA

«La speranza poi non delude,
perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori
per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato.»      (Rm 5,5)

Introduzione

Cari fratelli e sorelle,

all’inizio di questo nuovo anno pastorale vorrei invitarvi ad un rinnovato sguardo di fede sulla persona di Gesù Cristo, come Colui che è il fondamento della nostra Speranza.

L’ormai prossimo anno giubilare rappresenterà un evento di grande rilevanza spirituale nella vita della Chiesa ed un rinnovato invito alla conversione per ciascuno di noi per una sempre più autentica sequela del nostro Salvatore, Gesù Cristo.

Inoltre il Giubileo del 2025 se da una parte ci chiederà di recuperare il senso di quella fraternità e solidarietà universale, così tragicamente messa in discussione da tanti conflitti armati in corso in tutti i continenti, dall’altra ci solleciterà a fare delle scelte non più procrastinabili per la cura del creato e della nostra casa comune. Solo così noi cristiani potremo essere davvero “Pellegrini di Speranza”, come recita il motto scelto da Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’anno 2025.

Prima parte

CRISTO NOSTRA SPERANZA

1. Un cuore “irrequieto”

    Papa Francesco all’inizio della Bolla di indizione del Giubileo, ci ricorda che «nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porterà con sé». In effetti l’uomo, nel dispiegarsi delle fasi della vita, coltiva molte e diverse speranze.

    Quando è fragile creatura di pochi mesi quella di essere accudito dalla mamma e dal papà; poi di poterli ritrovare all’uscita della scuola dell’infanzia; poi di poter raggiungere un obiettivo nello sport e nello studio; poi di potersi inserire nel mondo lavorativo dando un proprio contributo al miglioramento della società civile; poi di coronare il proprio desiderio di amare ed essere riamato formando una propria famiglia o donando tutta la propria vita al servizio del Signore e dei fratelli; e infine da anziano spera di poter godere dei frutti dei sacrifici compiuti e di veder germogliare nei figli e nei nipoti i semi di bene sparsi nel corso della propria esistenza.

    Man mano che questi obiettivi vengono raggiunti, gli appare però sempre più chiaro che tutto questo non soddisfa pienamente e che ha bisogno di qualcosa che vada “oltre”.

    È quanto aveva già magistralmente espresso Sant’Agostino nelle sue riflessioni, raccolte nel libro delle Confessioni e che rispecchiano la sua stessa esperienza interiore: «Il nostro cuore è irrequieto e non trova pace finché non riposa in Te».

    Anche Papa Benedetto XVI, al termine della prima parte della sua lettera enciclica Spe Salvi, così riassumeva le proprie considerazioni su questa “inquietudine” e sul tema della speranza nel pensiero antico e moderno:

    «L’uomo ha, nel succedersi dei giorni, molte speranze – più piccole o più grandi – diverse nei diversi periodi della sua vita. A volte può sembrare che una di queste speranze lo soddisfi totalmente e che non

     abbia bisogno di altre speranze. Nella gioventù può essere la speranza del grande e appagante amore; la speranza di una certa posizione nella professione, dell’uno o dell’altro successo determinante per il resto della vita. Quando però queste speranze si realizzano, appare con chiarezza che ciò non era, in realtà, il tutto. Si rende evidente che l’uomo ha bisogno di una speranza che vada oltre. Si rende evidente che può bastargli solo qualcosa di infinito, qualcosa che sarà sempre più di ciò che egli possa mai raggiungere. In questo senso il tempo moderno ha sviluppato la speranza dell’instaurazione di un mondo perfetto che, grazie alle conoscenze della scienza e a una politica scientificamente fondata, sembrava esser diventata realizzabile.

    Così la speranza biblica del Regno di Dio è stata rimpiazzata dalla speranza del regno dell’uomo, dalla speranza di un mondo migliore che sarebbe il vero “regno di Dio”. Questa sembrava finalmente la speranza grande e realistica, di cui l’uomo ha bisogno. Essa era in grado di mobilitare – per un certo tempo – tutte le energie dell’uomo; il grande obiettivo sembrava meritevole di ogni impegno. Ma nel corso del tempo apparve chiaro che questa speranza fugge sempre più lontano. Innanzitutto ci si rese conto che questa era forse una speranza per gli uomini di dopodomani, ma non una speranza per me. E benché il «per tutti» faccia parte della grande speranza – non posso, infatti, diventare felice contro e senza gli altri – resta vero che una speranza che non riguardi me in persona non è neppure una vera speranza. E diventò evidente che questa era una speranza contro la libertà, perché la situazione delle cose umane dipende in ogni generazione nuovamente dalla libera decisione degli uomini che a essa appartengono. Se questa libertà, a causa delle condizioni e delle strutture, fosse loro tolta, il mondo, in fin dei conti, non sarebbe buono, perché un mondo senza libertà non è per nulla un mondo buono. Così, pur essendo necessario un continuo impegno per il miglioramento del mondo, il mondo migliore di domani non può essere il contenuto proprio e sufficiente della nostra speranza. (…)

    Noi abbiamo bisogno delle speranze – più piccole o più grandi – che, giorno per giorno, ci mantengono in cammino, ma senza la grande Speranza che deve superare tutto il resto, esse non bastano.

    Questa grande speranza può essere solo Dio, che abbraccia l’universo e che può proporci e donarci ciò che, da soli, non possiamo raggiungere. Proprio l’essere gratificato di un dono fa parte della speranza.

    Dio è il fondamento della speranza – non un dio qualsiasi – ma quel Dio che possiede un volto umano e che ci ha amati fino alla fine: ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. Il suo Regno non è un aldilà immaginario, posto in un futuro che non arriva mai; il suo regno è presente là dove Egli è amato e dove il suo amore ci raggiunge. Solo il suo amore ci dà la possibilità di perseverare con ogni sobrietà giorno per giorno, senza perdere lo slancio della speranza in un mondo che, di sua natura, è imperfetto. E il suo amore, allo stesso tempo, è per noi la garanzia che esiste ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo aspettiamo: la vita che è veramente vita.»[1]

    È dunque Dio la nostra speranza!

    Il Verbo di Dio che si è incarnato per noi e per la nostra salvezza, il Signore nostro Gesù Cristo, ha posto Lui stesso le fondamenta della nostra Speranza con la Sua morte e la Sua Risurrezione dai morti! San Paolo così si esprime al riguardo: «Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. Perciò anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. Se noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini. Ora, invece, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita».            

    2. La speranza che non delude

    La speranza per noi cristiani non è allora un concetto astratto, né un’emozione più o meno passeggera, né un’utopia giovanile destinata ad affievolirsi negli anni con l’accumularsi delle esperienze dolorose della vita.

    La nostra speranza non si fonda neppure sul fatto che personalmente viviamo una condizione di sostanziale benessere psicofisico o sul fatto che in questi ultimi anni godiamo di una certa stabilità nella struttura della società civile.

    La nostra speranza nasce dal Battesimo, grazie al quale, innestati in Gesù Cristo Risorto dai morti, siamo diventati figli di Dio e coeredi della sua stessa vita immortale.

    La nostra speranza si alimenta, poi, nell’ascolto della Parola di Dio e nell’attingere alla Grazia dei Sacramenti, incontro con il Signore Gesù, della cui amicizia e del cui amore incondizionato possiamo fare esperienza nella comunità dei fratelli e sorelle che condividono con noi la stessa fede.

    La nostra speranza è confortata dalla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore».

    Nella vita di Gesù, nella Sua opera e nei Suoi insegnamenti, noi abbiamo la possibilità di conoscere l’Amore del Padre e l’inizio del Regno di Dio in mezzo a noi. All’estensione e alla piena realizzazione del Regno di Dio, Gesù ci invita attraverso la Sua sequela e l’annuncio del Vangelo, ma soprattutto attraverso l’insistente invocazione «Venga il tuo Regno!», nell’attesa che si compia la beata speranza ed Egli venga alla fine dei tempi per redimere dalla morte anche il nostro corpo mortale.

    In questa attesa, colma di speranza, siamo invitati a corrispondere con gioia e generosità al mandato “missionario” affidato da Gesù a tutti nella Chiesa: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

    La missione della Chiesa non ha nulla a che vedere né con una svogliata trasmissione di un patrimonio culturale (di cui spesso non si è neppure più capaci di apprezzare adeguatamente il significato), né con uno sterile sforzo di proselitismo ideologico, né con un imbarazzante tentativo di commercializzazione del trend cristiano, magari avvalendosi dei più evoluti sistemi di comunicazione sociale e utilizzando anche la cosiddetta intelligenza artificiale, ma è unicamente motivata dall’intenzione di promuovere l’incontro e l’amicizia di uomini e donne di tutte le culture con il Figlio di Dio, il Signore nostro Gesù Cristo, che nello Spirito Santo ci rivela l’Amore di Dio Padre e ci rende partecipi della Sua stessa vita immortale.

    Ecco perché San Pietro nella sua prima lettera si esprime così: «Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime».

    E ancora: «adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo».

    Allora davvero noi cristiani possiamo condividere quanto dice Sant’Ambrogio di Milano:

    «In Cristo abbiamo tutto. Ognuno si avvicini a Lui:

    chi è ammalato a causa dei peccati, chi è come inchiodato dalla sua concupiscenza,

    chi è ancora imperfetto ma desideroso di progredire con intensa preghiera,

    chi è già cresciuto in molte virtù.

    Ognuno di noi è nelle mani del Signore e Cristo è tutto per noi.

    Se desideri risanare le tue ferite, egli è il medico; se eri arso dalla febbre, egli è la fonte;

    se ti trovi oppresso dal peccato, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è la forza;

    se hai paura della morte, egli è la vita; se desideri il paradiso, egli è la via;

    se fuggi le tenebre, egli è la luce; se cerchi il cibo, egli è nutrimento.

    “Gustate”, dunque, “e vedete quanto è dolce il Signore. Felice l’uomo che spera in Lui».

    3. La speranza e l’iniziazione cristiana

    Se è vero che con il Battesimo abbiamo ricevuto il dono della fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo e, lavati dalla macchia del peccato, siamo rinati come nuove creature dallo Spirito Santo «per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce», è anche vero che il dono prezioso della fede chiede di essere custodito e coltivato!

    Si tratta, infatti, di un tesoro che impreziosisce tutta la nostra vita e ha bisogno, come un seme che viene gettato nella terra, di essere curato con pazienza e perseveranza per portare frutto.

    La Chiesa è chiamata a prendersi cura di questo seme e lo fa attraverso il percorso dell’iniziazione cristiana, cammino che già da anni anche nella nostra Diocesi è caratterizzato da tante proposte per i bambini, i ragazzi e le loro famiglie le quali, seppur spesso in modo ancora embrionale, hanno comunque espresso il desiderio che i loro figli potessero ricevere la grazia sacramentale e crescere in un orizzonte di valori cristiani.

    Evidentemente il cammino di iniziazione cristiana dovrebbe progressivamente coinvolgere l’intera esistenza delle persone che chiedono il Battesimo, l’Eucarestia e la Cresima per i loro figli, al punto da renderli consapevolmente membra vive e corresponsabili della Chiesa.

    È noto a tutti che questo coinvolgimento delle famiglie non sempre c’è stato come ci si aspettava e allora siamo chiamati, come discepoli di Gesù, non solo a non scoraggiarci, ma a perseverare proponendo, come dice San Paolo, la novità del Vangelo di Gesù Cristo in ogni «momento opportuno e non opportuno», con cammini unitari ben articolati, con ritmi, tappe che integrino anche le possibili cadute e riprese.

    Sappiamo bene infatti che il fine del percorso di iniziazione cristiana non è né esclusivamente né prioritariamente l’accesso ai sacramenti, quanto piuttosto aiutare le persone a innestarsi in Gesù Cristo proprio attraverso la partecipazione ai Sacramenti, segni efficaci della Grazia: in questo modo potranno iniziare a sperimentare e gustare già oggi quella Vita divina di cui Gesù ci ha reso partecipi con la sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione e che speriamo di godere pienamente nella dimensione eterna della vita.

    4. La speranza e la catechesi

    La Chiesa si prende cura della crescita nella fede e nella speranza di coloro che hanno iniziato il percorso di iniziazione cristiana anche attraverso la catechesi. A questo proposito così si esprimeva già Paolo VI quasi cinquant’anni fa nell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi:

    «Una via da non trascurare nella evangelizzazione è quella dell’insegnamento catechetico. L’intelligenza, soprattutto quella dei fanciulli e degli adolescenti, ha bisogno di apprendere il contenuto vivo della verità che Dio ha voluto trasmetterci e che la Chiesa ha cercato di esprimere in maniera sempre più ricca, nel corso della sua lunga storia. Questo insegnamento deve essere impartito per formare abitudini di vita cristiana e non per rimanere solamente intellettuale. I metodi dovranno essere adattati all’età, alla cultura, alla capacità delle persone, nella costante ricerca di fissare nella memoria, nell’intelligenza e nel cuore le verità fondamentali che dovranno impregnare la vita intera. Bisogna preparare buoni catechisti preoccupati di perfezionarsi in quest’arte superiore, indispensabile ed esigente dell’insegnamento religioso. D’altronde si osserva che le condizioni attuali rendono sempre più urgente l’insegnamento catechistico sotto la forma di un catecumenato, per numerosi giovani e adulti, che, toccati dalla grazia, scoprono a poco a poco il volto di Cristo e provano il bisogno di donarsi a Lui».

    La nostra catechesi, sistematica e occasionale, per tutte le età della vita (dai bambini agli anziani, dagli adolescenti ai futuri sposi) e per tutte le occasioni di preparazione ai sacramenti, possa sottolineare in questo anno sempre più la centralità del mistero dell’amore di Dio che ci è stato rivelato in Gesù Cristo, suo Figlio, nostro Salvatore, e la Speranza di Vita Eterna che sgorga dal Mistero Pasquale.

    Ritengo che sia molto utile proseguire ogni sforzo già intrapreso per coinvolgere sempre più nella catechesi dell’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi anche le loro famiglie, che possono così avere un’occasione per approfondire i contenuti della fede cristiana, per riscoprire da una parte la loro vocazione a essere i primi educatori alla fede dei loro figli e dall’altra la bellezza di appartenere come membra vive alla Chiesa, corpo di Cristo.

    Vorrei anche invitare a riprendere, laddove le circostanze legate alla crisi pandemica avessero sconsigliato di farlo negli ultimi anni, la visita da parte di piccole équipe di laici, sacerdoti e consacrati, a tutti i luoghi di vita (famiglie, scuole, strutture di accoglienza e là dove ci si prende cura di anziani e di persone malate e fragili, ambienti di lavoro e sport, case circondariali), nelle modalità e nei tempi da valutare di volta in volta, portando loro insieme alla benedizione di Dio anche il Vangelo di Luca, che illuminerà il cammino dell’anno liturgico 2024-2025 e dell’evento giubilare.

    Sarà questo un modo per fare esperienza di “Chiesa missionaria in uscita”, così come tante volte Papa Francesco ci invita a vivere, portando a tutti l’annunzio della Buona Notizia.

    5. La speranza e la cura della vita interiore

    La Chiesa si prende cura della fede dei battezzati introducendoli nella relazione con Dio, come figli di Dio nel Figlio Gesù Cristo, innanzitutto attraverso l’educazione alla vita di preghiera perché, come scrive Santa Teresa d’Avila, «La preghiera è un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenersi da soli a soli con Gesù Cristo, Colui da cui sappiamo essere amati».

    Vorrei pertanto invitare tutti voi a chiedere al Signore con perseveranza il desiderio della preghiera. La vita cristiana, infatti, «è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione». Non c’è vita cristiana autentica senza preghiera!

    Sono sicuro che Dio nostro Padre esaudirà questa richiesta se noi gliela presenteremo con la stessa fede della donna cananea (Mt 15,21-28) e con la stessa insistenza della vedova che si rivolge al giudice per avere giustizia (Lc 18,1-8).

    Sarà lo Spirito Santo ad aiutare ciascuno di noi e le nostre comunità a individuare i luoghi, i tempi e le modalità per nutrire la nostra fede nella preghiera.

    A questo proposito vorrei incoraggiare a proseguire tutte le iniziative che in diversi modi già da tempo sono presenti nella Diocesi e che rappresentano delle vere e proprie “scuole di preghiera”, che coinvolgono tanto i bambini dall’infanzia, quanto i ragazzi, gli adolescenti, i giovani e gli adulti, a partire dall’ascolto della Parola di Dio.

    L’educazione alla preghiera personale va di pari passo con la formazione alla preghiera liturgica della Chiesa: è edificante constatare come stia diventando prassi abituale in numerose nostre comunità che fedeli laici e consacrati celebrino insieme Lodi e Vespri!

    È bello anche vedere la cura con cui, valorizzando i carismi e i ministeri presenti, in tante comunità si preparano e si vivano le celebrazioni eucaristiche tanto in occasione delle Solennità come nelle domeniche del Tempo Ordinario.

    Vorrei infine sottolineare l’importanza di dedicare personalmente e comunitariamente un tempo disteso per la preghiera di adorazione della Santissima Eucarestia: contemplando il Ss. Sacramento, con stupore e gratitudine vediamo colmata dall’Amore di Gesù Cristo l’infinita distanza tra il Creatore e noi creature, ed è alimentata la nostra Speranza di poter vivere alla Sua presenza nella vita eterna.

    A pregare si impara pregando, ma è anche vero che, come i discepoli di Gesù, tutti noi abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci insegni a pregare! La tradizione della Chiesa non ha mai smesso di sottolineare l’importanza dell’accompagnamento spirituale per costruire sulla roccia di Gesù Cristo la casa della propria vita interiore.

    Lo Spirito Santo ha sempre suscitato nella Chiesa persone che hanno avuto il carisma di accompagnare la crescita umana, cristiana e vocazionale dei battezzati, evitando loro di affrontare da soli le difficoltà della vita spirituale con uno stile prevalentemente “emozionalista” o caratterizzato dal “faccio da solo, così come mi sento”.

    Mi auguro che al termine dell’anno giubilare possano essersi consolidate delle iniziative che siano segno del primato che attribuiamo alla vita interiore e alla formazione spirituale dei laici della nostra Diocesi.

    6. La Speranza e il pellegrinaggio

    I pellegrinaggi hanno costituito da sempre un’intensa esperienza spirituale sia a livello personale che comunitario. Lasciare la propria casa, i propri affetti, le proprie abitudini per dirigersi verso un santuario, spesso a piedi, con atteggiamento penitenziale, portando con sé solo l’essenziale per il cammino, è stata l’occasione per tanti cristiani per ripensare al senso della propria esistenza, riscoprire le radici profonde della propria fede e riprendere con speranza il cammino della vita.

    In quest’anno giubilare anche noi avremo modo di alimentare la nostra fede e la nostra speranza attraverso un pellegrinaggio diocesano a Roma sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo alla fine di agosto 2025. Il mio auspicio è che questo pellegrinaggio diocesano sia il culmine di tanti percorsi che le Collaborazioni pastorali promuoveranno attraverso pellegrinaggi nei santuari e in alcune chiese della Diocesi. In questi santuari dopo adeguata preparazione personale e comunitaria, i fedeli potranno ricevere il perdono dei peccati nel Sacramento della Riconciliazione e attingere a quella particolare espressione della misericordia di Dio che è l’indulgenza, alle condizioni indicate da Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo.

    7. La Speranza e la Carità

    Una delle cose che più mi ha impressionato in questi primi mesi dal mio arrivo in Diocesi è stato il fermento posto in essere da tante organizzazioni ecclesiali e della società civile che, attraverso la collaborazione di migliaia di volontari giovani e meno giovani, si prendono cura con amorevolezza delle persone più fragili.

    A tutti loro vorrei esprimere la stima e la gratitudine per la generosità e la dedizione posta in essere in tante iniziative caritative, molte delle quali sono portate avanti con discrezione e riservatezza.

    Sono sicuro che nel giorno del Giudizio Universale il Signore Gesù si rivolgerà loro dicendo: «“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”».

    Gesù ci passa accanto e ci viene incontro, infatti, nella persona del povero: il volto del povero ci mostra il volto di Gesù!

    Il Giubileo sarà un tempo particolarmente propizio per proporre l’esercizio delle opere di misericordia materiali e spirituali, che saranno segno di speranza nella misura in cui consolideranno processi di accoglienza, di promozione umana e cristiana, di integrazione delle persone più fragili nelle nostre comunità. Voi siete un segno di Speranza per la Chiesa e per la società civile!

    Nel corso di quest’anno sarà bello individuare insieme un “segno” di carità che vorremmo porre al termine dell’anno giubilare 2025, così come la creazione dell’asilo notturno lo fu per il Giubileo del 2000.

    Conclusione

    Termino riprendendo le parole di Papa Francesco per augurare a tutti che «il Giubileo possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza; con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza” per essere “segno” di speranza per tutti gli uomini e le donne che insieme a noi sono “pellegrini” in cammino verso la Gerusalemme celeste.

    Santi Ermacora e Fortunato,

    «Luminosi voi brillate
    quali fari nella notte:
    sostenete il buon cammino
    della Chiesa di Aquileia.

    Rischiarate il nostro buio,
    ravvivate la speranza;
    siate voi pastori e guide
    per il popolo credente.»

    Maria, donna obbediente alla Parola di Dio, madre di speranza, ci aiuti in questo anno giubilare a camminare insieme e a sempre meglio conoscere, amare e seguire Suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, per condividere con Lui, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, la Sua stessa vita immortale.

    Invoco su di voi e le vostre famiglie la benedizione di Dio.

                + Riccardo Lamba
                Arcivescovo di Udine

    Udine, 1 ottobre 2024
    Memoria di Santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni

    34° DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

    SOLENNITA’ DI CRISTO RE DELL’UNIVERSO

    GIORNATA DEL SEMINARIO

    Nella solennità di Cristo Re, domenica 24 novembre, viene celebrata la Giornata del Seminario, è un’occasione in cui la Chiesa udinese prega e sostiene i giovani in discernimento e in cammino verso il sacerdozio. Attualmente a Castellerio sono in formazione 25 giovani, dei quali 14 afferiscono all’Arcidiocesi di Udine. Tra loro, tre hanno iniziato il discernimento nell’anno propedeutico.

     Sono diversi gli obiettivi di questa Giornata:

    • accompagnare nella preghiera i giovani seminaristi e tutti coloro che si dedicano alla loro crescita educativa, in un clima di comunione ecclesiale e spirituale;
    • far conoscere il Seminario come “cuore pulsante” della Diocesi e dei futuri sacerdoti. Il Seminario, infatti, è un autentico punto di riferimento spirituale per le Parrocchie e per i gruppi ecclesiali dell’Arcidiocesi udinese;
    • proporre un annuncio vocazionale, che riguardi tutti gli stati di vita, compreso quello sacerdotale;
    • sostenere economicamente le attività formative e vocazionali del Seminario. A questo proposito, le offerte raccolte nelle chiese durante la Giornata del Seminario saranno devolute proprio alle necessità del Seminario.

    Chi sono i giovani seminaristi?

    • per l’Arcidiocesi di Udine ci sono 14 seminaristi compresi i tre giovani del “propedeutico”;
    • per l’Arcidiocesi di Gorizia ci sono 6 seminaristi;
    • per la Diocesi di Trieste ci sono 5 seminaristi.

    La comunità è multietnica (un autentico “specchio” della cattolicità della Chiesa), dal momento in cui in Seminario vivono e studiano seminaristi che provengono da diversi paesi del mondo: Italia, Croazia, Colombia, Nigeria, Sri Lanka.

     L’équipe educativa del seminario.

    Il gruppo dei seminaristi è guidato da un’équipe educativa composta:

    don Daniele Antonello (dell’Arcidiocesi di Udine), Rettore del seminario

    don Paolo Greatti (Arcidiocesi di Udine), Vicerettore;

    don Antonio Bortuzzo (Diocesi di Trieste), Direttore spirituale;

    mons. Nicola Ban (Arcidiocesi di Gorizia), Animatore dell’anno propedeutico;

    don Franco Gismano (Arcidiocesi di Gorizia), Direttore dello Studio Teologico Interdiocesano.

    Le “suore del seminario” – Nel seminario di Castellerio vive anche una comunità di tre suore Serve del Sacro Cuore di Gesù e dei poveri. Si tratta di una congregazione messicana fondata da San Josè Maria deYermo nel 1885. Le suore sostengono la comunità con la preghiera e si occupano dell’accoglienza e della gestione della foresteria. Sono presenti in seminario dal mese di settembre del 2012.

    Monastero Invisibile – In occasione della Giornata del Seminario, l’Arcidiocesi di Udine rilancia l’esperienza del Monastero invisibile: circa 600 persone, in tutta la Diocesi, pregano per le vocazioni. L’iniziativa del Monastero invisibile, peraltro, pone un’attenzione particolare al coinvolgimento degli infermi.


    In questa giornata sono stati raccolti per il Seminario € 2.425,00

    (Duomo: 1.620,00 + Chiesa di S. Pietro martire 805,00).

    Grazie a tutti gli offerenti.

    In preghiera alle Notti di Nicodemo

    È una scuola di preghiera per adolescenti e giovani, a partire dalla prima superiore, con cadenza mensile. Come Nicodemo, che andava da Gesù nel cuore della notte, nelle Notti di Nicodemo ci si rivolge a Lui nella preghiera, imparando uno stile e un metodo per pregare bene. Quest’anno gli incontri saranno ispirati ad alcuni giovani santi, “Testimoni di speranza”, per capire come fare della vita un capolavoro nel nome del Signore. Ogni sera prevede: lettura biblica, breve commento, adorazione eucaristica e silenzio. Si conclude con un momento conviviale. Ogni serata si svolge nella chiesa del Seminario di Castellerio dalle 20.30 alle 21.45.

    sabato 12 ottobre 2024 nell’ambito di “Testimoni digitali di speranza”

    venerdì 22.11.2024; venerdì 13.12.2024; venerdì 10 .01.2025

    venerdì 14.02.2025; venerdì 11.04.2025; venerdì 9.05.2025 con preghiera per le vocazioni: chi vuole può pregare di notte, in turni di adorazione.

    In discernimento personale: Seguimi! (ragazzi) e Chaire (ragazze)

    È un percorso al contempo personalizzato e “di gruppo” per adolescenti e giovani dai 15 ai 25 anni (maschi al “Seguimi”, femmine al “Chaire”) che si interrogano sulla propria vita, o che mostrano una particolare vicinanza alle proposte ecclesiali, o – ancora – che hanno una grande disponibilità a svolgere servizio in oratorio, negli scout, nei ministranti, nella catechesi.

    Il riferimento per la proposta “Seguimi!” è don Daniele Antonello, mentre per “Chaire” è suor Carla Sirch (i contatti sono disponibili su richiesta, scrivendo a sito@diocesiudine.it).

    FESTA DELLA PRESENTAZIONE

    BEATA VERGINE MARIA AL TEMPIO

    CHIESA DELLE SUORE DI VIA ZANON

    Triduo di preghiera:

    Lunedì-Martedì-Mercoledì 18-19-20 novembre

    Ore 17.30 S. Rosario e breve meditazione mariana

    (Diacono Domenico Chiapolino).

    GIOVEDI’ 21 NOVEMBRE

    Ore 18.00 S. Messa in onore della Vergine Maria (Parroco)

    • La Speranza e la Carità

    Una delle cose che più mi ha impressionato in questi primi mesi dal mio arrivo in Diocesi è stato il fermento posto in essere da tante organizzazioni ecclesiali e della società civile che, attraverso la collaborazione di migliaia di volontari giovani e meno giovani, si prendono cura con amorevolezza delle persone più fragili.

    A tutti loro vorrei esprimere la stima e la gratitudine per la generosità e la dedizione posta in essere in tante iniziative caritative, molte delle quali sono portate avanti con discrezione e riservatezza.

    Sono sicuro che nel giorno del Giudizio Universale il Signore Gesù si rivolgerà loro dicendo: «“Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”».

    Gesù ci passa accanto e ci viene incontro, infatti, nella persona del povero: il volto del povero ci mostra il volto di Gesù!

    Il Giubileo sarà un tempo particolarmente propizio per proporre l’esercizio delle opere di misericordia materiali e spirituali, che saranno segno di speranza nella misura in cui consolideranno processi di accoglienza, di promozione umana e cristiana, di integrazione delle persone più fragili nelle nostre comunità. Voi siete un segno di Speranza per la Chiesa e per la società civile!

    Nel corso di quest’anno sarà bello individuare insieme un “segno” di carità che vorremmo porre al termine dell’anno giubilare 2025, così come la creazione dell’asilo notturno lo fu per il Giubileo del 2000.

    Conclusione

    Termino riprendendo le parole di Papa Francesco per augurare a tutti che «il Giubileo possa essere un momento di incontro vivo e personale con il Signore Gesù, “porta” di salvezza; con Lui, che la Chiesa ha la missione di annunciare sempre, ovunque e a tutti quale “nostra speranza” per essere “segno” di speranza per tutti gli uomini e le donne che insieme a noi sono “pellegrini” in cammino verso la Gerusalemme celeste.

    Santi Ermacora e Fortunato,

    «Luminosi voi brillate
    quali fari nella notte:
    sostenete il buon cammino
    della Chiesa di Aquileia.

    Rischiarate il nostro buio,
    ravvivate la speranza;
    siate voi pastori e guide
    per il popolo credente.»

    Maria, donna obbediente alla Parola di Dio, madre di speranza, ci aiuti in questo anno giubilare a camminare insieme e a sempre meglio conoscere, amare e seguire Suo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, per condividere con Lui, al termine del nostro pellegrinaggio terreno, la Sua stessa vita immortale.

    Invoco su di voi e le vostre famiglie la benedizione di Dio.

                + Riccardo Lamba
                Arcivescovo di Udine

    Udine, 1 ottobre 2024
    Memoria di Santa Teresa di Lisieux, patrona delle missioni

    5. La speranza e la cura della vita interiore

    La Chiesa si prende cura della fede dei battezzati introducendoli nella relazione con Dio, come figli di Dio nel Figlio Gesù Cristo, innanzitutto attraverso l’educazione alla vita di preghiera perché, come scrive Santa Teresa d’Avila, «La preghiera è un intimo rapporto di amicizia, un frequente intrattenersi da soli a soli con Gesù Cristo, Colui da cui sappiamo essere amati».

    Vorrei pertanto invitare tutti voi a chiedere al Signore con perseveranza il desiderio della preghiera. La vita cristiana, infatti, «è fatta di apertura abituale alla trascendenza, che si esprime nella preghiera e nell’adorazione». Non c’è vita cristiana autentica senza preghiera!

    Sono sicuro che Dio nostro Padre esaudirà questa richiesta se noi gliela presenteremo con la stessa fede della donna cananea (Mt 15,21-28) e con la stessa insistenza della vedova che si rivolge al giudice per avere giustizia (Lc 18,1-8).

    Sarà lo Spirito Santo ad aiutare ciascuno di noi e le nostre comunità a individuare i luoghi, i tempi e le modalità per nutrire la nostra fede nella preghiera.

    A questo proposito vorrei incoraggiare a proseguire tutte le iniziative che in diversi modi già da tempo sono presenti nella Diocesi e che rappresentano delle vere e proprie “scuole di preghiera”, che coinvolgono tanto i bambini dall’infanzia, quanto i ragazzi, gli adolescenti, i giovani e gli adulti, a partire dall’ascolto della Parola di Dio.

    L’educazione alla preghiera personale va di pari passo con la formazione alla preghiera liturgica della Chiesa: è edificante constatare come stia diventando prassi abituale in numerose nostre comunità che fedeli laici e consacrati celebrino insieme Lodi e Vespri!

    È bello anche vedere la cura con cui, valorizzando i carismi e i ministeri presenti, in tante comunità si preparano e si vivano le celebrazioni eucaristiche tanto in occasione delle Solennità come nelle domeniche del Tempo Ordinario.

    Vorrei infine sottolineare l’importanza di dedicare personalmente e comunitariamente un tempo disteso per la preghiera di adorazione della Santissima Eucarestia: contemplando il Ss. Sacramento, con stupore e gratitudine vediamo colmata dall’Amore di Gesù Cristo l’infinita distanza tra il Creatore e noi creature, ed è alimentata la nostra Speranza di poter vivere alla Sua presenza nella vita eterna.

    A pregare si impara pregando, ma è anche vero che, come i discepoli di Gesù, tutti noi abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci insegni a pregare! La tradizione della Chiesa non ha mai smesso di sottolineare l’importanza dell’accompagnamento spirituale per costruire sulla roccia di Gesù Cristo la casa della propria vita interiore.

    Lo Spirito Santo ha sempre suscitato nella Chiesa persone che hanno avuto il carisma di accompagnare la crescita umana, cristiana e vocazionale dei battezzati, evitando loro di affrontare da soli le difficoltà della vita spirituale con uno stile prevalentemente “emozionalista” o caratterizzato dal “faccio da solo, così come mi sento”.

    Mi auguro che al termine dell’anno giubilare possano essersi consolidate delle iniziative che siano segno del primato che attribuiamo alla vita interiore e alla formazione spirituale dei laici della nostra Diocesi.

    6. La Speranza e il pellegrinaggio

    I pellegrinaggi hanno costituito da sempre un’intensa esperienza spirituale sia a livello personale che comunitario. Lasciare la propria casa, i propri affetti, le proprie abitudini per dirigersi verso un santuario, spesso a piedi, con atteggiamento penitenziale, portando con sé solo l’essenziale per il cammino, è stata l’occasione per tanti cristiani per ripensare al senso della propria esistenza, riscoprire le radici profonde della propria fede e riprendere con speranza il cammino della vita.

    In quest’anno giubilare anche noi avremo modo di alimentare la nostra fede e la nostra speranza attraverso un pellegrinaggio diocesano a Roma sulla tomba degli apostoli Pietro e Paolo alla fine di agosto 2025. Il mio auspicio è che questo pellegrinaggio diocesano sia il culmine di tanti percorsi che le Collaborazioni pastorali promuoveranno attraverso pellegrinaggi nei santuari e in alcune chiese della Diocesi. In questi santuari dopo adeguata preparazione personale e comunitaria, i fedeli potranno ricevere il perdono dei peccati nel Sacramento della Riconciliazione e attingere a quella particolare espressione della misericordia di Dio che è l’indulgenza, alle condizioni indicate da Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo.

    (dalla lettera pastorale di Mons. Riccardo Lamba, Arcivescovo di Udine)


    È a disposizione il libro

     

    È il racconto della sua esperienza pastorale vissuta lungo il

    percorso a piedi in 15 giorni da Oviedo fino al

    Santuario di Santiago de Compostela.   

     

    Visti il gradimento e la numerosa richiesta, è stata pubblicata la seconda edizione del libro che si può ritirare in Cattedrale lasciando una libera offerta.


    Sono state ritirate quasi tutte le 200 copie del libro. La ristampa era abbinata, come la prima edizione, alle opere di carità. Sono state raccolti 1.130,00 €. Grazie a tutti i lettori.

    CATTEDRALE ORE 17.00

    Domenica 10.11.24

    Ben van Oosten (Olanda)

    Domenica 17.11.24

    Leendert Verduijn (Olanda)

    Domenica 24.11.24

    Giovanni Feltrin (Treviso)

    VOLGIAMO LO SGUARDO A GESÙ CRISTO NOSTRA SPERANZA

    Lettera pastorale per l’anno 2024-2025

    Seconda parte

    LA SPERANZA, ANIMA DELLA VITA CRISTIANA

    • La speranza e l’iniziazione cristiana

    Se è vero che con il Battesimo abbiamo ricevuto il dono della fede in Gesù Cristo, il Figlio di Dio, il Salvatore del mondo e, lavati dalla macchia del peccato, siamo rinati come nuove creature dallo Spirito Santo «per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce», è anche vero che il dono prezioso della fede chiede di essere custodito e coltivato!

    Si tratta, infatti, di un tesoro che impreziosisce tutta la nostra vita e ha bisogno, come un seme che viene gettato nella terra, di essere curato con pazienza e perseveranza per portare frutto.

    La Chiesa è chiamata a prendersi cura di questo seme e lo fa attraverso il percorso dell’iniziazione cristiana, cammino che già da anni anche nella nostra Diocesi è caratterizzato da tante proposte per i bambini, i ragazzi e le loro famiglie le quali, seppur spesso in modo ancora embrionale, hanno comunque espresso il desiderio che i loro figli potessero ricevere la grazia sacramentale e crescere in un orizzonte di valori cristiani.

    Evidentemente il cammino di iniziazione cristiana dovrebbe progressivamente coinvolgere l’intera esistenza delle persone che chiedono il Battesimo, l’Eucarestia e la Cresima per i loro figli, al punto da renderli consapevolmente membra vive e corresponsabili della Chiesa.

    È noto a tutti che questo coinvolgimento delle famiglie non sempre c’è stato come ci si aspettava e allora siamo chiamati, come discepoli di Gesù, non solo a non scoraggiarci, ma a perseverare proponendo, come dice San Paolo, la novità del Vangelo di Gesù Cristo in ogni «momento opportuno e non opportuno», con cammini unitari ben articolati, con ritmi, tappe che integrino anche le possibili cadute e riprese.

    Sappiamo bene infatti che il fine del percorso di iniziazione cristiana non è né esclusivamente né prioritariamente l’accesso ai sacramenti, quanto piuttosto aiutare le persone a innestarsi in Gesù Cristo proprio attraverso la partecipazione ai Sacramenti, segni efficaci della Grazia: in questo modo potranno iniziare a sperimentare e gustare già oggi quella Vita divina di cui Gesù ci ha reso partecipi con la sua Incarnazione, Passione, Morte e Risurrezione e che speriamo di godere pienamente nella dimensione eterna della vita.

    • La speranza e la catechesi

    La Chiesa si prende cura della crescita nella fede e nella speranza di coloro che hanno iniziato il percorso di iniziazione cristiana anche attraverso la catechesi. A questo proposito così si esprimeva già Paolo VI quasi cinquant’anni fa nell’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi:

    «Una via da non trascurare nella evangelizzazione è quella dell’insegnamento catechetico. L’intelligenza, soprattutto quella dei fanciulli e degli adolescenti, ha bisogno di apprendere il contenuto vivo della verità che Dio ha voluto trasmetterci e che la Chiesa ha cercato di esprimere in maniera sempre più ricca, nel corso della sua lunga storia. Questo insegnamento deve essere impartito per formare abitudini di vita cristiana e non per rimanere solamente intellettuale. I metodi dovranno essere adattati all’età, alla cultura, alla capacità delle persone, nella costante ricerca di fissare nella memoria, nell’intelligenza e nel cuore le verità fondamentali che dovranno impregnare la vita intera. Bisogna preparare buoni catechisti preoccupati di perfezionarsi in quest’arte superiore, indispensabile ed esigente dell’insegnamento religioso. D’altronde si osserva che le condizioni attuali rendono sempre più urgente l’insegnamento catechistico sotto la forma di un catecumenato, per numerosi giovani e adulti, che, toccati dalla grazia, scoprono a poco a poco il volto di Cristo e provano il bisogno di donarsi a Lui».

    La nostra catechesi, sistematica e occasionale, per tutte le età della vita (dai bambini agli anziani, dagli adolescenti ai futuri sposi) e per tutte le occasioni di preparazione ai sacramenti, possa sottolineare in questo anno sempre più la centralità del mistero dell’amore di Dio che ci è stato rivelato in Gesù Cristo, suo Figlio, nostro Salvatore, e la Speranza di Vita Eterna che sgorga dal Mistero Pasquale.

    Ritengo che sia molto utile proseguire ogni sforzo già intrapreso per coinvolgere sempre più nella catechesi dell’iniziazione cristiana dei bambini e dei ragazzi anche le loro famiglie, che possono così avere un’occasione per approfondire i contenuti della fede cristiana, per riscoprire da una parte la loro vocazione a essere i primi educatori alla fede dei loro figli e dall’altra la bellezza di appartenere come membra vive alla Chiesa, corpo di Cristo.

    Vorrei anche invitare a riprendere, laddove le circostanze legate alla crisi pandemica avessero sconsigliato di farlo negli ultimi anni, la visita da parte di piccole équipe di laici, sacerdoti e consacrati, a tutti i luoghi di vita (famiglie, scuole, strutture di accoglienza e là dove ci si prende cura di anziani e di persone malate e fragili, ambienti di lavoro e sport, case circondariali), nelle modalità e nei tempi da valutare di volta in volta, portando loro insieme alla benedizione di Dio anche il Vangelo di Luca, che illuminerà il cammino dell’anno liturgico 2024-2025 e dell’evento giubilare.

    Sarà questo un modo per fare esperienza di “Chiesa missionaria in uscita”, così come tante volte Papa Francesco ci invita a vivere, portando a tutti l’annunzio della Buona Notizia.

    (Dalla Lettera Pastorale di Mons. Riccardo Lamba, Arcivescovo di Udine)

    *************

    Scrive Charles Peguy

    “La piccola speranza avanza fra le due sorelle maggiori e su di lei nessuno volge lo sguardo. Sulla via della salvezza, sulla via carnale, sulla via accidentata della salvezza, sulla strada interminabile, sulla strada fra le sue due sorelle la piccola speranzaAvanza”. La Speranza avanza tra le due sorelle maggiori tenendole per mano, ma è lei in realtà che le conduce.

    VOLGIAMO LO SGUARDO A GESÙ CRISTO NOSTRA SPERANZA

    Dalla Lettera pastorale per l’anno 2024-2025

    Prima parte

    CRISTO NOSTRA SPERANZA

            2. La speranza che non delude

    La speranza per noi cristiani non è allora un concetto astratto, né un’emozione più o meno passeggera, né un’utopia giovanile destinata ad affievolirsi negli anni con l’accumularsi delle esperienze dolorose della vita.

    La nostra speranza non si fonda neppure sul fatto che personalmente viviamo una condizione di sostanziale benessere psicofisico o sul fatto che in questi ultimi anni godiamo di una certa stabilità nella struttura della società civile.

    La nostra speranza nasce dal Battesimo, grazie al quale, innestati in Gesù Cristo Risorto dai morti, siamo diventati figli di Dio e coeredi della sua stessa vita immortale.

    La nostra speranza si alimenta, poi, nell’ascolto della Parola di Dio e nell’attingere alla Grazia dei Sacramenti, incontro con il Signore Gesù, della cui amicizia e del cui amore incondizionato possiamo fare esperienza nella comunità dei fratelli e sorelle che condividono con noi la stessa fede.

    La nostra speranza è confortata dalla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio: «Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori grazie a colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Cristo Gesù, nostro Signore».

    Nella vita di Gesù, nella Sua opera e nei Suoi insegnamenti, noi abbiamo la possibilità di conoscere l’Amore del Padre e l’inizio del Regno di Dio in mezzo a noi. All’estensione e alla piena realizzazione del Regno di Dio, Gesù ci invita attraverso la Sua sequela e l’annuncio del Vangelo, ma soprattutto attraverso l’insistente invocazione «Venga il tuo Regno!», nell’attesa che si compia la beata speranza ed Egli venga alla fine dei tempi per redimere dalla morte anche il nostro corpo mortale.

    In questa attesa, colma di speranza, siamo invitati a corrispondere con gioia e generosità al mandato “missionario” affidato da Gesù a tutti nella Chiesa: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».

    La missione della Chiesa non ha nulla a che vedere né con una svogliata trasmissione di un patrimonio culturale (di cui spesso non si è neppure più capaci di apprezzare adeguatamente il significato), né con uno sterile sforzo di proselitismo ideologico, né con un imbarazzante tentativo di commercializzazione del trend cristiano, magari avvalendosi dei più evoluti sistemi di comunicazione sociale e utilizzando anche la cosiddetta intelligenza artificiale, ma è unicamente motivata dall’intenzione di promuovere l’incontro e l’amicizia di uomini e donne di tutte le culture con il Figlio di Dio, il Signore nostro Gesù Cristo, che nello Spirito Santo ci rivela l’Amore di Dio Padre e ci rende partecipi della Sua stessa vita immortale.

    Ecco perché San Pietro nella sua prima lettera si esprime così: «Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva, per un’eredità che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa è conservata nei cieli per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, in vista della salvezza che sta per essere rivelata nell’ultimo tempo. Perciò siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere, per un po’ di tempo, afflitti da varie prove, affinché la vostra fede, messa alla prova, molto più preziosa dell’oro – destinato a perire e tuttavia purificato con fuoco – torni a vostra lode, gloria e onore quando Gesù Cristo si manifesterà. Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa, mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime».

    E ancora: «adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi. Tuttavia questo sia fatto con dolcezza e rispetto, con una retta coscienza, perché, nel momento stesso in cui si parla male di voi, rimangano svergognati quelli che malignano sulla vostra buona condotta in Cristo».

    Allora davvero noi cristiani possiamo condividere quanto dice Sant’Ambrogio di Milano:

    «In Cristo abbiamo tutto. Ognuno si avvicini a Lui:

    chi è ammalato a causa dei peccati, chi è come inchiodato dalla sua concupiscenza,

    chi è ancora imperfetto ma desideroso di progredire con intensa preghiera,

    chi è già cresciuto in molte virtù.

    Ognuno di noi è nelle mani del Signore e Cristo è tutto per noi.

    Se desideri risanare le tue ferite, egli è il medico; se eri arso dalla febbre, egli è la fonte;

    se ti trovi oppresso dal peccato, egli è giustizia; se hai bisogno di aiuto, egli è la forza;

    se hai paura della morte, egli è la vita; se desideri il paradiso, egli è la via;

    se fuggi le tenebre, egli è la luce; se cerchi il cibo, egli è nutrimento.

    “Gustate”, dunque, “e vedete quanto è dolce il Signore. Felice l’uomo che spera in Lui».

    (Dalla Lettera Pastorale di Mons. Riccardo Lamba, Arcivescovo di Udine)